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Il nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”.

Può essere che l’inizio sia avvenuto col nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli.

 

 

Ma è sicuramente dal padre putativo, cioè ritenuto tale, di Gesù e considerato anche come l’ultimo dei patriarchi, che il nome Giuseppe andò diventando nel tempo sempre più popolare.

In Oriente dal IV secolo e in Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i cristiani.

Non vi è dubbio tuttavia che la fama di quel nome si rafforzò in Europa dopo che nell’Ottocento e nel Novecento molti personaggi della storia e della cultura lo portarono laicamente, nel bene e nel male: da Francesco Giuseppe d’Asburgo a Garibaldi, da Verdi a Stalin, da Garibaldi ad Ungaretti e molti altri ancora.

San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia” nella quale nacque, per opera dello Spirito Santo, Gesù figlio del Dio Padre.

E orientando la propria vita sulla lieve traccia di alcuni sogni, dominati dagli angeli che recavano i messaggi del Signore, diventò una luce dell’esemplare paternità.

Certamente non fu un assente.

È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figliolo con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio.

Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”.

Lasciò probabilmente Gesù poco prima che “il Figlio dell’uomo” iniziasse la vita pubblica, spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel padre da secoli viene venerato anche quale patrono della buona morte.

Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno.

Strumenti di lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega, tutti costruiti dall’abilità di quelle mani ruvide e callose.

Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca.

Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi.

Da molte loro leggendarie notizie presero però le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo (347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274).

Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria.

In quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane.

Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito.

Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione.

San Giuseppe non è solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime modello di vigilanza e provvidenza” nonché della Chiesa universale, con festa solenne il 19 marzo.

Egli è oggi anche molto festeggiato in campo liturgico e sociale il 1° maggio quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII. Papa Giovanni XXIII gli affidò addirittura il Concilio Vaticano II.

Vuole tuttavia la tradizione che egli sia protettore in maniera specifica di falegnami, di ebanisti e di carpentieri, ma anche di pionieri, dei senzatetto, dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno. Viene addirittura pregato, forse più in passato che oggi, contro le tentazioni carnali.

Che il culto di San Giuseppe abbia raggiunto in passato vette di popolarità lo dimostrano anche le dichiarazioni di moltissime chiese relative alla presenza di sue reliquie.

Per fare qualche esempio particolarmente significativo: nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua cintura.

Ancora: ad Aquisgrana si espongono le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi della chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dichiarano di essere in possesso del suo bastone.

È sicuramente un bel “aggiunto” di fede.( Autore: Mario Benatti )

Pubblicato in Amantea Futura

BUCHECarissime cittadine e carissimi cittadini,

ci teniamo ad informarvi che domani daremo avvio al piano definito dall’Amministrazione Comunale per asfaltare le vie cittadine che presentano criticità nel manto stradale.

Nelle scorse settimane, infatti, al fine di ottimizzare ed efficientare l’intervento, sono stati mappati i lavori da effettuare nelle varie arterie comunali.

Sinora non è stato possibile avviare l’intervento manutentivo a causa del maltempo e delle basse temperature. Tali condizioni rischiavano di vanificare i lavori di riqualificazione e di messa in sicurezza del manto stradale, traducendoli in uno spreco di denaro pubblico!

Salvo inconvenienti legati all’eventuale maltempo, da domani inizieranno i lavori comunali per far fronte al dissesto delle strade che, specie in alcune vie, ha raggiunto livelli critici.

Gli interventi sono articolato in tre filoni: i lavori di somma urgenza per il ripristino delle strade che a causa delle intemperie presentano dislivelli; quelli rivolti più in generale al manto stradale, pari a 200.000,00 euro; e, infine, quelli destinati a strade interpoderali dove insistono anche diverse realtà aziendali principalmente del settore agricolo.

Si inizierà subito dal centro e dalle arterie principali, per poi continuare nelle zone decentrate e periferiche.

Un intervento importante e su vasta scala che consentirà una migliore percorribilità delle strade della città, anche in vista della ormai prossima stagione estiva.

Con i più cari saluti,

L’Amministrazione comunale

Pubblicato in Politica

Leggiamo che a Scalea da oggi 8 marzo e fino al 10 marzo è presente il camper nella foto che eseguirà tre giorni di esami mammografici.

L'unità mobile per la mammografia è giunta in via Lauro, davanti alla sede del Centro donna.

E da oggi e fino al 10 marzo sarà possibile eseguire l'esame mammografico all'interno dell'unità mobile.

Non solo ma oggi pomeriggio, con inizio dalle ore 17.00 si sta svolgendo un incontro organizzato al centro donna.

All'appuntamento di oggi partecipano i medici di base e gli operatori sanitari ospedalieri e territoriali.

Sono previsti interventi :

-dei medici radiologi, Anna Pia Cerbino e Simone Sollazzo;

-del medico radiologo screening, Giuseppe De Lio;

-della senologa Valeria Truscelli;

-della responsabile screening, Anna Giorno;

-del direttore sanitario del Tirreno, Angela Riccetti;

-del direttore sanitario Asp Giudiceandrea;

-del direttore generale, Raffaele Mauro.

Sono previsti i saluti del sindaco Gennaro Licursi, della presidente del Centro donna, Giuseppina D'Amante, dell'assessore alla sanità, Marcello D'Amico, dell'assessore alle politiche sociali, Roberta Orrico. Modera gli interventi Emilia Manco.

E’ una buona cosa ma non possiamo non ricordare che Scalea è vicina agli ospedali di Praia e di Cetraro oltre che alle cliniche di Belvedere Marittimo

Amantea, invece, ne è lontana e non ha un mammografo.

Non è questione di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.

Il bicchiere perde!

Pubblicato in Alto Tirreno

La lega non ha una sezione ad Amantea!

Eppure ha preso poco meno della metà dei voti del PD.

Come può essere? Chi gli ha dato tutti questi voti?

Ed ecco una possibile verità!

“ Ci siamo incontrati .

Volevamo mandare un segnale alla politica locale!”

“A chi?” chiedo.

“Un attimo” è stata la risposta, ve lo dico dopo.

“Allora vi siete incontrati, ed avete deciso ….”.

“Ascoltate. I voti li abbiamo noi e tutti li usano. Se ne vantano, come se , noi, fossimo i loro sudditi, i loro “bravi”, i loro “scherani”.

Ma siamo fortemente incazzati.

E così abbiamo deciso di dare “loro” una lezione.

Non voteremo M5s per non confonderci con tutti gli altri che, come noi, sono incazzati per come vanno e cose in Italia, in Calabria e ad Amantea.

Non possiamo votare PD per non passare come i fessi di turno, quelli che “ gli altri, hanno prebende e posti e noi glieli difendiamo”.

Ed il PD è il primo responsabile di come va la Calabria e la nostra Amantea!

Non possiamo votare Forza Italia , cioè Gentile, per non fare sentire importanti i suoi portatori di voti, i politici che hanno già ottenuto o che hanno chiesto di ottenere”.

Alza la mano per invitarmi a non fare domande.

“Non possiamo votare i partiti che rischiano di non arrivare al 3 %.

Allora la lega ci è sembrata la scelta obbligata.

Forse non abbiamo fatto lo sforzo necessario e che pur potevamo fare. Ma è un inizio”.

Alza di nuovo la mano per bloccare la domande che mi legge nella mente, poi continua, ma non mi faccio fregare.

“A chi volevate mandare il messaggio?”.

“ A chi è di sinistra ed a votato destra.

A chi ha il governo del comune ma lo gestisce come un negozio, senza capire che sta per fallire.

A chi, dalla sera alla mattina, passa da un lato all’altro dello schieramento politico.

A chi non ha voti ma se li vanta.

A chi vive in un mondo dorato e non capisce i problemi della gente. Ora basta.

Parlo di …………., e di…………….., e di……………, e di……………….”

Pubblicato in Cronaca

Lunedì, 03 Luglio 2017 postavamo sul nostro sito l’articolo “Amantea: La storia e le improvvisazioni degli storici”.

Parlavamo di alcune improvvisazioni trovate sul sito del comune di Amantea che “ mostrano quanto poco si conosca la storia di Amantea. Una carenza alla quale sarebbe ben utile porre rimedio.

Che poi siano “gli storici” od i ricercatori non importa. Certo se questa nuova amministrazione volesse bandire un concorso in linea con questo assoluto bisogno non sarebbe male. Affatto!

Concludevamo così:”PS. Ah, a proposito non sappiamo chi sia l'autore di quanto scritto sul sito web del comune”.

Questo bisogno di dare certezze a chi vuole conoscere la storia di Amantea ha trovato un favorevole apporto nel seguente articolo di Ferruccio Policicchio, che ringraziamo.

“Egr. Sig. Direttore, faccio seguito al suo articolo dal titolo: “Amantea: la storia e le improvvisazioni degli storici”, del 3 luglio 2017, per esprimerLe sostegno.

Se vuol sapere l’autore del sito di cui parla, (se ne vale la pena) o di qualche brochure od opuscolo pubblicato per quel lavoro, deve andare a vedere nell’incarto del finanziamento POR Calabria annualità 2000/2006 asse 2 risorse culturali Misure 2.1.b. sito nell’archivio del Comune.

Al suo interno dovrebbe trovare un appalto vinto da una società, magari una società creata ad hoc, e quindi non dovrà meravigliarsi se dovesse scoprire che ha sede in una via e n. civico dove, di fatto, si trova un asilo infantile.

Questi non sono né studiosi né storici, ma per usare un termine nobile, una specie di moderni amanuensi.

In realtà sono dei scopiazzatori rapinatori, truffaldini, in quanto non hanno la delicatezza di citare le fonti.

Ma la cosa peggiore in ciò, è che, rimanendo anonimo il “mariulo”, impettendosi, il politico ne assume la paternità ed è per questo motivo che ci troviamo nel punto in cui siamo.

Mi inserisco nell’aspetto storico, più precisamente nel periodo che mi è più familiare: il decennio 1806-1815.

A seguito del noto assedio, il monastero dei Minori Conventuali non subì alcun danno anche se nel 1812 fu dichiarato «quasi diruto con terreni inculti attaccati ad esso inadatti alla semina».

Sebbene «quasi diruto» sopravvisse al terremoto del 27.3.1638 (sabato prima della Palme) e a quello del febbraio-marzo 1783.

Il 1° settembre 1808, alle ore 13:00, gli incaricati Giulio Mileti (sindaco) G.B. Cavallo (arciprete), Vincenzo Perciavalle (parroco), Raffaele Meliarca, Pietro Perciavalle e Giovanni Mirabelli (decurioni) si recarono sul posto per procedere alla soppressione e ad inventariare il contenuto del Monastero.

Incontrarono la Chiesa ben arredata di suppellettili liturgiche (argenti, altaristica e paramenti) e ricco il convento.

I frati presenti esibirono la platea dei censi in denaro per un valore di 4.225,65 ducati, e la platea dei censi in generi i quali annualmente davano: 60 tomoli di grano, 23 di granone e 1 di avena.

Era abitato da 4 religiosi che, al momento della soppressione erano Ignazio Damiano, sacerdote di 71 anni nativo di Reggio C.; il sacerdote Bartolomeo Fava di anni 55 di Amantea (figlio del barone Daniele e di Candida Ferrari deceduto il 6 gennaio 1825) ed il laico Raffaele Buffone di anni 78 anch’egli nativo di Amantea, figlio di Antonio e Anna di Rosa, deceduto il 18 novembre 1814 e dichiarato di anni 74.

(E qui c’è da denunciare una incongruenza tra età dichiarata al momento della soppressione e quella scritta nell’atto di morte).

Al momento era assente il P. Guardiano, Ignazio Battaglia, nativo di Reggio Calabria il quale morì sessantenne ad Amantea, il 18 gennaio 1811, avendo scelto di fissare, insieme agli altri fratelli, dopo la soppressione, la propria residenza nella città.

In conclusione, come Lei afferma, il monastero dopo l’assedio era abitato.

Ferruccio Policicchio”

orroreA quelli che ben poco sanno sull'operato in Africa da parte di noi occidentali, consiglierei vivamente la lettura di "Cuore di tenebra" di Joseph Conrad, un polacco che scriveva in inglese.
"Cuore di tenebra" è stato spesso interpretato sia come un atto di accusa al colonialismo europeo sia come un percorso di introspezione psicologica nell’animo umano, alla ricerca delle radici del Male e delle sue motivazioni. La scelta di Conrad è di fare di queste due dimensioni le parti del “cuore di tenebra” che l’europeo Marlow, partito come avventuriero al soldo di una compagnia commerciale, scopre a poco a poco durante la risalita del fiume. Il punto è che questa scoperta non è affatto neutrale e senza conseguenze. Da un lato, sul piano storico, è una severa denuncia degli orrori nascosti su cui si regge l’economia e il benessere della “società civilizzata”: Kurtz (e la Compagnia per suo tramite) si arricchiscono sfruttando ciecamente le risorse dell’Africa da un posizione di potere politico e militare; le norme di Kurtz sullo sterminio dei nativi sono il punto d’arrivo finale ed estremo di una logica perversa di dominio. D’altro canto, la ricerca di Kurtz da parte di Marlow porta in superficie tutta l’ambiguità affascinante del lato oscuro dell’umanità; i contorni tra Bene e Male cominciano a sfumare a mano a mano che si procede verso la verità, tanto che la figura di Kurtz - centro gravitazionale del “cuore di tenebra” del romanzo - è ammantata da un’aura irresolubile di ambiguità, cui Marlow non riesce a sottrarsi. 
Durante il ritorno, mentre anche Marlow s’ammala gravemente, Kurtz muore, consegnando al protagonista alcune carte e una fotografia, mormorando solo “L’orrore! L’orrore!”. Dal capolavoro di Conrad, Francis Ford Coppola ne ha tratto un film. "Apocalypse Now". E' una discesa lungo un fiume che pare conduca agli inferi, e c’è Coppola che ci porta in una giungla abbandonata dal mondo eppure ricca di fascino misterioso («Il limitare di una giungla colossale, di un verde così scuro da sembrare quasi nero, orlato dal bianco della risacca, correva dritto, come tracciato con la riga, lontano, lontano lungo un mare azzurro il cui scintillio era offuscato da una foschia strisciante»); c'è Kurtz, un uomo notevole («Lui aveva qualcosa da dire. E lo disse»), un magnifico oratore, un “genio universale” («È l'emissario della pietà, della scienza, del progresso e il diavolo sa di quante altre cose»), un estremista, uno al quale non si parla ma che sarebbe preferibile ascoltare; ci sono morte, follia e menzogna che si mescolano fino a diventare un'unica cosa («Nella menzogna c'è un odore di morte, di corruzione della carne, che ricorda ciò che fa più orrore al mondo e che si cerca di dimenticare»). Ci sono anche il volto imbrattato di Martin Sheen che esce dalle acque paludose e quello di Marlon Brando che lentamente buca l'oscurità, Coppola e Storaro che fanno una fugace comparsata (come membri di una troupe televisiva), Robert Duvall che imperturbabile vuole praticare il surf in mezzo ai bombardamenti, il fotoreporter Dennis Hopper che riconosce la potenza visionaria di Kurtz («La sua mente è lucidissima, ma la sua anima è matta»), Harrison Ford in una piccola parte e un giovanissimo Laurence Fishburne (sarà Morpheus nella saga di Matrix); c'è Jim Morrison con "The end" e The Doors (geniale cominciare il film con quella canzone) e la Cavalcata delle valchirie di Wagner (che sottolinea la notissima scena dei bombardamenti, con la musica “sparata” ad alto volume dagli amplificatori montati sugli aerei). E poi ancora Kurtz, «ombra più tenebrosa dell'ombra della notte», e l'insieme di dubbi e ripensamenti che lascia in chi lo ha incontrato («Marlow tacque e rimase seduto in disparte, indistinto e silenzioso, nella posa di un Budda in meditazione»). Infine l'orrore, ancora lui che ritorna. L'orrore.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik


Pubblicato in Italia

chiesa madreCarissime cittadine e carissimi cittadini,

dal 17 al 25 febbraio si terrà ad Amantea la settimana delle Missioni Popolari 2018 in onore di San Francesco di Paola.

Si tratta di una settimana importante che inizierà sabato 17 febbraio alle ore 16.00 a Campora San Giovanni, dove la città accoglierà la Reliquia del Santo di Paola nel piazzale dell’Hotel “Al Torrione”. Li, ad attenderla, ci sarà anche la statua di San Francesco della Parrocchia di San Pietro Apostolo. Alle ore 17.00 si terrà la Celebrazione Eucaristica alla presenza del Vescovo Emerito Monsignor Salvatore Nunnari.

Il 22 febbraio alle ore 18.30 – nella sala consiliare - si terrà un Consiglio comunale aperto in sessione straordinaria proprio per l’accoglienza delle Reliquie di San Francesco di Paola.

La settimana delle Missioni Popolari si concluderà domenica 25 nella Parrocchia di San Biagio dove alle ore 18.00 si terrà la Celebrazione Solenne – durante la quale sarà annunciata ufficialmente la notizia del ritorno di Amantea a sede diocesale - presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Francescantonio Nolè, Arcivescovo della Diocesi di Cosenza-Bisignano, e l’affidamento da parte del Sindaco Mario Pizzino della Città al Santo con la consegna delle chiavi. Al termine si svolgerà la fiaccolata di saluto al Santo al Ponte di Catocastro con intitolazione dello stesso a San Francesco di Paola.

Invitiamo tutti i cittadini ad essere partecipi di questi momenti così significativi per la nostra comunità. E ringraziamo di cuore tutti i parroci e particolarmente l’Ordine dei Minimi per l’organizzazione della Missione Popolare in vista dell’offerta dell’olio per la lampada votiva al Santuario di Paola da parte della Città di Amantea.

Con i più cari saluti,

L’Amministrazione Comunale

Pubblicato in Primo Piano

E non fa male, vista la grave situazione nella quale la città versa.

Anche, se non soprattutto, perché san Francesco di Paola è passato alla storia come uno “tosto” che non le mandava certamente a dire. In particolare ai potenti.

Dal sito Web della Parrocchia di S. Rocco e San Francesco di Paola di Pizzo di P. Gian Franco Scarpitta riportiamo quanto segue:”Occorre infatti ricordare che Francesco già da diverso tempio dedicava parte del suo ministero a favore del popolo anche contestando l’operato del monarca di Napoli Ferrante d’Aragona nel suo particolare abuso mai controllato di gravare la gente con possenti gabelli e assurde tassazioni. Nel 1447 Francesco aveva deplorato attraverso una lettera a un nobile di Montalto Uffugo Simone D’Alimena l’operato degli esattori delle tasse e più di una volta aveva reso nota la sua fama al re Ferrante non solamente quale uomo di buona vita e di costume ma anche quale sostenitore del popolo oppresso dagli oneri fiscali. Da parecchio tempo il monarca aveva deciso di accrescere la sorveglianza sul frate paolano e sul suo movimento eremitico, anche a motivo del consenso sempre più crescente del popolo cosentino nei suoi riguardi: probabilmente si temeva una possibile sommossa o una reazione popolare che avrebbe fomentato lo stesso eremita paolano”

Ora arriva ad Amantea che lo celebra per una intera settimana.

Questo il programma e la nota dell’amministrazione comunale

“Carissime cittadine e carissimi cittadini, dal 17 al 25 febbraio si terrà ad Amantea la settimana delle Missioni Popolari 2018 in onore di San Francesco di Paola.

Si tratta di una settimana importante che inizierà sabato 17 febbraio alle ore 16.00 a Campora San Giovanni, dove la città accoglierà la Reliquia del Santo di Paola nel piazzale dell’Hotel “Al Torrione”.

Li, ad attenderla, ci sarà anche la statua di San Francesco della Parrocchia di San Pietro Apostolo.

Alle ore 17.00 si terrà la Celebrazione Eucaristica alla presenza del Vescovo Emerito Monsignor Salvatore Nunnari.

Il 22 febbraio alle ore 18.30 – nella sala consiliare - si terrà un Consiglio comunale aperto in sessione straordinaria proprio per l’accoglienza delle Reliquie di San Francesco di Paola.

La settimana delle Missioni Popolari si concluderà domenica 25 nella Parrocchia di San Biagio dove alle ore 18.00 si terrà la Celebrazione Solenne – durante la quale sarà annunciata ufficialmente la notizia del ritorno di Amantea a sede diocesana - presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Francescantonio Nolè, Arcivescovo della Diocesi di Cosenza-Bisignano, e l’affidamento da parte del Sindaco Mario Pizzino della Città al Santo con la consegna delle chiavi.

Al termine si svolgerà la fiaccolata di saluto al Santo al Ponte di Catocastro con intitolazione dello stesso a San Francesco di Paola.

Invitiamo tutti i cittadini ad essere partecipi di questi momenti così significativi per la nostra comunità.

E ringraziamo di cuore tutti i parroci e particolarmente l’Ordine dei Minimi per l’organizzazione della Missione Popolare in vista dell’offerta dell’olio per la lampada votiva al Santuario di Paola da parte della Città di Amantea.

Con i più cari saluti,               L’Amministrazione Comunale”.

Pubblicato in Primo Piano

Una buona notizia per chi ama AMANTEA

Lo diciamo da tempo ed ormai ci crediamo anche noi!

Scherziamo, ovviamente.

Noi ( pochi in verità) ne abbiamo piena consapevolezza ed il nostro sforzo è quello di evidenziare la grandezza di questa città e di alcun uomini che ci sono nati e vissuti o che l’hanno scelta per viverci e che l’hanno onorata con i propri scritti e le proprie ricerche, scritti e ricerche finalizzati a far amare questa città ed a far nascere l’orgoglio di appartenerle.

Oggi vi diamo una buona notizia.

Grazie al giovane autore de La Storia degli Arabi in Calabria nonchè ricercatore che studierà nei prossimi anni la Storia delle presenze degli Arabi ad Amantea, siamo riusciti ad avere la copia della “Rivista Storica Calabrese” degli anni dal 1893 al 1901

Nella stessa vi sono tre scritti di Alberto De Luca di Lizzano su Amantea dai titoli:

-L’Infeudazione d’Amantea;

-Amantea redenta;

-Amantea nel1494: Ricordi Aragonesi.

Appena possibile e grazie a Giuseppe Sconta Testa li porremo sul sito a disposizione di chiunque ( anche le scuole) voglia leggerli ed eventualmente stamparne copia per la propria biblioteca

In attesa, ovviamente, che il comune dia finalmente attenzione al bisogno di una mini biblioteca storica nella quale raccogliere scritti e stampe ( diverse sono già disponibili) di, e su, Amantea, biblioteca nella quale conferiremo gratuitamente tutta la serie della “Rivista Storica Calabrese”.

Ed altro già in nostro possesso.

Abbiamo fatto ricerche sull’autore che vorremmo presentare alla città ma dobbiamo confessare la scarsezza di informazioni, per cui saremmo grati a chiunque volesse completare le notizie da noi raccolte.

Cordialmente

Amantea 16.febbraio 2018

                                                                                              Giuseppe Marchese

Pubblicato in Cronaca

condatoreSì, amici miei, da domani le bollette della luce saranno più care. Sapete perché? Perché dovremo pagare le bollette dei furbetti che da 5 anni non le pagano pur avendo usufruito dell’energia elettrica. Hanno usufruito dell’energia elettrica malgrado i solleciti e se ne sono fregati. Sanno che in Italia ci sono sempre i fessi che pagano, tanto vale allora approfittarne. Ma chi dovrebbe pagare l’energia consumata? Chi la consuma e chi ha un regolare contratto con l’ENEL o con altre piccole società. Così dovrebbe essere, ma spesso non è così. Infatti da domani le bollette dei furbetti consumatori di elettricità le dobbiamo pagare tutti noi, consumatori onesti, che ogni mese ci rechiamo presso gli uffici postali e attraverso un bollettino prestampato e compilato saldiamo il conto mensile, a volte anche imprecando perché la bolletta sembra un po’ gonfiata. La notizia che vi ho dato, amici miei, è vera, è davvero inquietante e sconvolgente. Le bollette della luce fino ad oggi non pagate dai furbetti le devono pagare la collettività. Ma questo è giusto? Non è giusto. Purtroppo per noi, però, la decisione è stata già presa dall’Autorità per l’energia. Lo Stato vuole recuperare dalle bollette non pagate i cosiddetti oneri di sistema che pesano sulla spesa elettrica di famiglie e imprese. Ma cosa sono gli oneri di sistema? Sono il trasporto, l’Iva e altri iniqui balzelli. Ovviamente questa decisione presa dall’Autorità dell’Energia è stata accolta favorevolmente e ritenuta giusta dall’Associazione dei fornitori di energia. Ma accolta dai consumatori con disprezzo perché ritenuta iniqua e sbagliata. I morosi non hanno pagato le bollette? E’ compito delle varie compagnie farsi pagare le bollette, esse hanno tutti gli strumenti per ottenere il pagamento, in primis tagliare i fili della luce, staccare il contatore. Basta un minuto. Povera Italia come sei ridotta! Non sei più in grado di identificare i portoghesi elettrici figuriamoci se sarai in grado di catturare i ladri di polli, per non parlare degli stupratori, dei mafiosi, dei ladri di appartamenti, degli imbroglioni, degli evasori, degli assassini, dei violenti, dei bulli. Ma nella nostra Costituzione, in quella tanto osannata e che tutti si riempiono la bocca, non c’è scritto che gli onesti debbano pagare i debiti altrui. Ma siamo in Italia, ormai un paese del terzo mondo. Ed allora non ci dobbiamo meravigliare se il 4 marzo la maggioranza degli italiani diserterà le urne o se qualcuno stanco di pagare iniqui balzelli sulla elettricità, sulla telefonia, sul consumo dell’acqua, sul gas, sulla benzina, sulla spazzatura e sull’aria che respiriamo deciderà di emigrare all’estero in posti più sicuri e molto più seri.

Pubblicato in Italia
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