
Il sistema di potere capitalistico ha sviluppato un nuovo schieramento di mezzi per soddisfare il suo unico obiettivo, che è quello di estrarre plusvalore ovunque sia possibile e proiettarsi nel futuro senza dipendere troppo, come in passato, sulla “mano d’opera umana”.
Tutti questi mezzi, in una certa misura, attingono a risorse virtuali : "Il plusvalore virtuale" rende più facile appropriarsi di altri tipi di plusvalore.
Tutte queste forme di esproprio sono in genere presentati sotto forma ideologica marxista, per poi trasformarsi in realtà virtuale nel pensiero di James Clerk Maxwell in cui un’immagine invertita appare come se fosse nel verso giusto. Purtroppo questi non sono solo i sogni di una classe, ombre proiettate su di uno schermo virtuale, che ha spazio per molte altre proiezioni.
Al di fuori della camera oscura dell'ideologia capitalista la lotta continua. Il lavoro precario e non contro il capitale forte o precario, in un campo di lotta imprevedibilmente influenzato dalle nuove tecnologie di produzione e di informazioni.
Ci troviamo nel bel mezzo di una rivoluzione tecnologica che modificherà radicalmente il nostro modo di vivere, lavorare e relazionarsi gli uni agli altri. Nella sua scala, la portata e la complessità, la trasformazione sarà diversa da qualsiasi cosa l'umanità abbia sperimentato prima d’ora. Noi non sappiamo ancora quanto essa si svilupperà, ma una cosa è chiara: la risposta deve essere integrata e completa, e coinvolge tutte le parti interessate del sistema politico mondiale, del settore pubblico e privato nel mondo accademico e della società civile.
Il mondo virtuale sta condizionando, in una certa misura, tutte le forme di lavoro; creando disoccupazione e diverse nuove classi di lavoratori, costringendole a combattersi l’uno contro l’altra, senza la consapevolezza che la Rete virtuale li relega tutte in una unica moltitudine. I collegamenti non sono stati intuiti ancora dai veri utenti che sono gli unici che potrebbero rendere questa grande alleanza virtuale, reale. Potenzialmente, questa presa di coscienza da parte degli sfruttati, è possibile. Le rivoluzioni recenti conosciute come “la primavera araba” sono state caratterizzate dall’essere “prodotti” dei social media che maldestramente e con poca conoscenza sono state fallimentari.
Tuttavia, vi è una visione alternativa che è rappresentata dalla rivoluzione di strada o sul campo di battaglia.
Questo senza voler sminuire l’importanza della nuova tecnologia.
Alcune di queste tecnologie potrebbero servire a facilitare il rapido cambiamento sociale quando forniscono modi per superare le restrizioni alle libertà di espressione e di associazione. In tal modo, le tecnologie di comunicazione permetterebbero la formazione di nuove identità sociali in grado di sfidare i poteri sociali esistenti, promuovendo la crescita di un movimento di massa che si posizionerebbe come fedele al proprio paese e alla sua gente, in opposizione ai vari governi liberal democratici e non. Al vuoto creato dalla mediazione sempre più pervasiva della tecnologia indotta, reagiamo con il consumo, sempre più spesso di tipo compulsivo. La fame che è oggi tornata reale e interessa milioni di persone e famiglie alla ricerca del pasto quotidiano, è diventata anche fame di consumo. Si compra e si consuma per superare lo stress, l’ansia e la depressione, lo si fa con un appetito che non è mai soddisfatto perché mai soddisfatta è la ricerca di serenità e rilassatezza. Poco importa se questo consumo etnologico che porta a sostituire il telefonino o l’iPod in continuazione e a cambiare il proprio iPad ad ogni uscita di un modello nuovo non abbia nulla di liberatorio. Le possibilità di miliardi di persone di essere connesse da dispositivi mobili, con una potenza senza precedenti di elaborazione, capacità di memoria, e l'accesso alla conoscenza, sono illimitate. E queste possibilità stanno per essere moltiplicate grazie ad innovazioni tecnologiche in settori come l'intelligenza artificiale, la robotica, l'Internet delle cose, veicoli autonomi, la stampa 3-D, nanotecnologie, biotecnologie, scienza dei materiali, lo stoccaggio di energia, e l'informatica quantistica. La percezione generale è che stiamo vivendo tempi di crisi profonda e di grande cambiamento. Dopo anni di prosperità e di sviluppo, facciamo fatica a comprendere perché siamo arrivati qui e viviamo nell'assoluta incertezza su ciò che potrebbe succedere. La differenza con le passate innovazioni sta nella globalità della crisi e nel fatto che tocca aspetti diversi quali l'ecologia e l'ambiente, la sovrappopolazione del pianeta, l'accresciuta disparità e disuguaglianza tra ricchi e poveri ma anche aspetti psicologici e sociali quali la crisi della famiglia tradizionale e nucleare, la difficoltà delle nuove generazioni a trovare una occupazione. ( il 40% dei giovani italiani tra i 15 e i 24 anni sono disoccupati e sui rimanenti il 40% ha un lavoro precario e sottopagato) e la crisi psicologica dell'individuo alle prese con una ridefinizione del Sè in un mondo diventato reale e virtuale insieme. "Questa è la prima epoca che abbia prestato tanta attenzione al futuro, ma è piuttosto ironico, dato che potremmo non averne uno.", scriveva Arthur C. Clark autore di fantascienza e inventore britannico. Noto per il suo romanzo 2001: Odissea nello spazio del 1968. Una realtà diventata sempre più iconica e simbolica, manipolata linguisticamente che riduce e trasforma la ricchezza e l'abbondanza della natura e del reale e introduce sempre nuove astrazioni in grado di portarci sulla strada malfatta, di rompere ed oscurare i legami con la realtà ed impedire di soddisfare i desideri generati da situazioni di mutamento. Visto il pensiero unico dominate che suggerisce un approccio quasi religioso alla tecnologia, come si può uscire da questa situazione? Forse ridando senso alle cose e alla realtà significa riconoscere il potere della tecnologia e nel farlo operare un atto di radicale ridimensionamento. La vita non sembra essere un videogioco e l’agire umano non può essere sostituito da applicazioni. Ogni tanto sarebbe utile staccare la spina, hardware e software insieme, e nel farlo abbandonare i mondi indotti e ovattati della virtualità per riprendere in mano il proprio destino.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
Nuovo intervento, ieri sera, degli uomini della Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina, comandata dal Capitano di Fregata (CP) Antonio LO GIUDICE.
Intorno alle ore ventuno è giunta segnalazione alla sala operativa della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia di due persone in difficoltà rimaste intrappolate su degli scogli in località Baia di Riaci.
I soggetti in questione, un uomo ed una donna, intenzionati a raggiungere la spiaggia di Tropea attraverso la fascia di mare caratterizzata da scogli e passaggi angusti, non accorgendosi dell’imbrunire, non hanno avuto la possibilità di proseguire il proprio cammino, risultando, pertanto isolati al buio.
I malcapitati, dopo aver riferito di essere in buone condizioni di salute, hanno trasmesso, con l’ausilio dello smartphone in loro possesso, la propria posizione.
La Capitaneria ha pertanto disposto l’immediato invio in zona della motovedetta deputata agli interventi di soccorso, la CP 808; contestualmente sono stati allertati i vigili del fuoco, trasmettendo loro la posizione delle due persone da recuperare. La motovedetta, giunta sul punto, non ha avuto la possibilità di attuare il recupero, a causa della presenza di scogli affioranti. Anche i vigili del fuoco hanno riscontrato difficoltà a recuperare via terra le due persone, in quanto, una di loro, a causa di una caduta, ha riportato una ferita ad un ginocchio.
L’unico modo per attuare il recupero è risultato essere caratterizzato dall’impiego di un natante a remi, recuperato nel porto di Tropea, di proprietà del Sig. G. G., che, da lui stesso condotto, si è avvicinato alla battigia e, con l’aiuto di personale della Capitaneria, giunto via terra, nonché dei vigili del fuco ha trasbordato i due soggetti in difficoltà a bordo della motovedetta CP 808.
Successivamente la motovedetta stessa ha sbarcato i due malcapitati presso il porto di Tropea dove, ad attenderli, vi era personale sanitario del 118 al fine di prestare un primo soccorso al soggetto infortunato al quale è stato diagnosticato un lieve trauma contusivo al ginocchio destro.
Messe in sicurezza le due persone in difficoltà, l’equipaggio della CP 808 ha ripreso la navigazione verso il porto di Vibo Valentia Marina.
Quasi un successo” per i gior nali regio nali , un fallimento per il mini stro dell ambiente.
Raddoppiate schede su rifiuti dai Comuni titolano giornali e blog in calabria e vantano il fatto che quest’anno i MUD rimessi dai comuni sono stati , 191 su 409, pari al 46,69% del totale.
Cioè 218 comuni hanno evaso l’obbligo di inviare i dati
In sintesi le schede inviate all’Arpacal sono così ripartite
Provincia di Cosenza con 91 comuni su 155 (pari al 58,71%)
Provincia di Catanzaro con 43 comuni su 80 (pari al 53,57%),
Provincia di Vibo con 22 comuni su 50 (pari al 44%),
Provincia di Crotone con 11 comuni su 27 (pari al 40,74%)
provincia di Reggio con 24 comuni su 97 (pari al 24,74%.
Poi parla il Ministro Galletti che in una conferenza stampa tenutasi a Rosarno (Reggio Calabria) sulla raccolta differenziata in Calabria dice: “non sono soddisfatto”
Ed aggiunge che la raccolta differenziata in Calabria è ancora troppo carente
“Non sono soddisfatto dei dati ambientali che riguardano la Calabria, anzi sono amareggiato perché mentre altre regioni si accingono a raggiungere gli standard europei per la raccolta differenziata, alcuni addirittura con l’80%, Reggio Calabria ha l’11.7% della differenziata, la regione complessivamente il 18,6% e Rosarno il 5,9%”.
Un bilancio sterile, dunque, per quanto riguarda l’orizzonte ambientale calabro.
Poi Galletti ricorda che su 155 discariche abusive in tutta Italia, 43 si trovano in Calabria.
Una vera e propria denuncia al sistema di controlli; una regione dove nessuno vede niente salvo poi fare l’elenco delle discariche abusive!
Infine Galletti ricorda che oltre ben 141 depurazioni sono nel mirino dell’Ue e rischiano il commissariamento.
“Per esempio –continua Galletti– Rosarno nella gestione dell’acqua è fuori legge perché l’acquedotto e la fognatura sono gestiti in economia, mentre la depurazione ad un privato. Questo la legge non lo prevede”.