Stamattina passeggiando per le vie di Cosenza sono stato attratto da una locandina di un giornale locale, affissa al muro, dove a caratteri cubitali c’era scritto: L’Istat lancia l’allarme. Mi son detto, oh mio Dio, la guerra che si combatte in Ucraina, in Israele e nella Striscia di Gaza è arrivata anche in Calabria. Forse qualche drone o qualche missile impazzito, lanciato dai militari russi ha attraversato l’Europa o lanciato dai guerriglieri di Hamas ha attraversato il Mare Mediterraneo e ha colpito una città calabrese. Nulla di tutto questo. Ecco la triste notizia. L’Istat ha comunicato i dati del Censimento permanente aggiornato al primo gennaio 2022: La Calabria continua a sparire. Se ne sono accorti ora, ma io l’avevo già scritto nel lontano 1982 e ribadito in un libro di alcuni anni fa intitolato: Lenta agonia. La Calabria è ormai abitata da vecchi e quando non ci saranno più nemmeno loro i nostri bellissimi borghi saranno abitati dai cinghiali, dalle volpi, dai cani randagi e da qualche immigrante in cerca di fortuna. Non nascono più figli, non ci sono più matrimoni come una volta. I giovani emigrano in terre lontane in cerca di lavoro che qui non trovano. Le scuole dei borghi si chiudono. Le banche chiudono i loro sportelli e così pure le Poste Italiane. In alcuni paeselli funzionano due o tre volte alla settimana. I nostri contadini abbandonarono i borghi, le terre e le campagne alcuni anni fa, lo fanno adesso i nostri giovani che escono dalle Università e vanno a lavorare altrove e corrono dietro ai loro sogni, portandosi a volte finanche i loro genitori. Non c’è bisogno che lo dica l’Istat che la Calabria e i nostri bellissimi, affascinanti borghi, ricchi di storie e di leggende, si stanno lentamente ma inesorabilmente scomparendo. Basta visitarli. Troverebbero borghi tristi, malinconici, vuoti, con case chiuse e abbandonate, chiese spopolate, senza neppure il parroco, botteghe artigianali con le saracinesche abbassate, scuole vuote, deserte, abbandonate, circondate da spine ed erbacce varie, strade completamente deserte di giorno e di notte. Non si vede nessuno più in giro, le cantine dove si spillava un ottimo vino sono scomparse e non si sentono più le voci dei giocatori di carte imprecare e bestemmiare, perché il compagno aveva sbagliato a chiamare la briscola invece di un carico. Non si vedono più neppure le galline che dopo la pioggerillina, ripetendo il loro verso, razzolavano lungo le vie e le piazze del paese. Forse in qualche ora del giorno qualche viandante infreddolito potrebbe incontrare i cinghiali. Quelli ci sono e sono pure in aumento, ma non servono per fare aprire i negozi, le botteghe artigianali, gli opifici, le forgie, i trappiti, i palmenti, le scuole, le banche, gli uffici postali. Continuando così, il fenomeno spopolamento in Calabria, porterà con sé nei prossimi anni effetti economici e sociali devastanti.