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E’ questo il senso profondo dell’incontro svoltosi sabato 19 ottobre in Longobardi, la cittadina del Tirreno cosentino che sembra diventato il fulcro della leva per aprire cervello e cuore di un “mezzogiorno” che è troppo avvolto nel suo antico e dominante bozzolo dal quale non riesce a liberarsi per volare.

(foto mini Di Fiore e Cuccurese si preparano all’incontro)

 

Un incontro al quale erano presenti Giacinto Mannarino, Sindaco di Longobardi , Orlandino Greco, Presidente del Consiglio provinciale di Cosenza, Franco Gaudio, già sindaco di Longobardi, ora delegato regionale del Partito del Sud, Giuseppe Spadafora, Presidente regionale del partito del sud Natale Cuccurese, Presidente nazionale del partito del sud, e che si è avvalso della relazione introduttiva e della acuta moderazione di Gigi Di Fiore, il brillante giornalista e scrittore, tra l’altro, autore della “Controstoria dell’Unità d’Italia”, della “Controstoria della liberazione” e de “Gli Ultimi giorni di Gaeta”, opere che intendono offrirsi agli Italiani ed al mondo come documenti rappresentativi di quella verità sull’Italia che non solo non viene detta ma che è stata finora nascosta.

(foto media da sx Franco Gaudio, Natale Cuccurese, Gigi Di Fiore, Giacinto Mannarino, Orlandino Greco, Giuseppe Spadafora)

Sono mancati all’appuntamento il sindaco di Aiello calabro, Francesco Iacucci, e l’ex Deputato Franco Laratta , entrambi sottratti all’incontro dalle problematici “piddine” connesse alla difficile elezione del segretario provinciale.

In incontro di alto spessore politico ma soprattutto culturale, sociale ed economico, durante il quale si è trattato della situazione del Sud d’Italia, ancora più Sud dell’Europa e dei suoi antichi e recenti malgoverni che hanno portato tutti i parametri vitali di una macroregione verso il baratro, mentre intelligenze e cuori di questa “terra”, altrove, sono “vincenti”, indici della grande possibilità di “quel” riscatto che da solo può sovvertire una negativa storia attuale, se, solo, l’ orgoglio di “uomini del sud”, che hanno contribuito a scrivere la storia dell’Italia, dell’Europa e del Mondo, comincerà ad essere fruito per superare le ingerenze pluriarchiche delle politiche, dei partiti e dei poteri, ostative dello sviluppo sociale e dell’uso delle intelligenze verso la costruzione del “nuovo Sud”, autarchico e libero da condizionamenti e sfruttamenti, interni ed esterni.

Un incontro che è servito per poggiare il piede di quella costruzione lenta ma inarrestabile del superamento della politica nullificatrice della stessa libertà necessaria ad un popolo per essere ancora tale, riscoprendo , o scoprendo, nella storia e dalla storia, antichi e mai domi valori e coscienze, elementi di unificazione e non di divisione.

Pubblicato in Longobardi

Nel teatro comunale del centro Storico di Longobardi sabato 19 ottobre alle ore 18.00 si terrà una tavola rotonda pubblica sul tema : L’Economia del sud Italia. Federalismo o Colonialismo?

Ne discutono:

Giacinto Mannarino, Sindaco di Longobardi

Francesco Iacucci,Sindaco di Aiello calabro

Orlandino Greco, Presidente del Consiglio provinciale di Cosenza

Natale Cuccurese, Presidente nazionale del partito del sud

Franco Laratta, ex deputato PD

Relaziona e modera Gigi di Fiore, Giornalista e scrittore. Autore di “Controstoria dell’unità d’Italia”

La tavola rotonda è promossa dal Comune di Longobardi e dal Partito del sud Calabria

La provincia di Cosenza ed il comune di Longobardi hanno offerto il loro patrocinio

Pubblicato in Basso Tirreno

C’è una storia che non conosciamo né vogliamo conoscere . C’è una storia che non ricordiamo o non vogliamo ricordare. E’ la nostra storia. Quella che la storia dei libri didattici o scolastici non riporta. Per fortuna c’è qualcuno che ogni tanto la ricorda. Eccovene un saggio

“Agosto di 150 anni fa, sì alla legge Pica sul brigantaggio. E fu il via alle norme speciali per il Sud

Tra un mese saranno 150 anni. L'Italia dell'eterna emergenza, l'Italia dei provvedimenti speciali cominciava proprio da lì, dalla legge Pica. Era il 15 agosto del 1863, quando il neonato Parlamento di Palazzo Carignano a Torino disse sì a quei nove articoli scritti per reprimere, con le maniere forti, la rivolta del brigantaggio nelle regioni meridionali.

Sì, la prima legge eccezionale del nostro Paese iniziò da tribunali militari, fucilazioni senza garanzie, controllo armato di sei regioni. Di proroga in proroga, con quelle norme si arrivò al 1865. Dopo lo stato d'assedio del 1862, approvato anche per frenare i colpi di coda dei garibaldini all'Aspromonte, fu di fatto una separazione giuridica dell'Italia.

Il Paese unito due anni prima veniva diviso sulla Costituzione: nel centro-nord osservanza delle garanzie costituzionali, al Sud lo Statuto albertino diventava carta straccia. A vantaggio del potere militare, che calpestava il principio del giudice naturale e mortificava il diritto alla difesa. A proporre la legge fu un deputato abruzzese: Giuseppe Pica.

Fu introdotto, per la prima volta, anche il termine di camorrista in una norma. Bastava un sospetto, una soffiata e si poteva essere esaminati da una commissione provinciale che poteva inviare il presunto camorrista al domicilio coatto. Camorristi in città, briganti nelle campagne.

Qualche anno fa, gli Archivi di Stato pubblicarono dei preziosi volumi con l'elenco di tutti i documenti conservati in Italia sul brigantaggio post-unitario. Una mole enorme di fonti che forniscono un quadro drammatico delle lacrime e sangue di quegli anni nel Mezzogiorno d'Italia.

Commissioni provinciali, tribunali speciali, udienze rapide. Solo fino al 1864, i tribunali militari affrontarono 3616 processi con 9290 imputati. E il generale Alfonso La Marmora, prefetto e comandante militare a Napoli, sul periodo che aveva preceduto la legge dichiarò: "Da maggio 1861 a febbraio 1863 abbiamo ucciso o fucilato 7151 briganti".

Mano pesante. Repressione, nel Far West a Sud dell'Italia. La legge che violava lo Statuto se la rideva sull'eguaglianza dei cittadini italiani: quelli del centro-nord erano più uguali degli altri.

Dalla legge Pica si è arrivati alle leggi straordinarie in materia economica, poi a quelle sulla criminalità organizzata. Scrisse Aurelio Saffi, garibaldino e componente della commissione d'inchiesta sul brigantaggio, alla moglie: "La natura del brigantaggio è essenzialmente sociale e, per accidente, politica. La causa radicale e permanente è la misera condizione de' braccianti lavoratori delle campagne e de' pastori" Da le CONTROSTORIE di Gigi Di Fiore

 

Pubblicato in Calabria
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