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Andrea Marchese

Tecnico Informatico. Vivo e lavoro a Reggio Emilia, dove tento di costruire un futuro familiare e professionale.
Appassionato di Informatica e Tecnologia, amo e non dimentico il mio paese, Amantea, il mare e tutti gli amici e non, conosciuti ed incontrati durante il mio percorso di vita.
Ex collaboratore di "Calabria Ora" e de "La Provincia Cosentina".
Realizzatore, Webmaster e Giornalista (con il poco tempo rimasto) del portale TirrenoNews.Info (già Amantea.Net).

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Calabria Jones:chi aveva dubbi può toglierseli

Domenica, 06 Gennaio 2013 15:33 Pubblicato in Calabria

Calabria Jones è stato, è, e sarà una delle cose più incomprese della politica calabrese. Una spesa di oltre 20 milioni di euro, praticamente uno stipendio annuo da 800 euro mensili per circa 2000 giovani disoccupati, per mandare in giro per la Calabria quasi 5000 studenti ed i loro accompagnatori per conoscere i valori archeologici e turistici della nostra regione. Un progetto addirittura “garantito” nientemeno che da Roberto Giacobbo. Un progetto fortemente voluto da Caligiuri Mario del quale Il Corriere della Calabria dice “Sotto l'albero dello scoppiettante ex sindaco di Soveria Mannelli un regalo firmato Roberto Giacobbo: il suo ultimo libro dedicato ai misteri (che poi è uguale a tutti quelli precedenti). Con questo esergo: «Caro assessore, già prima dell'imitazione di Crozza la mia credibilità – scusami la parola, nemmeno io so cosa sia – era ai livelli dei Maya dopo la celebre profezia farlocca. Poi, d'improvviso, con il tuo assessorato mi hai regalato un po' di autostima (e non solo quella! A proposito: grazie!!!), coinvolgendomi in un progetto più misterioso dei cerchi sui prati e di tutte le cose di cui mi occupo. Anzi, direi che l'avermi coinvolto in Calabria Jones resta per me uno dei più insondabili misteri della mia carriera – e, mi è parso di capire, anche i calabresi sono di questo avviso... Con immensa stima e gratitudine. RG – Voyager». Resta il mistero di quel “ e non solo quella. A proposito: grazie”, ma ecco improvviso uno dei primi effetti del progetto Calabria Jones! “ Gli studenti dell’Istituto comprensivo statale Amerigo Vespucci di Vibo Marina artefici della campagna ”Adotta il Drago”, per dare seguito all’iniziativa, che ha preso spunto dal progetto Calabria Jones, si auto-tassano per recuperare il mosaico del drago marino scoperto a Monasterace e raccolgono 5000 euro”. E con i prossimi Progetto Jones crescerà la sensibilità per i beni archeologici calabresi e si riuscirà certamente a raccogliere altri fondi per recuperarli. Speriamo che l’Europa invii altri soldi per fare tanti altri Calabria Jones, magari anche per i ragazzi delle altre regioni italiane ( prima) ed europee ( dopo) ed evitare il gap culturale che inevitabilmente si formerà tra i nuovi Calabria Jones calabresi e gli altri giovani d’Italia, d’Europa e del mondo

Petronà. Un uomo corre per strada imbracciando un fucile, bloccando le auto in transito, in mezzo ai pedoni attoniti. Esplode due colpi e ammazza il suo rivale. Eppure, interrogati, nessuno ha visto niente. Una situazione incredibile, evidenziata oggi dal procuratore di Crotone, Raffaele Mazzotta, nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro per l’arresto dell’uomo che ha ucciso ieri il dipendente comunale di Petronà (Catanzaro). «I cittadini hanno dimostrato una insensibilità collaborativa – ha detto Mazzotta – perché assistere dalla finestra alla lotta tra Stato e anti Stato è troppo comodo». Un’accusa molto forte, perché il filmato acquisito dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina ha dell’incredibile. Nelle immagini delle telecamere di uno studio commerciale si vede la vittima, Claudio Rizzuti, 57 anni, camminare sulla strada principale del paese, preceduto da un altro passante. Quindi, alcune auto in transito e altre persone che incrociano e salutano l’uomo. Improvvisamente, tra le auto e i pedoni, compare l’assassino, Francesco Rocca, 37 anni. Imbraccia un fucile. Dribbla auto e passanti e fa fuoco. Qualcuno allarga le braccia sconsolato per l’efferatezza e la spavalderia dell’omicidio, compiuto alle 17 davanti la chiesa madre del paese. All’arrivo dei carabinieri, grazie alle indagini, tutti vengono sentiti. Nessuno, però, dice di avere visto quell’uomo con il fucile. Qualcuno fa solo riferimento a due colpi sentiti in lontananza. «Non è possibile che in pieno giorno, con esercizi commerciali aperti e gente per strada, nessuno abbia visto nulla – evidenzia il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Salvatore Sgroi – questo non è senso civico. Qualche colpo poteva andare a vuoto e colpire qualcuno. Denunciare cose simili non vuol dire essere spioni». Fondamentali i riscontri investigativi dei carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, guidati dal capitano Giovanni De Nuzzo, i quali hanno prima stretto il cerchio intorno all’assassino, ponendolo nella notte in stato di fermo, grazie ad una serie di elementi, quindi hanno acquisito le immagini delle telecamere che, da sole, non sarebbero bastate perché poco chiare. Per il capitano De Nuzzo, «durante le operazioni di rilievo, da una parte si notavano gli inquirenti, impegnati a lavoro, dall’altra la gente, ma nessuno si è avvicinato per dire quello che aveva visto». I militari dell’Arma hanno, comunque, avviato indagini che potrebbero portare i presenti ad essere denunciati per favoreggiamento in omicidio. Secondo i riscontri investigativi, tra Rizzuti e Rocca ci sarebbero stati vecchi risentimenti, compreso una ipotesi passionale che vorrebbe il primo amante della moglie dell’omicida. In passato, inoltre Rocca era finito a processo con l’accusa di avere dato fuoco ad un’abitazione estiva di Rizzuti, proprio per vendicare uno sgarro. Ieri l’epilogo e l’omicidio plateale nella piazza del paese. Gli inquietanti retroscena dell'assassinio del dipendente comunale colpito ieri nel catanzarese, davanti la chiesa madre. Le riprese delle telecamere mostrano le fasi dell'agguato: auto bloccate e passanti attoniti, ma nessuno parla. Il procuratore Mazzotta: «Così è troppo comodo». Testimoni rischiano l'accusa di favoreggiamento in omicidio

Aveva accumulato in casa oltre due tonnellate di corrispondenza che avrebbe dovuto consegnare. Un postino C.G. 34enne originario di una regione del nord Italia e residente a Santa Severina( Crotone) e' stato scoperto dai carabinieri e denunciato. L'uomo deve rispondere di peculato, interruzione di pubblico servizio, Violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza commessa da persona addetta al servizio delle Poste e Sostituzione di persona. L’incredibile scoperta è stata fatta dai Carabinieri della Stazione di Santa Severina, nel crotonese. Durante una perquisizione nel suo domicilio e’ stata rinvenuta l’abnorme quantita’ di corrispondenza mai recapitata. Da diverso tempo il Comandante della Stazione, maresciallo capo Cefalo, registrava le lamentele dei cittadini che segnalavano ritardi inspiegabili nella ricezione della corrispondenza o di non vedersi recapitare da mesi alcuna lettera. E’ iniziata quindi un’indagine, con l’acquisizione di informazioni e monitoraggio del sistema di smistamento e consegna della corrispondenza. Tutto sembrava essere in regola, dallo smistamento nell’Ufficio zonale della vicina Rocca di Neto fino a quello di Santa Severina ed Altilia. L’attenzione degli investigatori si e’ soffermata quindi sull’ultimo anello della catena di smistamento della posta, ovvero il portalettere del paese. Giovane, nato al Nord ma residente in paese, doveva essere lui presumibilmente il fattore discriminante della questione. I Carabinieri cosi’ hanno cominciato ad osservarne gli spostamenti nell’arco della sua giornata lavorativa, notando che l’uomo, dopo aver prelevato ingenti quantita’ di posta dall’ufficio di Rocca di Neto, tornava a casa dove rimaneva per lunghe ore, per poi uscirvi senza i plichi postali. Da qui la decisione di effettuare una perquisizione domiciliare alla prime luci dell’alba. Nell’appartamento c’erano alcuni cestelli delle Poste Italiane, con dentro numerose lettere datate anche da settimane. A quel punto il portalettere ha addotto come motivo un’ indisposizione di salute che negli ultimi giorni gli avrebbe impedito la regolare consegna delle lettere. Tuttavia quando i Carabinieri hanno preteso di perquisire anche il box-cantina dove e’ stata rinvenuta una quantita’ indescrivibile di corrispondenza accatastata. A quel punto l’uomo ha ammesso le sue colpe. Ma non era ancora finita. Il comandante di Stazione ha controllato anche il garage dell’abitazione materna dell’uomo, dove c’era un carrello da traino stradale stracolmo di posta, oltre ad altri ulteriori scatoloni con dentro la piu’ svariata corrispondenza.
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