Tutti conosciamo il rinnegamento di Pietro e tutti siamo sempre pronti a deprecare e a condannare questo vile atto compiuto da un discepolo di Gesù nei Suoi confronti, proprio nel momento in cui più che mai Gesù avrebbe avuto bisogno di solidarietà e di sostegno da parte di coloro che più gli erano stati vicini.
Ritengo utile soffermarmi un po’ sui particolari di questo episodio per cercare di cogliere, come sempre, degli spunti utili.
Dopo aver arrestato Gesù, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.
Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “Anche questi era con lui”.
Ma egli negò dicendo: “Donna, non lo conosco!”. Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei di loro!”. Ma Pietro rispose: “No, non lo sono!”.
Passata circa un’ora, un altro insisteva: “In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo”.
Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora Gesù, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”.
Una riflessione attenta sul comportamento di Pietro dopo la cattura di Gesù e sulla facilità con cui passò da una conclamata fedeltà al rinnegamento del suo Maestro avrebbe potuto essere una preziosa lezione per il neo eletto sindaco di Amantea al quale è bastato una sola volta per rinnegare il suo mentore e ideatore della lista che ha vinto le elezioni.
“Vuoi che la tua fidanzata continui a lavorare? Allora tu, lei e la sua famiglia mi dovete votare.” È questo il ricatto che ha fatto finire in carcere il consigliere comunale di Amantea, Marcello Socievole, 53 anni, e il suo mentore politico, l’ex consigliere regionale ed ex sindaco Franco La Rupa, 61 anni.
Per i magistrati della procura di Paola sono entrambi responsabili di voto di scambio e tentata estorsione in concorso, mentre a Socievole la procura contesta anche il reato di violenza privata.
I fatti risalgono alla campagna per le ultime amministrative. All’epoca, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza, il consigliere comunale era alla ricerca di voti che ne garantissero l’elezione, mentre La Rupa si muoveva come sostenitore-ombra della coalizione guidata dall’attuale sindaco di Amantea, Mario Pizzino.
Pur di accumulare preferenze, i due politici non avrebbero esitato ad utilizzare ricatti e minacce.
Oggetto delle pressioni un ragazzo di Amantea, obbligato a convincere la fidanzata e la famiglia di lei a votare per Socievole, pena il mancato rinnovo del contratto di lavoro che la ragazza aveva con la scuola materna gestita dal comune di Amantea attraverso una cooperativa. Un ricatto cui nessuno – né i due fidanzati, né la famiglia di lei avrebbe accettato di sottostare.
Per tentare di sottrarsi i genitori della ragazza avrebbero persino registrato di nascosto Socievole, minacciando poi di denunciarlo. Ma il consigliere comunale non avrebbe tenuto minimamente in conto la loro determinazione. Al contrario, avrebbe tentato di intimidirli prospettando un’azione giudiziaria nei loro confronti. Anche in questo caso però, le minacce del politico non avrebbero avuto effetto alcuno.
Quel nastro è stato messo a disposizione degli investigatori, che in pochi mesi hanno trovato evidenze e riscontri alla denuncia dei due fidanzati e dei genitori di lei. Elementi sufficienti a chiedere e ottenere l’arresto del politico e del suo mentore.
Se oggi abbiamo delle certezze che ci sembrano incrollabili, non è detto che in momenti di dura prova, queste certezze non vacillino e non siano più tali. Quando si guarda ad Amantea ci si può aspettare di tutto. E si può anche scoprire che i malavitosi, oltre a tessere le file del potere e della politica, è capace anche di far eleggere oppure sciogliere un consiglio comunale solo perché non gradisce le linee imposte da amministratori pubblici fedeli e lontani da logiche mafiose. Chiaramente non è questo il caso. I signori che oggi occupano il ruolo di amministratori hanno accettato di far parte del gruppo pur sapendo dove, questo loro atto volontario, li avrebbe condotti, E così, usando le regole della liberal democrazia possono esser fatti fuori da i loro mandanti: basta minacciare un buon numero di consiglieri comunali, obbligandoli a dimettersi, e il gioco è purtroppo fatto poiché di conseguenza viene decretato lo scioglimento dell'amministrazione e la decadenza del sindaco che, come se non fosse successo nulla, ha dichiarato: "Ci siamo proposti con un progetto politico chiaro, indirizzato alla legalità e alla trasparenza. Sono queste le due direttrici che segnano il nostro cammino, oggi come in futuro, nel rapporto con la comunità e con le nuove generazioni, linfa vitale della società.” Senza tentennamenti ha aggiunto “L'onestà è il nostro credo".
Gigino A Pellegrini & G el Tarik di ritorno dal Libano