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Andrea Marchese

Tecnico Informatico. Vivo e lavoro a Reggio Emilia, dove tento di costruire un futuro familiare e professionale.
Appassionato di Informatica e Tecnologia, amo e non dimentico il mio paese, Amantea, il mare e tutti gli amici e non, conosciuti ed incontrati durante il mio percorso di vita.
Ex collaboratore di "Calabria Ora" e de "La Provincia Cosentina".
Realizzatore, Webmaster e Giornalista (con il poco tempo rimasto) del portale TirrenoNews.Info (già Amantea.Net).

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La storia è antica. La regione trasferì 400 dipendenti alla Provincia di Cosenza in uno ad una serie di competenze. Ovviamente al trasferimento doveva seguire i fondi per l’esercizio delle competenze stesse od almeno quelli per pagare i dipendenti. Si tratta delle funzioni e del personale trasferiti in base alle Leggi 34/2002 e 1/2002. Inutili i vari solleciti. Ovviamente si tratta di un presunto inadempimento che non riguarderebbe soltanto la provincia di Cosenza quanto tutte le altre nella regione. Se non fosse così ci troveremmo di fronte ad un comportamento avente riflessi penali e non soltanto contabil. Anche l’ incontro con il Governatore Scopelliti non ha avuto l'esito atteso. La Regione dovrebbe alla Provincia di Cosenza per il periodo 2006-2012 un totale di 18 milioni di euro. Ed allora ieri il Consiglio Provinciale convocato dal presidente Orlandino Greco in sessione straordinaria ed urgente ha deciso di attivare la iniziativa del recupero dei fondi presso la Corte dei Conti a tutela dell'Ente e degli stessi lavoratori. Se sono vere le voci che corrono sulle candidature prossime venture si tratta di un passo obbligato ed urgente.

Negli ultimi tempi il governo ha perso il sostegno di Confindustria e dei poteri forti. Intervenuto in videoconferenza al congresso nazionale dell'Acri, Mario Monti punta il dito contro chi, dopo il sostegno dei primi mesi, ha lasciato solo il suo esecutivo. Ne approfitta l'ex ministro leghista Roberto Castelli il quale si pone una domanda retorica: Di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l'Italia ne avesse di più di questi cosiddetti poteri forti"? Cosa è cambiato da novembre ad oggi?», è la domanda retorica. Oggi Mario Monti dice che . «Il mio governo e io abbiamo sicuramente perso negli ultimi tempi l'appoggio che gli osservatori ci attribuivano da parte dei cosiddetti poteri forti: in questo momento non incontriamo il favore di un grande quotidiano, considerato voce autorevole dei poteri forti, e non incontriamo il favore di Confindustria. Ma scopro - ha aggiunto il presidente del Consiglio - che il potere fortissimo dell'Acri apprezza la nostra azione e vi ringrazio di questo incoraggiamento». Ieri Mario Monti nelle dichiarazioni alla Camera dei Deputati, a cui seguirono scroscianti applausi da parte di Pdl e Pd, il 18 novembre 2011 diceva "Poteri forti sono espressioni di pura fantasia che considero offensive... “. Resta coerente, sembra solo il PD atteso che Letta dice: «Devono sostenerlo»«in particolare in questo mese di giugno, che è la madre di tutte le battaglie per l'Europa e per l'Italia». Questo mese c'è «il vertice del G20 - ha detto Letta -, la quadrilaterale del 22 a Roma con Francia, Germania e Spagna, e il vertice europeo del 28 e 29. Sostenere Monti vuol dire sostenere l'Italia, e dobbiamo farlo con forza. Il suggerimento che faccio ai poteri forti - ha concluso- è quello di essere più generosi con Monti per esserlo con l'Italia». Le elezioni si avvicinano.

“Showdown 2”: i particolari dell’operazione . Erano le prime ore dell'alba quando il Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Soverato, in sinergia col Nucleo investigativo di Catanzaro e i Cacciatori del Goc di Vibo Valentia, ha notificato 15 ordinanze di custodia cautelare (di cui una ad una persona che è ancora irreperibile) nell'ambito dell'operazione "Showdown 2" continuando così il percorso iniziato lo scorso dicembre che già aveva portato all'arresto di elementi di spicco della locale di 'ndrangheta "Sia-Tripodi-Procopio" operante nel comprensorio soveratese. I dettagli dell'operazione, sono stati illustrati stamane nella conferenza-stampa (foto 1) tenutasi presso il Comando Provinciale Carabinieri di Catanzaro, che ha visto la presenza del Procuratore aggiunto della Dda, dott. Giuseppe Borrelli, del Procuratore capo, dott. Vincenzo Lombardo, del Comandante provinciale dei Carabinieri, Salvatore Sgroj, del Comandante del Reparto Operativo, Tenente-Colonnello Giorgio Naselli e del capitano della Compagnia Carabinieri Soverato, Emanuele Leuzzi. Tra i destinatari del provvedimento (tra cui diversi ragazzi ed alcuni soggetti già destinatari di provvedimenti restrittivi), presunti affiliati alla stessa cosca, figura anche un carabiniere, Vincenzo Alcaro di Soverato, classe '65, ancora in servizio. L'accusa per lui è di concorso esterno in associazione mafiosa perché, si legge nell'ordinanza, "non facendone organicamente parte, concorreva nella partecipazione all'associazione mafiosa in quanto quale brigadiere dell'arma, acquisiva senza nessun titolo, ad assumere informazioni relative ad un'area geografica non rientrante nella sua competenza". Il provvedimento di custodia cautelare è scattato per: Tripodi Maurizio (classe '59) di Soverato, Lentini Michele (cl. '71) di San Sostene, Bertucci Vincenzo (cl. '83) di Serra San Bruno, Sia Alberto (cl. '84) di Soverato, Vitale Patrik (cl. '84) di Satriano, Sia Vittorio (cl. '91) di Soverato, Alcaro Vincenzo (cl. '65) di Soverato, Mirarchi Salvo Gregorio (cl. '91) di Montepaone, Borello Simone (cl. '85) di Soverato, Cristofaro Pietro (cl. '83) di Satriano, Ranieri Vincenzo (cl. '83) di Davoli, Vono Andrea (cl. '90) di Davoli, Iiritano Luca (cl. '82) di Catanzaro, Sestito Davide (34 anni e irreperibile) di Pero (Mi). Nel corso dell'operazione, è stata fatta luce su un caso di "lupara bianca" avvenuto nel 2009, di cui è stato vittima Giuseppe Todaro, presunto affiliato ad una cosca rivale, che avrebbe dato in pratica il via, alla cosiddetta "faida dei boschi" che ha prodotto diversi morti negli ultimi tre anni nel comprensorio di Soverato. Uno scontro che vede contrapposte famiglie di 'ndrangheta che operano nella zona al confine tra le province di Catanzaro, Reggio Calabria e Vibo Valentia e che, negli ultimi tre anni, ha provocato una ventina di morti. La faida, nata per gli interessi sui lavori boschivi, si è trasformata col passare degli anni, in una vera e propria guerra di mafia per il predominio sul territorio, sugli appalti pubblici, degli insediamenti turistici e della realizzazione di impianti di energia alternativa. Gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, occultamento di cadavere, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini, che si sono avvalse anche della collaborazione del Ros, cominciarono il 22 dicembre 2009 dopo la scomparsa di Giuseppe Todaro, presunto affiliato alla cosca Gallace, rivale di quella dei Sia-Procopio-Tripodi. Le indagini, oltre a ricostruire le fasi della scomparsa e della successiva soppressione di Todaro (avvalendosi anche delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Bruno Procopio, figlio del presunto boss Fiorito Procopio, entrambi arrestati nel dicembre scorso), hanno consentito agli investigatori di riuscire a delineare compiti e ruoli degli indagati nell'ambito della locale di 'ndrangheta operativa nel territorio soveratese sin dal 2002, ed esattamente nei comuni di Soverato, Davoli, San Sostene, Montepaone e Montauro. Durante la conferenza-stampa, è stata fatta luce anche su alcuni indagati della stessa operazione, primo fra tutti, l'ex vice-sindaco di Soverato, Teodoro Sinopoli, il quale è indagato in stato di libertà per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro. La Dda aveva anche chiesto l'arresto di Sinopoli ma il gip l'ha rigettato. L'ex vice-sindaco è accusato di avere affidato a una ditta riconducibile, secondo gli inquirenti, a uno dei boss del soveratese lavori per opere pubbliche e fornitura di materiale edile. Nell'ambito della stessa operazione, risultano esserci anche altri indagati: Giuseppe Agresta, 30 anni di Serra San Bruno; Pietro Catanzariti, 44, di Soverato; Giovanni Catrambone, 24, di Montepaone; Daniela Iozzo, 30, di Soverato; Vincenzo Liotta, 21, di Montepaone; Giovanni Nativo, 29, di Cenadi; Francesco Paparo, 21, di Montepaone; Emanuel Procopio, 23, di Davoli; Fiorito Procopio, 49, di Davoli; Francesco Procopio, 23, di Davoli; Teodoro Sinopoli, 48, di Soverato. Com'è stato ribadito sul finire della conferenza-stampa di stamane dagli organi inquirenti, l'attività investigativa continua con l'intento di fare ulteriormente luce sui traffici e le attività illecite della cosca operante nel comprensorio soveratese by Soveratiamo
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