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Riceviamo e pubblichiamo

Graziano: «Gratteri è l’icona di una terra che non si gira più dall’altra parte»

REGGIO CALABRIA – Venerdì 6 Maggio 2022 – «La ‘ndrangheta sa che la Calabria sta svegliandosi dal torpore nel quale la criminalità l’ha relegata per decenni. E ha paura. Se oggi la Calabria è più attenta, vigile, sensibile e riluttante nei confronti della ‘ndrangheta lo devo principalmente al procuratore Nicola Gratteri e a tutti quegli uomini dello Stato che quotidianamente si battono per tutelare i calabresi dalla malapianta della criminalità organizzata. Certo, Gratteri fa paura. E fa paura soprattutto a chi vede ogni giorno di più il proprio potere, costruito in anni di sopraffazione, sgretolarsi. Quindi minaccia e ordisce piani per attentare alla vita delle persone giuste, come quello rivelato da ultimo dai servizi segreti che hanno messo. Gratteri è il volto di una Calabria libera, forte e bella, è l’icona di una terra che non si gira più dall’altra parte. Le Istituzioni devono tutelare e difendere questo patrimonio. Anche se alle volte le scelte dei massimi sistemi dello Stato non sembrano proprio virare in questa direzione. Solidarietà umana al procuratore Gratteri, impegno concreto per tutelare la sua vita e il suo lavoro di magistrato per la libertà di una terra che finalmente sta svegliandosi».

È quanto dichiara il Presidente del Gruppo UDC in Consiglio regionale, Giuseppe Graziano.

©CMPAGENCY 

Pubblicato in Reggio Calabria

bellocco
Era latitante dal novembre 2019 quando è sfuggito all'operazione Magma.

 

A distanza di un anno è finita la fuga di Domenico Bellocco, esponente di spicco dell'omonima famiglia mafiosa di Rosarno, attuale reggente della cosca. I finanzieri e i carabinieri lo hanno arrestato in un casolare di Mongiana (Vibo Valentia).

 

Ricercato per associazione di stampo mafioso e narcotraffico, al momento dell'arresto aveva dei documenti falsi.

 

Alla cattura di Bellocco, di 44 anni, si è arrivati perché, nell'ambito dell'operazione "Tre croci", i finanzieri del Gico hanno raccolto questo pomeriggio elementi utili alla localizzazione del ricercato.

 

Elementi che convergevano le risultanze di specifiche attività investigative condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Calabria.

 

Bellocco era sfuggito all'ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dal gip Antonino Foti su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Si trattava di un'inchiesta che ha consentito ai pm di stroncare la cosca Bellocco e le sue articolazioni operanti nel centro e nord Italia. L'indagine era partita dal sequestro, avvenuto nel 2016, di quasi 400 chili di cocaina che era stata gettata in mare dall'equipaggio di una motonave a bordo della quale c'era un soggetto che le indagini hanno accertato essere in contatto un uomo legato alle cosche di Rosarno il cui promotore, secondo i pm, era proprio Domenico Bellocco.

 

Stando all'inchiesta, il latitante coordinava le operazioni di importazione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente giunti in Italia attraverso il porto di Gioia Tauro.

Nei confronti di Bellocco, ci sono anche le dichiarazioni dei pentiti Salvatore Albanese e Giuseppe Tirintino.

 

I due collaboratori di giustizia lo indicano come uno dei soggetti che hanno ricevuto dallo zio capo cosca Umberto Bellocco l'investitura a reggente della cosca.

Adesso è stato portato nel carcere di Vibo Valentia.

 

fonte ed articolo riportato su: https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/calabria/ndrangheta-arrestato-boss-latitante-domenico-bellocco_25430668-202002a.shtml

 

Pubblicato in Calabria

ndrangheta-1Soldi dati nelle mani di un magistrato per ottenere in cambio la scarcerazione di alcuni capi e gregari della cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco con l’intermediazione anche di un avvocato. 

Un’accusa che mesa come un macigno per sette indagati a cui la Dda di Catanzaro  ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, che vale come informazione di garanzia.

Si tratta del noto penalista Armando Veneto, 85 anni, residente a Palmi; Domenico Bellocco, alias Micu u Longu, 43 anni, residente a Rosarno; Vincenzo Puntoriero, 66 anni, domiciliato a Vibo; Gregorio Puntoriero, 41 anni di Vibo;  Vincenzo Abanese, 43 anni, di Rosarno; Giuseppe Consiglio, 50 anni, di Rosarno e Rosario Marcellino, 47 anni, di Rosarno, nei confronti dei quali si ipotizza il reato di corruzione in atti giudiziari aggravato dalle modalità mafiose. Denaro in cambio della libertà. 

Secondo la Procura distrettuale, tutti e sette gli indagati, avrebbero dato danaro o comunque avrebbero svolto il ruolo di intermediari nella dazione di soldi al magistrato Giancarlo Giusti (deceduto) per ottenere in qualità di giudice relatore ed estensore del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria l’annullamento di alcune ordinanze di misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Dda Reggina.

I fatti contestati risalgono al mese di agosto 2009: Giusti avrebbe accettato una somma complessiva di 120mila euro da Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco, 41 anni, i tre indagati da favorire, definiti dalla Dda “corruttori”, ciascuno dei quali avrebbe dato 40mila euro per ottenere la libertà, attraverso l’intercessione con Giusti da parte dei Puntoriero, di Domenico Bellocco, 43 anni, Vincenzo Albanese, Giuseppe Consiglio, Rosario Marcellino e l’avvocato Veneto.  

Fatto aggravato dalla mafiosità per agevolare le attività della cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco  “e in particolare- si legge nell’avviso di conclusione delle indagini- per consentire il ritorno in libertà di tre esponenti di spicco della cosca e per agevolare la stessa  in un momento di grave difficoltà generato dall’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di capi e gregari del clan disposta dal gip del Tribunale di Reggio su richiesta della locale Dda a seguito dell’esecuzione di alcuni provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nell’ambito di un’ indagine volta a disarticolare la struttura organizzativa della cosca”.

L’avvocato Veneto e Domenico Puntoriero, secondo la Dda, in forza del rapporto di amicizia con Giusti, proprio per il loro ruolo di intermediari nella dazione di danaro,  “avrebbero fornito un concreto apporto al rafforzamento, alla conservazione  e alla prosecuzione della cosca Bellocco, attraverso la ripresa operativa che ciascuno dei tre indagati posti in libertà ricopriva, con inevitabile vantaggio dell’associazione mafiosa, peraltro in un frangente di particolare fibrillazione interna al sodalizio criminale, determinato dall’intervento repressivo messo a segno Dda. 

Fin qui le ipotesi di accusa, di fronte alle quali gli indagati, assistiti dai loro legali difensori, potranno chiedere di essere sentiti, depositare memorie e compiere ogni atto utile per l’esercizio di difesa. 

Il fascicolo è passato nelle mani della distrettuale di Catanzaro competente a giudicare magistrati provenienti dal distretto reggino. Fonte: Zoom24

Pubblicato in Calabria

L’operazione è scattata all’alba di oggi 5 novembre 2019 per l’esecuzione di 70 misure cautelari tra Torino, Milano, Reggio Calabria e Catania

Torino. Imponente operazione dei Carabinieri del Comando provinciale e della Guardia di finanza di Torino contro le locali di ‘ndrangheta di Volpiano e San Giusto Canavese.

 

 

 

I militari stanno notificando a Torino, Reggio Calabria, Milano e anche Catania, 70 misure di custodia cautelare per associazione mafiosa e traffico internazionale di droga.

Sei persone sono anche accusate di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Sequestrati beni, conti correnti e quote societarie.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip su richiesta della Dda.

Nell’operazione sono impegnati 400 militari

Pubblicato in Italia

Foto Di GruppoLamezia Terme - Si è tenuto giovedì 3 Ottobre presso la sede di Unioncamere Calabria un incontro riservato agli animatori di comunità e alle filiere del Progetto Policoro per sensibilizzare e dare strumenti utili per il contrasto alla ‘Ndrangheta nei territori in cui i giovani animatori di Policoro operano spesso come presidio di legalità e speranza per tanti giovani calabresi.

La giornata ha vissuto su tre momenti molto significativi. La mattinata aperta dalla testimonianza “a sorpresa” di Rocco Mangiardi, coraggioso imprenditore lametino che ha testimoniato contro i clan che chiedono il pizzo e portano violenze e prevaricazioni nel territorio. Rocco come sempre ha raccontato la sua storia con grande semplicità ed è riuscito a trasmettere ai giovani presenti quella sua convinzione profonda, che il suo gesto sia stato qualcosa di normale, di doveroso per un cittadino e un cristiano; e che l’educazione passa per i gesti concreti che si fanno quotidianamente, perché nessuno è un eroe contro la ‘Ndrangheta, ma la condizione di non condividere la propria vita con le mafie dovrebbe essere la normalità. Poiché, la vera mafia da sconfiggere è anzitutto la cultura mafiosa che si annida in molte fasce della società e che permette poi alla ‘Ndrangheta più violenta di avere gioco facile; se invece, ci riappropriamo degli spazi fisici e sociali, se diventiamo comunità attive, allora, le mafie non avranno alcuna capacità di intimidire e condizionare le nostre vite.

Dopo l’apertura motivazionale e ispirazionale di Rocco Mangiardi, i ragazzi suddivisi in gruppi hanno analizzato l’impatto della ‘Ndrangheta sulla nostra vita, sui giovani, sulla politica, sullo sviluppo economico, preparando domande ed interventi per confrontarsi nel pomeriggio con il Procuratore Nicola Gratteri.

Il pomeriggio si è aperto con il saluto di Klaus Algieri, presidente di Unioncamere Calabria e della CCIAA di Cosenza, che ha evidenziato il ruolo delle imprese nel contrasto alla criminalità e come la creazione di lavoro giusto sia il fenomeno sociale più forte per indebolire la capacità attrattiva della malavita, aprendo ad una collaborazione piena nei territori con gli animatori di Progetto Policoro per generare segni concreti di contrasto e di esempio positivo.

Subito dopo, Monsignor Oliva e Monsignor Schillaci, quasi all’unisono hanno stimolato i giovani all’impegno nel sociale e nella politica, sottolineando come giornate di confronto profondo come questa debbano essere d’ispirazione e azione nei territori, perché la Chiesa è, e deve essere, sempre più baluardo di diritti, dignità e legalità, soprattutto, verso i giovani che sono oggi demotivati e sempre più periferici nel dibattito e nelle scelte pubbliche.

L’ultimo momento della giornata, dopo una breve presentazione dei cardini e delle azioni concrete del Progetto Policoro in Calabria, si è aperto un dialogo diretto e molto sincero con il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, che come sempre fa ha riempito il pomeriggio di contenuti chiari e applicabili, il cui messaggio di grande concretezza è stato: oggi in Calabria si possono cambiare le cose. Ha raccontato del cambiamento organizzativo apportato in Procura a Catanzaro, dei cambiamenti nei comportamenti delle persone che finalmente denunciano e hanno fiducia nelle istituzioni. Ha voluto incoraggiare tutti i presenti all’impegno nella società, facendo politica, occupando gli spazi, ribellandosi a chi ha lasciato queste cicatrici profonde sulla nostra terra. Un messaggio chiaro che ha richiamato tutti ad una maggiore capacità di visione e progettualità, oggi dimenticata da parte della politica regionale che continua a mendicare voti promettendo lavoro (inesistente) o chiedendo il supporto alla ‘Ndrangheta, perpetrando vecchi schemi che non danno speranza e capacità di crescita sostenibile e compatibile ai territori. Un lungo confronto con domande, risposte, suggerimenti per dare a tutti maggiore convinzione che la Calabria può cambiare se si lavora con credibilità e facendo prima i fatti e poi le parole. E, infine, un suggerimento a far conoscere e percepire di più il lavoro di Progetto Policoro nei territori, perché oggi c’è bisogno di far conoscere a più persone possibili che la Calabria bella, di cui andare orgogliosi, operosa e giusta c’è ed è alla portata di tutti. Una buona comunicazione fatta di gesti concreti nei territori, che di sicuro il Progetto Policoro avvierà, chiedendo anche alla stampa regionale un incontro per conoscerci e confrontarci su come oggi i media, il lavoro, i giovani, la Chiesa possano fare Rete per la Calabria.

Una bella foto ricordo con tutti i partecipanti è stato poi il momento di chiusura della giornata, di cui ognuno porterà nel cuore un pezzo e un suggerimento da applicare nel quotidiano, di cui resterà una locandina firmata da tutti come impegno concreto e come quel Noi Calabria. Lavoro, speranza, Gesti Concreti di contrasto alla ‘ndrangheta.

Pubblicato in Calabria

Gregorio Mezzatesta, è stato ucciso stamattina a colpi d'arma da fuoco in via Milano, a Catanzaro.

 

Erano le 7,55 di stamattina

Gregorio Mezzatesta, di 50 anni, era dipendente delle Ferrovie della Calabria.

Era anche il fratello di Domenico Mezzatesta, l'uomo che nel gennaio del 2013 si rese responsabile di un duplice omicidio a Decollatura per il quale è stato condannato all'ergastolo.

Parliamo di quel delitto fece particolarmente clamore scalpore perché ripreso dalle telecamere del bar in cui avvenne.

Ma la Corte di Cassazione annullò con rinvio la sentenza ed ora si è in attesa adesso di un nuovo processo.

Non si può pertanto escludere un possibile collegamento tra i due episodi.

 

Ma non si esclude alcuna pista nelle indagini, neppure quella mafiosa.

Ricordiamo anche che l’avvocato di Domenico Mezzatesta, fu Francesco Pagliuso, ucciso a Lamezia la sera del 9 agosto 2016.

Sul luogo dell’omicidio anche il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Vincenzo Capomolla

Sul luogo del delitto sono stati trovati sei bossoli di pistola.

Un uomo, G. M., di Soveria Mannelli, di 50 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in via Milano. Sarebbe stato sparato alla testa, raggiunto dagli spari nella sua auto. Si tratta di un dipendente delle Ferrovie della Calabria. Il fatto intorno alle 7.55 di stamattina. Stava per iniziare il turno di lavoro.

Sembra che l'autore o gli autori dell'omicidio sarebbero arrivati su uno scooter, con un casco nero.

Le indagini sono condotte dai carabinieri, ma sul posto c’è anche la Mobile

Si stanno acquisendo le immagini delle telecamere della zona.

Il pm a capo delle indagini è Paolo Petrolo.

Sul posto anche la Scientifica.

Pubblicato in Catanzaro

Lo dice Gratteri procuratore capo della Dda di Catanzaro intervistato dalla trasmissione Roma Incontra' :” clan spostano il 20% dei voti”.

 

 

Poi lancia una forte accusa: “oggi in Parlamento non ci sono maggioranze per introdurre le modifiche necessarie per migliorare la lotta alla criminalità organizzata”.

«Il dominio della 'ndrangheta in Calabria è dato principalmente dall'elevato livello di organizzazione e oggi sposta il 20% dei voti che sono decisivi.

La 'ndrangheta è il primo partito in Calabria perché dà risposte che la politica non dà».

 

Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri durante la registrazione della prima puntata della nuova stagione di 'Roma Incontra'.

«Vent'anni fa - ha spiegato - il mafioso andava dal politico a fare richieste, oggi il rapporto è capovolto.

Sono i candidati politici che vanno a casa del capomafia a chiedere pacchetti di voti in cambio degli appalti».

«La partita contro la criminalità organizzata - continua il procuratore capo della Dda di Catanzaro - la stiamo pareggiando, perché non c'è un sistema giudiziario proporzionato alla realtà.

E oggi in Parlamento non ci sono maggioranze tali per introdurre quelle modifiche necessarie per migliorare, in modo significativo, la lotta alla criminalità organizzata».

 

Un progetto per il quale aveva chiesto carta bianca a chi gli aveva proposto di fare il ministro.

«Avevo accettato l'incarico come ministro della Giustizia perché mi avevano assicurato carta bianca.

Il mio sogno era fare una rivoluzione sia a livello normativo che nell'organizzazione giudiziaria. Ma chi mi vuole bene dice che mi sono salvato.

Comunque, dopo l'incarico da ministro non sarei tornato a fare il magistrato».

Amantea , con Paola, Praia a Mare ed altri 21 comuni della provincia di Cosenza, andrà al voto. Chi vincerà?

Pubblicato in Cronaca

Il supermercato di Via Della Libertà è stato sequestrato nell’ambito della Operazione Nettuno.

 

Sequestrati beni per oltre 500 milioni di euro tra cui

-39 immobili e 53 appezzamenti di terreno nelle province di Catanzaro e Vicenza;

-25 complessi aziendali dislocati nel territorio calabrese nelle province di Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria;

-27 automezzi intestati e/o riconducibili ai destinatari del provvedimento;

-25 quote societarie e svariate decine di rapporti finanziari.

Tra le attività commerciali sequestrate, oltre al Centro Commerciale Due Mari, anche i supermercati La Nuova Nave srl con sede a Lamezia, Amantea (Cs) e Decollatura, l’Ipermercato Midway srl con sede a Lamezia, Peda Calabria Srl di Fuscaldo (Cs) e i supermercati Duep di Reggio Calabria e Catanzaro, i supermercati Perri Srl di Cosenza e la Ap Calzature e accessori di Lamezia.

I soggetti destinatari dei sequestri sono Vincenzino Iannazzo, Pietro Iannazzo, Francesco Iannazzo, Antonio Davoli, Giovannino Iannazzo, Adriano Sesto, Antonio Provenzano, Franco Perri.

 

L’operazione Nettuno è stata condotta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Catanzaro, sia in territorio calabrese che nazionale, mediante l’impiego di circa 200 militari, ed è stata diretta dalla procura della repubblica – D.D.A. di Catanzaro.

 

Il Centro commerciale "Due Mari" resta aperto

Non sarà chiuso, né ci sarà alcuna interruzione della sua attività, il centro commerciale "Due Mari", uno dei beni sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, per un valore complessivo di cinquecento milioni di euro, nell'ambito dell'operazione denominata "Nettuno". Secondo quanto ha riferito la Dda di Catanzaro, che ha chiesto ed ottenuto dal Gip l'emissione del provvedimento di sequestro, é stato già predisposto un "pool" di professionisti che curerà l'amministrazione del centro commerciale, che potrà proseguire così regolarmente la sua attività. L'inchiesta che ha portato al sequestro dei beni é stata condotta dal pm della Dda Elio Romano sotto le direttive del procuratore della Repubblica facente funzioni, Giovanni Bombardieri.

 

Reagisce la Cgil: Sequestro Due Mari, impone maggiore attenzione su tema legalità

Il segretario generale della CGIL Catanzaro, Giuseppe Valentino ha dichiarato: “La CGIL è allarmata per la tenuta dei livelli occupazionali e, in attesa di conoscere in modo più dettagliato i termini dell'operazione, chiederà di incontrare il futuro commissario per favorire azioni concrete ed un protocollo della Legalità.  Non possiamo permettere che i cittadini per bene, i giovani che frequentano assiduamente luoghi come il centro commerciale in questione siano indirettamente e inconsciamente dei finanziatori della criminalità. La società i negozianti all'interno della struttura, i lavoratori, le Istituzioni  e tutti i cittadini devono sentirsi impegnati per affermare la verità e difendere la legalità”

Pubblicato in Cronaca

elezioni rsuFateci caso: in questi giorni con lo scandalo di Mafia Capitale tutti parlano di ‘ndrangheta e, per dirla tutta, si parla anche di pacchetti di tessere acquistate (sottolineatura che consegno ai meno pigri, giusto per ricordare uno dei fattori che mi costrinse ad abbandonare il PSI).

 

Sul tema, però, fino a qualche settimana fa, si registrava un silenzio assordante. Eppure si era in campagna elettorale. I candidati alla carica di consigliere regionale della Calabria avrebbero potuto e dovuto pronunciarsi su questo tema che – come non si stanca di ripetere lo stesso Roberto Saviano – non rappresenta “un” problema, ma “il” problema del nostro Paese e vieppiù della nostra regione. Evidentemente si pensa che l’argomento non paghi in termini di voti e si continua a ritenere più conveniente la promessa elettorale vecchia maniera.

Ora, da candidato appena uscito – non eletto per poco – da questa campagna elettorale, sono felice di poter smentire questa convinzione. Tante sono le persone che mi hanno sostenuto benché non avessi niente da offrire in termini di favori, benché non avessi alle spalle gruppi di potere né personaggi influenti, avendo condotto una campagna elettorale sobria e con pochissime risorse, senza stampare manifesti, organizzare cenette, meeting e aperitivi.

Ho girato nei paesi della provincia di Cosenza, fra la gente, raccontando quello che ho fatto e quello che ancora si deve fare in termini di legalità, trasparenza delle pubbliche amministrazioni e lotta alla ‘ndrangheta. Ho discusso con le persone di come si possono utilizzare i beni confiscati alla criminalità organizzata, dell’urgenza di introdurre misure che garantiscano legalità e trasparenza negli appalti. Ho raccontato alla gente che esiste una legge regionale da me proposta che apre corsie preferenziali nei concorsi regionali ai testimoni di giustizia e alle vittime della criminalità organizzata.

Su questi e altri – che sono i temi urgenti e improrogabili per la nostra regione – ho raccolto partecipazione e adesione, ho constatato che i cittadini calabresi sono maturi e consapevoli del fatto che la lotta alla ‘ndrangheta non è solo una questione etica: il suo valore è misurabile anche in investimenti e posti di lavoro, cioè benessere per molti e non per i pochi che di volta in volta riescono ad entrare nel cerchio magico di chi gestisce un po’ di potere.

Per questo non mi stanco di indirizzarmi a chi è amato di buona volontà e ha voglia di approfondire di cosa stiamo parlando, a chi rifugge dalle semplificazioni, giornalistiche e moralistiche, e di rinviare a quasicento.blogspot.it. Un blog molto poco elettorale che racchiude il lavoro fatto nella recente consiliatura, quello solo impostato e che resta da fare, una traccia di ciò che sempre con maggiore urgenza occorre che vada in porto. Poco importa se con o senza il mio contributo. Per me è sufficiente la consapevolezza di aver ben seminato.

Salvatore Magarò        

Pubblicato in Calabria

Lo dicono i parlamentari M5S Dalila Nesci, Nicola Morra, Federica Dieni e Paolo Parentela, che aggiungono: «In Calabria è emergenza ‘ndrangheta.

La gestione pubblica, stando alle risultanze della magistratura, è spesso in relazione con attività economiche dell’associazione mafiosa, che raccoglie voti e poi chiede il conto.

In Calabria le elezioni sono una farsa.

Esiste un rapporto reciproco fra ‘ndrangheta e politica.

L’una procura i voti, l’altra gli appalti».

«La situazione – proseguono i parlamentari M5S – è stata complicata dalla nuova legge regionale, concepita per fortificare questo rapporto e impedirne il contrasto politico.

Se il governo continuerà a ignorare il fenomeno, aumenterà l’emigrazione, soprattutto dei più giovani, e il sistema dominante sarà legge». 

Nesci, Morra, Dieni e Parentela concludono: «Lanciamo l’allarme in ambito nazionale. A vari livelli la Calabria è gestita insieme alla ‘ndrangheta. Servono misure che, a partire dalle elezioni, garantiscano la pulizia dei candidati e la loro assoluta distanza dalla ‘ndrangheta».

Pubblicato in Calabria
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