Si è spento Umberto Eco. Per chi lo conosce è l’autore che ha scritto numerosi saggi di estetica medievale, linguistica e filosofia, oltre a romanzi di successo. Tra questi "Il nome della Rosa", un bestseller internazionale tradotto in oltre cento lingue, con una memorabile trasposizione cinematografica.
Un intellettuale vero, che alla cultura attribuiva un assoluto significato etico, fino ad assumere posizioni scomode e pericolose. Ricordo il suo coinvolgimento nel caso Pinelli – l’anarchico morto precipitando da una finestra della questura di Milano nel 1969 – autodenunciandosi e accusando la polizia. Ricordo le sue posizioni fortemente antiberlusconiane, frutto di una mente assolutamente libera che lo indusse ad essere tra i fondatori del movimento di intellettuali Libertà e Giustizia.
Eco, che aveva una visione universalistica della cultura, non esitava ad esprimersi su ogni ambito della conoscenza e dell’espressione umana, dalle canzoni alla semiotica, dalla politica alla religione, dalla televisione al fumetto, dalla filosofia medievale alla letteratura contemporanea.
Ma chi era per me Umberto Eco? A questo punto voglio riportare un verso de’ “Il nome della Rosa”, per bocca di Adso da Melk: … mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l’Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.
Una folgorazione. Per me Eco è il maestro, e un punto di riferimento per gli scrittori di romanzi storici. In particolare per quelli che, come me (molto modestamente), amano intarsiare la narrazione con significati, cifre, scienze e segni funzionali alla rivelazione o all’esaltazione di un mistero.
Egli mi ha fatto conoscere Tommaso d’Aquino, Gioacchino da Fiore, Dolcino da Novara, Obertino da Casale. Li ho visti, con loro mi sono intrattenuto, ho posto domande ed ho ottenuto risposte. Mi ha stimolato ad indagare un universo, e mi ha consegnato un regalo immenso, il piacere irrinunciabile, forse bramoso, alla lettura e all’approfondimento. Ed è merito Suo (o colpa sua), se ad un certo punto della vita ho deciso di consegnare all’impietoso vaglio dei lettori le tracce delle mie iperboliche pulsioni intellettuali.
Grazie Maestro, di te conserverò un ricordo eterno.
Amantea 20 febbraio 2016
Sergio Ruggiero