
Riccardo Clemente
Collaboratore dal 2009, da tempo ormai realizza insieme alla redazione articoli su Amantea, ma di fondamentale importanza è il ruolo di "informatore".
Splendidamente, infatti, raccoglie informazioni preziose su vicende locali ed in numerose occasioni ha permesso la realizzazione di veri e propri scoop di cronaca locale realizzati dallo Staff del portale TirrenoNews.Info
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Antifurti per la casa: cosa sapere prima di acquistarlo
Lunedì, 29 Agosto 2016 15:16 Pubblicato in Italia
Quando si deve lasciar casa per tempi relativamente prolungati, ad esempio per le vacanze estive, non si è mai sicuri che al ritorno si troverà tutto in ordine come lo si era lasciato; negli ultimi tempi, infatti, i casi di furto in Italia sembrano essere in continuo aumento. Di conseguenza sempre più italiani scelgono di adottare sistemi antifurto nelle proprie case, ma la scelta spesso la si compie con fretta e un po’ di disattenzione, senza prendersi il tempo adeguato per conoscere e valutare i vari tipi di antifurto alla ricerca di quello che meglio si adatti alle proprie esigenze ed alla propria casa.
Per effettuare una scelta, dunque, vanno considerati alcuni elementi di base come le dimensioni della casa, il numero di stanze che la compongono, la presenza di animali in casa, numero di ore d’assenza degli abitanti e così via.
A ciò s’aggiunge anche il prezzo dell’antifurto. Un impianto antifurto è oggi possibile acquistarlo anche online e si possono recuperare dei pratici kit antifurto fai da te completi di wireless, che non richiedono l’ausilio di un tecnico per l’installazione. Ma che sia un kit fai da te oppur un sistema wireless o anche filare, un buon sistema antifurto domestico deve rispondere alle esigenze della casa in cui viene installato, assicurando un buon funzionamento ed una repentina segnalazione alla polizia di una eventuale presenza di ladri in casa.
Ma procediamo dando un rapido sguardo ai vari tipi di antifurto per casa oggi in commercio.
Antifurto domestico filare
L’impianto filare (ovvero dotato di filo) è adatto alle esigenze più varie. L’impianto dovrà essere installato da un tecnico competente e sottoposto una tantum a manutenzione, con relativi costi. Tuttavia, l’impianto ed i pezzi di un sistema filare costano relativamente meno rispetto quelli di un impianto senza fili e l’antifurto viene alimentato dalla corrente domestica.
Antifurto domestico modello wireless
L’antifurto wireless, o impianto senza fili, si basa su collegamenti via radio. Questo antifurto risponde bene alle esigenze di tutte abitazioni, molto flessibile, possiede anche prezzi contenuti e non necessita, per l’installazione, di un tecnico né di muratura, bensì è facilmente reperibile online in semplici kit fai da te. L’antifurto wireless segnala intrusi anche in caso di blackout e resiste tenacemente anche ad opere di manomissione.
Antifurto domestico filare GSM
Il vantaggio dell’antifurto filare GSM è quello di avere una segnalazione diretta ed immediata alla polizia in caso di tentata manomissione dell’impianto. Inoltre le condizioni meteo non causano alcun problema ai sensori dell’antifurto, diversamente da quel che accade agli impianti wireless.
Di converso, una volta posizionati i sensori non sarà più possibile alterarne o cambiarne la posizione, e dunque sarà sempre necessario un sopralluogo e l’ausilio di tecnici specializzati per verificare se e come sia più corretto disporli entro il perimetro dell’abitazione.
Antifurto casa con sistema misto
L’antifurto domestico con sistema misto fonde in sé sia la tecnologia wireless sia quella filare. In pratica il sistema via cavo viene adoperato per gli interni della casa, mentre il wireless viene riservato agli ambienti esterni. Sarà dunque più semplice sostituire eventuali pezzi non funzionanti e si necessiterà del tecnico competente solo per il montaggio dell’impianto e gli interventi di manutenzione.
Il sistema misto risulta essere così un buon compromesso fra praticità e funzionalità, ma è da tener presente la compatibilità poiché il sistema potrebbe risultar difficile da impostare da soli o per apportarvi modifiche.
Come scegliere il materasso giusto per la propria schiena
Lunedì, 29 Agosto 2016 14:33 Pubblicato in Italia
Il sonno è un momento importante e va vissuto nel migliore dei modi. Una buona e sana dormita aggiusta l’umore, permette al corpo di riprendersi dalla spossatezza accumulata durante il giorno, scarica lo stress ed evitare anche alcuni disturbi alimentari (eh sì!).
Tra i fattori che meglio aiutano a conciliare il sonno, un ruolo importantissimo viene giocato dal materasso. Un buon materasso, adatto alle nostre esigenze, ci permetterà di dormire sonni tranquilli, riprendere le energie, sconfiggere mal di testa cronico ed al contempo migliorare (o quanto meno non aggravare) eventuali disturbi posturali. Va quindi scelto con attenzione: la regola del non accontentarsi facilmente, qui è sacrosanta.
Come scegliere?
Primo: il materasso deve adattarsi a chi lo utilizza. Alcuni preferiscono materassi rigidi, altri soffici, chi soffre il freddo e quindi predilige materassi avvolgenti e caldi, chi invece soffre il caldo e quindi sceglie materassi a molle insacchettate rivestiti in materiali confortevoli; c’è chi soffre di lombalgia, per fare un esempio, e quindi ricerca un materasso adatto al suo problema. E poi va da sé che deve essere antiacaro, antiallergico, antibatterico, ecologico, per non parlar poi del prezzo. Insomma, le caratteristiche da considerare sono molte.
Da questo, si può altresì dedurre che non esisterà mai un materasso che si adatti completamente alle nostre richieste, ma fin dove sia possibile, è bene provare a cercare.
Ricapitolando, innanzitutto si considerino le caratteristiche personali che fan sì che un materasso sia differente da un altro. Un buon materasso dovrebbe permettere di non sacrificare le ore di sonno seguendo le preferenze individuali.
Secondo: deve sostenere il corpo in una posizione neutra, che ne segua le curvature naturali ben distribuendo la pressione esercitata dal peso corporeo (va quindi anche preso in considerazione il proprio peso). Se troppo rigido il materasso solleciterà eccessivamente alcune parti del corpo costringendoci ad una posizione non corretta. Al contrario, se troppo morbido, i punti di pressione del nostro corpo il supporto adeguato, lasciandoci spossati al mattino. Per tale ragione è sempre meglio adottare materassi ergonomici, capaci di adattarsi facilmente alle forme naturali del nostro corpo. Tuttavia, un materasso sufficientemente rigido è da consigliarsi a quanti soffrono di lombalgia.
Quindi la seconda regola è quella di trovare un buon materasso che dia corretto sostegno alla schiena.
Terzo: quello giusto è quello sul quale non si sente alcuna pressione; si deve aver la sensazione di galleggiare in aria. Questo è anche il modo per capire se è tempo ormai di cambiare o meno il nostro vecchio materasso. Secondo gli esperti occorre sempre provare, prima dell’acquisto, rimanendo 10 minuti stesi sul materasso. Se ci si alza senza alcun dolore allora è stato trovato il materasso giusto.
Materassi a molle
I materassi a molle, come dice il nome stesso, sono strutturati su di una serie di molle affiancate l’una all’altra e rivestite di materiali spugnosi e tessuto. Sono attualmente i più diffusi e ne esistono di due tipi: materassi a molle tradizionali (o ortopediche) e materassi a molle insaccate. La variante ortopedica è quella maggiormente presente nelle nostre case; la loro struttura permette una buona ventilazione interna ed offre un buon sostegno alla schiena (soprattutto per chi ha una corporatura robusta). Il materasso a molle insaccate, invece, rappresentano la scelta ideale per chi vuole dormire su un materasso privo di elementi rigidi. Grazie alle sue qualità ergonomiche ben si adatta alle forme del corpo di chi vi riposa e le sue molle ne seguono in piena autonomia la postura; in pratica si adatta al corpo del dormiente.
Nella maggior parte dei casi non v’è rapporto diretto qualità/prezzo, pertanto è possibile trovare questo tipo di materassi anche a prezzi stracciati. Tuttavia occorre fare attenzione ed evitare modelli troppo economici, facili ad affossarsi nel tempo.
Materassi memory foam
I materassi Memory Foam sono realizzati con strati di schiuma (foam) di diverse densità che rispondono oltreché al peso anche alla temperatura corporea; il calore corporeo ammorbidisce il foam facendo sì che questo si adatti nel migliore dei modi alle forme del nostro corpo. Una volta utilizzato, però, questo materasso riprende gradualmente la sua forma originale, garantendone le future prestazioni nel tempo. Offrendo un adeguato sostegno alla schiena, grazie alla consistenza rigida, contribuisce ad alleviare piccoli fastidi alla schiena, agevola il rilassamento dei muscoli e nervi, eliminando contratture e tensioni e il senso di stanchezza che si prova al risveglio quando non si è riposato bene. In fine è ultratraspirante ed impedisce il proliferare di acari o l’accumularsi di polvere.
Lo svantaggio principale del Memory Foam deriva proprio dalla sua caratteristica principale: poiché sensibile al calore per adattarsi alle forme del corpo, difficilmente disperderà il calore stesso procurando notevole caldo nel dormiente (e quindi sconsigliato a chi soffre molto il caldo).
Materassi in lattice
I materassi in lattice sono realizzati in gomma naturale o sintetica, sono molto elastici e ben si adattano al profilo del corpo, favorendo un rilassamento totale della muscolatura e migliora la circolazione sanguigna. Inoltre permette alla colonna vertebrale di mantenere una linea corretta durante le ore di sonno, impedendo il sorgere di mal di schiena al risveglio. Il lattice è un materiale traspirante dunque impedisce il formarsi di acari, muffe e l’accumulo di polvere ed ha anche proprietà battericide; è anche ecologico in quanto prodotto vegetale, riciclabile e biodegradabile.
La rigidità del lattice però non è sempre apprezzata da tutti, quindi se si gradisce un modello più morbido il lattice non è il materasso più adatto.
Materassi gonfiabili
I materassi gonfiabili, in fine, adottano camere piene d’aria in sostituzione delle molle, coperte da uno strato di schiuma. Il loro uso è per lo più rivolto a persone con lesioni al midollo spinale, costretti a letto per tempi molto prolungati. Li si può regolare sì che non esercitino per troppo tempo pressione sullo stesso punto del corpo, evitando il formarsi di lesioni cutanee in pazienti immobilizzati.
Il difetto maggiore di questo modello sta proprio nella difficoltà, talvolta, che si incontra nel regolare l’aria all’interno delle camere.
Piccola guida su cinque cose da non perdere in vacanza a Lecce
Da qualche tempo a questa parte, forse grazie anche alla crisi economica, gli italiani hanno iniziato a porre maggiore attenzione al proprio paese e alle attrattive innumerevoli che contiene. Storia, arte, bellezze naturali vengono di anno in anno sempre più valorizzati da novità ed eventi culturali, organizzati non solo per sedurre i turisti stranieri, ma per far al contempo riscoprire agli italiani un patrimonio a lungo dimenticato.
Fra le molte città d’arte, quella di Lecce occupa un posto non di poco conto; patria del barocco leccese, non manca tuttavia di opere d’arte e architettoniche d’epoche risalenti all’età greco-romana: il primo, infatti, s’impose a Lecce solo nel ‘600, con la dominazione spagnola, soppiantando lo stile classico che prima imperava e lasciando aperte le poste alla creatività, all’armonia e alla fantasia: e fu così che il dorato colore del calcare leccese, caldo e avvolgente, s’arricchì nelle molteplici fogge conferitegli dagli scalpelli di abili mani artigiane, in decori sgargianti che abbelliscono gli edifici del centro storico.
Benché la località meriti almeno tre giorni di sosta, per esser ben goduta, qualora si fosse costretti ad una visita “mordi e fuggi”, sarebbe comunque consigliabile non perdere le vere e proprie perle della città, da vedere assolutamente:
1) Il Duomo di Lecce
Se si è appassionati d’architettura o, più semplicemente, s’apprezzano le atmosfere barocche, allora non si deve assolutamente perdere un giro per le vie del centro storico di Lecce, la Signora del Barocco.
Entrando attraverso Porta Napoli, voluta da Carlo V, si accede alla città vecchia, fatta di vicoli suggestivi e botteghe artigianali, circondati da guglie, portali, chiese e monumenti dal fascino elegante e suggestivo. E certo, il Duomo di Lecce spicca fra tutte le possibilità: luogo assai scenografico, è da sempre stato il cuore pulsante della vita civile e religiosa della città, con la Cattedrale di Maria SS. “Assunta”, edificata nel 1144 e poi ricostruita nel 1659 da Giuseppe Zimbaldo. In occasione di questa ricostruzione, lo stesso architetto leccese fece edificare anche la torre campanaria di cinque piani sulla cui sommità fu posta la statua di Sant’Oronzo, protovescovo e patrono della città, affiancato dai compatroni S. Giusto e S. Fortunato.
Annessi alla Cattedrale vi sono poi le altre due grandi strutture ecclesiastiche, il quattrocentesco Palazzo Vescovile e il Palazzo del Seminario, del 1700, oggi adibito a Museo diocesano dell’Arte Sacra nonché Biblioteca Innocenziana e Archivio storico diocesano.
2) L’anfiteatro romano
L’anfiteatro romano è probabilmente la più importante testimonianza di epoca romana presente a Lecce, assieme al teatro romano.
L’edificio, che ai tempi del suo fasto poteva ospitare fino a 2000 spettatori, fu realizzato nel secondo secolo d.C. e poi sepolto interamente dalle macerie prodotte dai vari terremoti e devastazioni che colpirono la città nel corso del tempo. Riportato alla luce agli inizi dello scorso secolo, a seguito di minuziose operazioni di recupero, oggi è visibile solo per un terzo della sua dimensione complessiva, mentre il resto rimane sepolto e celato al disotto di piazza Sant’Oronzo.
L’architettura dell’Anfiteatro, tipicamente romana, è caratterizzata dalle arcate che ne sorreggono gli spalti nella consueta struttura autoportante e i bassorilievi e le statue (tra cui la statua della dea Minerva) sono oggi esposte presso il Museo Castromediano.
Con la sua riscoperta e ristrutturazione, l’anfiteatro romano di Lecce ha ripreso vita e ad oggi ospita rappresentazioni teatrali ed eventi artistici.
3) Piazza Sant’Oronzo
L’antica piazza del mercato di Lecce, oggi Piazza Sant’Oronzo, è la piazza principale della città nonché una delle più antiche, come testimoniano i numerosi edifici che la circondano, figli d’epoche e stili fra loro differenti ma armoniosamente disposti. Nel 1656 fu dedicata a Sant’Oronzo qual gesto di gratitudine nei suoi confronti poiché, dice la storia, fu lui a salvaguardare la popolazione leccese dalla pestilenza che si era abbattuta sul Regno di Napoli. A memoria della grazia ricevuta, la popolazione pose sulla quale un’alta colonna nella piazza poi pose la statua bronzea del santo che, con gesto benedicente, ricorda ai cittadini la sua costante vigilanza e protezione.
Sempre presso la piazza, come già accennato, si rovano i resti visibili dell’anfiteatro romano, ed il Palazzo Sedile (o semplicemente Sedile), ex palazzo municipale oggi adibito a centro espositivo, e due chiese, la Chiesa di San Marco e la Chiesa di Santa Maria della Grazia. Al centro della piazza, poi, la pavimentazione è ornata da un grande mosaico raffigurante lo stemma della città: una lupa sotto un albero di leccio sormontato da una corona a cinque torri.
4) Il Castello di Carlo V
Sempre nei dintorni di Piazza Sant’Oronzio si trova il Castello di Lecce, voluto da Carlo V nel 1539.
Fondato su due costruzioni preesistenti (abbattute durante l’edificazione del castello) si compone di due strutture concentriche separate da un cortile interno e quattro bastioni (due dei quali dedicati rispettivamente alla Santa Croce e alla Santa Trinità, cui precedentemente erano dedicate il Monastero e la Cappella fatte abbattere per la costruzione del forte).
Il castello per molto tempo svolse un importante ruolo di difesa e protezione del territorio, divenendo poi luogo adibito alla rappresentazione di spettacoli musicali e teatrali e poi ancora riacquistò funzione militare divenendo una caserma e distretto militare.
Oggi il castello è proprietà del Comune e sede dell’Assessorato alla cultura ed utilizzato come centro espositivo per mostre e manifestazioni.
5) Basilica di Santa Croce e Abbazia di Santa Maria di Cerrate
In fine, non bisogna perdersi uno dei complessi maggiori della città, autentico simbolo del barocco leccese: la Basilica di Santa Croce con l’annesso Convento dei Celestini.
Decorazioni opulente sulla facciata principale e nell’interno delle sue navate, sono opera di tre architetti, i più grandi architetti salentini, che vi lavorarono tra XVI e il XVII secolo, riuscendo a fondere armoniosamente, come mai prima di allora, elementi rinascimentali con la ricchezza del barocco, regalando alla città il suo gioiello architettonico principale.
La facciata principale, bellissima, è divisa in tre livelli: la parte inferiore è di stile rinascimentale, presentante l’arcata maggiore col grande portone d’accesso, e quelle laterali sulle cui sommità si trovano gli stemmi dell’ordine celestino e della Santa Croce, mentre sul portale maggiore spicca lo stemma di Filippo III di Spagna.
La seconda parte del frontone, invece, è dominata dal grande rosone centrale in stile romanico affiancato dalle statue di San Celestino e San Benedetto.
Sulla sommità, in fine, è posto il timpano con il trionfo della croce, cui la basilica è dedicata.
All’interno della basilica, inoltre, di grande rilievo è la cappelletta dedicata a San Francesco, riccamente decorata con affreschi riguardanti episodi della vita del santo e ritenuta una delle massime espressioni del barocco leccese.
Al pari della Basilica è l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate. Di qualche secolo più antica rispetto la Basilica, l’Abbazia fu eretta nel XII secolo per volontà di Tancredi d’Altavilla nel luogo in cui ebbe una visione della Vergine tra le corna d’una cerva (da qui il nome di Cerrare, da Cervate).
Dopo esser stata saccheggiata nel 1711 e lasciata all’abbandono, è stata poi ripresa e restaurata in torno alla fine degli anni ’50 del secolo scorso, e pur privo delle bellezze che la ornavano, non ha mai perso però il suo fascino, grazie anche alla presenza degli affreschi duecenteschi che ne decorano gli interni.
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