Tiè. Al massimo potrà “murmuriari” nel chiuso della stanza o del corridoio.
Ma solo con amici veramente fidati che poi non riportino quanto detto ai superiori.
La dirigente Erminia Pellegrino rammenta il Codice di Comportamento dell’Asp di Cosenza ed in particolare l'art 10 comm 3 che recita che il dipendente deve astenersi dal rilasciare dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell'amministrazione e che ledano l’immagine dell’Azienda sotto comminatoria dell'inizio di un di un procedimento disciplinare.
Ma criticare i malfunzionamenti magari rispondendo semplicemente ad una utenza arrabbiata è davvero lesione della immagine dell'Azienda?
La cosa strana è che ella richiama l’art 11 comma 10 del Piano anticorruzione recanti “ Disposizioni Particolari per i Dirigenti” (10.Il Dirigente, fermo restando il diritto di esprimere proprie valutazioni e diffondere notizie a tutela dei diritti sindacali, ha l’obbligo di astenersi da dichiarazioni offensive nei confronti dell’Amministrazione. Le dichiarazioni pubbliche, per conto dell’Azienda, andranno preventivamente autorizzate dal Direttore Generale. Eventuali dichiarazioni che ledano l’immagine dell’Azienda integrano gli estremi di un comportamento disciplinarmente perseguibile) ma invia la nota a tutti in dipendenti.
Ben più strano è il fatto che la nota partecipata anche il 13 settembre corso recita che “ Si confida nella massima diffusione di questa nota ai dipendenti al fine di evitare la continua esposizione mediatica spesso fonte di grave disorientamento nell’utenza e di lesione all’immagine dell’azienda stessa”.
Quella lesione di immagine dell’azienda che “integra gli estremi di un comportamento disciplinarmente perseguibile”.
“Silenzio , ca ni licenzianu”
E’ questo che sembra cogliersi tra i dipendenti dell’Asp Cosentina.
E pochi sono quelli che hanno il coraggio di parlare, di fare valutazioni sulla scelte spesso infelici ed ingiustificate della dirigenza sanitaria alla quale non ci si può rivolgere, che opera o permette ogni irragionevolezza che poi subisce il paziente
Osserviamo che l’utente non ha altri a cui rivolgersi se non il personale sanitario che diventa il capro espiatorio di una sanità che non funziona.
E pensare che nello stesso testo al punto XX del whistleblower o Vedetta Civica , cioè di colui che testimonia un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni e decide di segnalarlo.
Sarà fustigato il denunciante?
Od il Responsabile della Prevenzione della Corruzione segnalerà il tutto all’ufficio di disciplina che valuterà la sussistenza per avviare il procedimento disciplinare nei confronti del dipendente che ha operato la discriminazione?.
Chi tutela i diritti dell’utente?
Forse i sindaci che vivono emarginati nelle loro stanze?
Forse un non esistente Tribunale per i diritti del malato (TDM) nato nel 1980 per tutelare e promuovere i diritti dei cittadini nell'ambito dei servizi sanitari e assistenziali e per contribuire ad una più umana, efficace e razionale organizzazione del servizio sanitario nazionale e che non ha mai visto la luce?.
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Amantea Futura
Non solo deficit, adesso anche mille lavoratori precari a rischio licenziamento entro la fine dell’anno con conseguenze inimmaginabili sui servizi forniti.
Sulla sanità calabrese si abbatte un’altra scure.
Il Consiglio dei ministri, infatti, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.
Pesantissima la motivazione: «accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali».
Lo scioglimento durerà 18 mesi e in questo periodo la gestione dell’Ente sarà affidata ad una commissione di gestione straordinaria.
«La situazione della sanità in Calabria è molto seria» è stato il commento del neoministro della Salute Roberto Speranza, da subito impegnato con i problemi calabresi.
«Il rispetto rigoroso del principio di legalità sarà essenziale per aprire una stagione in cui il diritto alla salute venga effettivamente garantito» ha aggiunto il ministro.
Uno scioglimento, quello dell’Asp di Catanzaro, che giunge a sei mesi esatti da quello dell’Asp di Reggio Calabria, anche in quel caso decretato per infiltrazioni mafiose.
Attualmente l’Azienda sanitaria catanzarese era retta da un reggente, visto che ancora non era stato nominato il commissario che, in base al Decreto Calabria, avrebbe dovuto gestire l'Azienda per cercare di rimettere a posto i conti.
L’Ente era finito nell’occhio del ciclone nel novembre dello scorso anno, dopo l’operazione «Quinta Bolgia» della Direzione distrettuale antimafia che aveva portato all’arresto di 24 persone tra le quali ex componenti del management dell’Azienda.
Nell’inchiesta sono finiti l’ex direttore generale dell’Asp di Catanzaro, Giuseppe Perri - i suoi predecessori Gerardo Mancuso e Mario Catalano sono indagati in stato di libertà -, Giuseppe Pugliese, direttore amministrativo sino all’ottobre 2017, ed Eliseo Ciccone, già responsabile del Suem 118 ed ora destinato ad altro incarico.
Pesanti le conclusioni cui sono giunti i magistrati della Dda ed i finanzieri del Comando provinciale del capoluogo e dello Scico di Roma.
Secondo l’ipotesi accusatoria, infatti, la cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte aveva un controllo totale dell’ospedale di Lamezia Terme proprio grazie al management dell’Asp per il tramite di due politici, l’ex parlamentare Giuseppe «Pino» Galati e Luigi Muraca, componente del Consiglio comunale di Lamezia sciolto nel 2017 per infiltrazioni mafiose.
Secondo l’accusa, gli Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, grazie ai loro sottogruppi e alla connivenza di amministratori pubblici e politici, avevano il controllo della fornitura di ambulanze sostitutive del 118, oltre che dei servizi di onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue e di altro ancora
«Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Asp di Catanzaro conferma la necessità e l’urgenza che l’intero governo M5S-Pd prenda in mano al più presto la situazione della sanità calabrese, dotando le aziende del Servizio Sanitario Regionale di vertici capaci di garantire legalità e tutela della salute con indipendenza e coraggio».
Lo affermano, in una nota, i parlamentari calabresi del M5S Francesco Sapia, Bianca Laura Granato, Paolo Parentela e Giuseppe d’Ippolito, che aggiungono: «Il provvedimento del Consiglio dei ministri, analogo a quello che aveva già interessato l’Asp di Reggio Calabria, è indicativo della patologia principale da cui è affetto il Servizio sanitario della Calabria, cioè la sudditanza rispetto ad un sistema di potere che finora ha potuto agire incontrastato tra complicità e silenzi».
«Siamo certi – concludono – che il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il ministro Luigi di Maio, capo politico del Movimento 5 Stelle, raccoglieranno in prima persona questo nostro appello, anche perchè sulla sanità calabrese non c’è più tempo da perdere».
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Catanzaro
Nemmeno 3 mesi fa, giorno 8 maggio, sono stati individuati i dirigenti chiamati a svolgere le funzioni provvisorie di reggenza delle Aziende sanitarie e ospedaliere calabresi, in base alle disposizioni del Decreto sulla sanità varato dal Consiglio dei ministri che si è riunito a Reggio Calabria poco prima di Pasqua e diventato operativo lo scorso 30 aprile.
Si tratta di Amalia Maria Carmela De Luca (Azienda sanitaria provinciale Catanzaro), Sergio Diego (Asp Cosenza), Maria Pompea Bernadi (Asp Crotone), Elisabetta Rosa Tripodi (Asp Vibo), Adelaide Marsico (Azienda ospedaliera Cosenza), Francesco Araniti (Grande ospedale Metropolitano Reggio), Giuseppe Giuliano (Azienda ospedaliero Universitaria Mater Domini).
Oggi 8 agosto le dimissioni del reggente dell'Asp di Cosenza, Sergio Diego
Ne parla Guccione che sostiene che la sanità in Calabria è ormai allo sbando.
Poi continua sostenendo che Diego “Ha addirittura rassegnato l'incarico, lasciando senza alcun governo la più grande Asp della Calabria, già da mesi senza una guida e con un manager che garantiva a malapena l'ordinaria amministrazione.
Una situazione insostenibile per i cittadini alla ricerca di cure.
L'azienda sanitaria provinciale è tra le più grandi d'Italia per estensione geografica e complessità orografica, con oltre 750mila abitanti e un bilancio di oltre un miliardo di euro che serve a gestire l'assistenza territoriale, tre ospedali Spoke in cui lavorano quasi seimila dipendenti che hanno un'età media di circa 55 anni.
Nel caos è tutta la regione.
A oggi solo due commissari su nove aziende hanno accettato l'incarico e firmato i contratti all'Azienda ospedaliera di Cosenza e in quella di Catanzaro.
La misura è colma.
Il Governo nazionale ha gettato la sanità calabrese in un punto di non ritorno, la situazione è ormai di una grande emergenza, non è più garantito il diritto costituzionale alla salute.
Carlo Guccione
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Cosenza
COSENZA 9 maggio 2019. I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Rossano hanno posto sotto sequestro una struttura adibita a canile rifugio realizzata in località Santa Caterina nel comune di Corigliano – Rossano. Il sequestro è avvenuto a seguito di un controllo effettuato dai militari unitamente al personale veterinario dell’Asp di Rossano nel quale si è accertato che all’interno della struttura, che ospita circa sessanta cani, erano state realizzate opere edili abusive senza alcun tipo di autorizzazione. L’area interessata al sequestro è stata occupata senza alcun titolo dall’associazione animalista onlus “Heidi una vita da cani”. Le opere edili, inoltre, sono state realizzate in area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale. Il controllo ha consentito di accertare altresì, che il canile era privo di autorizzazione sanitaria per cui si è proceduto al sequestro cautelativo sanitario per i cani da parte del servizio veterinario. Nessuna tracciabilità documentale relativamente alla movimentazione degli animali è stata prodotta dal responsabile dell’associazione che non risulta convenzionata con liberi professionisti. Oltre al sequestro dell’area, circa 12mila metri quadri e degli immobili presenti al suo interno, con la facoltà d’uso esclusivamente al trattamento alimentare e benessere degli animali, si è denunciato alla Procura della Repubblica di Castrovillari che ha coordinato l’attività, il legale rappresentante dell’associazione per la realizzazione all’interno del demanio fluviale delle opere edili in area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale.
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Calabria
Solo la voce di Guccione a denunciare le illegittimità dell, Asp di Cosenza ma nessuna vera attenzione penale
Il consigliere regionale Carlo Guccione interviene con una nota per informare di quanto accade nell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza «dove regnano disordine e caos amministrativo».
COSENZA – «Forniture di beni e servizi ottenute con proroghe di fatto illegittime, in violazione ai principi di concorrenza e trasparenza. Senza alcuna procedura di gara. È quanto avviene all’Asp di Cosenza. E non è più tollerabile la situazione in cui si trova l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, dove regnano disordine e caos amministrativo». A dirlo è il consigliere regionale Carlo Guccione che parla di una «gara di appalto del 2007 della durata di tre anni, sul servizio di ristorazione dell’ex As n.3 di Rossano, è stata prorogata nel corso degli anni. L’Asp di Cosenza (divenuta provinciale e assorbita l’As di Rossano) con le delibere n. 1440/2010, 1223/2011, 539/2012 ha prorogato il servizio mensa per gli anni 2010-2011-2012. Inoltre, con delibera n. 3085/2012 l’Asp di Cosenza – sottolinea il consigliere Guccione – ha continuato ad affidare, sempre alla stessa ditta, anche il servizio di ristorazione per gli ospedali di Castrovillari e Lungro. Il tutto avveniva sempre senza alcuna procedura di gara. Per una serie di “strane” vicissitudini questo servizio di ristorazione continua ininterrottamente da oltre dieci anni in costante regime di prorogatio. Tutto ciò ha, tra l’altro, aumentato le commesse e i fatturati pagati dall’Asp di Cosenza».«Ecco un altro esempio: le gare per la gestione delle Rsa di proprietà dell’Asp (ex articolo 20). Una struttura – spiega Carlo Guccione – chiusa nel 2014, di 60 posti letto per anziani, ancora non è stata aperta a distanza di cinque anni, nonostante sia stata avviata la procedura di gara. Inoltre, per un’altra Rsa sempre di proprietà dell’Asp di Cosenza, pur essendo stata avviata la gara, di fatto è stata concessa una prorogatio che dura da oltre quattro anni per la gestione della struttura. L’atto aziendale dell’Asp di Cosenza e i Dca hanno previsto per la provincia di Cosenza la realizzazione delle Case della salute di Cariati, San Marco Argentano, Mormanno, Lungro, Amantea. Ma ad oggi queste strutture esistono solo sulla carta, nonostante siano stati stanziati dal 2009, 165 milioni di euro».
«La gestione della più grande Azienda Sanitaria provinciale della Calabria, con un bilancio di circa un miliardo di euro e con i gravi problemi in cui versa, non può essere lasciata – tuona Guccione – in mano a commissari che, tra l’altro, sono costretti a dimenarsi anche con anche altre aziende sanitarie della regione. Lasciando l’Asp senza una governance forte il rischio è che, da una parte, si riducano i servizi territoriali da offrire ai cittadini e, dall’altra, aumentino gli sprechi e il malaffare, facendo emergere ancora di più le criticità».
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Primo Piano
Una protesta pacifica per chiedere che si faccia chiarezza sul futuro delle associazioni che si occupano del servizio di supporto al 118. Il responsabile della confraternita della Misericordia di Cosenza Luigi Solbaro “così non possiamo più lavorare”
.COSENZA – Hanno parcheggiato i loro mezzi di soccorsi davanti la sede dell’Asp di Cosenza, in via Alimena, per protestare in modo pacifico ma ottenere risposte certe. La Misericordia di Cosenza, Amantea e Trebisacce, la Nuova Croce Azzurra di Cosenza, la Montalto Soccorso ONLUS, l’Avas Presila, la Croce di Mira di Lungro, Papa Giovanni XIII Spezzano Sila, Life Soccorso Luzzi e l’Avam di Cosenza. Nove asssociazioni che si ritrovano tutte nella stessa situazione: convezioni scadute e mancanza dei rimborsi spesa del 2018 e dei primi 3 mesi del 2019. Eppure, il loro supporto alle operazioni di soccorso è vitale per non mandare all’aria tutto il sistema vista la carenza di mezzi del 118 ed un territorio da gestire vasto come quello della provincia di Cosenza.
Luigi Solbaro, responsabile della Confraternita della Misericordia di Cosenza, chiarisce i motivi della loro protesta “ci tengo a precisare che la nostra è una protesta pacifica ed educata. Abbiamo chiesto da tempo un incontro per il rinnovo della convezione del 118 scaduto 21 dicembre dello scorso anno. Ad oggi si va avanti solo con rinnovi, perché ad ogni scadenza succede che vengono puntualmente cambiati i vertici dell’Asp provinciale e quindi si riparte sempre daccapo. In più questa volta non è stato nemmeno stabilito l’impegno di spesa per il 2019 e ci ritroviamo a marzo senza aver ricevuto i rimborsi dei mesi precedenti. Abbiamo dovuto sollecitare per prima cosa l’impegno di spesa del 2018 e dei primi 3 mesi del 2019 per il supporto 118. Poi, abbiamo sollecitato il rinnovo della convezione perché così non possiamo lavorare“.
Le risposte avute dall’Asp nell’incontro? “l’impegno di spesa per i rimborsi dei soli primi 3 mesi del 2019, mentre sulla convezione ci è stato ribadito che loro sono di transito e non possono fare nulla finché non verranno nominati i nuovi vertici dell’azienda provinciale. Dunque, rimaniamo ancora una volta senza convezione ma ci hanno comunque chiesto di non bloccare il servizio di supporto, visto che la maggior parte dei soccorsi a Cosenza e in provincia viene fatta proprio da noi considerando che il 118 su Cosenza ha due sole macchine mentre una terza è all’UNICAL. E senza dimenticare che i punti di emergenza territoriale (le cosiddette P.E.T) hanno sempre a supporto un’associazione se pensiamo a comuni come Cassano, Castrovillari, Corigliano, Trebisacce, Cariati e così via, altrimenti non si riuscirebbe assolutamente a soddisfare la richiesta di intervento”.
fonte notizia quicosenza
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Cronaca
Ci perviene questa foto di un gruppo di cani liberi. Secondo il nostro informatore questi cani invadono terreni agricoli e creano danni notevoli ad agricoltori e famiglie. Sono cani di diversi anni il che significa che da anni l'asp non li cattura. Ed ovviamente i comuni non li affidano ai canili. Nessuno che però sanzioni queste omissioni tantomeno la procura, se essa è competente, o la prefettura, se essa competente, o qualcuno che dispone per l'asp. Per questo articolo omettiamo il nome del comune, ricordiamo che è uno dei comuni prossimo ad amantea ed aspettiamo che qualcuno si muova. Intanto gli diciamo grazie.
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Cronaca
Sono passati pochi minuti ma già la notizia ha fatto il giro della regione
La notizia è clamorosa.
Secondo talune notizie giornalistiche le dimissioni sarebbero dovute alla gara per la nomina del nuovo DG.
Mauro,infatti, è stato già dg dell’Asp di Cosenza e da poche settimane è stato nominato commissario per la fase preparatoria al nuovo bando novità.
Qualcuno dice che oggi pomeriggio nelle ultime ore nel palazzone di via Alimena si sarebbero sentite forti urla.
Si dice anche che le dimissioni sarebbero irrevocabili.
Esse sono state porte con una Pec indirizzata al presidente della Regione Mario Oliverio, al Commissario ad Acta per l’attuazione del piano di rientro Saverio Cotticelli e al direttore del dipartimento salute Antonio Belcastro.
Muro avrebbe dichiarato a La Cnews24.it : « Non ci sono più le condizioni per andare avanti. Manca una bussola, si rischia di diventare matti»
«Non c’è più una bussola e chi si trova al timone rischia di diventare matto, in una baraonda di decreti assunti e poi revocati, di situazioni costantemente capovolte, come una tela di Penelope che si disfa continuamente».
«Purtroppo non ci sono sinergie tra le varie parti del sistema, ma si preferisce calare dall’altro una serie di provvedimenti che nell’ultimo mese hanno modificato per tre volte l’ambito di erogazione dei servizi.
Se non riusciamo ad erogare i servizi, i cittadini poi se la prendono con i vertici dell’Azienda che in queste condizioni non possono né operare, né programmare. Io non voglio pennacchi e non sono costretto a rimanere in carica.
Per questo ho presentato le mie dimissioni irrevocabili».
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Paola
L’Autorità nazionale anticorruzione ha chiesto chiarimenti all’Asp sulla nomina dei direttori dei distretti sanitari .
Tutto grazie alle osservazioni ed ai rilievi del Collegio sindacale costituito da Sergio Tempo, Santo Calabretta e Sergio De Marco ed avanzati il 5 marzo 2018.
Il Collegio aveva osservato che «Da una mera lettura degli atti formali di conferimento degli incarichi dei direttori dei diversi distretti di appartenenza, questi atti sono tutti identici nei contenuti, cambia solo il nominativo.
Non solo ma i membri si chiedono «in base a quale criterio è stato scelto quel determinato nominativo o anche gli altri, visto che sono state rinvenute le stesse modalità, nella rosa dei candidati idonei per ricoprire l’incarico proprio in quel determinato distretto: al riguardo, si ritiene che andrebbe fatta la profilatura degli incarichi con l’evidenza delle specificità territoriali».
In ogni caso – ulteriore dubbio girato all’Anac – «l’Azienda, come prevede la normativa, prima della nomina avrebbe dovuto pubblicare sul sito internet il profilo professionale del dirigente da incaricare, i criteri di valutazione, i curricula dei candidati, la relazione della commissione nonché le motivazioni della scelta da parte del direttore generale».
Qualche passaggio, dunque, sarebbe “saltato”, a parere dell’organo interno di controllo dell’Asp, che, a marzo, ha girato le proprie valutazioni alla Regione, al commissario Scura, alle Procure di Cosenza e della Corte dei conti e all’Anac.
In sostanza il Collegio sindacale ricorda che «il sistema degli incarichi dirigenziali deve basarsi su principi di trasparenza, pubblicità, misurazione e valutazione».
Si parte dalla valutazione: «La Commissione esaminatrice –si legge nel verbale del 5 marzo – ha predisposto per ogni distretto sanitario un elenco alfabetico di persone ritenute idonee, da cui emerge che è accertato il possesso dei requisiti generali e specifici, ma non l’iter valutativo, né tantomeno i criteri adottati per la valutazione dei curriculum e delle capacità professionali, gestionali e organizzative del candidato».
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Economia - Ambiente - Eventi
Cosenza. Dieci giorni di lavoro per sequestrare beni e conti correnti bancari della 61enne, dipendente dell’Asp per avere sottratto indebitamente soldi pubblici all’azienda sanitaria provinciale.
A darne notizia è il procuratore capo della Procura di Cosenza, Mario Spagnuolo.
Alla predetta C.F. viene contestato, il reato di cui all’art. 81 cpv., 61 n.7, 314 c.p., in quanto ritenuta responsabile, quale pubblico ufficiale, dipendente dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza (qualifica ricoperta Assistente Amministrativo Cat. C1), svolgente funzioni amministrative presso la Commissione Medica Locale per patenti di guida di Cosenza, avendone per ragione del suo ufficio il possesso, o comunque la disponibilità, di essersi appropriata della somma complessiva di euro 294.820,00, sottraendola da conti correnti postali intestati alla suddetta Commissione Medica Locale.
Dal 19 novembre scorso e fino alla mattinata odierna, personale della Sezione di Polizia Giudiziaria – aliquota Polizia di Stato – della Procura della Repubblica di Cosenza, ha dato esecuzione agli adempimenti relativi all’Ordinanza di Applicazione di Misura Cautelare Interdittiva e di Sequestro Preventivo, emessa il 12.11.2018 dal GIP presso il Tribunale di Cosenza, nell’ambito del procedimento penale n.652/17 RGNR mod.21, a carico di C.F., di anni 61, dipendente dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza.
In particolare, con l’Ordinanza sopra specificata, il GIP ha disposto la sospensione della predetta C.F. per la durata di mesi dodici, dall’esercizio del pubblico ufficio, nonché il sequestro preventivo, per equivalente, delle somme depositate su conti correnti bancari o postali, di titoli di stato, di titoli azionari ed obbligazionari, certificati di deposito, buoni postali, libretti di risparmio e/o deposito, quote di fondi di investimento, polizze assicurative sulla vita, o comunque di altri strumenti finanziari e/o assicurativi, beni immobili, beni mobili registrati, intestati, o comunque nella disponibilità dell’indagata, fino alla concorrenza della somma di euro 294.820,00.
Nel corso dell’esecuzione del provvedimento, sono stati sottoposti a sequestro preventivo:
- immobile censito nel Catasto dei Fabbricati del Comune di Cosenza, intestato all’indagata;
- immobile censito nel Catasto dei Fabbricati del Comune di Cosenza, pertinenza del primo;
- autovettura Smart Forfour intestata e di proprietà dell’indagata;
- rapporto di conto corrente e deposito titoli, accesi presso un Istituto di Credito di Cosenza, intestati all’indagata.
L’indagine ha preso il via all’indomani della denuncia sporta agli inizi del 2017 dal Presidente della Commissione Medica Locale di Cosenza, il quale si era visto recapitare una verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate, con contestuale contestazione per violazione di norme in materia fiscale, in particolare per quanto attiene il mancato versamento della ritenuta d’acconto per l’anno 2013.
Le successive verifiche svolte in autonomia dal Presidente della Commissione, permettevano di avanzare sospetti sulla dipendente dell’A.S.P. in quell’epoca in servizio presso la Commissione con compiti amministrativi, in particolari quelli relativi alla gestione della documentazione contabile.
Le indagini, durate complessivamente oltre un anno, consistite nell’acquisizione di una mole notevole di documentazione bancaria e conseguenti riscontri in termini di analisi di conti correnti, consentivano di raccogliere concreti ed oggettivi elementi a carico dell’indagata, la quale, approfittando delle sue mansioni in seno alla citata Commissione, per assicurarsi un ingiusto profitto, a partire del 2013, aveva apposto la firma falsa del presidente della commissione su svariati assegni (quasi 200) che successivamente si era intestata quale beneficiaria, per poi versarli su un conto corrente nella sua disponibilità, distraendo così tali somme da due conti correnti postali intestati proprio alla Commissione Medica Locale per patenti speciali, il tutto per un importo complessivo superiore a 100.000,00 euro.
Ulteriori e successivi approfondimenti investigativi, permettevano di accertare che il comportamento illecito dell’indagata era risalente anche agli anni antecedenti il 2013, per cui dalle verifiche effettuate in tal senso si accertava l’indebita appropriazione di notevoli somme di denaro a partire dal 2009, in questo caso per un importo complessivo prossimo ai 200.00,00 euro.
La richiesta avanzata dal P.M. titolare delle indagini, è stata pienamente accolta dal GIP nell’Ordinanza Applicativa di Misura Cautelare Interdittiva e di sequestro preventivo emessa il 12.11.2018.
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Cosenza