La Casa di cura Tricarico è quella sita in Belvedere Marittimo.
La struttura privata chiedeva pagamenti per prestazioni relative agli anni dal 1995 al 2000.
Una cifra di ben 60.729.313,58 di euro oltre interessi legali e svalutazione monetaria quale risarcimento danni per ricoveri e prestazioni non retribuite dall'ex Asl n.1 di Paola.
Inoltre erano stati richiesti 8 milioni di euro per prestazioni di pronto soccorso effettuate presso la struttura e non pagate.
Gli avvocati della società "Ninetta Rosano" che gestisce la struttura sanitaria privata hanno evidenziato che la casa di cura avrebbe garantito anche prestazioni a cittadini non residenti in Calabria.
Inutili le richieste di pagamento presentate all’Azienda Sanitaria di Paola.
La conseguenza è stata il ricorso per le vie legali prima al Tribunale di Paola e dopo l'accorpamento dell'Asl all'interno dell'Azienda provinciale anche a quello di Cosenza.
I legali avevano chiamato in causa anche la Regione Calabria.
Il Tribunale cosentino aveva bocciato la richiesta.
E così il ricorso in Corte d'Appello di Catanzaro.
Ma anche la Corte d'Appello di Catanzaro ha rigettato la richiesta.
L’ASSP è stata difesa dall’ avvocato Nicola Gaetano.
Secondo i Giudici «non vi è stata prova di avere eseguito le prestazioni di cui si pretendeva il pagamento».
E inoltre la Corte D'Appello ha condannato la casa di cura anche al rimborso di tutte le spese legali.
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Alto Tirreno
Si vede che d’estate la politica va in vacanza e che al massimo esce fuori qualche comunicato o dichiarazione che serve solo per dire che “ancora ci siamo”.
Spesso sono piccolezze con uno scarso peso politico
Altre cose invece restano ignorate forse nemmeno conosciute.
Stranamente ( e per fortuna) qualcuna la cogliamo, altre ci vengono segnalate dai nostri attenti lettori , come nel caso.
Parliamo della delibera n 107 del 18 luglio avente a titolo “Patrocinio legale presso il Tribunale di Paola dei procedimenti giudiziari in materia di photored. Conferimento incarico legale”
Alcune novità, alcune stranezze.
La novità è che è stato fatto fuori Nicola Gaetano il quale era stato incaricato con delibera della Commissione straordinaria n 219 del 10.09.2008 di difendere il comune sia presso il Giudice di pce che negli appelli presso il competente Tribunale
Poi con delibera n 19 del 16 febbraio 2013 la competenza venne affidata al comandante della Polizia Municipale Emilio Caruso per le cause presso il Giudice di Pace e restò affidata all’avv. Nicola Gaetano per quelle presso il Tribunale.
Lo strano è che la delibera richiama che l’incarico della Commissione straordinaria prevedeva una durata limitata al 31.12.2009 e comunque a cadenza annuale!.
A tal punto si impone una domanda.
L’incarico si rinnovava tacitamente anno dopo anno?
Se la risposta è si allora l’incarico si è rinnovato automaticamente per un anno il primo gennaio 2014 e per la sua revoca si impone almeno una giustificazione.
Se la risposta è no, allora tutti gli atti compiuti dall’avvocato Nicola Gaetano dal 2010 ad oggi sono illegittimi!
La affermazione recata dalla delibera : “che quindi l’incarico non essendo stato rinnovato per l’anno 2014 deve intendersi cessato” è senza meno peregrina.
Ma che leggi conoscono al comune di Amantea?
Come è possibile affermare che l’incarico non essendo stato rinnovato per il 2014 deve intendersi cessato e dimenticarsi che non essendo stato rinnovato per il 2010, per il 2011, per il 2012, per il 2013 doveva similmente intendersi cessato
Ma quale amministrazione e quali funzionari c’erano in questi anni?
Forse quelli che esattamente un anno fa ( il 18 luglio 2013) operavano per la delibera 118 con la quale si autorizzava proprio lo stesso legale a curare le procedure esecutive derivanti dalle sentenze di condanna dei photored e che hanno messo in ginocchio tante famiglie?
Non solo ma a tal punto si impone di chiedersi se l’avvocato Nicola Gaetano impugnerà la delibera stessa per la illogicità manifesta ed quant’altro.
E non basta.
Il segnalatore della vicenda ci fa osservare che nel testo della delibera è riportata la seguente frase” Che alcuni legali hanno fatto giungere delle proposte per l’affidamento degli incarichi che si allagano alla presente come parte integrante e sostanziale” ma che di tali proposte non si rinviene traccia alcuna.
E da qui la palese nullità dell’atto stesso, condizione che ci viene evidenziata essere stata già od essere prossima all’invio al Prefetto per le valutazioni del caso.
Infine una ultima domanda. C’entra qualcosa con questa delibera le recenti vicende giudiziarie dell’avv. Nicola Gaetano ?
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La vicenda è dello scorso 14 marzo, nella piazza pubblica di Paola, veniva schiaffeggiato Orofino, mentre si trovava in compagnia dell'inviato di Servizio Pubblico, Sandro Ruotolo, intento nell'intervista all'avvocato Nicola Gaetano nell'ambito dell'inchiesta "Asp Cosenza"
Chiuse le indagini preliminari per l’aggressione del giornalista Paolo Orofino.
Il cronista de “Il Quotidiano della Calabria”, il 14 marzo scorso è stato schiaffeggiato nella pubblica piazza di Paola, nell’Alto Tirreno cosentino, mentre si trovava in compagnia del caposervizio del “Corriere della Calabria”, Pablo Petrasso, e dell’inviato di “Servizio Pubblico”, Sandro Ruotolo, che era intento a intervistare l’avv. Nicola Gaetano sull’inchiesta delle parcelle d’oro all’Asp di Cosenza.
Unica “colpa” di Orofino è stata quella di aver tentato di scattare una fotografia a corredo del suo servizio giornalistico.
La Procura della Repubblica di Paola ha notificato l’avviso di conclusione indagini contestando, a vario titolo, ai due indagati i reati di tentata violenza privata, minacce e percosse.
Uno di essi ha impedito al giornalista di scattare la fotografia, mentre l’altro lo ha colpito con uno schiaffo in faccia.
Poco dopo l’episodio Orofino ha raggiunto la Stazione dei carabinieri di Paola denunciando gli aggressori che, nel volgere di poche ore, sono stati identificati dai militari dell’Arma.
“Ho accompagnato un collega a Paola – ha detto Orofino – per la vicenda delle consulenze dell’Asp di Cosenza. Stavo scattando una fotografia ed una persona me lo ha impedito. Successivamente una seconda persona si è avvicinata e, dopo alcune parole offensive, mi ha tirato uno schiaffo in faccia”.
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La Procura di Cosenza si appresta a chiedere il rinvio a giudizio dei protagonisti dell’inchiesta sulle “consulenze d’oro” erogate dall’Asp di Cosenza.
Nei giorni scorsi, si è svolto l’interrogatorio di Maria Rita Iannini, l’ultima indagata che aveva chiesto di essere sentita dal pm Domenico Assumma.
A quest’ultimo, dunque, toccherà ora tirare le fila dell’inchiesta, chiedendo al gip l’incriminazione o meno delle persone coinvolte. L’indagine, avviata a settembre del 2013, riguarda nove persone ai quali sono contestati i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa.
Oltre a sei dirigenti dell’Azienda sanitaria cosentina, con in testa il direttore generale Gianfranco Scarpelli – attualmente sospeso dall’incarico su disposizione del Tribunale troviamo i legali Dario e Nicola Gaetano.
Con loro, si entra nel vivo della faccenda.
Dicevamo, infatti, delle parcelle milionarie. A trarne i benefici sarebbe stato proprio Nicola Gaetano che, tra il 2009 e il 2012, avrebbe ottenuto una sfilza di incarichi di patrocinio legale per conto dell’Asp, «senza alcuna procedura di evidenza pubblica e con modalità strettamente fiduciarie», incassando qualcosa come 800mila euro.
Del resto, che vi fosse un eccesso di spese legali nei bilanci dell’Asp se n’era accorta in precedenza anche la Corte dei Conti, ma i successivi accertamenti disposti dai finanzieri, hanno consentito di stabilire, ad esempio, che solo nel 2010, l’Azienda ha conferito 119 incarichi legali spendendo 1,3 milioni di euro; l’anno successivo gli incarichi distribuiti erano 58 per 700mila euro di parcelle e, dulcis in fundo, nel 2012: 52 incarichi e 500mila euro in meno dalle casse aziendali.
L’ipotesi, dunque, è che in tale contesto, a fare la parte del leone sia stato proprio Nicola Gaetano, il cui periodo aureo si sarebbe dispiegato a cavallo tra la gestione commissariale di Franco De Rose e l’attuale direzione di Scarpelli.
E non a caso, entrambi sono ora indagati per abuso d’ufficio insieme al direttore dell’Area legale dell’Asp, Giovanni Lauricella.
Eccesso di spese legali, dunque, circostanza che, un paio d’anni fa, Scarpelli giustificò con «la carenza di personale interno».
Penuria di avvocati, insomma, al punto tale che l’Asp sarebbe stata costretta a farsi difendere da chi avvocato non lo era.
Dario Gaetano, ad esempio, già impiegato dell’Afor con la qualifica di sorvegliante idraulico che, un bel giorno, si è ritrovato a svolgere la mansione di “legale” per conto dell’Asp cosentina.
Diciotto, in tal senso, i processi da lui seguiti nel Tribunale di Paola, ma l’aver indossato la toga potrebbe costargli ora l’incriminazione per esercizio abusivo della professione, dal momento che la Procura ritiene che egli fosse sprovvisto di abilitazione alla pratica legale.
Proprio il presunto abusivismo di Gaetano, inguaia per il momento Scarpelli e la stessa Iannini, dirigente dell’Ufficio legale di Paola: nessuno dei due, infatti, si sarebbe “accorto” di aver ingaggiato un abusivo.
La vicenda in questione segna anche il coinvolgimento di Andrea Gentile, figlio del senatore Tonino, la cui posizione però è stata stralciata ed è ora oggetto di valutazione da parte della Procura di Paola.
Nel frattempo, si è sempre in attesa che il Tribunale della libertà decida se revocare o meno il provvedimento interdittivo emesso contro Scarpelli. A tal proposito, i giudici decideranno il prossimo 10 aprile
Da L’Ora della Calabria del 3.4.2014
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Perché mai qualcuno non voleva che Sandro Ruotolo parlasse con Nicola Gaetano, al punto da schiaffeggiare Paolo Orofino mentre Ruotolo intervistava l’avvocato ? Chi si voleva intimidire?
E’un retro pensiero? Forse. Ricordate la buonanima quando insegnava che….
Infatti, abbiamo nelle orecchie le parole di Gaetano riportate dal Corriere della Calabria nel numero 143 in edicola fino al 27 marzo ("L'uomo nero", di Pablo Petrasso), e da acquistare subito prima che finisca.
«Io ho paura a parlare, perché ho quattro bambini. E all’Asp ho fatto soltanto il mio dovere, fino in fondo» dice l’avvocato paolano. Fino in fondo, senza riserve, senza remore, ma anche senza paura di ritorsioni, nell’interesse della verità, della giustizia , del popolo calabrese.
Paura di chi?
Per che cosa, se ha fatto soltanto il proprio dovere?.
Sembra un invito a capire, come se riuscendoci si sarebbe in grado di sciogliere tutti i dubbi che coprono questa vicenda di nerofumo, di ombre, avvolgendola in una foschia da smog che taglia, insieme al respiro, anche la mente , che nasconde le verità ed i pupari .
Qualcosa di terribilmente pericoloso, qualcosa che coinvolge uno o più innominati, qualcosa che può far scoprire vicende che è bene restino nascoste. Ma nell’interesse di chi non è dato e forse bene sapere?
Lo dicono anche le altre parole di Gaetano quando, pur non volendo parlare dell’inchiesta, ricorda «ma mi faccia ripetere una cosa che ha scritto Roberto Saviano: “In Calabria la realtà non è mai come sembra”».
La Calabria dei Pupari e delle marionette.
La Calabria dei poteri occulti e dei compromessi indicibili.
La Calabria dove la ‘ndrangheta “condivide” e resta senza risposta la solita domanda: “ Con chi?” Una domanda alla quale non si da risposta, forse non si vuole dare risposta, forse non si deve dare risposta!
La Calabria dove, ogni tanto, si sceglie un capro espiatorio che distrae la pubblica opinione dai veri problemi, che fa parlare il popolino e tranquillizza i pupari.
La Calabria dove gli eroi diventano antieroi e viceversa.
Quella Calabria dove impera Giano bifronte, dove le verità sono doppie, dove la sinistra finisce dentro la destra e la destra nasce dentro la sinistra.
La Calabria dei due mari e delle due verità.
La Calabria dove può ben dire che il sole nasce dal mare e tramonta nel mare e nessuno ti può smentire.
La Calabria dove quando va bene beviamo acqua clorata senza saperlo, dove paghiamo cara l’acqua salata che beviamo, dove fino al 68 % dell’acqua viene persa dalla rete ma nessuno può contestare la inefficienza dei comuni.
La Calabria dove i comuni regolamentano contrariamente alle leggi , cioè utilizzano proprie leggi e le cambiano ad ogni piè sospinto, a seconda degli interessi da soddisfare.
La Calabria dove non esiste quasi mai il voto di scambio , ma tutti scambiano voti per posti, per incarichi, per utilità economiche.
Nella foto Nicola Gaetano con Sandro Ruotolo (di spalle)
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Ieri a Servizio Pubblico, uno spezzone del servizio è stato dedicato al Comune di Amantea ed ai rapporti economici con l’avvocato Nicola Gaetano, mentre lo stesso risponde alle domande di Sandro Ruotolo presso la piazza di Paola.
Ecco la parte del servizio relativa ad Amantea
Ruotolo: “L’avvocato Gaetano, ha sempre fatturato molto ed infatti dal Comune di Amantea, sciolto per Mafia e badate bene comune con solo 14mila abitanti, Nicola Gaetano ha incassato ben 300.000 euro mentre il figlio del senatore Gentile, 30.000”.
A questo punto del servizio si vede la porta dell’ufficio, presumibilmente, di ragioneria del Comune di Amantea che si chiude lasciando fuori la telecamera di Servizio Pubblico, ma l’audio ed i sottotitoli sono chiari.
Il giornalista Ruotolo parla, a quanto sembra dalla voce dell’interlocutore, con il Dirigente della Ragioneria del Comune di Amantea, Giuseppe Sabatino.
Dirigente: “Il totale è 29 e 920, 30”
Ruotolo: “quindi dovete dare a Gentile?”
Dirigente: “Noi abbiamo pagato solo come storico 3.000 euro”
Ruotolo: “3.000 euro”
Dirigente: “SI”
Ruotolo: “Mentre dovete dare ancora 27.000;
Ruotolo: “ Invece con Nicola Gaetano?”
Dirigente: “Emessi mandati per 298.875 euro”
Ruotolo: “Cioè di questi 300.000 quanti li hanno dati i commissari”
Dirigente: “La maggior parte, quasi tutti”
Il servizio riparte dalla Piazza di Paola, famosa ultimamente per lo schiaffo ad Paolo Orofino, ed il giornalista Ruotolo chiede all’avvocato Nicola Gaetano dei 300 mila euro in 20 mesi.
La risposta dell’avvocato è perentoria “Assolutamente No, io mi pare avessi un contratto da 2.550 euro al mese ad Amantea, poi ho fatto un decreto ingiuntivo per delle cause che ho fatto, e che non mi hanno pagato.
Questo il LINK del video:
http://www.serviziopubblico.it/2014/03/le-consulenze-doro-allasp-di-cosenza/
(dal minuto 3:30 in poi)
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Nessuna sorpresa, nello scorrere l’elenco degli indagati per le vicende dell’ASP di Cosenza, salvo, forse, quella dell’ex DG Franco Lucio Petramala.
Ecco tutti i nomi
- 1)l'attuale direttore generale Gianfranco Scarpelli;
- 2)il commissario per il 2010 e 2011 Franco De Rose:
- 3)il precedente direttore generale Franco Petramala;
- 4)Giovanni Francesco Lauricella, 57 anni funzionario Asp;
- 5)Maria Rita Iannini, 62 anni di Praia a Mare, funzionario Asp;
- 6)Flavio Francesco Cedolia, 50 anni di Rende, manager;
- 7)Eugenio Conforti, 71 anni, avvocato di Cosenza;
- 8)Luigi Fraia, 51 anni, avvocato di Rossano;
- 9)N.G. 46 anni avvocato di Paola;
- 10)D. G., 39 anni di Paola, che lavorava all'Afor Calabria con un contratto part-time.
Ora tutti si chiedono quando la procura salirà ai piani alti, cioè ai garanti politici di queste vicende. I calabresi, purtroppo per noi abituati a tutto, sono comunque curiosi di sapere di chi fossero “amici” o “sodali” o “garanti elettorali” gli attuali inquisiti o se la vicenda prenderà la via delle tenebre protetta od oscurata dalla politica.
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Cosenza
Concluse le indagini relative all’incendio avvenuto il 2 gennaio scorso nel porto di Cetaro nel quale sono andate bruciate due imbarcazioni, quella dell'avvocato Nicola Gaetano di Paola e quella del farmacista Carlo Licursi di Fuscaldo, ormeggiate una a fianco all’altro.
Le indagini sono state condotte dal vicequestore aggiunto Raffaella Pugliese e dall'ispettore capo Giuseppe Sciacca del commissariato di Paola.
Ora il sostituto procuratore di Paola, Maria Camodeca, ha chiuso le indagini preliminari e chiesto il rinvio a giudizio per Filippo Verta, 58 anni, accusato dell'incendio di due imbarcazioni e vistosi allontanare dal luogo dell’incendio nelle immagini tratte dall’impianto di video sorveglianza.
Soddisfazione del sindaco di Cetraro Giuseppe Aieta il quale ha dichiarato: “Fermo rimanendo il sacrosanto principio della presunzione di innocenza salutiamo con soddisfazione l’esito delle indagini che hanno portato all’individuazione del presunto colpevole dell’incendio delle due imbarcazioni al porto. Eravamo certi che gli inquirenti, di cui apprezziamo l’efficienza e la professionalità, avrebbero certamente chiarito fatti e circostanze. Il Porto, dunque, è un luogo sicuro che garantisce chi lo sceglie per le proprie barche. Gli inquirenti, che ringraziamo per l’impegno che hanno manifestato sin da subito, hanno profuso un ottimo lavoro addivenendo all’esito che apprendiamo dalla stampa. Il Comune chiederà di essere ammesso come parte civile nel processo contro chiunque abbia arrecato danni ai nostri diportisti e danni incalcolabili all’immagine di un luogo che esprime solo bellezza e serenità non solo per i proprietari di barche, ma anche per numerose famiglie. La videosorveglianza era perfettamente funzionante, il molo vicino alle imbarcazioni bruciate era frequentato da cittadini e diportisti, il personale della società che gestisce i servizi era presente, il sistema anti incendio attivo. Continueremo a lavorare per rendere sempre più bella questa realtà che in questi anni abbiamo tenuto al sicuro da occhi indiscreti. Lo abbiamo fatto con coraggio, tenacia e convinzione grazie anche alla continua e costante collaborazione con la Prefettura e con le forze dell’ordine attraverso protocolli di intesa tesi a prevenire atti di criminalità. E continueremo assicurando ai nostri diportisti la serenità e la tranquillità che in questi anni hanno vissuto. A breve saranno pronti i servizi che stiamo allestendo attraverso ambienti salubri, comodi e certamente agevoli per chi sceglierà il nostro porto. Anche la parte peschereccia è interessata da nuovi lavori che riguardano la costruzione di un moderno mercato ittico e di nuovi servizi a disposizione dei pescatori. La darsena turistica è completa in ogni suo posto tanto da dover rimandare indietro diportisti che volevano ormeggiare nel porto di Cetraro. Tra l’altro, nei giorni scorsi, abbiamo rafforzato il sistema idrico dei pontili riattivando un vecchio pozzo e collegandolo alla rete portuale solo dopo aver avuto le analisi sulla potabilità dell’acqua. Così facendo abbiamo reso autonomo il porto turistico dal resto della città e soprattutto dalla zona Lampetia che soffriva la penuria d’acqua proprio per l’alto consumo che si produceva nel porto. Tutto questo lavoro – conclude la nota dell’Amministrazione – non sarà reso vano da chi pensa di consumare atti delinquenziali proprio sul luogo che ha segnato il riscatto della città».
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Non c’è pace tra gli ulivi .E tantomeno all’ASP di Cosenza. Ecco che scoppia un’altra bomba. La Procura, ipotizza i reati di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per il dg dell’Azienda, quattro dirigenti, un impiegato ed un consulente legale che siede nel coordinamento regionale del Pdl. La procura dopo 6 mesi di indagini ha chiesto una proroga di altri sei mesi.
Due i filoni seguiti dai magistrati: l’affidamento di lavori senza procedure di gara e la proroga di alcune consulenze esterne, soprattutto nel settore legale.
Le indagini sono seguite dal pubblico ministero Domenico Assumma, che ha ricevuto il fascicolo dal procuratore Dario Granieri.
Accertamenti a carico di
-Gianfranco Scarpelli, direttore generale dell’Asp,
-Nicola Gaetano, avvocato paolano e consulente dell’Azienda,
-Dario Gaetano, fratello del legale e anch’egli dipendente dell’Asp,
-Maria Rita Iannini, dirigente dell’ufficio legale dell’Asp per la sezione di Paola,
-Aurora De Ciancio, dirigente dell’ufficio Ragioneria,
-Gennaro Sosto, dirigente dell’ufficio tecnico e
-Giovanni Lauricella, dirigente dell’ufficio legale dell’Asp per la sezione di Cosenza.
Due i filoni seguiti.
Il primo riguarda l’affidamento alla Siram di alcuni servizi .
La delibera riguarda la proroga del servizio energia e la manutenzione degli impianti di climatizzazione.
Il secondo riguarda consulenze legali affidate dall’Asp di Cosenza. Con una delibera , sembra siano stati affidati a professionisti esterni «70 incarichi legali, compresi consulenze e arbitrati» e segnala che «dagli atti inviati non risulta documentata la necessità dell’attribuzione dell’incarico all’esterno, né la previa quantificazione del compenso». A beneficiare di alcune di queste consulenze, anche per importi rilevanti, sarebbe stato proprio l’avvocato Nicola Gaetano, legale di riferimento per la sanità cosentina e professionista attivo anche in politica (è tra i componenti del coordinamento regionale del Pdl).
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I photored costano. Altro che!
E’ facile pensare che visto che i fessi pagano ( i “fessi”, si fa per dire, nel senso che il turista milanese o bolognese e romano o di altri posti lontani che avendo avuto la “stupida ed infelice” idea di passare per Amantea in luogo della A3, e che si vede arrivare una contravvenzione da photored , è costretto a pagare non fosse altro che per evitare di dover prendere l’aereo per essere qui davanti al Giudice di pace di Amantea per la causa) le casse del comune possono riempirsi per essere utilizzate per le tante esigenze( non tutte, invero, comprensibili) di un comune.
In ordine ai photored ( non ai semafori), abbiamo già detto ed appare inutile ripetere.
Oggi vogliamo ribadire che anche difendersi dalle pronunce dei Giudici di Pace ha un costo visto che poi i legali( nel caso l’avvocato Nicola Gaetano) devono essere pagati!
Intanto una domanda. Ma se il comune ha fatto un sacco di soldi con i photored perchè non ha pagato l’avvocato del comune?
E se non li ha fatto( visto che non ha pagato l’avvocato del comune) perchè tenerli ancora in funzione?
Se ci costano al punto da non poter pagare l’avvocato davvero ci possiamo permettere questo lusso?
Ah, si intende, il fatto che poi l’avvocato Nicola Gaetano, autonomamente( diremmo anche con stile ed eleganza), non ha materialmente attuato la pronuncia del Giudice( lasciando al comuni il tempo di “impiccarsi” da solo) non significa che il problema dei photored sia risolto. Affatto!
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