BANNER-ALTO2
A+ A A-

Riceviamo e pubblichiamo la bella poesia del poeta cletese Franco Pedatella:

Scrive il poeta: “Il testo viene ideato e scritto per grandi linee ad Amantea, nella sede del Banco di Napoli, mentre attendo il mio turno per l’accesso allo sportello.

 

Abbia un governo il bel Paese nostro!

 

Abbia un governo il bel Paese nostro,

qual merita per l’aureo suo passato,

quando maestro era al mondo intero

di leggi e civiltà repubblicana!

 

Tre forme di governo avèavi fuso

il grande Cicerone pensatore,

quando la ”Res Publica” aveva

esaminato e vistala perfetta

 

sintesi di tre forme di governo,

che l’uomo nella storia avéa pensato,

e poi dall’uno, ai pochi e a tutti dato

avéa il potere di condûr lo stato.

 

Or la Repubblica Italiana è figlia

diretta del Romano fausto Stato;

solo imparare la lezione deve,

che la passata storia ha consegnato

 

a noi con atti e scritti che dell’Urbe

han fatto “ humanitatis magistra”.

L’alunno, che nell’Aula or s’asside,

studi e di vita la saggezza impari

 

per essere promosso dalla storia,

ch’è dei desiri e dei bisogni umani

la ragnatela fine intessuta

nel tempo, ch’è gran giudice imparziale!

 

Il popolo da regger non è plebe

misera, all’opra china e senza speme

di costruire un ideal futuro,

ma classe consapevole che vuole

 

giustizia e pace, libertà, uguaglianza,

benessere per tutti e bel progresso,

un’istruzion che liberi le menti

dalla prigion dell’ignoranza nera.

 

Solo cosí la “ordinum concordia”

nel nostro Stato vien, che si rinnova

e torna ancor modello e nel consesso

seder delle nazioni può in gran seggio.

 

Amantea, 9 maggio 2018       Franco Pedatella

Blog: francopedatella.com

Pubblicato in Campora San Giovanni

Il brano viene concepito appena apprendo che Ginevra, la mia nipotina, dopo aver prodotto per alcuni giorni il suono “mmmmmmm”, pronuncia per la prima volta in modo chiaro il nome “mamma”.

 

 

“Mamma” è il primo nome che s’incontra

appena nati o forse concepiti,

ed unico rimane nella vita

e fermo e caro e indistrutto in cuore.

 

Oggi Ginevra mia l’ha conquistato,

chiaro l’ha pronunciato, ha detto: ”Mamma”.

Questo è quel nome che rimane impresso

nel cuore, in labbro, nella mente, agli occhi.

 

“Mamma” si dice in gioia ed in periclo,

“mamma” si pensa in duolo e se si ride.

“Mamma” nel primo soffio della vita

 

è il suono che ci vien dall’universo.

“Mamma” ci soffia il rotear degli astri,

quando il sospiro a noi affanna in gola.

 

“Mamma” accompagna noi nei dí del tempo.

“Mamma” sovviene il figlio nel bisogno,

accorre al suon che invoca e poi scompare

discreta, se convien che stia nel nido.

 

Cleto, 29 novembre 2017       Franco Pedatella

Pubblicato in Basso Tirreno

Lo dice quanto ha parlato al mondo

s’egli è un artista o facitor di versi,

scalpellator di sassi, imbrattatore

di tele, operatore di rumori.

 

 

 

L’arte è la dea che parla all’universo

e non ha tempo, posto né confini

in cui tenerla dentro prigioniera,

ma libera si leva ad ali tese

 

com’aquila nel ciel e al mondo intero,

all’uomo senza tempo il suo messaggio

porta, perch’egli dal suo canto legga

la verità, l’ideal cui tendere

 

come traguardo umano, fine estremo:

dir no alla guerra, pei diritti umani

lottare, e come Decimo Laberio,

Cesare sfidando dittatore,

 

dire: “Mai niente mi potè piegare,

elargizion, timor, autorità”.

Patria non ha, ma il mondo è padre a lui

perché gli ha suggerito le parole

 

gridate o talora sussurrate

col volto atteggiato e con i gesti

e fèano questi e quelle un sol messaggio.

Dario fu questo, anzi ancor perdura.

 

Cleto, 14 ottobre 2016             Franco Pedatella

BLog: francopedatella.com

 

Pubblicato in Italia

Il brano è stato conce pito e scrit to parzial mente a Cle to, poi in gran parte completato nell’Ospeda le di Germa neto di Ca tanzaro, do ve mi sono recato nello stesso gior no per far visita a mia moglie, ivi ricoverata.

 

 

 

A te, che l’alma sei procreatrice

di tutti i beni e i frutti che in paese

dei figli tuoi la casa fan felice,

mi volgo e chiedo a te, madre cortese.

 

Fa’ che chiarezza, amor, giustizia e pace

nei giorni che decidono il governo

del territorio regnin, cosí tace

ogni tempesta che scatena il verno.

 

Fa’ che i governanti siano saggi,

a cominciar dai giorni del confronto!

Fai lume a lor qual sole coi suoi raggi,

sí che d’oprar sian pronti a render conto

 

e il cuore nel voler sia giusto e mite!

Fatti per loro saggia consigliera!

Dai luoghi tuoi bandisci rabbia e lite!

D’atti e progetti sii gran dispensiera!

 

La tua parola pure agli abitanti

volgi, che voglian bene ai due paeselli!

Movan da retro e il piè spingendo avanti

apran la vita intorno ai due castelli!

 

Se ciò sarà, ei degni di tal mamma

saran, t’onoreranno come figli.

Per tutti tu sarai regina mamma

e loro udran perfino i tuoi bisbigli.

               Auguri!

Cleto, 8 maggio 2016       Franco Pedatella Blog: francopedatella.com

Pubblicato in Basso Tirreno

Vi presen tia mo l’ulti mo lavoro poetico del professore Franco Pe datella.

È un omag gio alle mamme, a tutte le mamme, in occasione della loro festa

 

 

 

Alla mamma

 

La mamma è quella che ogni volta chiami,

quando il bisogno senti di un aiuto,

e certo sei che i tuoi lamenti vani

non sono né il tuo grido è inascoltato.

 

“Oh mamma!” gridi, “oh mammarella mia!”,

secondo che in dialetto o in italiano

chiamare vuoi chi vuoi presente sia,

sempr’ella porgerà a te la mano

 

e il grido in gola mai morrà a te vano.

Perciò la mamma è l’angelo custode

e protettrice posa a te la mano

 

sul capo, appena la tua voce ode.

S’affretta e presta corre al tuo richiamo.

Ogni suo gesto dice: “Io ti amo”.

 

Lamezia Terme, 31 marzo 2016       Franco Pedatella

Pubblicato in Italia

Quant’eri grande tu, mio Cincinnato,

che ricevesti in candido vestito

i sacri ambasciatori del Senato,

che a te il potere offrivano su Roma!

 

Quanto era grave il carco tu sapevi,

ma lo accettasti in animo severo.

Ora i novelli, che la Capitale

reggono, sporchi sono dentro e fuori.

 

Pronti a sorrisi finger per le vie,

mano tenendo ascosa che ha ghermito

denaro ai cittadini destinato,

dai luridi misfatti traggon vanto.

 

Ma fors’è a Roma alcun ch’ è Cincinnato

ignoto, che tra i colli ancor s’aggira.

Ovra incompreso da color cui vuole

giustizia dare, la città pulire.

 

Gli è certo avverso chi voléa frodare

tenendo la città nel malaffare,

e, nuovo Brenno, assedia il Campidoglio

con grave brando in mano e con parola

 

ch’è pari a greve palla di cannone.

Per questo occorre aiuto al difensore.

Mòvasi il maggior colle a sostenere

l’ovra che al fin prefisso ha d’arrivare!

 

Roma, 7 dicembre 2014         Franco Pedatella     

(Testo ispirato dall’inchiesta giudiziaria “Mafia Capitale”)

        

Pubblicato in Basso Tirreno

Il testo è stato concepito a seguito dell’invito rivoltomi dal giornalista, nonché ex alunno ed amico, Paolo Orofino a scrivere qualcosa sullo scioglimento del Consiglio Comunale di Cleto e le dimissioni del Sindaco.

 

Gli ho risposto che avrei dovuto aspettare che la Musa mi facesse visita e mi ispirasse.

Poi questo è accaduto dopo qualche giorno: sul far del giorno la bella Musa mi è comparsa e mi ha parlato. Quindi il testo, dopo essere stato composto, ha atteso un po’ di tempo in computer prima di essere pubblicato, perché ho voluto limarne e perfezionarne i suoni e le rime, per quanto ho saputo fare. Penso, infatti, che sia ottima abitudine quella di “… nonam edere post hiemem …”, cioè pubblicare solo dopo un lungo lavoro di rifinitura, come dicevano i Latini.

 

Nell’ora che i sogni veritieri

son e ogni imago sotto i veli appare

più chiara e chiara parla ai miei pensieri,

agli occhi miei la regina appare,

 

cosí come in boscaglia al cacciatore

fanciulla snella e fiera si presenta,

che ucciso ha un animale predatore

e i muscoli la corsa non le allenta.

 

Ha l’arco in spalla, in pugno la saetta,

negli occhi un lampo, in fronte il sol fulgente;

e, mentre ferma il passo, un po’ s’assetta,

per presentarsi in atto conveniente.

 

Poi si rivolge a me con dir tonante,

che rende del suo cuore l’apprensione

sí che ad un fine solo non mutante

tendono il corpo e l’alma l’espressione:

 

“ Spiegami tu, che d’altra terra vieni,

ove fiorisce il gelso e l’artigiano

ovra e intelletto è fine e non ha freni:

perché la gente mia di vita vano

 

ha il corso, sí che mai non giunge al mezzo

quel che ha previsto per la settimana,

ma dell’impresa compie solo un pezzo

e lascia alla mercé d’acqua piovana

 

il resto, che l’ingordo mar travolge?

L’invidia l’opra intrapresa segna,

poiché l’un l’occhio all’altro bieco volge

e lite in paese eterna regna.

 

Gli animi tutti l’alterigia incera

e al peggio ogni buon pensiero move

sí che nel mio palazzo spesso impera

estraneo reggitor che ha il cuore altrove.

 

Contrasti di vedute tengon campo

più che badare al ben comune insieme,

sí che discordia scoppia come un lampo

e squarcia in ciel le nuvole serene.

 

Dimmi di queste cose la ragione

cosí che un poco in petto rassereno

l’animo che sobbalza in apprensione

e do riposo ad ogni pena in seno!

 

Tali non fûro i figli miei passati,

che uniti in campo sempre si battêro

persin di fronte ai forti Crotoniati

ed ampia di coraggio prova diêro.

 

Perciò d’esempio sian per l’avvenire

a chi s’appresta a gîr per governare,

ché dopo il verno viene primavera

e il frutto appronta all’uom d’ assaporare.

 

A chi le sacre penne vestir vuole

d’aver giustizia a cuor si raccomanda,

ché quel che in corpo e in animo si duole

guarda con speme verso chi comanda.

 

Respira, opra e rema in sola barca

chi va benigno in mare periglioso,

e pesca ed in comune mette in arca

come Noè in diluvio rovinoso.

 

Non segga al posto mio chi di spennare

pensa l’uccello sacro del potere,

che al popolo si volge per guidare

la terra ov’olio e vino si può bere.

 

Forse era meglio fosse femminile

la trasmissione del potere antico:

tenevo al seno il popolo qual prole

ed il potere al popolo era amico”.

 

Quinci si volge e a me le belle terga

mostra né udire vuol la mia risposta,

ché la sua voce e il tono sa che alberga

ferma opinion e in cuor l’è ben riposta.

 

Indi scompare sí com’era apparsa,

lasciando me in gran dubbio e in afasia

e dietro a sé d’ambrosia in aere sparsa,

qual si conviene a dea, lunga scia.

 

Pubblicato in Basso Tirreno

Il Ministro dell'Istruzione, che una volta era giustamente ed opportunamente Ministro della Pubblica Istruzione, non conosce la scuola e non conosce la storia.

Non sa, per esempio, che quando una volta alla fine dell'anno scolastico c'era la "qualifica degli insegnanti", cioè la valutazione che il Direttore Didattico, nella scuola elementare, oggi "primaria”, attribuiva ai suoi insegnanti, davanti casa sua c'era una lunga fila di insegnanti con in mano "costosi" regali in attesa di entrare per ricevere la sospirata "qualifica"di “ottimo”.

Certamente la Legge non prevedeva né permetteva simile pratica, ma era così.

Ed era così, perché siamo uomini ed, in quanto uomini, sbagliamo e siamo "peccatori".

E quei direttori didattici, nonostante le loro debolezze, ambizioni eccetera, anche per l'indirizzo degli studi specifici seguito, erano intellettualmente, a parte le dovute eccezioni, fior di professionisti, conoscevano la pedagogia e la psicologia, le dinamiche del processo di crescita degli alunni, entravano nelle aule scolastiche e sapevano perfettamente quanto una classe lavorasse e quale livello d'istruzione avesse raggiunto almeno complessivamente.

Il fatto che riferisco è il racconto di uno dei tanti maestri elementari che non si piegavano a questa logica “clientelare”, ed erano tanti e lodevoli, ma che magari “pagavano a caro prezzo” questo loro atteggiamento dignitoso.

Gli altri erano costretti a piegarsi per i più disparati motivi, tra cui certamente lo stato di bisogno.

Il Dirigente Scolastico di oggi è il dirigente di un istituto che tende ad avere, almeno nelle intenzioni dei ministri del nuovo millennio, le caratteristiche dell'azienda e che dall'alto si pretende che sia sempre di più un'azienda.

In quest'azienda si fanno degli investimenti e, come in ogni azienda che si rispetti, bisogna "far quadrare i conti" e poi "vendere il prodotto" attraverso una buona pubblicità: fissare vari appuntamenti nell'arco dell'anno scolastico, in cui, in pubbliche manifestazioni, vengono fatti esibire gli alunni, davanti a genitori compiaciuti, ad Autorità di rito e a cittadini curiosi, in performance finalizzate all'esposizione del "prodotto" umano, per dimostrare che quella scuola funziona.

Anche così quella scuola fa concorrenza all'altra scuola e cerca di avere più iscritti dell'altra per l'anno successivo, anche perché così si hanno più finanziamenti, più progetti e più soldi.

Ma il Dirigente di questo tipo di scuola dedica quasi tutto il suo tempo ai conti, ai finanziamenti, alle operazioni di facciata, che sono quelle che procurano il "buon nome" alla sua scuola.

Poco però sa, tranne le dovute eccezioni di fronte alle quali bisogna togliersi il cappello, degli alunni, delle problematiche presenti nelle classi e di tutto quello che significa crescita cognitiva e formativa degli studenti.

Se poi il docente ha dei problemi con alunni e famiglie, è un fatto che deve sbrigarsi il docente stesso; ove vi sia coinvolto il Dirigente (badate, non il Preside; il preside era un'altra cosa), questo cura le public relations e si guarda bene dal "guastarsela con i genitori" e con gli alunni-clienti.

A tali dirigenti la Legge sulla Buona Scuola (la chiamano "beffardamente" Riforma, e non solo oggi) affida il compito di scegliere i docenti per i figli di quei genitori.

Ma questi dirigenti non hanno il tempo né le competenze, a parte il rispetto che si deve sempre a qualcuno, per interessarsi delle classi e dei processi evolutivi.

Questi "padroncini", pur con le migliori intenzioni di questo mondo, faranno in gran parte un disastro, perché non sono direttori didattici né presidi, non ne hanno le funzioni e non possono dedicarvisi, in quanto costretti a fare altre cose.

Guideranno con logica aziendalistica la scuola-azienda, che poi non è un’azienda vera, abbassando pericolosamente la qualità della scuola pubblica, e la faranno deragliare come un treno in folle corsa.

Metteranno i docenti l’uno contro l’altro in una competizione sleale che non punterà alla qualità della loro lezione ed all’impegno degli studenti, ma al “farsi volere bene” da tal dirigente e da tali genitori, con il risultato negativo di avere docenti scarsamente motivati verso il loro delicato lavoro, oserei dire verso la loro delicata ed insostituibile missione.

Ovviamente la colpa di tutto questo disastro non è da imputare soltanto a tali dirigenti, ma all’impianto complessivo della scuola che viene dettato dall’alto, dove si è voluto e si vuole imporre, non soltanto oggi, la logica dell’azienda in un organismo in cui la logica dell’azienda non si può applicare.

Questa si può applicare soltanto dove si può misurare il numero dei bulloni che si avvitano in un giorno, il numero dei pezzi di ferro che si tagliano, con la dovuta cautela il numero delle pratiche d’ufficio che si sbrigano in un giorno; mai nella scuola, dove le operazioni non sono manuali e si lavora sull’animo e sul cervello di giovani da informare, ma soprattutto da formare, in tempi e modi che dipendono da una miriade di condizioni oggettive e soggettive di ogni singolo alunno e del mondo, anche psichico, che gli gira intorno, oltre che dal docente, condizioni che sono fattori non misurabili del processo cognitivo e formativo.

Allora, di fronte all’insuccesso di questo tipo di scuola-azienda, i cittadini più facoltosi busseranno ad una di quelle poche scuole private di eccellenza; non a tutte le scuole private, badate!, che sono sempre state e continuano ad essere diplomifici.

Già lo erano negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando i “figli di papà” che avevano l’insuccesso nella scuola pubblica, che era sempre di qualità, si iscrivevano a queste scuole che assicuravano la promozione facile.

In questo modo, snaturando la scuola pubblica, si torna alla “scuola di classe”, quella a cui i “figli del popolo” non potevano accedere ieri e non potranno accedere domani.

Per loro ieri c’era l’analfabetismo, oggi si prospetta una falsa istruzione, che non li qualifica per gli obiettivi elevati, per le alte sfere dell’intellettualità e dei corrispondenti impieghi remunerativi sia in termini economici che in termini di soddisfazione morale, ma li spinge e costringe verso il basso in mansioni di basso livello, poco soddisfacenti moralmente ed economicamente.

Questo accade sotto i nostri occhi increduli ed impreparati agli eventi, dopo le tante battaglie politiche, sociali ed ideali del secolo scorso per una scuola libera, di qualità, aperta a tutti ed eguale per tutti, dove l’impegno ed il merito erano occasione di progresso e di riscatto ed in cui anche le “condizioni di partenza” e le “difficoltà ambientali”, correlate al tipo ed al grado di scuola frequentata, facevano parte della “valutazione” degli alunni in termini di maggiore o minore merito.

Ora, chi avrebbe immaginato che in Italia saremmo arrivati a questo punto di disfacimento della funzione educativa e cognitiva della scuola? A questo ci hanno portato gli anni di rivoluzione, pardon!, d’involuzione della politica scolastica dagli ultimi anni del Novecento ad oggi.

E allora, se si vuole evitare di tornare alla pratica di certi sistemi di asservimento dei docenti che qualche “cattivo dirigente” potrebbe instaurare, con le conseguenze che abbiamo cercato di delineare, lo sciopero di oggi non è solo lo sciopero degli insegnanti, ma deve essere lo sciopero di tutti coloro che hanno a cuore il futuro delle giovani generazioni ed i destini della Nazione.

Ovviamente queste sono alcune delle considerazioni che si possono fare brevemente sulla tanto conclamata e declamata “Riforma della scuola” e non hanno la pretesa di essere esaurienti rispetto all’argomento in discussione.

Cleto, 5 maggio 2015                                                                         Franco Pedatella

Pubblicato in Italia

Ecco la poesia di Franco Pedatella in memoria di Yara Gambirasio

“Quel corpo in campo tra gli arbusti ascoso di crudo rovo, che pio lo ricoverse,

in quei che lo trovò rese pietoso il viso quando l’occhio a quel si torse.

Al guardo suo il mio pure s’associa

e vedo con quegli occhi il mar di strazio che in petto ai genitori il duolo infocia

e nell’affanno il cuor lor stringe in laccio.

Mano crudele, a che facesti scempio

di un animo infantil pria che del corpo?

A quale mal volgesti il pensier empio?

Or ti convien, per impetrar perdono,

donar la vita all’ali di colui,

se c’è, che su sé assume il mal del mondo.

L’uomo non può, sarìa gravoso assai

da sopportar di tal delitto il pondo!

La terra inorridita si ritrae

dall’albergare in sen uom sί nefando.

                                          Franco Pedatella

Cleto, 26 febbraio 2011.”

Pubblicato in Basso Tirreno
BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy