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roma piazzaInaugurata a Roma una Piazza sul lungotevere Aventino all’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi scomparso alcuni anni fa. Erano presenti il Capo dello Stato On. Mattarella, il Presidente del Senato Sen. Casellati, il Presidente della Camera On. Fico, il Sindaco di Roma Sig.ra Raggi e le più alte cariche dello Stato. Ma il drappo giallo rosso che ricopriva la targa durante la cerimonia è stato rimosso? Macchè! La targa non è stata mai scoperta, perché all’ultimo momento gli addetti al cerimoniere si sono accorti che il nome dell’ex Presidente Ciampi era sbagliato. Al posto di Azeglio c’era inciso il nome Azelio. Mancava una consonante, la “g”. E l’errore si notava, anche perché il drappo giallo rosso era trasparente. Ma quando se ne sono accorti ormai era troppo tardi, la cerimonia doveva continuare e così la targa non è stata mai scoperta, è rimasta fino all’ultimo velata. E’ stata, però, sostituita in un secondo tempo quando l’inaugurazione della cerimonia dell’inaugurazione della Piazza era terminata da un pezzo. Ne ha dato notizia il Sindaco di Roma la Sig.ra Virginia Raggi. Di chi la colpa? Subito è stato individuato il colpevole che rischia grosso. E’ l’ultima ruota del carro, un semplice addetto alla toponomastica di Roma il quale avrebbe inviato al marmista il nome sbagliato. Azelio al posto di Azeglio. Per un punto Martin perse la cappa. Per un semplicissimo errore così banale, per una semplice consonante mancante, per una “g” apparentemente di scarsa importanza, quell’addetto ora rischia finanche il posto. Ma raccontiamo brevemente come si sono realmente svolti i fatti: la corsa del marmista con la nuova targa; i Vigili Urbani che fermano il marmista; l’imbarazzo del Presidente Mattarella e del Sindaco di Roma e delle altre cariche dello Stato presenti alla cerimonia. Si è trovata subito una scusa alquanto assurda e banale. Nessuno ci ha creduto. La targa è rimasta velata perché durante il trasporto si era scheggiata e togliendo il drappo sarebbe potuta cadere per terra causando qualche incidente al Presidente della Repubblica mentre tirava le cordicelle. Ma la sceneggiata continua. E quella targa coperta col drappo giallo rosso sul lungotevere Aventino resterà sicuramente negli annali dell’Amministrazione Capitolina guidata dal Movimento 5 Stelle e dal Sindaco Sig.ra Raggi. E mentre la cerimonia farsa dell’inaugurazione andava avanti, perché la vera inaugurazione non c’è stata malgrado una fanfara suonava l’Inno di Mameli, un marmista a bordo del suo furgoncino con una nuova targa rifatta cercava di raggiungere a forte velocità il lungotevere Aventino. Niente da fare. La corsa è stata inutile. Il marmista è stato fermato dai Vigili Urbani e multato per eccesso di velocità. Tutti i giornali hanno scritto che il Sindaco di Roma ha fatto una brutta figura, ma la colpa, se vogliamo essere onesti e sinceri, non è sua. Non è stata la Raggi che ha commesso l’errore. Avrebbe potuto, però, controllare meglio la situazione. Avrebbe potuto far verificare, prima della cerimonia ufficiale e prima dell’arrivo del Capo dello Stato, da un responsabile del cerimoniere se la targa era a posto e se il nome inciso sul marmo era esatto. Non lo ha fatto. Resta la clamorosa gaffe del Sindaco. Per una “g”. E dire che la Sig.ra Sindaco di “g” ne ha due, avrebbe potuto Lei supplire al clamoroso errore.

Pubblicato in Italia

elezioni rsuFateci caso: in questi giorni con lo scandalo di Mafia Capitale tutti parlano di ‘ndrangheta e, per dirla tutta, si parla anche di pacchetti di tessere acquistate (sottolineatura che consegno ai meno pigri, giusto per ricordare uno dei fattori che mi costrinse ad abbandonare il PSI).

 

Sul tema, però, fino a qualche settimana fa, si registrava un silenzio assordante. Eppure si era in campagna elettorale. I candidati alla carica di consigliere regionale della Calabria avrebbero potuto e dovuto pronunciarsi su questo tema che – come non si stanca di ripetere lo stesso Roberto Saviano – non rappresenta “un” problema, ma “il” problema del nostro Paese e vieppiù della nostra regione. Evidentemente si pensa che l’argomento non paghi in termini di voti e si continua a ritenere più conveniente la promessa elettorale vecchia maniera.

Ora, da candidato appena uscito – non eletto per poco – da questa campagna elettorale, sono felice di poter smentire questa convinzione. Tante sono le persone che mi hanno sostenuto benché non avessi niente da offrire in termini di favori, benché non avessi alle spalle gruppi di potere né personaggi influenti, avendo condotto una campagna elettorale sobria e con pochissime risorse, senza stampare manifesti, organizzare cenette, meeting e aperitivi.

Ho girato nei paesi della provincia di Cosenza, fra la gente, raccontando quello che ho fatto e quello che ancora si deve fare in termini di legalità, trasparenza delle pubbliche amministrazioni e lotta alla ‘ndrangheta. Ho discusso con le persone di come si possono utilizzare i beni confiscati alla criminalità organizzata, dell’urgenza di introdurre misure che garantiscano legalità e trasparenza negli appalti. Ho raccontato alla gente che esiste una legge regionale da me proposta che apre corsie preferenziali nei concorsi regionali ai testimoni di giustizia e alle vittime della criminalità organizzata.

Su questi e altri – che sono i temi urgenti e improrogabili per la nostra regione – ho raccolto partecipazione e adesione, ho constatato che i cittadini calabresi sono maturi e consapevoli del fatto che la lotta alla ‘ndrangheta non è solo una questione etica: il suo valore è misurabile anche in investimenti e posti di lavoro, cioè benessere per molti e non per i pochi che di volta in volta riescono ad entrare nel cerchio magico di chi gestisce un po’ di potere.

Per questo non mi stanco di indirizzarmi a chi è amato di buona volontà e ha voglia di approfondire di cosa stiamo parlando, a chi rifugge dalle semplificazioni, giornalistiche e moralistiche, e di rinviare a quasicento.blogspot.it. Un blog molto poco elettorale che racchiude il lavoro fatto nella recente consiliatura, quello solo impostato e che resta da fare, una traccia di ciò che sempre con maggiore urgenza occorre che vada in porto. Poco importa se con o senza il mio contributo. Per me è sufficiente la consapevolezza di aver ben seminato.

Salvatore Magarò        

Pubblicato in Calabria
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I Racconti

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