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Stamattina siamo stati in Regione, presso il Dipartimento Lavori Pubblici, per tutelare le necessità della nostra comunità di Amantea.

scuolaIl 28 luglio scorso la Regione aveva inviato al Comune una comunicazione chiedendo di rinunciare ad uno dei finanziamenti di cui è beneficiaria la scuola media Mameli dichiarata inagibile il 4 marzo scorso.

In realtà i due finanziamenti non sono affatto incompatibili ma assolvono a due funzioni differenti: uno, di 5.900.000 euro è finalizzato alla ricostruzione della scuola, l’altro di 626.000 euro serve alla ristrutturazione dell’edificio dell’ex giudice di pace che dovrebbe essere la sistemazione temporanea degli studenti.
Abbiamo ricevuto attenzione da parte del direttore ingegnere Pallaria e dell'ingegnere Iiritano che ci hanno indicato le procedure da seguire nella piena consapevolezza che è necessario realizzare entrambi gli interventi. I dirigenti regionali lo hanno compreso benissimo mostrando piena disponibilità.

Noi abbiamo fatto la nostra parte ottenendo un risultato concreto su cui costruire lavorare.

Adesso il sindaco completi le procedure e attivi la macchina burocratica nel più breve tempo possibile.

Occorre poi trovare adeguata sistemazione per i ragazzi per l’inizio dell’anno scolastico previsto il 14 settembre, e questa soluzione non è il Campus, nemmeno in modo parziale!

D’altronde abbiamo incontrato la dirigente insieme alla consigliera Sicoli il primo agosto e il sindaco il giorno dopo ed entrambi convergevano sulla necessità di evitare il Campus.

L’alternativa esiste: occorre valorizzare gli edifici che abbiamo e dimostrare che siamo una comunità e che ognuno può fare dei piccoli sacrifici per il bene di tutti. In particolar modo in un sopralluogo effettuato a fine giugno con il sindaco abbiamo constatato che ci sono spazi pressochè sufficienti nel plesso Manzoni che è il più grande e il più sicuro di cui disponiamo. Occorre sedersi a tavolino ed avere la volontà di riorganizzarsi avendo presente la necessità di tutela dei minori prima di ogni altra esigenza.

Questa è stata e continua ad essere la nostra posizione sin dall’inizio di questa vicenda.


Cerchiamo di essere uniti tutti, in particolare noi genitori, e chiediamo la giusta tutela dei minori al Sindaco e alla Dirigenza scolastica come già lunedì scorso ha fatto un gruppo di pacifici e coraggiosi mamme e papà.

Pubblicato in Primo Piano

giiGli Amanteani come quasi tutti gli italiani sono attratti da venditori di fumo.

In un mondo dominato dalla scienza, la gente impazzisce per maghi, cartomanti, chiromanti, astrologi e guaritori. A tali personaggi si rivolgono ogni giorno migliaia di persone alla ricerca di soluzioni per i loro problemi sentimentali, di salute, lavorativi e familiari. In quanto cattolici, credono nei miracoli, e se questi non si verificano immediatamente si rivolgono ai maghi. Se non esistessero altri fondati motivi per diffidare dai politici, basterebbero i sistemi adottati da costoro per “farsi conoscere” a farli guardare con sospetto e a non far provare per loro alcuna simpatia. Infatti quello di proporsi attraverso quel flagello tutto moderno chiamato pubblicità è un costume che in ogni persona equilibrata e con un minimo di buon senso non può non suscitare il sospetto che dietro le allettanti promesse si nasconda qualche fregatura. Un bel pomeriggio di sole, gli uccellini cinguettavano leggiadri, i fiorellini sbocciavano e un ominicchio di mezza età era in giardino alle prese con i suoi sogni di potere. Passeggiava tranquillo fra le aiuole del suo bel giardinetto curato e che si guardava in giro con il sorrisetto sarcastico di chi, sotto sotto, pensa che i suoi concittadini sono un misto di ignoranza, imbecillità e pressappochismo. Ma senza cattiveria, per carità, solo con la sfrontata spensieratezza di chi non ha mai avuto a che fare con uno come lui ladruncolo e senza morale “A chi tocca nun se 'ngrugna” è un vecchissimo detto romanesco e lui, che ha dedicato la sua misera vita all’imbroglio, avrebbe dovuto tenerne conto. Oggi che il suo paese è attraversato da minacce, ricatti, da strade pieno di buche, invase da immondizie e di un mare pieno di pesci agonizzanti, ha pensato ancora una volta di agire circondandosi di personcine lillipuziane, pronte a realizzare i suoi sogni. I sogni di un imbroglione e ciarlatan-cialtrone.

I ciarlatan-cialtroni esistono da sempre. Si presentano come vittime, incompresi, emarginati. La loro «soluzione» è sempre segreta, alternativa, miracolosa, idonea a curare le più diverse malattie sociali come la povertà, la disoccupazione e la fame. Si avvalgono di strategie di persuasione organizzata, ingannano, estorcono soldi e fiducia, e oggi vengono addirittura «promossi» nei social network e dalla tv-spazzatura. In altri paesi questi vengono facilmente identificati e resi inoffensivi, spesso subito arrestati. Il ciarlatan-cialtrone, da noi, invece si insedia incredibilmente in una organizzazione statale, circuisce apparati, estorce consensi, per sedersi addirittura a tavoli di trattative ministeriali assieme a inorriditi ricercatori, esperti e scienziati competenti e di statura internazionale. Nei piccoli paesi del Mezzogiorno, la professione ideale dell’aspirante ciarlatan- cialtrone è lo pseudo amministratore; attenzione, “amministratore”non capetto, che ultimamente sempre più spesso è diventato il ciarlatan-cialtrone per antonomasia, giacché una carica così esposta obbligherebbe a prendere delle posizioni, fare delle scelte, metterci la faccia. Invece, la posizione di “pseudo amministratore” si attaglia perfettamente all’ aspirante ciarlatan-cialtrone. Dal suo scranno sa ripetere, come solo lui sai fare, a voce un poco più alta e cambiando un avverbio o un aggettivo, una qualunque idea di quelle già espresse da qualcun altro. Lui non dimentica mai che giocando abilmente da fondo campo, senza mai scendere a rete, ma solo ributtando dall’altra parte della rete qualunque cosa arrivasse a portata. Qualità preminente del ciarlatan-cialtrone è la mediocrità. Egli ne ha fatto una regola di vita. Anzi, la regola. Il ciarlatan-cialtrone non spicca in nulla, neppure nella cialtroneria; al massimo può arrivare a essere un mediocre ciarlatan-cialtrone, essendogli l’eccellenza, foss’anche in negativo, preclusa per definizione. A lui calza perfettamente quel che Leo Longanesi diceva per insultare qualcuno, attribuendogli l’appellativo di “testina di manzo numero due”, per non concedere il primato neppure in negativo. Di perfezione, quindi, nemmeno a parlarne, essendo la dimensione dell’apprendimento, con la sottesa tensione al miglioramento, fondamentalmente estranea alla natura di questo tipo umano. Il ciarlatan-cialtrone è quel che è, formato una volta e per sempre, ontologicamente determinato, immutabile come le montagne eppure molteplice nella sua ignoranza. Sono concetti densi e di non immediata comprensibilità (è palese), ma è il rischio che si deve correre se si vuole trattare una materia così gravida e magmatica come quella che è oggetto di questo breve scritto. D’altra parte, dopo millenni di empirismo cui finora ci siamo attenuti nei rapporti con il cialtrone, credo che i tempi siano maturi per tentare un qualche grado di elaborazione teorica. Questa storiella meridionale è innanzitutto una meravigliosa fiaba, e come tale può essere letta, gustandone i molti momenti di poesia "pura": i bellissimi notturni illuminati dalla luce della luna sopra il castello normanno, le danze delle fatine per le strade del centro, le variazioni sul tema della natura dell'amore e le grotte dei desideri.

 I sogni di una notte di luglio sono dei veri e propri teoremi sulla ricerca di una convivenza possibile di un paese come tanti altri nel profondo Sud, ma anche sul nonsense della vita degli uomini che si rincorrono e che si affannano per emergere dal loro quotidiano squallore, che si “rispettano” e si desiderano senza spiegazioni, che si incontrano per una serie di casualità di cui non sono padroni. Un gioco, a volte divertente a volte crudele, di specchi e di scatole cinesi che rivelano quanto la vita degli uomini sia soggetta a mutamenti inspiegabili e come il meccanismo del “teatro nel teatro” riveli la verità più profonda della vita. Gli uomini si affannano in un folle girotondo e nel frattempo le fate si burlano di loro per soddisfare i propri capricci. Uno squallido spettacolo sul dissidio continuo e inevitabile tra ragione e istinto, tra il bello e il bestiale che vive in ognuno di noi e sulla riflessione quanto mai attuale di come nell’uomo questi due aspetti debbano necessariamente convivere. Insomma, nel mondo reale il ciarlatan-cialtrone che sostiene che due più due fa cinque viene osannato, mentre la persona che insiste e viene considerato un coraggioso pensatore indipendente, determinato a lottare contro la lobby delle calcolatrici, che per interessi inconfessabili e terribili vuole far credere a tutti noi che il risultato dell’addizione sia invece quattro, viene messo, giustamente, dietro la lavagna con il berretto da somaro. Certo, ci sarebbe da ridere di fronte a tutto questo. Purtroppo però quando le bugie dei ciarlatan-cialtroni portano una intera collettività nel baratro, non possiamo più ridere. “Sotto la denominazione di "mestiere di ciarlatano" si comprende ogni attività diretta a speculare sull'altrui credulità, o a sfruttare od alimentare l'altrui pregiudizio, come gli indovini, gli interpreti di sogni, i cartomanti, coloro che esercitano giochi di sortilegio, incantesimi, esorcismi, o millantano o affettano in pubblico grande valentia nella propria arte o professione, o magnificano ricette o specifici, cui attribuiscono virtù straordinarie o miracolose”.

 

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

cornuto e mazOltre al danno la beffa

Carissimi amici lettori di Tirreno News oggi vi voglio raccontare una triste storia o meglio una tresca amorosa risalente al 2008 che non si è verificata nei nostri paesi bensì a Roma, i cui protagonisti sono un sacerdote di una parrocchia romana e un marito e moglie per giunta con due figli. E’ una storia vera e chi vuole saperne di più può benissimo consultare il giornale “Il centro”. Non faccio i nomi dei protagonisti per rispettare la loro privacy, ma vi dico però che la vicenda si è verificata in una parrocchia romana e precisamente nella chiesa di San Giustino. Il marito della donna un giorno si accorge che la moglie lo tradisce con un sacerdote dopo aver assunto e pagato lautamente un investigatore privato il quale gli ha fornito le prove del tradimento. E dire che la signora era tutto casa e chiesa. Ogni giorno immancabilmente ogni giorno si recava in chiesa e quando tornava a casa era tutta raggiante e appagata. Appagata da chi e da che cosa? Naturalmente dal sacerdote che frequentava assiduamente e che veniva evidentemente soddisfatta sessualmente, soddisfazioni che certamente non riceveva in casa dal marito.

Il marito si è rivolto alla magistratura denunciando la tresca amorosa e dopo lunghi 5 anni di attesa e di lunghe indagini finalmente la magistratura ha emesso la sentenza: il marito è stato risarcito con 15.000 euro non solo perché ha dovuto sopportare le corna ma anche perché era caduto in un grave stato depressivo. Chi dovrà pagare il 15000 euro? Tutti si aspettavano che il verdetto deciso dal Tribunale di Roma avrebbe condannato il sacerdote, invece ha condannato la moglie fedifraga. E finanche il Tribunale ecclesiastico della diocesi di appartenenza del sacerdote non ha preso nessuno provvedimento contro di lui. Gli sono stati perdonati tutti i peccati commessi e gli hanno ordinato, come del resto fanno i confessori coi peccatori, di non commetterli mai più.

Il marito tradito e i suoi avvocati non hanno gradito la sentenza e il comportamento della curia, tanto da chiedere al Vescovo formali spiegazioni, spiegazioni che purtroppo non sono ancora arrivate.

La storia come abbiamo visto risale al 2008, lo scandalo però è scoppiato nei giorni scorsi quando il sacerdote è stato trasferito nella Diocesi dell’Aquila. L’intrigo è ora di dominio pubblico perché il giornale locale “Il Centro” ha pubblicato la notizia. Fin qui la storia, però c’è un ulteriore dettaglio: il sacerdote ha chiesto al marito cornuto tramite i suoi avvocati e ottenuto un risarcimento danni di 3.200 euro più il pagamento delle spese processuali. Allora è vero il famoso e antico detto calabrese o napoletano: Curnutu e mazziatu!

Pubblicato in Calabria

voto02Tutti conosciamo il rinnegamento di Pietro e tutti siamo sempre pronti a deprecare e a condannare questo vile atto compiuto da un discepolo di Gesù nei Suoi confronti, proprio nel momento in cui più che mai Gesù avrebbe avuto bisogno di solidarietà e di sostegno da parte di coloro che più gli erano stati vicini.

Ritengo utile soffermarmi un po’ sui particolari di questo episodio per cercare di cogliere, come sempre, degli spunti utili.

 Dopo aver arrestato Gesù, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.  Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. 

Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “Anche questi era con lui”.

 Ma egli negò dicendo: “Donna, non lo conosco!”.  Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei di loro!”. Ma Pietro rispose: “No, non lo sono!”.  

Passata circa un’ora, un altro insisteva: “In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo”.  

Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.  Allora Gesù, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. 

Una riflessione attenta sul comportamento di Pietro dopo la cattura di Gesù e sulla facilità con cui passò da una conclamata fedeltà al rinnegamento del suo Maestro avrebbe potuto essere una preziosa lezione per il neo eletto sindaco di Amantea al quale è bastato una sola volta per rinnegare il suo mentore e ideatore della lista che ha vinto le elezioni.

“Vuoi che la tua fidanzata continui a lavorare? Allora tu, lei e la sua famiglia mi dovete votare.” È questo il ricatto che ha fatto finire in carcere il consigliere comunale di Amantea, Marcello Socievole, 53 anni, e il suo mentore politico, l’ex consigliere regionale ed ex sindaco Franco La Rupa, 61 anni.
Per i magistrati della procura di Paola sono entrambi responsabili di voto di scambio e tentata estorsione in concorso, mentre a Socievole la procura contesta anche il reato di violenza privata.
I fatti risalgono alla campagna per le ultime amministrative. All’epoca, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza, il consigliere comunale era alla ricerca di voti che ne garantissero l’elezione, mentre La Rupa si muoveva come sostenitore-ombra della coalizione guidata dall’attuale sindaco di Amantea, Mario Pizzino.

Pur di accumulare preferenze, i due politici non avrebbero esitato ad utilizzare ricatti e minacce.
Oggetto delle pressioni un ragazzo di Amantea, obbligato a convincere la fidanzata e la famiglia di lei a votare per Socievole, pena il mancato rinnovo del contratto di lavoro che la ragazza aveva con la scuola materna gestita dal comune di Amantea attraverso una cooperativa. Un ricatto cui nessuno – né i due fidanzati, né la famiglia di lei avrebbe accettato di sottostare.
Per tentare di sottrarsi i genitori della ragazza avrebbero persino registrato di nascosto Socievole, minacciando poi di denunciarlo. Ma il consigliere comunale non avrebbe tenuto minimamente in conto la loro determinazione. Al contrario, avrebbe tentato di intimidirli prospettando un’azione giudiziaria nei loro confronti. Anche in questo caso però, le minacce del politico non avrebbero avuto effetto alcuno.
Quel nastro è stato messo a disposizione degli investigatori, che in pochi mesi hanno trovato evidenze e riscontri alla denuncia dei due fidanzati e dei genitori di lei. Elementi sufficienti a chiedere e ottenere l’arresto del politico e del suo mentore.
 Se oggi abbiamo delle certezze che ci sembrano incrollabili, non è detto che in momenti di dura prova, queste certezze non vacillino e non siano più tali. Quando si guarda ad Amantea ci si può aspettare di tutto. E si può anche scoprire che i malavitosi, oltre a tessere le file del potere e della politica, è capace anche di far eleggere oppure sciogliere un consiglio comunale solo perché non gradisce le linee imposte da amministratori pubblici fedeli e lontani da logiche mafiose. Chiaramente non è questo il caso. I signori che oggi occupano il ruolo di amministratori hanno accettato di far parte del gruppo pur sapendo dove, questo loro atto volontario, li avrebbe condotti, E così, usando le regole della liberal democrazia possono esser fatti fuori da i loro mandanti: basta minacciare un buon numero di consiglieri comunali, obbligandoli a dimettersi, e il gioco è purtroppo fatto poiché di conseguenza viene decretato lo scioglimento dell'amministrazione e la decadenza del sindaco che, come se non fosse successo nulla, ha dichiarato: "Ci siamo proposti con un progetto politico chiaro, indirizzato alla legalità e alla trasparenza. Sono queste le due direttrici che segnano il nostro cammino, oggi come in futuro, nel rapporto con la comunità e con le nuove generazioni, linfa vitale della società.” Senza tentennamenti ha aggiunto “L'onestà è il nostro credo".

Gigino A Pellegrini & G el Tarik di ritorno dal Libano

 

Pubblicato in Primo Piano

naveMentre i nostri governanti con gli altri Capi di Stato europei si riuniscono a Trieste, Berlino, Parigi, Bruxelles e altrove e parlano, parlano, parlano senza pervenire a nessuna conclusione per poi presentarsi spocchiosi in conferenza stampa ad affermare che i rapporti bilaterali sono eccellenti e che tutto in Europa e in casa nostra va a gonfie vele, l’Italia è invasa giornalmente da migranti, scippatori, rapinatori, sfruttatori, aggressori, delinquenti, spacciatori di morte.

 

Insomma l’Italia è allo sfascio e la nave sta andando a picco. Se ne è accorto finanche il “Corriere della sera” che è sempre stato a favore dei Governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni.

E la penna magica del grande giornalista Ernesto Galli della Loggia denuncia finalmente il naufragio della nave Italia che lentamente ma inesorabilmente va a picco.

 

E invece di prendere severi e urgenti provvedimenti per evitare il naufragio in corso il Governo italiano e la burocrazia perseguitano gli onesti, chi cerca di fare il proprio lavoro, chi si sostituisce allo stato, alle Regioni e a Comuni per risolvere alcuni problemi.

Un salumiere viene condannato perché ha offerto gratuitamente un panino ad un affamato.

Un commerciante viene condannato perché a proprie spese ha fatto coprire una buca con cemento che si trovava nel marciapiede davanti il suo negozio.

 

Fino ad oggi chi ha osato scrivere queste cose e criticare il Governo veniva etichettato come fascista, sfascista, populista, nemico dell’Italia.

Non si sono accorti che l’Italia viene giornalmente invasa da stranieri e che i Prefetti delle nostre Regioni meridionali non sanno più dove metterli, che i nostri porti sono intasati da navi straniere e per giunta militari che scaricano senza sosta ogni giorno migliaia e migliaia di nuovi arrivati, donne e bambini di ogni età senza accompagnatori, che il debito pubblico è aumentato vertiginosamente, che milioni di italiani vivono in povertà, che la pressione fiscale è alle stelle, che la disoccupazione giovanile è arrivata ad un livello tragico, che migliaia di lavoratori hanno perso il posto di lavoro, che i terremotati dello scorso anno non hanno ancora una casa, un alloggio decente.

Addirittura ad Amatrice e negli altri paesi distrutti dal sisma non sono state rimosse le macerie. Pietre e calcinacci delle case e degli edifici crollati sono ancora sulle strade. E i nostri governanti queste cose le ignorano e in Parlamento parlano di Jus soli, di legge elettorale, di fascismo, di Chioggia, dove il titolare di uno stabilimento balneare ha fatto scrivere alcune massime fasciste.

Ma chi ha l’acqua alla gola, chi non ha il pane quotidiano, chi ha perso il lavoro, chi ha figli piccoli e la sera ritorna a casa senza portare un tozzo di pane, chi ha avuto la casa distrutta, chi ha perso tutto, se ne frega del fascismo, della legge elettorale, del Jus soli e delle beghe personali tra Letta e Renzi, della Merkel e di Macron e del Presidente degli Stati Uniti e del libro di Matteo Renzi.

 

Queste cose al popolino non interessano e poi si lamentano che alle elezioni nazionali, regionali e comunali il popolo diserta le urne.

Oggi, però, grazie al Corriere della Sera e al giornalista Galli della Loggia, possiamo leggere tutte queste cose e apprendere il disastro causato dai nostri governanti che ci hanno venduto all’Europa per un piatto di lenticchie, mentre la Francia, la Spagna e la Germania fanno la voce grossa e chiudono i loro porti e le loro frontiere.

Solo noi dobbiamo accogliere i migranti provenienti dall’Africa che sbarcano nei nostri porti. E così a poco a poco rischiamo di perdere il controllo del territorio. Vedi le proteste dei cittadini di alcuni Comuni italiani che scendono in piazza e protestano bloccando strade, autostrade,ferrovia contro l’occupazione delle case e degli alberghi da parte dei migranti.

E mentre i nostri Governanti discutono l’Italia brucia dal Nord al Sud. In Sicilia, in un posto meraviglioso Sa Vito Lo Capo, vasti incendi hanno costretto migliaia di vacanzieri ad abbandonare gli alberghi e le residence.

Anche vastissime zone della nostra Calabria sono andate a fuoco dove hanno perso la vita alcuni contadini e proprietari terrieri che cercavano di spegnere gli incendi.

 

Ultimamente le colline di Vadue di Belmonte Calabro e di Camoli di Amantea per diversi giorni sono state bruciate.

Un giorno sono intervenuti due canader per spegnere gli incendi. Ieri la collina “Timponi Ferri” che si trova a ridosso dell’abitato di San Pietro in Amantea è stata completamente divorata da un incendio pauroso.

Tutto il verde è andato completamente distrutto perché un piromane tranquillamente ha dato fuoco dal retro della sua abitazione alla zona verde del paese dove l’Amministrazione Comunale lo scorso anno aveva realizzato una pista per fare trekking.

Nessuno è intervenuto e il piromane, fino ad ora, è rimasto impunito.

Pubblicato in Calabria

pizzino 2La proclamazione del sindaco ed il successivo insediamento della giunta non rappresenta soltanto l’inizio della nuova consiliatura, ma è un atto dall’elevato valore democratico che vuole in qualche modo superare le eventuali contrapposizioni che si sono manifestate durante la campagna elettorale. Un sindaco non è il referente della maggioranza che lo sostiene, ma è un punto di riferimento per l’intera popolazione, senza divisioni e senza preclusioni. Lo è nella quotidianità, ma lo è ancora di più nell’adempimento delle proprie funzioni, nella consapevolezza che la stessa comunità è un insieme di uomini e donne che affrontano la vita nel luogo in cui amano di più e in cui hanno deciso di restare.

Possono sembrare concetti noti e conosciuti, ma mi accorgo in questa primissima fase di gestione della cosa pubblica, come in alcuni soggetti questo passaggio non sia stato del tutto metabolizzato. Mi sfugge, nonostante abbia una carriera amministrativa di consigliere e assessore, quali possano essere i motivi per mantenere acceso uno scontro dialettico che non entra nel merito delle cose, ma si limita a colpire l’individuo nella sua essenza e nella sua umanità. Per chi come me ha vissuto l’alta moralità di un sacerdote come don Giulio Spada è una premessa inaccettabile che testimonia come la crisi della società sia dovuta soprattutto ad una crisi di valori. È uno scenario che come uomo, padre di famiglia e amministratore ho l’obbligo di combattere e demolire. Il bene comune non è uno slogan da recitare a seconda dei casi, ma uno stile di direzione e di leadership che, in piena autonomia, si presta alla mediazione, alla concertazione e alla cooperazione. Al solo scopo, citando un caro amico, di risanare l’ente e di lasciarlo, così come sono entrato, con le “tasche vuote”.

La città di Amantea, il capoluogo, così come le frazioni e le periferie, devono ora affrontare la sfida più dura: ripianare le casse dell’ente municipale per fare in modo di riprogrammare il futuro e di offrire alle nuove generazioni una speranza di crescita e di sviluppo. La situazione, nella sua drammaticità, è ben nota: da un lato una massa debitoria passiva certamente copiosa, dall’altro il mancato introito di imposte e tributi che la collettività è tenuta a garantire mentre, nel contempo, chiede il mantenimento di servizi ed opportunità. E tra questi opposti che l’azione di governo dovrà concretizzarsi, ascoltando con attenzione le voci della città. Nessuno non sarà considerato. In questi mesi ho parlato con molte persone, cercando di creare un filo diretto con ognuno di loro, tralasciando il supporto fornito o meno durante la competizione elettorale. I rapporti di amicizia e di conoscenza non possono interrompersi per un sostegno non dato o per una croce non apposta su una scheda nella discrezione di una cabina. La vita reale è ben altro. Ho cercato di anteporre questa semplice constatazione in ogni decisione profusa fino ad oggi, nella consapevolezza che questo delicato momento storico va superato insieme, ognuno nel rispetto dei ruoli e delle funzioni che esercita. Ma nonostante questa disponibilità mi accorgo che si preferisce urlare, contrapporre, criticare, dire no a prescindere, dimenticando forse quanto possa essere costruttivo il dialogo.

La Politica, quella vera, deve dunque ritrovare, a mio modesto avviso, la capacità di affrontare le questioni più autentiche, consentendo alla sostanza di avere il predominio sulla forma. Il mio essere sindaco coincide con l’ascoltare, con il discutere, con il difendere le proprie posizioni e soprattutto con il coinvolgere: nella certezza che l’uomo viene prima dell’amministratore. Forse qualcun altro non ha ben chiaro questa differenza.

Pubblicato in Primo Piano

Il web è una fonte inesauribile di verità e di “alternative alla verità”

Ognuno ne approfitta a modo suo.

Il vero problema è capire quale e quanta sia la verità di quanto viene postato

Un esempio.

 

 

 

  1. Silvio Clemente giorno 8 luglio alle ore 9:51 · posta una bellissima foto di Massali e titola:

Tartaruga felice nel cristallino e splendido mare di Amantea Calabria Italia (foto m.massali)

2)Nemmeno il tempo di un “amen” che l’assessore Luca Ferraro condivide la foto. Sono le 10,05 Luca Ferraro ha condiviso la foto di Silvio Clemente — con Enzo Giacco e altre 15 persone. 8 luglio alle ore 10:05. Non solo. Dando sfogo alla sua vena poetica vanta “Il nostro Mare il Mare cantato da Omero navigato da Ulisse...!”. Poi ne approfitta per invitare Amantea al silenzio sulle altre verità (tutte) -Amantea non dar sfogo al becero populismo ma goditi la tua bellezza goditi la tua eccellenza....! Buon Week end tra mare sole e splendide notti d Estate...!. Non si offenda il buon Lucama la logica del silenzio politico somiglia ad altra logica….

3)Bastano pochi minuti ed alla 10.13 troviamo la stessa ( ci pare viste le pietre bianche sotto l’animale) tartaruga a Paola Cosenza 2.0 8 luglio alle ore 10:13 . La tartaruga sarebbe stata avvistata il giorno prima a Paola, con la scritta:

“ATTENZIONE ...FACCIAMO GIRARE !!!

Questa tartaruga avvistata ieri mattina a #Paola (e da noi pubblicata in un post ieri sera) è in difficoltà ed ha bisogno di aiuto. Ci ha appena scritto il Centro Recupero di Brancaleone con preghiera di diffusione:

"Si tratta di una tartaruga in difficoltà, in caso di avvistamento contattare subito la guarda costiera al 1530 o direttamente il centro di recupero Tartarughe Marine di Brancaleone allo 0964 933347. Se facciamo rete possiamo salvarla. Grazie!!!"

Due domande

Ma la tartaruga dov’era? Giorno 7 a Paola e giorno 8 ad Amantea?

Ci siamo informati ed abbiamo saputo che una tartaruga al massimo riesce a fare 6-7 km al giorno!

Allora chi non dice la verità?

Pubblicato in Politica

futuroHanno rubato il futuro ai Meridionali. Li hanno lasciati senza terra, senza sole, senza mare, senza lavoro, senza più dignità… in un mucchio di spazzatura, senza via di scampo. Anche stavolta la regione più povera del nostro Paese si è confermata essere la Calabria con un pil pro capite che nell'anno passato si è fermato a meno di 16mila euro. A Sud infine le famiglie in povertà assoluta sono cresciute oltre di due volte mezzo, passando da 443mila a 1 milione e 14mila, cioè il 40% in più solo nell'ultimo anno. In Italia, dal 2008 vi sono famiglie in stato di deprivazione materiale severa, cioè che non riescono, ad esempio, a pagare l'affitto o il mutuo. Un Sud, in cui il 40% di giovani è senza lavoro e che non affronta il problema, non ha domani. Senza futuro perché prevale l’egoismo di chi ha una posizione dominante e non è disponibile a dare spazio alle nuove generazioni e ai meno abbienti. Una generazione costretta nell’angolo, condannata ad entrare nel mondo del lavoro da precaria ed in età avanzata. Questo atteggiamento sconsiderato è figlio di una generale immoralità pubblica e privata, di cui abbiamo sensazione ogni volta che leggiamo i giornali o ascoltiamo un telegiornale. Alcuni meridionali cominciano a rendersi conto di questo fallimento, cominciano a capire che il loro futuro non può essere delegato a governanti che parlano una lingua a loro sconosciuta. Sono i numeri di un fallimento senza appello a cui si continuano a contrapporre le solite politiche sterili e fini a se stesse che hanno ormai condannato allo spopolamento una delle aree più importanti del nostro Paese come la Calabria che ultimamente ha subito un’invasione di alcuni gasteropodi terrestri( forma di mollusco provvisto in genere di una conchiglia dorsale avvolta a spira da cui fuoriescono il piede per la locomozione e il capo con occhi tentacolati si cibano praticando fori nei fragili muri delle loro povere case, fori attraverso cui succhiano la carne delle loro vittime). Così come in natura esistono predatori che catturano e uccidono altri animali per alimentarsi, anche negli essere umani possiamo osservare un fenomeno simile di altissima violenza di cui sono protagonisti i cosiddetti predoni, dei veri e propri “rapaci” e le loro sfortunate vittime: semplici e a volte sprovveduti cittadini. Ci siamo abituati al peggio, quasi fosse normale che gli amministratori saccheggino le risorse pubbliche, i dirigenti gestiscano gli uffici nell’interesse personale o di gruppi di potere, nessuno di questi esseri mostruosi sembra esser mosso da altro che dall’ ingordigia di acquisire dei vantaggi, più che dalla volontà di offrire un servizio alla collettività. Nessuno crede più in niente, tanto che la nostra società appare triste e rassegnata, senza alcun impulso, senza nutrire alcuna speranza, sempre più chiusa in sé stessa. L’identikit del rapace: in apparenza si tratta di un soggetto come tanti, non è quasi mai un leader. Solitamente è spilorcio, egocentrico, narcisista e con delle ideologie razziste. Il suo obbiettivo è la decomposizione morale, personale, psicologica e sociale delle sue vittime, tanto che a volte si arriva al punto in cui queste decidano di porre fine alla loro vita. Uno sguardo, una parola o una semplice insinuazione possono bastare a scatenare un processo di distruzione dell’altro. Le azioni portate a termine dai predoni sono così quotidiane che a volte sembrano quasi normali, mentre le vittimestanno zitte e soffrono in silenzio. Attraverso un processo di violenza morale e psicologica continua, si può infatti arrivare a fare a pezzi un’altra persona. Questo processo tumorale, creatosi negli ultimi decenni, ha avuto una forte accelerazione con l’avvento al potere di “partiti” che perseguono esclusivamente i biechi interessi di una minoranza, a scapito della maggioranza dei cittadini. Le forti differenze economiche generatisi a seguito di decenni e decenni di politica che ha favorito lo sviluppo industriale ed economico solo in alcune zone, con le altre condannate ad essere serbatoio di voti per le elezioni e mercato per assorbire i prodotti ed i servizi offerti dalle prime. Questo ragionamento, semplicistico e rozzo, non viene in realtà efficacemente contrastato, poiché nessuno appare in grado di opporvisi, visti i grossi interessi economici in gioco e la scarsità dei mezzi a disposizione di coloro che ne vedono la pericolosità. Eppure basterebbe constatare come il paese, senza uno sviluppo equilibrato e diffuso, sia stato condannato ad essere il fanalino di coda dell’Europa in tutti i settori, economici e sociali. Molto spesso si sente dire che se una persona viene trattata come vittima è colpa della sua debolezza o della mancanza di forza di volontà. In questo caso, invece, si tratta proprio del contrario: le vittime vengono scelte perché hanno qualcosa in più, qualcosa di cui il loro aggressore vuole appropriarsi.Questi sciacalli sociali, che in vita loro non hanno mai conosciuto il dolore, se ne nutrono come i vampiri si nutrono del sangue delle loro vittime. Sciacalli Sociali che si sono moltiplicati come i Gremlins, ma con l’acqua santa.

Gigino A Pellegrini

Pubblicato in Amantea Futura

amantea-3“Ahi serva Amantea, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello!”

Questa città va restaurata cacciando i mercanti dal tempio, pressando i sedicenti “politici” con il contributo e la responsabilità di tutti i cittadini, ben sapendo che non tutti faranno propria la responsabilità, avvoltoi e sciacalli ci saranno sempre. Il Paese va rifondato sulla pietra lavica del bene comune, cancellando con il tempo decenni di malaffare, corruzione e di ideologie e ricette economiche demenziali, isolando mafie, corporazioni, massonerie. Utopia? Bene ci penserà la storia a sistemare tutto di un'Amantea serva, senza timoniere, spesso e volentieri casa di prostituzione politica ed economica! I peones della politica Amanteana si sono subito rifugiati dietro gli ordini impartiti da tre clowns i cui portavoce hanno passato la giornata a smentire l'ironia e l'offesa di una domenica di Giugno verso la cittadina, purtroppo non più donna di provincia ma governo di bordelli! Affascinante è stato ascoltare un oscuro e sconosciuto Sparaballe polifemico alzare la voce per imporre il nulla. Nessuno dovrebbe dire agli Amanteani cosa fare, sono più che certo che hanno la possibilità di rivoluzionare la propria collettività, non certo gruppetti privilegiati e le loro marionette che si aggirano per le strade. Vedo Amantea come l’Italia di Dante nel VI Canto del Purgatorio e l'incontro di Dante con Sordello da Goito, un famoso poeta e trovatore del XIII secolo ispirò in Dante la famosa invettiva nei confronti di un'Italia definita in crescendo “serva”, “nave senza timoniere”, “non signora delle sue province ma casa di prostituzione” proprio perché divisa e lacerata al suo interno da continue lotte e rivalità. Dante riconobbe che questa condizione così desolata era dovuta ai politici del tempo ma soprattutto alle due somme autorità, il papa e l'imperatore, che per ambizione e miopia non adempirono ai loro doveri di guide spirituale e temporale. Trovo incredibilmente attuali questi passi del sommo Poeta. E trovo altrettanto incredibile come la storia spesso di ripeta e si diverta a fare la rima! Il discorso è angoscioso, ma mi sembra inevitabilmente giusto farlo, dal momento che sulla questione ho riflettuto molto e riguarda tutti gli Amanteani che amano il proprio paese. Perché si è caduti così in basso? Non per orgoglio né per presunzione, ma per 'disperazione sociale' mi rivolgo ai miei concittadini per esortarli a fare uno spietato esame critico della coscienza civile evitando ogni formula consolatoria. E la premessa per uscire dall'abisso nel quale la città è precipitata. Mi rivolgo allo stesso popolo che, stordito dalle promesse e abbagliato dalla propaganda, rimane ormai inerme e assai disilluso. Una collettività di lavoratori aggrappati al posto di lavoro come un infante al seno della madre, un lavoro spesso mal retribuito e senza possibilità di crescita. Una parte della collettività fatta di disoccupati alla ricerca di qualsiasi cosa, indipendentemente dalle ambizioni, dal pregresso professionale o accademico. Anziani, ex lavoratori, frequentemente derubati della dignità e costretti ad una sopravvivenza al limite della decenza. Una popolazione di malati, disabili, invalidi a cui viene negata assistenza. E’ in queste condizioni che Amantea si avvia all’ennesima estate fatta dalle solite polemiche sull’immondizia, sulla fognatura che finisce per “sbaglio” nelle sacre acque dell’Ulisse, sull’inaccettabile condizione delle strade comunali, sulla mancanza di acqua, ecc.

Gigino A Pellegrini

Foto 1Care cittadine e cari cittadini,

mancano ormai pochi giorni alla fine di questa campagna elettorale. La prima con il Comune in dissesto.

 

 

Ci teniamo a fare un primo breve consuntivo del momento preelettorale.

Non possiamo nascondere la nostra amarezza, infatti, per aver dovuto assistere al triste spettacolo di chi ha confuso un momento di comunicazione pubblica con un ring dove far volare offese, congetture e provocazioni. Di chi ha messo in discussione l’onestà intellettuale, l’autorità e la rettitudine morale del nostro candidato Sindaco Mario Pizzino che tutti conoscono come persona equilibrata, competente ed eticamente severa e della sua proposta politica. Di chi ha distratto, anziché informare. Di chi ha diviso, invece di unire.

 

Abbiamo interpretato questo modo di agire come una debolezza, come la degenerazione di egoistiche forme di esaltazione dell’Io, come la difficoltà a lasciarsi abbracciare dal comune sentimento comunitario.

Noi pensiamo che Amantea abbia bisogno di altre prospettive. Per tornare a credere in se stessa e ribaltare il momento non facile la città deve tornare a fare squadra, a sentirsi collettività, a essere comunità. Deve sostituire l’Io con il Noi. È per tale ragione che non abbiamo mai rinunciato a ragionare in termini di gruppo. È anche per questo che parliamo sempre al plurale e non al singolare.

Ancora una volta ci appelliamo a voi esortandovi ad esprimervi sulla bontà delle proposte, delle idee, delle persone: votate per qualcuno e non contro qualcuno. Ma, soprattutto, votate senza alcuna subordinazione.

 

Noi non accettiamo nessuna forma di prevaricazione, di ricatto, di prepotenza, di abuso. E prendiamo le distanze da qualsivoglia forma di condizionamento della libertà personale e dei processi democratici.

Ci teniamo a ringraziarvi per averci aperto le vostre case, per aver partecipato ai nostri incontri, per esservi trattenuti a discutere con noi, per averci contattato ed esservi fermati a confrontarvi con il nostro gruppo.

Buon voto libero a tutti. Questo è il migliore augurio per la città.

Enzo Giacco

Candidato Listazzurra-Progetto Democratico

Segretario PD Amantea

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