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Renzi completa la sua squadra. Ed ecco 44 sottosegretari di cui 9 viceministri

Luca Lotti, Sandro Gozi e Marco Minniti sottosegretari alla presidenza del Consiglio. Le deleghe saranno attribuite nei prossimi giorni ma Lotti avrà la delega all’Editoria e Minniti sarebbe riconfermato ai Servizi segreti e assumerà anche l’incarico di Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica.

Al tesoro.  Enrico Morando (Pd) e Luigi Casero (Ncd) sono i nuovi due viceministri all’Economia, mentre i Sottosegretari sono tre: conferma per Pier Paolo Baretta, al quale si aggiungono Giovanni Legnini (Pd) e Enrico Zanetti (Sc).  

Al lavoro.  Teresa Bellanova (Pd) è tra i sottosegretari al ministero del Lavoro. Con lei Franca Biondelli, Luigi Bobba, Massimo Cassano,

 Allo Sviluppo Economico. Riconfermato come viceministro Carlo Calenda (Sc). Restano anche i sottosegretari Claudio De Vincenti (Pd) e Simona Vicari (Ncd) più Antonello Giacomelli (Pd) di nuova nomina con delega alle Comunicazioni. 

Agli Interni. Riconfermato sia il viceministro Filippo Bubbico (Pd) che i sottosegretari Gianpiero Bocci (Pd) e Domenico Manzione (tecnico).  

Alla salute. Vito De Filippo.  

Agli esteri. Lapo Pistelli resta viceministro. Benedetto Della Vedova (Sc) e Mario Giro sottosegretari alla Farnesina. 

Alla Difesa. Domenico Rossi (Pi) Riconfermato anche Gioacchino Alfano (Ncd)  

Alla Giustizia. Enrico Costa (Ncd) Riconfermato Cosimo Maria Ferri (tecnico).  

 Alle Riforme ed ai rapporti con il parlamento. Ivan Scalfarotto (Pd) ,Maria Teresa Amici e Luciano Pizzetti.  

Alla Semplificazione ed alla pubblica amministrazione. Angelo Rughetti (Pd).  

Agli affari regionali. Gianclaudio Bressa (Pd).  

Alle Infrastrutture e Trasporti. viceministro è Riccardo Nencini, segretario Psi. Mentre i sottosegretari sono Antonio Gentile e Umberto Del Basso de Caro.  

Alle Politiche agricole e forestali ed alimentari . Andrea Olivero (Pi). Riconfermato Giuseppe Castiglione (Ncd).  

All’ambiente Sottosegretario sono Barbara Degani e Silvia Velo (Pd).  

All’istruzione, università e ricerca . Angela D’Onghia (Pi) e Roberto Reggi (Pd). Riconfermato Gabriele Toccafondi (Ncd).  

 Alla cultura. Francesca Barracciu e Ilaria Borletti Buitoni.  

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Giorni addietro il senatore Gentile, che continua a non rispondere agli interrogativi da me sollevati nei precedenti editoriali, ha affidato alle agenzie di stampa una nota in cui dichiarava la sua totale estraneità alla vicenda della mancata andata in stampa dell’Ora della Calabria (senza nominarla) e annunciava di aver dato mandato ai suoi legali per sporgere querela contro chi aveva leso il suo onore e la sua reputazione. Per fugare ogni ingiusto sospetto sulla veridicità di quanto da me denunciato, oltre che le ombre lanciate sulla correttezza professionale dei giornalisti dell’Ora da parte di altre testate che hanno anche ipotizzato che l’editore mi avesse riferito il falso (dimenticando o fingendo di dimenticare che io ero presente alla conversazione tra De Rose e Alfredo Citrigno), d’accordo con lo stesso editore divulgo alcune delle prove che documentano come il nostro stampatore De Rose parlasse effettivamente da garante dei Gentile.

Innanzitutto De Rose comincia a chiamare alle 14.47 del 18 febbraio (risulta dal messaggio sul cellulare di Citrigno che registra la chiamata mentre la sua linea è occupata) e poi alle 15.03 manda un messaggino: «Alfredo chiamami appena leggi il messaggio. A dopo». Da poco avevamo messo on line sul nostro sito un’anticipazione della notizia riguardante l’inchiesta aperta a carico del figlio del senatore Gentile. Citrigno tuttavia, che si trova nel suo ufficio presso la nostra redazione, preso da altri impegni, richiama lo stampatore solo alle 19.04 ed è allora che apprende la richiesta di De Rose che si pone come tramite dei Gentile, chiedendogli di non mettere «supa u giurnale» la notizia riguardante Andrea Gentile. Citrigno chiede a De Rose come mai si servissero di lui e non parlassero direttamente le persone in questione: Tonino o il figlio Andrea. Così il mediatore si mette subito all’opera (nella conversazione che io ho ascoltato non a caso De Rose dice a Citrigno “è la prima volta che ti chiedono una cosa, te la chiedono loro per mio tramite”).

Le schermate del cellulare di Citrigno, per altro, parlano chiaro: alle 20.57 del 18 febbraio (la notte dell’improvviso “guasto” alla rotativa che impedì l’uscita del giornale) Umberto De Rose scrive il seguente sms all’editore: «Alfredo ti hanno chiamato ma non hai risposto. Fammi sapere». Chi aveva chiamato? Risulta dalla videata delle telefonate non risposte: Andrea Gentile (alle 20.53 e poi alle 21.11), ossia il figlio del senatore di cui l’Ora avrebbe pubblicato la notizia dell’indagine aperta a suo carico per i reati di falso ideologico, abuso d’ufficio e associazione a delinquere nell’ambito del caso Asp Cosenza. L’uso del plurale da parte di De Rose è significativo perché sembra porsi in correlazione con la conversazione che io ho ascoltato in cui lo stampatore parla a Citrigno dei segnali di pace che i Gentile gli hanno fatto (“t’hanno fatto a sudditanza”) e che se buttati al mare avrebbero provocato la classica ira assassina del «cinghiale ferito».

Comunque Andrea Gentile alle 21.18, non rispondendogli l’editore, gli invia a sua volta un sms: «Alfredo ho provato a chiamarti ma non sono riuscito a sentirti... Ho avuto modo di parlare con Umberto volevo ringraziarti sinceramente per quanto farai. Andrea».

Dà, quindi, il figlio del senatore per scontato che Citrigno sarebbe intervenuto per far togliere la notizia che lo riguardava. E non solo, scrive lui stesso di aver parlato con De Rose che quindi, a giusto titolo, afferma nella conversazione da me ascoltata passata la mezzanotte di essere «garante» presso i Gentile di un obbligo «morale» da loro assunto verso l’editore per il favore che gli avrebbe reso operando la censura, tale che, dice lo stampatore, se continuassero poi a infastidirti: «Sarei io il primo a chiamarlo e a dirgli: “Senti Tonino loro ti hanno fatto un’apertura ma tu ti sei comportato come una m...”».

La conversazione telefonica tra Andrea Gentile e Alfredo Citrigno avviene alle 21.24. Non appena l’editore gli fa capire che non può intervenire su di me per farmi togliere la notizia documentata e già andata on line anche su un’altra testata, il figlio del senatore si irrigidisce: “Siamo grandi e vaccinati, ognuno va per la propria strada”. A fine telefonata, lo congeda dicendogli: “Tanti auguri a tuo padre e a te!”. Una frase che mi fa pensare a quelle ripetute da De Rose e da me ascoltate: “Ti conviene con i problemi che ha adesso la tua famiglia pubblicare questa notizia? Non ti capisco, è na ciotìa. Si sta formando il governo si parla del fatto che lui (Tonino Gentile, ndr) diventerà sottosegretario alla giustizia...”.

Di tutte le chiamate ma non è più giusto definirle pressioni? ricevute durante la lavorazione del giornale da Citrigno io non ho appreso che poco prima della mezzanotte e trenta, quando avevo già dato il “visto si stampi” a tutte le pagine e le locandine del giornale. Solo andando via dalla redazione, nell’auto di Citrigno, lui sfogandosi mi ha raccontato tutto quello che gli era successo con De Rose, il quale aveva febbrilmente chiamato anche in redazione, come mi avrebbero raccontato il giorno dopo i miei colleghi, senza ricevere risposta da Citrigno. Sono stato io a esortare Alfredo a chiamarlo in mia presenza e a dirgli che io piuttosto che cedere alla censura mi sarei dimesso. Il resto lo conoscete, almeno in parte. Poiché ci sono altri elementi che conservo ancora più scioccanti.

Mancano come sempre le risposte dirette e sincere del senatore Gentile. Non posso che ribadirgli la mia disponibilità a un confronto corretto e civile, fermo restando che davvero non capisco come possano registrarsi eventi quali quelli che stiamo portando a galla e credo che ogni senatore, ma anche ogni cittadino dovrebbe stigmatizzare pressioni come quelle subite da Alfredo Citrigno perché potesse farle a sua a volta a me e a tutta la redazione. Cosa che lui non ha voluto fare e, secondo quanto dice De Rose, nella famosa telefonata da me ascoltata, «a differenza degli altri editori che non pubblicheranno la notizia», avvertendolo che avrebbe avuto, per questo, un nemico «ancora più inferocito» Da L’Ora della calabria

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Il senatore Gentile smentisce . Ma ora deve parlare De Rose ( da Il Quotidiano)

Scrive Antonio Gentile.

“ILLUSTRE Direttore, nel ribadire che il sottoscritto è completamente estraneo a talune presunte vicende riportate da organi di stampa che riguarderebbero un mio congiunto, sono sereno nel rassicurarla di non avere mai effettuato alcun intervento presso la sua redazione al fine di coprire la visibilità della notizia.

Peraltro i fatti di cui si discute erano già noti, essendo stati ampiamente pubblicati il giorno prima da altri organi di informazione online e successivamente da altri organi di stampa.

Spero di essere stato esaustivo e mi scuso anche per non aver risposto immediatamente alla sua domanda del 22 febbraio in quanto trovandomi a Roma ne ho potuto prendere visione esclusivamente il giorno successivo.

Le invio i miei più cordiali saluti.      Sen. Antonio Gentile”

Ed il Direttore Matteo Cosenza scrive.

“Prendo atto della risposta del senatore Gentile. Ricordo che il direttore dell'Ora, Luciano Regolo, mi ha scritto una lettera, che abbiamo pubblicato ieri, nella quale ribadisce che sarebbe stato lo stampatore del suo giornale, Umberto De Rose, ad aver detto al suo editore, Alfredo Citrigno, anche con una telefonata ascoltata direttamente da lui, che il senatore Gentile aveva rassicurato sul “silenzio” degli altri giornali e, quindi, del Quotidiano. A questo punto chiedo al signor De Rose di smentire tale frase a lui attribuita, prima di procedere in tutte le sedi, sicuramente in quella giudiziaria penale e civile, nei confronti di chi ha leso il mio onore di giornalista corretto e di persona perbene e dei giornalisti corretti e perbene del Quotidiano”.

Risponde il direttore dell’Ora della Calabria Luciano Regolo con un altro editoriale dal titolo: Caro senatore Gentile che mi dice di questa conversazione?

Scrive regolo : “Al Quotidiano aveva detto: «Totalmente estraneo a talune presunte vicende riportate da organi di stampa che riguarderebbero un mio congiunto, sono sereno nel rassicurarla di non aver effettuato alcun intervento presso la sua redazione»

Se l'udito non mi tradisce, nei sedici minuti di conversazione telefonica intercorsa tra De Rose e l'editore Citrigno, non solo il primo ribadisce tre volte che «al 100 per cento» la notizia non sarebbe stata data da nessuno, ma insiste che se non fosse stato così non «ti avrebbero chiamato»

Nei giorni scorsi c'è stato uno scambio di vedute tra il direttore del Quotidiano e me. Il collega ha deciso di chiedere chiarimenti a mezzo stampa al senatore Gentile, di rispondere cioè alla domanda se avesse fatto o no pressioni al suo giornale per non pubblicare la notizia relativa all'indagine in corso su suo figlio, notizia che poi hanno "bucato" il giorno seguente. Il senatore gli ha risposto di no, chiedendo scusa per non aver replicato prima, preso dai suoi impegni romani. Tonino Gentile si dice «totalmente estraneo a talune presunte vicende riportate da organi di stampa che riguarderebbero un mio congiunto, sono sereno nel rassicurarla di non aver effettuato alcun intervento presso la sua redazione».

Ebbene, se l'udito non mi tradisce, nei sedici minuti di conversazione telefonica intercorsa tra il nostro stampatore Umberto De Rose e il nostro editore Alfredo Citrigno, non solo il primo ribadisce tre volte che «al 100 per cento» la notizia non sarebbe stata data da nessuno, ma insiste che se non fosse stato così non «ti avrebbero chiamato» e che se il giornale di Citrigno, unico fra i quotidiani locali, avesse dato la notizia di certo gliene sarebbe derivato un male. De Rose ricorda inoltre all'editore che i Gentile si sono «assoggettati», con una telefonata di Andrea (il figlio del senatore) ad Alfredo Citrigno e che se lui ora darà «la negativa», rifiutando cioè una profferta di pace, darebbe di certo «la stura a una guerra» e «il cinghiale ferito sai come fa? Poi mena per ammazzare tutti».

De Rose stesso chiarisce che ormai non è più una questione privata tra Citrigno e Gentile, perché ormai c’è di mezzo lui come «garante» di un «obbligo morale» che il senatore e la sua famiglia assumerebbero visto il segnale di apertura mostrato dal nostro editore facendomi rimuovere la notizia relativa all’indagine sulle consulenze d’oro. Se poi, aggiunge ancora De Rose, nonostante questo «segnale d’apertura continuassero a darti fastidio sarei io il primo a chiamare Tonino dicendogli ti sei comportato come una m...».

Di fronte al fatto che l’editore gli ricorda che il direttore, ossia il sottoscritto, non intende rimuovere la notizia, lo esorta a chiamarmi e a dirmi di aver ricevuto «pressioni da persone influenti» e spiega: «Lo sanno che sei tu, perché un editore può fare qualcosa. Lui lo sa che ci siamo parlati. Ti hanno dato dei segnali?». Segnali che, secondo De Rose, non sarebbe convenuto buttare a mare...

Un segnale è la chiamata che Andrea Gentile ha fatto all’editore la sera del 18 febbraio e mi risulta che anche di questa ci sia traccia incontrovertibile, quindi De Rose era bene informato e infatti chiude la conversazione dicendo che aspetta la conferma che la notizia sia stata tolta «perché loro stanno aspettando che io chiamo». Spero che qualche amico del senatore lo informi anche di questi aspetti (lui ha dichiarato di aver saputo di tutta la vicenda grazie a degli amici) e che dia anche a noi delle risposte. Lo invito, anzi, in redazione per un confronto corretto, leale e civile. E soprattutto chiaro e diretto.

Insomma al centro della vicenda soprattutto lo stampatore Umberto De Rose.

Ed è verso Umberto De Rose che Aurelio Chizzoniti rivolge la sua attenzione presentando la sua denuncia per violenza privata ( da L’Ora della calabria”

L'avvocato reggino ieri si è presentato negli uffici della procura della Repubblica di Cosenza

«La banditesca consecutio temporum fattuale non soltanto per le finalità perseguite e modalità di attuazione, arretra la Calabria di qualche secolo»

Per il presidente della commissione speciale di Vigilanza, Aurelio Chizzoniti, quanto accaduto all’Ora (la mancata pubblicazione del giornale contenente la notizia dell’indagine a carico del figlio del senatore Gentile) integra a tutti gli effetti «il paradigma dell’articolo 610 del codice penale», ossia il reato di violenza privata. Questo suo pensiero, l’avvocato reggino, l’ha messo nero su bianco all’interno dell’esposto che nella tarda mattinata di ieri ha depositato negli uffici della procura della Repubblica di Cosenza. «La banditesca consecutio temporum fattuale – afferma Chizzoniti nella sua denuncia – non soltanto per le finalità perseguite e modalità di attuazione, arretra la Calabria di qualche secolo in un contesto di arrogante interpretazione del rispetto della collettività ed anche e soprattutto del disprezzo, glaciale, cinico e spietato della persona umana, della professionalità altrui, nella specie calpestata attraverso il delinquenziale ricorso al patetico espediente di un ipotetico guasto tecnico rectius sabotaggio funzionale allo scopo alla rotativa». Ecco allora che per Chizzoniti «appare evidente, nella specie, la scolastica violazione del paradigma di cui all’art. 610 cp, atteso che il dottor Regolo e tutti i redattori, collaboratori, addetti ai lavori dell’Ora della Calabria, cittadini dell’intera regione e lettori del predetto quotidiano sono stati costretti a subire l’oscuramento di una notizia – comunque scioccamente fatta deflagrare – in ordine alla cui conoscenza i calabresi avrebbero, in ogni caso, avuto il massimo interesse alla conoscenza della stessa». Da buon avvocato, Chizzoniti fa anche una dissertazione di tipo tecnico, spiegando che dottrina e giurisprudenza considerano violenza non soltanto l’impiego dell’energia fisica sulle persone, «ma anche qualsiasi altro mezzo idoneo a coartare la volontà del soggetto passivo». Il presidente parla addirittura di una «coscienza sociale oltraggiata dal provvidenziale guasto tecnico» della rotativa. E ne ha anche per De Rose che, «quale imprenditore debitore si guarda bene dal restituire alla Regione Calabria oltre 5 milioni di euro che la burocrazia regionale, fra l’altro, ha omesso di recuperare; quale imprenditore/creditore, invece, non esita, a sollecitare con astio rancoroso l’immediato pagamento in tempi austro-ungarici (due giorni…) delle somme rivendicate nei confronti dell’Ora, preannunciando, in difetto, la risoluzione contrattuale che ovviamente sfocerebbe nel boicottaggio dell’apprezzato quotidiano». Insomma, non resta che attendere l’esito dell’indagine, considerate anche le numerose richieste istruttorie formulate dal consigliere regionale. Consolato Minniti

Ora spetta alla Procura scoprire se si tratta di un intervento ultra od extra petita od addirittura di un intervento nemmeno richiesto o sollecitato

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