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Cominciano i saldi inver nali ! Ecco quando.

Oggi, sabato 2 gennaio, so no cominciati i saldi inver nali 2016 in quattro regioni ita liane : Basili cata, Campa nia, Sicilia e Valle d’Aosta: una del nord , 3 del sud!

In tutte le altre regioni inizieranno martedì 5 gennaio, Calabria compresa.

I saldi dureranno in media una sessantina di giorni.

Diverse, invece, le date di ultimazione

La conclusione per Abruzzo, Sardegna, Lombardia, Umbria, Toscana e Calabria, Molise ed Emilia Romagna è fissata, infatti, per il 5 marzo. 

Ma ci sono diverse eccezioni.

Il Lazio, ad esempio, sarà la prima regione a terminare i saldi invernali, che finiranno addirittura il 15 febbraio.

In Liguria si concluderanno il 18 febbraio.

In Veneto, Piemonte e Puglia il 28.

Nelle Marche il 1 marzo e in Basilicata il giorno seguente, il 2.

In Sicilia termineranno il 15 marzo mentre in Campania e nel Friuli il 31.

La data di conclusione sarà invece a discrezione dei commercianti in Valle d’Aosta e nella provincia di Trento.

I saldi come fenomeno commerciale risalgono al periodo fascista quando vennero introdotte le due categorie delle “vendite straordinarie” e delle “vendite di liquidazione”.

Al tempo i commercianti potevano scegliere liberamente il periodo dell’anno in cui fare le vendite straordinarie.

Con una legge del 1980, le Camere di commercio stabilivano i periodi dell’anno, al massimo due, in cui si potevano tenere i saldi, che non potevano durare più di quattro settimane

Nel 1998 si intervenne ancora sulle date, stabilendo che fossero le singole regioni a decidere quando poter iniziare i saldi.

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Pietro Bellan toni su “Il Corriere della Calabria” pubblica il seguente articolo dal titolo “ La Calabria è la regione più malata d'Italia

Nell’articolo sostiene che “La Calabria è la regione più malata d'Italia.

Oltre 200mila tra i suoi abitanti hanno rinunciato a curarsi. Rassegnati, quasi fatalisti.

La Calabria è ultima in fatto di efficienza sanitaria.

La Calabria, come detto, è il fanalino di coda.

Lo dice l'ultimo rapporto di Demoskopika secondo il quale

mette in evidenza dati allarmanti e una classifica che, in fondo, non stupisce affatto l’ Indice di performance sanitaria (Ips) non lascia scampo, anche perché muove i suoi passi da criteri oggettivi, come:

1. la soddisfazione sui servizi sanitari;

2. la mobilità attiva;

3. quella passiva;

4. le liste d'attesa:

5. la spesa sanitaria; le famiglie impoverite a causa dei costi sanitari.

Nel 2013, in Calabria oltre 50mila famiglie sono state costrette ad affrontare spese socio-sanitarie «catastrofiche», pari al 6,3% delle famiglie residenti, a fronte di una media italiana del 3,2%.

Sono stati invece circa 15mila i nuclei familiari che sono piombati al di sotto della soglia di povertà a causa delle spese sanitarie out of pocket.

Ma il dato più preoccupante riguarda forse i 227mila calabresi che hanno rinunciato a curarsi: 170mila per motivi economici, 37mila a causa delle lunghe liste d'attesa per l'accesso alle prestazioni, 6mila per l'impossibilità di assentarsi dal lavoro, 4mila per paura delle cure, 6mila in attesa di risoluzione spontanea del problema e 4mila per altri motivi.

La Calabria ottiene il punteggio più basso (5,3) per le liste di attesa: sono stati 37mila i residenti "rinunciatari".

A seguire la Puglia (5,8) e Sardegna (7,4).

Tempi d'attesa significativamente più bassi per Trentino (100 punti), Lombardia (69 punti), Umbria (54,8 punti) e Liguria (45,6 punti).

Nel 2014 la spesa sanitaria corrente in tutta Italia, calcolata al netto della mobilità passiva, è stata di circa 113 miliardi di euro, pari a 1.854 euro pro-capite.

La spesa più performante si è verificata in numerose regioni del Sud:

in testa la Campania, con una spesa sanitaria per residente di 1.655 euro (100 punti),

la Sicilia con 1.684 euro (98,3 punti) e

la Calabria con 1.697 euro (97,6 punti).

L'altra faccia della medaglia ha visto primeggiare negativamente il Trentino Alto Adige con una spesa sanitaria per cittadino pari a 2.182 euro (75,9 punti), il Molise con 2.101 euro (78,8) e la Liguria con 2.028 euro (81,6 punti).

La Calabria è il "caso-limite", le realtà regionali "sane" sono in tutto sette. Cinque, invece, sono "influenzate", otto proprio "malate".

In testa alla classifica, con il più alto indice di performance, si collocano il Trentino Alto Adige (462,2 punti), seguito dalla Lombardia (445,1 punti) e dal Lazio (443,1 punti).

In coda la Calabria (197,8 punti), preceduta da Puglia (233,6 punti) e Sicilia (242,2 punti).

Le migliori perfomance al Nord, con ben cinque regioni, due per il Centro. Sul versante opposto, i peggiori piazzamenti si registrano nell'intero Mezzogiorno.

Sui risultati hanno pesato in chiave positiva per il Trentino Alto Adige i due primi posti ottenuti nelle classifiche parziali della soddisfazione dei servizi sanitari e della rinuncia a curarsi a causa delle lunghe liste d'attesa.

È il Molise (100 punti) a guadagnarsi la prima posizione della graduatoria parziale relativa alla mobilità attiva. L'indice di "attrazione", infatti, è pari al 26,7%.

Situazione opposta per la Sardegna (5,4 punti) con un rapporto tra i ricoveri in regione dei non residenti sul totale dei ricoveri erogati pari all'1,4%.

In valori assoluti – ma anche questa non è una novità – sono principalmente le regioni del Nord a ricevere il maggior numero di pazienti non residenti.

In questa direzione le realtà più attrattive sono la Lombardia (144mila ricoveri extraregionali), l'Emilia Romagna (109mila), il Lazio (83mila), la Toscana (67mila) e il Veneto (55mila).

Sono i lucani a optare, in maniera più rilevante rispetto agli altri, di curarsi in strutture sanitarie fuori dai confini regionali. La Lombardia, con il 4,6%, registra invece il rapporto minore di ricoveri fuori regione.”

Suggeriamo a Pietro Bellantoni di parlare con i dirigenti della sanità calabrese i quali ci dicono che le cose vanno bene e che noi detrattori raccontiamo bugie .Un po’ come succedeva durante la seconda guerra mondiale quando la propaganda fascista raccontava la sua verità negando la verità.

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Scrive l’onore vole Ernesto Magorno che “ Nonostante gli ostacoli posti da Forza Italia e Lega, che rischia vano di vanifi care gli sforzi dei parlamentari democratici in commissione Bilancio per l’approvazione dell’emendamento al Giubileo, il governo nazionale e il premier Matteo Renzi dimostrano ancora una volta la propria vicinanza alla Calabria”.( ps: ma i precari sono solo in Calabria?)

Siamo al miracolo!

E poi continua sostenendo che la norma approvata “consentirà al governo regionale di dare una maggiore spinta al processo di stabilizzazione dei precari in corso di attuazione”

E siamo alla conferma del miracolo!

Poi, conclude Magorno che nel decreto Milleproroghe “è stata inserita una norma che consentirà agli Lsu-Lsu della nostra regione di trascorrere davvero un sereno Natale, nella consapevolezza di poter contare su un futuro occupazionale sempre più stabile”. ( ps: 1,2,3,… ma fino a quando dovranno contare?)

E spiega che “Il gruppo parlamentare democratico continuerà a lavorare con determinazione per la definizione della situazione occupazionale degli Lpu-Lsu calabresi, nell’interesse della tutela dei diritti di questi lavoratori con il fine ultimo della contrattualizzazione di tutti”. ( ps: Ecco abbiamo la conferma che i precari sono soltanto calabresi)

Ma il miracolo, se miracolo sarà, non appartiene certamente né a Magorno, né, e tantomeno, al PD.

Come si fa , mi chiedo, a dimenticare San Precario il fantastico protettore dei precari italiani?

Come non sospettare che il miracolo , forse, è proprio quello della mancata stabilizzazione che, in taluni casi, può significare la espulsione dalla stessa “area della speranza” e la discesa agli inferi della stabile disoccupazione?

Sig Magorno la precarietà può attenere al lavoro, al reddito, ma non certo alla intelligenza! Non lo dimentichi!

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