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Redazione TirrenoNews

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Scalea. Nelle prime ore di oggi 12 luglio 2013, nelle province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno 500 Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro nei confronti di 38 indagati per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, sequestro di persona, detenzione e porto di armi comuni e da guerra, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione, falso, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso.

I carabinieri di Cosenza hanno arrestato tra Calabria, Bari, Matera, Terni e Salerno 38 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa e sequestro di persona. Tra le persone finite in manette c'è anche Pasquale Basile, sindaco di Scalea, piccolo centro del Cosentino, e 5 assessori della sua giunta. Il primo cittadino è accusato di associazione mafiosa.

I reati contestati alle 38 persone arrestate vanno, a vario titolo, dalla detenzione e porto di armi, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d'asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione e falso alla istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso.

L'operazione ha colpito la cosca Valente-Stummo, attiva a Scalea e nei Comuni vicini, clan che, secondo gli investigatori, è subordinato ai Muto di Cetraro. Secondo l'accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al Comune di Scalea i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca stessa. Tra gli arrestati figurano anche funzionari e tecnici del Comune di Scalea.

I carabinieri hanno anche sequestrato beni per 60 milioni di euro che, secondo l'accusa, sono riconducibili ai vertici della cosca Valente-Stummo, ad amministratori locali, a imprenditori e a professionisti. I sequestrati sono stati eseguiti principalmente sul versante tirrenico cosentino ma anche in Umbria e Basilicata.

Complessivamente è stato eseguito il sequestro preventivo di 22 tra società e aziende; di 81 immobili situati anche a Matera, Perugia e Rocca di Cave (Roma); di depositi, ville, abitazioni, di numerosi negozi e di circa 50 ettari di terreno; di 33 automobili tra le quali Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d'epoca; di 78 rapporti bancari con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; di due imbarcazioni e di 23 polizze assicurative. Per gli indagati per corruzione è stata applicata una recente normativa che consente la confisca: si tratta di una delle prime volte che viene utilizzata nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

Il blitz, denominato "Plinius", è il frutto di un'inchiesta avviata dai carabinieri nel luglio 2010. Oltre alle persone arrestate, sono coinvolte nell'inchiesta altre 21 persone denunciate in stato di libertà. La cosca, grazie anche alla disponibilità di armi comuni e da guerra, sarebbe riuscita ad ottenere l'assoggettamento e l'omertà dei cittadini riuscendo così a sfruttare le risorse economiche della zona.

L'indagine ha consentito di delineare l'asse economico-imprenditoriale dell'organizzazione nei settori commerciale (con l'apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento), immobiliare (con società finalizzate all'acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari "pilotate"), agricolo (con la costituzione di cooperative e società agricole che, non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti, hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiararli al fisco), e turistico (con la gestione di lidi balneari come "L'angelica", l'"Aqua mar" e "Itaca", realizzati su terreni demaniali del comune di Scalea).

21 i denunciati in stato di libertà per i medesimi reati.

L’ OPERAZIONE PLINIUS scaturisce dall’attività d’indagine avviata nel luglio 2010 sotto la direzione del Procuratore Aggiunto, dott. BORRELLI, e del Sostituto Procuratore, dott. LUBERTO, della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Il provvedimento custodiale è stato emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro, dott.ssa Gabriella REILLO.

Le investigazioni hanno consentito di acclarare l’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico denominata “Valente-Stummo” operante, nel territorio del comune di Scalea e comuni viciniori, subordinata al Locale di Cetraro facente capo alla famiglia Muto, che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, è finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona, al compimento di delitti contro il patrimonio e contro la persona attraverso la sistematica disponibilità di armi comuni e da guerra.

Associazione che, per il tramite della carica intimidazione di cui dispone, è riuscita, attraverso il procacciamento di voti, ad orientare le ultime elezioni amministrative, tenutesi nel marzo del 2010 presso il Comune di Scalea (CS), in favore di propri candidati che, una volta eletti, si sono prodigati per l’assegnazione di concessioni e appalti ad imprese rientranti nella sfera di influenza della consorteria.

Tra i destinatari delle misure cautelari figurano il Sindaco, alcuni assessori, funzionari e tecnici dell’amministrazione comunale di Scalea.

Contestualmente, con il concorso del R.O.S. Carabinieri, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili nei confronti dei vertici della cosca, di alcuni amministratori locali, imprenditori e professionisti per un valore stimato di 60 milioni di euro. I beni sequestrati sono concentrati principalmente nel versante tirrenico della provincia di Cosenza ma con significativi investimenti anche nelle regioni Umbria e Basilicata.

L’indagine, in particolare, ha consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’organizzazione criminale costituito con conferimenti di “sospetta provenienza” nei seguenti settori:

commerciale, attraverso l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento;

immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari “pilotate”;

agricolo, attraverso la costituzione di cooperative e società agricole, che (non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti) hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco;

turistico, attraverso la gestione dei lidi balneari realizzati su terreni di proprietà del Demanio dello Stato del comune di Scalea.

Complessivamente, è stato disposto il sequestro preventivo dei seguenti beni:

22 tra società ed aziende;

81 immobili, dislocati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (RM), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno;

33 autoveicoli, tra cui Jaguar, BMW, Mercedes ed auto d’epoca;

78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro;

2 imbarcazioni;

numerose polizze assicurative.

Nei confronti degli indagati per il reato di corruzione è stato applicato l’art. 2 c. 80 della Legge 190/2012, che ha recentemente inserito la richiamata fattispecie fra quelle per cui è consentita l’applicazione della particolare ipotesi di confisca. Si tratta di una delle prime applicazioni di misura ablativa nei confronti di indagati per reati contro la Pubblica Amministrazione.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta presso il Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza alle ore 10:30 odierne.

 

57 persone denunciate per truffa, è il risultato di un'attività portata a termine dai finanzieri della Tenenza di Scalea nei confronti di altrettanti dipendenti del C.A.P.T. (Centro di Assistenza Primaria Territoriale) di Praia a Mare (CS), sede distaccata del distretto ASP di Cosenza, per aver attestato falsamente la presenza in servizio propria e di altri colleghi, facendosi "strisciare" e/o "strisciando" per altri il badge personale.

Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Paola, dott. Bruno Giordano sono state condotte anche mediante l'ausilio di strumentazione tecnica, grazie alla quale, utilizzando una telecamera nascosta nei pressi della macchina striscia badge e confrontando le immagini con gli elenchi delle strisciature giornaliere, è stato possibile individuare le condotte "sospette" e risalire con esattezza ai responsabili delle violazioni rilevate.

L'operazione è stata, infatti, denominata "striscia" proprio in ragione delle "strisciate" anomale dei badge da parte dei dipendenti del C.A.P.T., i cui ingressi sono stati monitorati per oltre un mese. Oltre 10.000 i filmati visionati e 136 le anomalie rilevate.

La struttura interessata, come detto, è il C.A.P.T. di Praia a Mare, sede distaccata del distretto ASP di Cosenza.

Alcuni dei 57 dipendenti denunciati, pur recandosi regolarmente a lavoro, strisciavano il badge di altri colleghi assenti o ritardatari; altri dipendenti invece si accordavano per scambiarsi il favore: uno di essi al momento dell'ingresso strisciava anche per uno o più colleghi, ed a sua volta veniva "smarcato" all'uscita ricevendo, ricambiato, il favore di prima. In questo modo il dipendente che arrivava in orario permetteva ai colleghi di arrivare in ritardo, ed egli in cambio poteva lasciare anzitempo il posto di lavoro.

Infine, una terza parte dei dipendenti denunciati si faceva strisciare da altri il badge sia in entrata che in uscita.

Una truffa ai danni dell'Ente sanitario ben strutturata, che ha coinvolto quasi i due terzi dei dipendenti del distretto ospedaliero e che si ripeteva giorno dopo giorno quasi fosse una normale operazione di servizio.

I 57 soggetti segnalati all'Autorità Giudiziaria si sono resi responsabili del reato di truffa aggravata, per aver attestato falsamente la propria presenza in servizio facendo strisciare ad altri il badge personale.

L'operazione appena conclusa dalle Fiamme Gialle di Scalea si incardina nel più ampio settore istituzionale della tutela della spesa pubblica che, nel difficile momento economico vissuto dal Paese, è percepita dai cittadini - sempre più sensibili verso tali tematiche - come un obiettivo prioritario.(Comunicato stampa della GdF Cosenza)

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Francesco Saverio Falsetti (Responsabile C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca”) sull’articolo di Filippo Vairo, sottolineando che il tema del Porto per la sua rilevanza ci sembra debba continuare a ricevere ancora ben altre attenzioni e ben altri contributi acchè tutti ne sappiano e tutti se ne sappia di più, molto di più! Ecco il testo integrale della nota:

“ Grazie Filippo, fa piacere avere la percezione che quello che diciamo da sempre ha un fondo di verità, almeno ogni tanto possiamo sentirci “normali” anche noi, questo è gratificante. Prima che il Porto nascesse noi, allora giovani ambientalisti, ci siamo confrontati tra di noi e con tecnici che all’epoca gravitavano al WWF, il tuo dire di oggi conferma quanto andiamo dicendo da tempo nell’indifferenza totale da sempre (mi viene da dire …. anche la tua). Poniamo da sempre la situazione come una grande “TRUFFA”, il progetto non è mai stato supportato da studi seri e reali, è tutto un “taglia ed incolla” con i mezzi dell’epoca fotocopie ritoccate – neanche tanto – se si considera che si faceva riferimento ad un rigagnolo come se fosse un fiume capace apportare un significativo ripascimento naturale, ma il bello che anche degli sprovveduti come noi ci accorgemmo che quel “fiume” poteva solo essere considerato (almeno per portata) un solco irriguo.

La distanza dichiarata tra la linea di battigia ed il piede della SS18 differiva di circa 200 metri (misurata dal sottoscritto e da un altro socio con una banale fettuccia) da quanto riportato nella progettazione, questo significa che l’intera opera portuale è stata costruita in mare aperto, pertanto ad alto rischio insabbiamento.

Le prove in vasca erano “troppo” simili a quelle fatte per altre strutture portuali ipotizzate. Tanto era necessaria l’opera portuale per Amantea che si ritenne opportuno nominare un Assessore che si doveva interessare esclusivamente del Porto, l’opera del secolo ci avrebbe fatto assomigliare, anche per numero di presenze, a Portofino.

Parli di denunciare, ebbene noi l’abbiamo fatto, le nostre osservazioni furono inviate per raccomandata A.R. a tutti gli Enti, alla Procura e perfino al Ministero – stiamo ancora aspettando che qualcuno ci risponda.

Riteniamo assurdo parlare di ampliamento con gli importi che tu citi e che conosciamo bene, somme non giustificate da nessuna esigenza di presenze sia di marinerie locali che di turisti visti i tempi di incertezza che viviamo. I porti sono insediamenti invasivi che, qualora ritenuti necessari, necessità suffragate da opportuni studi devono trovare allocazione in darsene naturali che li inglobino, senza creare un impatto visivo obbrobrioso, quello di Amantea comunque ha una peculiarità tutta sua, è “quasi perennemente” insabbiato – forse è questo il motivo per cui si ritiene di investire in un ampliamento!? Ci siamo chiesti inoltre, quanti dipendenti effettivi e/o stagionali vi hanno trovato negli anni lavoro? Qualcuno ha mai fatto un rapporto costi/benefici/ricadute sul territorio?

Oggi ad essere contro il Porto, almeno la mattina all’edicola o per strada sono in tanti, ma vi ricordate quanti ne hanno vantato il merito per presunta paternità? L’Associazione che ho il piacere di rappresentare (WWF) lo ha ritenuto inutile da sempre, ricordandone sistematicamente il risultato nefasto che l’ha caratterizzata – allego qualche articolo a firma del sottoscritto che è passato inosservato a tanti, che mi è valso solo qualche pacca sulle spalle per sottolineare che dicevo la verità, ma si sa la verità è sempre scomoda e talvolta porta pregiudizi verso chi la ostenta.

Rimaniamo disponibili a qualsivoglia momento di confronto.

Francesco Saverio Falsetti (Responsabile C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca”)

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