
Amantea è una città antica, ricca di storia, dove ancora oggi, con un po’ di fantasia e di sentimento, è possibile leggere nelle case e nei vicoli le vicende di un Centro storico un tempo pieno di vita e di vitalità, dove i ragazzi e le ragazze passavano i loro pomeriggi a giocare, controllati dalle nonne che intanto filavano la lana, mentre le mamme salavano le alici o conservavano i tonnetti per l’inverno, ed i padri dormivano perché avrebbero passato la notte sul mare, alla luce delle lampare.
Ma, insieme, Amantea è anche una città vecchia, proprio perché non ha compreso la necessità di conservare la sua storia, le storie dei suoi abitanti.
Ed il suo centro storico , in verità ammirato, più che ammirevole, è dimenticato ed abbandonato.
Anzi, in gran parte, sta cadendo a pezzi.
Le foto che vi mostriamo ne nono una prova tangibile.
E’ un balcone sito su via Indipendenza.
Il balcone sta letteralmente cadendo a pezzi.
Ed allora basta una striscia colorata che delimita l’area di pericolo impedendo ai pochissimi abitanti del centro storico di passarvi sotto?.
Tutto lì.
Ma, la domanda sorge spontanea, come diceva Antonio Lubrano, chi deve eliminare questo pericolo?
E’ possibile che fatti similari succedano senza che nessuno se ne curi?
E se questi eventi si moltiplicano ed il centro storico diventa inaccessibile?
Abbiamo vicoli chiusi da oltre un decennio e nessuno se ne cura.
Abbiamo antiche mura civiche che cadono a pezzi e nessuno se ne cura.
Ed allora la domanda, forse provocatoria, ma necessaria.
Chissà mai se qualche futuro amministratore di questa città avrà la intelligenza e la saggezza di scoprire che stiamo perdendo giorno dopo giorno la nostra irripetibile storia ed opererà per conservarla a chi verrà domani, ed anche ai nostri ospiti?
Pur dopo tanto viaggiare per così lunghi anni in terre lontane, una sola cosa mi resta di trovare, che invano ho cercato: un essere umano completamente felice. Pur sapendo che per legge naturale “muoiono le città e muoiono i regni”, davanti a queste rovine mi parve cosa ignobile che una città così famosa fosse ricoperta d'erbacce, e non riuscii a impedire a me stesso di andare in bestia e strappare con rabbia non so quanti di quei cespugli che avevano avuto l'ardire di opprimere le rovine di quelle mura per le quali tanti uomini valorosi avevano perduto la vita e bagnato tutti quei campi di sangue così nobile. “La desolazione che oggi si stende su una città sepolta dapprima da una pioggia di piccoli frammenti di lava e di ferro, e poi saccheggiata dagli scavatori, pure attesta ancora il gusto artistico a la gioia di vivere E d’un intero popolo”.
L’effetto di questa composizione, buona o cattiva che sia, è di lasciarmi in uno stato di dolce melanconia. Porto lo sguardo sui frammenti di un arco di trionfo, di un portico, di una torre, di un tempio, di un palazzo e ritorno comunque sempre a lei:
“Ne li occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch’ella mira;
ov’ella passa, ogn’om ver eli si gira,
e cui saluta fa tremar lo core…,”. (Dante)
Alla ricerca di anticipare il flusso del tempo, e la mia immaginazione si disperde sulla terra e su quei ruderi una volta pieni di vita. Di colpo, la solitudine e il silenzio regnano intorno a me. Sono solo, orfano di tutta una generazione che non c’è più.
Come locomotiva sbuffo alla prima luce
simile al primo caffè del giorno.
Lungo la battigia dell’Ulisse corro
inseguendo la gabbianella.
Prima che sfumi l’incontro
dispiego la scimitarra all’ affermazione di un’utopia.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
La storia di Amantea è ricca di arrivi e di partenze.
Arrivavano i nuovi governatori e la città li accoglieva, se di giorno, stendendo i “tumaschj” ai balconi, se di sera, illuminando la via con le torce.
Tutti si interrogavano “ ma chin’è?”, “ i dduvu vene?”.
Nessuno, invece, a chiedersi cosa avrebbe fatto.
Arrivavano le navi e tutti a chiedersi da dove venissero chi le comandasse.
Nessuno a chiedersi cosa portasse.
E quando ci si avvicina alle elezioni tutti a chiedersi quali sono i candidati a sindaco, quali le liste di cui si avvalgono.
Nessuno a chiedersi quali siano gli obiettivi, i programmi, le idee guida.
Anche adesso, nel 2017 tutti a chiedersi se il sindaco sarà Franco La Rupa, Tommaso Signorelli, Sergio Tempo, Francesca Menichino, Andrea Ianni Palarchio, Concetta Veltri, GB Morelli, eccetera.
Nessuno, invece, che si interroghi di cosa Amantea abbia bisogno per ritornare ad essere importante , ad avere un futuro roseo, ad essere un centro culturale, ad attrarre turisti, a creare lavoro e sviluppo.
Eppure chiunque capiti ad Amantea in qualche modo ne resta affascinato e comincia ad amarla.
Un amore forte intenso che, però, impedisce di essere critici e propositivi.
Che ne dite, allora, di cominciare a cambiare la nostra posizione individuale e sociale, stimolando chi ancora vuole bene a questa terra, a questa città dalla grande storia, a proporre nuovi obiettivi, idee innovative, progetti di sviluppo, programmi di modernizzazione , eccetera?
Tanto cosa costa sognare una città bella, capace di offrire ai suoi cittadini ed ai suoi ospiti i servizi di una città moderna, capace di essere ricordata da chi se ne allontana, amata da chi la ha conosciuta o semplicemente visitata?
Vogliamo tutti insieme esporre le nostre proposte per AMANTEA FUTURA?
E soprattutto vogliamo confrontarle con gli altri che amano questa terra, questa città?
Non liste di persone, non eserciti di uomini, che poi litigano tra di loro e che arrivano al comune con desideri personali, bisogni personali, ma liste di idee, progetti, programmi, obiettivi, soluzioni.
Cominceremo con i primi progetti che vi preghiamo di valutare evidenziandone eventuali limiti e suggerendo miglioramenti.
Poi aspettiamo gli altri, quelli che altri capaci concittadini e non, vogliono inviarci per essere aggiunti ai nostri.
Non ci sono limiti alle idee, ai progetti, ai programmi, agli obiettivi. Resta inteso che le proposte migliorative o quelle nuove saranno postate con il nome di chi le ha formulato.