Aperta da alcune settimane la Cantina Amarcord grazie alla sua "semplicità" ed alla "bonta", d'animo ma non solo quella, sta decisamente conquistando gli amanteani.
Ormai addentro ed circondati da un mondo globalizzato balza agli occhi l’idea, decisamente controcorrente, di realizzare un luogo ai più giovani sconosciuto, un luogo che appartiene all’Italia di generazioni addietro.
Un locale che si farrebbe fatica a chiamare “vintage” ma che non segue qualsiasi tipo di ideologia globalizzata, dove non ha importanza l’abbigliamento che indossi, oppure l’arredamento interno, la forma estetica delle sedie o del mobilio.
Potremmo definirla “cantina”, il cui originario significato ci viene fornito dall’enciclopedia Wikipedia “Il termine cantina (che per gli antichi romani era detta apoteca e che Alessandro Manzoni nei Promessi sposi chiamerà stanza terrena) identifica sia i locali delle Aziende produttrici destinati alla vinificazione, conservazione ed affinamento dei vini ed in generale delle bevande alcoliche prodotti, sia il locale che un privato o il titolare di ristorante o di enoteca destina alla corretta conservazione delle bottiglie prima del consumo o della vendita, affinché il vino possa essere conservato nella maniera corretta senza subire alterazioni o danneggiamenti”.
Ed è proprio dal vino, che nasce l’idea di un giovane amanteano e dei suoi amici di realizzare nella suggestiva cornice della piccola piazza centrale cittadina “Calavecchia” il locale popolare per antonomasia, la “Cantina Amarcord”, questo il nome del locale, è quindi un luogo che porta alla mente sin da subito concetti come “divertimento”, come “amicizia”, come “canti popolari” ma soprattutto un locale dal sapore tipicamente “locale”.
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