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Anche nella nostra cittadina di Amantea questa mattina intorno alle ore 6 la Guardia Costiera e i Vigili Urbani hanno effettuato un blitz sulla nostra spiaggia, forse dietro segnalazioni e proteste di alcuni cittadini, sequestrando sdraio e ombrelloni che abusivamente erano stati piazzati sul bagnasciuga restituendo tutti gli spazi alla libera fruizione e disponibilità dei cittadini e dei turisti.

 

 

 

 

Gli ombrelloni e le sdraio venivano lasciati sul bagnoasciuga anche di notte, pronti per essere riaperti e utilizzati il giorno dopo senza dover cedere la priorità acquisita ad altri bagnanti.

Questa mattina, i furbetti della spiaggia libera, che credevano che la spiaggia fosse di loro proprietà, non hanno trovato nulla dei loro oggetti perché erano stati portati via dalla Guardia Costiera ponendo fine all’occupazione abusiva di luogo pubblico e degli spazi di spiaggia libera.

Alcuni hanno protestato, però non hanno chiesto la restituzione dei loro averi altrimenti avrebbero dovuto pagare una contravvenzione di 200 euro prevista per legge.

Al termine dell’operazione è stato riempito un camion del Comune di ombrelloni e sdraio.

Pubblicato in Campora San Giovanni

In questi giorni di crisi di governo molti uomini politici si stanno riempiendo la bocca facendoci credere che quello che stanno per fare lo fanno per il bene della nostra Italia. Dicono a parole che per loro l’Italia viene sempre prima di tutto. Balle! Una balla colossale che non sta in cielo né in terra.

 

 

Puntano a chiudere la crisi perché non vogliono elezioni politiche anticipate, non vogliono, Dio ce ne liberi!, consegnare su un piatto d’argento il Governo a Matteo Salvini, l’uomo solo al comando che ha chiesto pieni poteri al popolo, al fascista, al nazista, al razzista, a quello che ha chiuso i porti italiani ai poveri derelitti provenienti dai paesi africani ed asiatici fuggiti dalle guerre sanguinose. E così nei vari talk show giornalieri delle varie reti televisive e a tutte le ore del giorno siamo bombardati di commenti sulla crisi voluta da Salvini, sulla imminente sfiducia al Governo Conte, sul rimpasto di Governo, sul rimpastino, sul Governo di scopo, sul Governo di transizione, sul Governo di legislatura, sul Governo di responsabilità, sul Governo alla tedesca. Dicono che dobbiamo guardare al futuro e non al passato. E al futuro ci sono vari scenari, tutti diversi, tutti tremendi. Ormai abbiamo capito che la politica italiana, grazie a questi personaggi squallidi quanto fallimentari usciti dalle urne il 4 marzo dello scorso anno è diventata una farsa. Doveva nascere dopo il voto del 4 marzo un Governo formata dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle? Direi proprio di no, perché i due partiti politici avevano ed hanno idee diverse, programmi diversi, fini diversi. Infatti il percorso dopo appena un anno si è ulteriormente complicato dopo il voto al Senato del Movimento 5 Stelle contrario alla realizzazione della Tav e la ridicola apertura della crisi di Salvini, il quale, ora messo alle corde e con le spalle al muro, cerca di rimediare alla grave “cazzata” combinata. Dice Salvini:- Il mio telefono è sempre aperto-. Aspetta una chiamata da Di Maio che gli allungherebbe la vita, ma questi ha risposto a stretto giro di posta:-La frittata è stata fatta-. E se la telefonatina arrivasse per davvero? Non solo salverebbe la vita di Salvini e di Conte, ma anche la sua che mi pare sia anche in pericolo. La crisi di governo sarebbe congelata per mesi, per uno o due anni, in attesa che sia possibile tornare al voto, dopo aver votato il taglio ai parlamentari e una nuova legge elettorale. Salvini sarebbe ancora Ministro degli Interni, lo vedremo sicuramente nelle varie spiagge italiane a fare selfie e a fare strabilianti promesse che difficilmente potrebbero essere realizzate perché le casse dello Stato sono vuote. E vedremo anche il Premier Conte sempre seduto sulla comoda poltrona di Palazzo Chigi, però alquanto traballante, tirando a campare. Scenario tremendo, governo traballante, opposizione inesistente. E se le cose andassero diversamente? La crisi ha messo al centro della crisi politica personaggi squallidi, dimenticati, fallimentari. I giornali sono pieni di lunghe interviste dei vari personaggi sconfitti nelle urne o rottamati dai segretari dei partiti. E’ ritornato Rensi, Enrico Letta,Walter Veltroni, Bersani, Casini, addirittura D’ Alema! Ma Enrico Letta, quello di “Enrico stai sereno” non era a Parigi che insegnava nell’università”. E Veltroni non avrebbe dovuto lasciare l’Italia dopo la batosta elettorale e essere già in Africa ad aiutare la gente che soffre? E D’Alema dopo essere stato rottamato non doveva essere in mare con la sua barca a vela di 16 metri? Un comunista con una lussuosa barca a vela, amici. E Renzi dopo la batosta subita al referendum e alle elezioni politiche non doveva ritirarsi a vita privata o rinchiudersi in un convento a pregare e meditare? La crisi innescata da Salvini li ha resuscitati. Ha avuto il merito di resuscitare finanche Casini, l’uomo delle 10 legislature che oggi aspira, Zingaretti e Di Maio permettendo,a diventare il prossimo Presidente della Repubblica. Abbiamo assistito al ritorno dei rimossi e oggi pontificano, facendo credere agli allocchi che, loro e solo loro, che hanno fallito e che hanno portato l’Italia allo sfacelo, hanno la ricetta giusta per far ripartire la nave Italia, affondata dal Governo giallo-verde. Se fosse vivo ancora il grande Totò li guarderebbe in faccia e direbbe:- Ma mia faccia il piacere-.

Pubblicato in Belmonte Calabro

Il Governo giallo verde, Movimento 5 Stelle- Lega, nato dopo le elezioni del marzo dello scorso anno è morto, ma non è stato ancora seppellito.

Mancano ancora alcune pratiche burocratiche, tanto è vero che finanche la data delle esequie è stata stabilita. Ieri sera, però, due celebranti si sono messi d’accordo ed hanno stabilito che il 20 agosto p.v. potrebbe essere la volta buona per celebrare la funzione religiosa e dare sepoltura e l’estremo saluto al caro estinto.

Sulle prime pagine dei giornali, nei talk show giornalieri da diversi giorni tiene banco la crisi di Governo aperta da Matteo Salvini e la mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti del Premier Giuseppe Conte. Ieri, il Senato della Repubblica, ha approvato la calendarizzazione della crisi.

Conte si presenterà al Senato il 20 agosto.

A innescare la crisi di Governo è stato Matteo Salvini quando quasi tutti i parlamentari erano in ferie al mare o in montagna.

Crisi che dovrebbe portare alle dimissioni del Governo Conte, e quanto si è visto ieri sera, ad una nuova maggioranza governativa tra M5S e Pd. Il Pd, fino ad ieri l’acerrimo nemico del M5S, è pronto.

Si è risvegliato Renzi dal lungo letargo e si dice pronto a formare un nuovo governo istituzionale per impedire l’immediato scioglimento delle Camere e nuove elezioni che darebbero un successo alla Lega e formare una nuova maggioranza.

Da notare che fino a qualche giorno fa Renzi diceva che Di Maio e soci costituivano una banda di squilibrati. Anche il Segretario del Pd, Zingaretti, che, dopo aver predicato giorni e giorni a favore delle consultazioni anticipate, ora da buon voltagabbana, si è accodato a Renzi.

E si è accodato pure Franceschini che è in crisi di poltronite e ha rilanciato un patto di legislatura col M5S anche se sarà un percorso difficile e pieno di insidie, ma bisogna provarci.

Si è fatto sentire anche D’Alema il quale ha suggerito a Zingaretti finanche il nome del prossimo Presidente del Consiglio, l’attuale Presidente della Camera Roberto Fico.

Stiano attenti, ha spiegato Minniti, ex Ministro degli Interni.- L’unità tra due sconfitti non porta mai alla vittoria. C’è il rischio che passi la vulgata nazionale populista che quelli stanno là perché difendono le proprie poltrone-.

E’ proprio così. Non vogliono andare a votare perché dicono che vogliono salvare l’Italia dalla deriva fascista di Salvini. . Vogliono salvare se stessi. Povero Salvini.

Ti sei cacciato in un brutto guaio. Ti sei messo contro tutti e tutti si sono coalizzati contro di te.

Sei stato troppo ingenuo e in Parlamento, in questo Parlamento nato dopo il 4 marzo dello scorso anno, conti come il due di picche perché hai pochi Deputati e Senatori.

Caro Salvini, volevi le immediate dimissioni di Giuseppe Conte e le dimissioni non ci sono state. Il Premier ha voluto parlamentarizzare la crisi di Governo e si presenterà al Senato solo il 20 agosto, fra una settimana, per non cedere senza lottare alle tue richieste. La crisi da te innescata ha compattato il Pd e i vari cespugli e già si parla di un grosso e inaspettato inciucio per non fare votare gli italiani.

Dicevi tutti a casa. Ti avevo creduto. Non ha alcun senso tirare a campare tra siluri, compromessi, litigi, colpi bassi, pedate nel culo, ditate negli occhi, dicendo sempre no, non no, rinviando ogni decisione. Anche io speravo che andassimo al voto al più presto, così avremmo ricordato l’estate del 2019 non solo la più calda dal punto di vista meteorologico, ma anche dal punto di vista politico interessante e appassionata.

Con la campagna elettorale in bikini e sotto gli ombrelloni e i politici a fare comizi elettorali sulle spiagge assolate. E tu, Salvini, questa volta avresti fatto senz’altro col tuo beach tour tappa nella nostra città di Amantea.

Pubblicato in Italia

Il Senato della Repubblica ha bocciato la mozione del Movimento 5 Stelle contraria alla realizzazione della TAV e il Governo giallo verde vacilla, sembra sull’orlo del tracollo finale.

Ma quale Governo?

Quello dei grillini o quello della Lega?

Quello di Di Maio o quello di Salvini?

A tutti è noto che il Governo attuale è formato da due partiti in conflitto permanente tra di loro.

Ma il 7 agosto u.s. in Italia c’è stata una novità mai vista prima in un’aula parlamentare.

Si sono presentati nell’aula del Senato due Governi, uno rappresentato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maurizio Santangelo e l’altro rappresentato dal Vice Ministro dell’Economia Massimo Garavaglia.

Il primo invita a votare contro il progetto della TAV, il secondo, invece, invita a votare a favore.

Tutti ora parlano di crisi.

Ma quale crisi! Nessuno la vuole. Nessuno vuole rischiare il posto che occupa, nessuno vuole davvero andare a nuove elezioni.

La chiedono, questo è vero, però per finta.

Infatti tutti la stoppano sul nascere e subito Salvini tratta con gli alleati.

Al comizio di Salvini i politologi si aspettavano che il leader leghista lanciasse una bomba atomica.

Ha lanciato una bombetta che ha fatto un piccolo rumore, senza provocare alcun danno.

Certo, qualcosa si è rotto tra Lega e M5Stelle, però si continua ad andare avanti.

Conte, nella sua conferenza stampa di ieri sera, si presenterà in Parlamento non da dimissionario, ma chiederà alla sua maggioranza un voto di fiducia.

Vedremo chi staccherà la spina. Continueranno Di Maio e Salvini a prenderci per i fondelli?

Fino a quando abuseranno della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora questa loro pazzia si prenderà gioco di noi?

E qui mi sovviene la celeberrima poesia del grande Totò “A livella”:- Perciò, stamme a ssentì …nun fa’ ‘o restivo. Sti pagliacciate’e fanno sulo ‘e vive. Nuie simmo serie…………-

Sì, noi siamo seri. Il popolo italiano è serio e paziente. Ma fino a quando?

Per troppo tempo ci stanno prendendo per fessi e poi si lamentano che il popolo italiano non va più a votare. Non ne possiamo più. Noi siamo stanchi.

E’ arrivato ora il momento di reagire. Subito, senza indugio.

Domani sarebbe troppo tardi. Altrimenti ci sveglieremo una mattina e sotto casa troveremo manigoldi con manganelli e bottiglie di olio di ricino e il Parlamento Italiano, sordo e grigio, ridotto a un bivacco di manipoli.

Quo usque tandem……..

La storia è storia, e deve pure insegnare qualcosa.

Queste violente parole pronunciate da Cicerone nel Senato Romano provocarono l’inizio della sconfitta di Catilina e della sua congiura per rovesciare la Repubblica.

Pubblicato in Belmonte Calabro

Intervento del maestro Francesco Gagliardi in occasione della II Edizione Premio Letterario di poesia inedita “Ines Nervi in Carratelli”, Domenica 28 luglio 2019 in San Pietro in Amantea, bruscamente interrotto dalla moderatrice Fabrizia Arcuri che ha lasciato basiti gli spettatori ansiosi di voler conoscere la storia di questa donna eletta Sindaco nel lontano 1946, la prima donna in Italia ad aver ricoperto una carica istituzionale.

Domenica 24 marzo scorso mia figlia Teodora mi ha segnalato che su un settimanale era comparso un articolo a firma di Rosalba Tapini dal titolo: E’ calabrese la prima donna Sindaco in Italia. Il settimanale si chiama RIVIERA. Ho acceso subito il computer, ho digitato wwwRivieraweb.it, ho scaricato il PDF ed è comparsa una bella pagina a colori col titolo a caratteri cubitali:Bentornata Primavera. Ho incominciato a sfogliare il settimanale e nella rubrica dedicata alla Cultura a Pag.21 è comparso effettivamente l’articolo che andavo cercando:- E’ Calabrese la prima donna in Italia -. C’era anche una foto in bianco e nero di una bella ragazza. Poiché l’articolo parlava di una prima donna Sindaco in Italia, di una maestra elementare, di una donna che nel lontano 1946 aveva ricoperto una carica istituzionale, ho subito pensato alla mia carissima maestra di Quinta elementare, ahimè scomparsa, al primo Sindaco del mio paesello eletto dopo la triste esperienza fascista e dopo tre anni di esperienza commissariale tanto tormentata e travagliata. Nulla di tutto questo. La foto non era della Sig.ra Ins. Ines Nervi in Carratelli, la mia maestra, ma di un’altra maestra di un Comune della Provincia di Cosenza, San Sosti. Secondo l’articolista il Sindaco di San Sosti Caterina Tufarelli è stato il primo Sindaco donna in Italia dopo la caduta del fascismo e non la maestra Ines Nervi in Carratelli. Ci sono rimasto malissimo. Ma come è possibile che ancora oggi, ci siano persone che vogliono cambiare la storia e i fatti storici pubblicando fake news. Anche donna Ines, eletta Sindaco di San Pietro in Amantea è una delle prime Sindaco elette in Italia, appartiene anche lei di diritto alle “ donne del “46 “ a quelle donne che per la prima volta andarono a votare. Il diritto al voto, prima delle elezioni amministrative dopo la caduta del regime totalitario fascista, era limitato ai soli uomini. E non a tutti. La strada per la democrazia fu lunga e difficile. Le donne ed i poveri non avevano diritto al voto, perché secondo un’opinione consolidata solo gli uomini ricchi potevano dedicarsi alla politica. Spettava soltanto a loro decidere per tutti.. Perché le donne avessero gli stessi diritti degli uomini si dovette aspettare il 10 marzo del 1946. Finalmente dopo un serrato dibattito politico il Parlamento Italiano con una apposita legge considera che le donne in Italia, avendo compiuto il ventunesimo anno di età, hanno pari opportunità,sono considerate cittadini pari agli uomini. E così le nostre mamme, le nostre sorelle, le nostre care ed amate nonne, anche se non sapevano leggere e scrivere ed erano nullatenenti e non iscritte al registro del focatico comunale, andarono a votare per la prima volta nella loro vita. E la loro prima volta non fu come erroneamente alcuni scrivono e come molti pensano il Referendum del 2 giugno 1946 quando si votò per scegliere tra Monarchia e Repubblica, bensì le elezioni amministrative del marzo 1946, quando si votò per eleggere i Consiglieri Comunali. Le donne in quella tornata elettorale si presentarono alle urne in massa e l’affluenza fu davvero strepitosa. Votò l’89% degli aventi diritti al voto.

La Calabria ha un primato negativo. Sempre nelle elezioni amministrative del 1946, Zaccanopoli, piccolo centro con poco più di mille abitanti in provincia di Vibo Valentia, risulta l’unico comune italiano in cui si registra la totale astensione delle donne avente diritto.

Cosi come bisogna attendere le elezioni politiche del 1963 per vedere, per la prima volta nella storia, una donna calabrese eletta al Parlamento della Repubblica Italiana, l’insegnante crotonese laureata in filosofia, Jole Giugni Lattari, deputato del IV Parlamento repubblicano, presentata nella lista del Msi.

Nel 1946 all’incirca duemila donne vennero elette nei Consigli Comunali, solo undici vennero elette poi Sindaco. Poche allora, ma poche anche oggi ricoprono la carica di Sindaco, fanno eccezione il Sindaco di Roma e di Torino Raggi e Appendino. Il Sindaco donna della nostra cara Amantea eletta dopo oltre 70 anni dal 1946 venne disarcionata dopo appena due anni. Il nostro Sindaco, invece, venne eletto nel marzo del 1946 con una lista del Partito della Democrazia Cristiana appena nato in contrapposizione ad una lista civica di ispirazione monarchico liberale “La Stella”, capolista e disegnato candidato Sindaco l’Avv. Ottavio Policicchio. Anche San Pietro in Amantea, dunque, piccolo Comune della Provincia di Cosenza, ma allora gli abitanti erano all’incirca 1500 e gli elettori più di mille, nel lontano 1946 assurge agli onori della cronaca provinciale, regionale e nazionale: elegge Sindaco una donna. Grazie a donna Ines oggi il nostro paese è conosciuto in tutta Italia. Si votò, come abbiamo visto, il 24 marzo 1946 e il 31 marzo, dopo una settimana i consiglieri elessero il Sindaco. Ecco perché appare la data del 31 marzo 1946 nella elezione a Sindaco di donna Ines. Molti giornalisti hanno la memoria corta. Io l’ho vissuto quel tempo, anche se ancora indossavo pantaloncini corti, ed ho partecipato a tutte le manifestazioni elettorali, alle riunioni, ai comizi e all’occupazione del municipio ed alla rivolta dei contadini contro la mancanza del pane e della farina. Con le prime elezioni dell’Italia liberata iniziò la vera rivoluzione antifascista e democratica, venne restituita agli italiani l’arma del voto. Nei due mesi precedenti il Governo dovette affrontare gravi problemi di ordine pubblico in Toscana, in Calabria, ma soprattutto nelle Puglie e in Sicilia, dove si era esasperata la vicenda del separatismo siciliano. Anche nel nostro Comune la Prefettura e il Commissario Prefettizio dovettero affrontare problemi di ordine pubblico non molto gravi ma significativi. Il clima politico era molto arroventato ed incandescente. Vi fu una manifestazione di protesta organizzata dal nascente Partito Comunista Italiano. Ci fu un tentativo di saccheggio, andato a vuoto per il pronto intervento dei Regi Carabinieri di Amantea, nei locali di Via Margherita dove Proto, negoziante di Amantea, custodiva la farina. Il 22 aprile 1945 circa 200 persone inscenarono una manifestazione di simpatia verso Vincenzo Carratelli, marito del futuro Sindaco, del quale si invocava il ritorno a Commissario Prefettizio.

Riprendendo il discorso che ho fatto all’inizio, non è vero che la prima donna Sindaco in Italia è la Maestra Caterina Tufarelli Palumbo del Comune di San Sosti e che seguirono in ordine di tempo Ines Nervi in Carratelli e Lydia Toroldo Serra del Comune di Tropea. Ines Nervi insieme alla Tufarelli sono le prime Sindaco ad essere elette in Italia. Per la Tufarelli vale l’elezione del 24 marzo, mentre per la Nervi quella del 31 marzo. Sbagliato, ecco perché mi sono incavolato ed ho protestato.

Anche il Sindaco di San Pietro in Amantea Ins. Ines Nervi in Carratelli fu una delle prime donne in Italia a ricoprire una carica istituzionale dopo la caduta del fascismo Il suo ritratto ora si trova nella stanza dedicata alle donne nel Parlamento Italiano accanto alle altre 10 donne più famose d'Italia. Il 3 maggio 2017, il ritratto della mia maestra venne affisso nella Sala delle Donne in aggiunta a quelli delle Madri della Repubblica. Il nostro amato Sindaco è stato ricordato nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio alla presenza dell’allora Presidente della Camera dei Deputati On.Laura Boldrini. Anche il Consiglio Comunale di San Pietro in Amantea ha voluto ricordare l’amato Sindaco che qualcuno in modo dispregiativo lo definiva ”Sindaco in gonnella” intitolando in suo onore la nuova Sala del Consiglio Comunale per ricordare alle nuove generazioni il suo nome e l'azione politico amministrativa svolta.

E, purtroppo, alcuni, malgrado tutto, ancora scrivono che la prima donna in Italia a ricoprire una carica istituzionale è la calabrese di San Sosti. Sapete perché? Perché era una donna molto conosciuta negli ambienti politici di allora. Aveva frequentato il Liceo Classico di Roma, fu compagna di scuola delle figlie dell’allora Presidente del Consiglio On. Alcide De Gasperi, sposò nel 1941 l’Avv. Baldo Pisani, dirigente provinciale della Democrazia Cristiana, Dirigente della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, Presidente della Provincia di Cosenza. Ecco, avendo un canale privilegiato con interlocutori di questo calibro, ogni qual volta si parla di Sindaci donne elette per la prima volta in Italia, si fa sempre il nome del Sindaco di San Sosti e il nostro Sindaco Donna Ines viene dimenticato. Giustizia è stata fatta, però.. L’11 novembre del 2016 la Presidenza del Consiglio aveva deciso di onorare il ricordo delle prime donne italiane elette nelle elezioni amministrative del 1946 con una targa celebrativa. Erano stati invitati alla cerimonia i rappresentanti dei Comuni. Il nostro Comune era stato ignorato. Poi, però, dopo aver mandato copia della Delibera del Consiglio Comunale, finalmente anche il nostro Sindaco dimenticato è stato ricordato nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio. Il 24 marzo 1946 rappresenta, dunque, negli annali della vita amministrativa del Comune di San Pietro in Amantea una data storica: votarono per la prima volta le donne, venne eletta Sindaco una donna. Da quel giorno fatale le donne non furono più considerate solo casalinghe o lavoratrici senza voce, ma fautrici a pieno titolo della nuova politica italiana.

Malgrado tutto questo ancora c’è qualcuno che mette in dubbio la veridicità di quello che io ho pubblicato e documentato Così scrive il Corriere della Calabria:- Andrebbe verificato ad esempio se anche il Comune di San Pietro in Amantea abbia espresso davvero sempre nel marzo del 1946 un Sindaco donna nella figura dell’Ins. Nervi Ines in Carratelli. Se così fosse la Calabria rappresenterebbe per l’epoca la punta più avanzata della rinascita dell’impegno femminile nella politica comunale -. Purtroppo la storia ha preso un’altra strada. La presenza delle donne nella vita politica e amministrativa si è andata rarefacendo.

San Pietro in Amantea è quasi come il paesino Rio Bo descritto magistralmente dal grande poeta Aldo Palazzeschi, solo che il ruscello che lo bagna non si chiama Bo. Accoccolato a levante ai piedi delle colline Ripostelle e Timponi Ferri, dal fondo valle e da Amantea risulta invisibile, né del resto verrebbe voglia di cercarlo all’ignaro viaggiatore, distratto da una vista di singolare fascino.

“Tre casettine…un verde praticello, un esiguo ruscello…un vigile cipresso. Microscopico paese, è vero, paese da nulla…c’è sempre disopra una stella, una grande magnifica stella, che occhieggia con la punta del cipresso. Chi sa se nemmeno ce l’ha una grande città”.

Palazzeschi descrive un paesaggio immaginato dalla fantasia di un fanciullo. Rio Bo è davvero un piccolo paese, con poche case, un praticello, un ruscello con un alto cipresso che fa da sentinella al villaggio. Le case hanno i tetti spioventi. Sopra questo piccolissimo paese c’è sempre una stella che di notte sembri che giochi con la punta del cipresso: questa è una stella davvero splendente e innamorata di questo paese così minuscolo ma bello che non la possiede neanche una grande città. La vita in questo paesello si svolge serena e tranquilla, fatta di cose piccole e semplici. Non c’è il rumore e il frastuono delle grandi città, non c’è confusione. Tutto si svolge regolarmente. Anche San Pietro in Amantea è un paesino minuscolo ma bello e tranquillo e il nostro caro poeta scomparso Giacomino Launi nella poesia “U paise miu” ce lo descrive proprio così, con “nu truppiellu’e case anniricate”. Le case, è vero, sono quattro casette “ncapu ‘nu cozzariellu, ammunzellate”, attaccate le une alle altre, la maggior parte ad un piano. Sembrano le casette di Natale. Porte e finestre quasi uguali, con una scalinata esterna. L’altro poeta vivente, il caro amico e collega Michele Sconza Testa, lo descrive come un antico paese, “ameno luogo di quiete serena” che “s’erge silente sul lieve pendio di un verde colle”. Il verde colle è Timpone Ferri che ogni tanto, d’estate, qualche sciagurato cerca di distruggerlo. Le case sono antiche, imbrunite dal tempo che ci ricordano passioni, letizie, eventi e il triste abbandono dell’emigrante, che spinto dalla fame e dal bisogno, dovette abbandonare i propri affetti. E sul campanile della vecchia chiesa una rude campana riempie la quiete del borgo di soavi note. A sera si sentono i canti degli uccelli e uno zeffiro mite che dolcemente spira e allieta, ristora e rallegra i cuori dei pochi residenti.

Nella grande piazza principale, una delle più belle e più grande della Calabria, non c’è un cipresso ma un albero maestoso che fa da sentinella al paese le cui chiome verdi si scorgono da lontano. Al di sopra di questo albero secolare ( ha 119 anni) c’è davvero sempre una stella che occhieggia con le punte dell’albero e sembra che voglia guidare il viandante o il pellegrino verso la Chiesa della Madonna delle Grazie.

Anche San Pietro in Amantea è un paesino sperduto come Rio Bo e, malgrado ciò, ci sono molte validissime ragioni per venirlo a visitare. Offre panorami unici, incantevoli, scorci di rara bellezza. E’ un paesino collinare dove si sta proprio bene, l’aria è buona ( tantissimi anni fa molti cittadini di Amantea venivano ad estivare nel nostro paese ), il vino ottimo ( ne sanno qualcosa i veri intenditori e quelli che frequentavano le cantine da Chiazza e da Taverna), la gente cordiale e affabile, le strade pulite. Tantissime persone si innamorarono di questo borgo antico e lo scelsero per i loro soggiorni estivi. D’estate è bello fare magnifiche passeggiate lungo la vecchia strada statale fino alla Contrada Cannavina, C’è un panorama mozzafiato. Amantea sembra essere sotto i tuoi piedi. Si vede un mare azzurro intenso e durante le giornate limpide si vedono il Vulcano Stromboli col pennacchio di fumo, Lipari, Panarea, Alicuti e Filicuti e certe volte finanche l’Etna. Se poi qualcuno desiderasse fare lunghissime passeggiate tra le campagne e tra i boschi, magari in cerca di frutta fresca e di notevoli attrazioni naturalistiche, consigliamo la passeggiata lungo la strada comunale S. Pietro- Sant’Elia, regolarmente asfaltata. E in ultimo vi consiglio di visitare San Pietro in Amantea specialmente nei mesi estivi perché vi si svolgono tantissime feste e sagre paesane. San Pietro in Amantea è un paese di spiccate tendenze festaiole. Si comincia con le feste organizzate dal Bar della Piazza nel mese di giugno, con la grande festa della Madonna delle Grazie dell’1 e 2 luglio. Il 23 e 24 luglio con la festa di Sant’Elia nella omonima contrada. E poi il 12, 13, 14 agosto con le varie sagre paesane e col caratteristico ballo del “purcelluzzu”. Il 23 e 24 agosto con la festa del nostro Santo Patrono San Bartolomeo Apostolo. Una volta si svolgeva una grande fiera di merci e bestiame frequentata da tanti commercianti provenienti da altre provincie. E infine il 28 e 29 settembre con la festa di San Michele Arcangelo nella Contrada Gallo. Cibi genuini in abbondanza e carne di maiale nero allevato con cura dai contadini del luogo. Il tutto innaffiato da un ottimo e genuino vino locale.

Il centro storico e le contrade si prestano per una visita attenta e debitamente “slow”, le cose da vedere e da gustare sono tante.

Intanto, amici lettori e carissimi “Mantioti”, segnatevi la ragione ultima e vera per la quale vi sto dicendo tutto questo: dal 22 giugno u.s. potrete visitare ed ammirare la vecchia casa di Don Achille Lupi in Via del Popolo riconvertita in centro sviluppo innovazioni gastronomia calabrese e la vecchia chiesa di San Bartolomeo Apostolo nella omonima Via in parte distrutta dal terremoto del 1904 e riconvertita in sala polifunzionale e centro espositivo arte orafa calabrese. Ma speriamo al più presto potrete visitare e ammirare, restando a bocca aperta, Il Museo delle Comunicazioni in Contrada Muglicelle, a 500 metri dal centro abitato, lungo la vecchia statale e prima della Variante, voluto ardentemente e realizzato con enormi sacrifici, malgrado le alterne vicende, dal dinamico e intraprendente Frate Francescano Padre Pio Marotti, ex Parroco di San Pietro in Amantea.

Pubblicato in Basso Tirreno

ritiSu alcuni giornali regionali è stata pubblicata una notizia che ha destato scalpore e sconcerto negli abitanti di Amantea e paesi vicini. All’ingresso del cimitero di Amantea sono stati rinvenuti i resti di una gallina sgozzata, frutta e verdura tagliata, fiori, monili, amuleti, palline di pane, sigari e sigarette. Subito si è pensato a qualche rito satanico e a qualche setta operante nella zona. E chi ha operato nelle vicinanze di Amantea tantissimi anni fa? La setta di Contrada Muschicella nel Comune di San Pietro in Amantea. A distanza di 31 ancora il piccolo Comune rimbalza all’onore della cronaca nera senza alcun motivo plausibile. Ma perché i giornalisti della carta stampata hanno voluto ricordare ai lettori che una sera di maggio del 1988 i Carabinieri di Amantea, guidati dal caro ed indimenticabile Maresciallo Mazza, trovarono il cadavere di un uomo legato ad una sedia all’interno di una stanza la cui porta in ferro era stata saldata dall’esterno? Oggi come ieri il mio paesello è diventato tema di bizzarre congetture e discussioni. Sono trascorsi 31 anni da quel terribile giorno e del Gruppo di preghiere del Rosario si sono perse le tracce. Tra le tante cose rinvenute davanti il cancello del cimitero di Amantea c’era anche una bottiglia di vino proveniente dalla Regione Piemonte. Ecco la prova. Piemonte, Calabria, Muschicella, San Pietro in Amantea. C’è un filo diretto ora come allora con altri gruppi del torinese. Pura casualità, congetture grossolane, pericolose e pretestuose. Se fossero stati alcuni adepti di San Pietro in Amantea avrebbero potuto liberamente usare il loro cimitero che si trova in una zona isolata, facilmente raggiungibile attraverso una strada asfaltata, lontano dalla vista degli abitanti ora ridotti al lumicino. Dei fatti di 31 anni fa giornali e televisione ne hanno parlato a iosa ed anche a sproposito. Si sono scomodati giornalisti famosi e Enzo Biagi nell’ultimo numero della sua rubrica ne ha fatto “Un caso”. Inviati speciali della Radio e della Televisione sono piombati come falchi in Contrada Muschicella, perché volevano capire il movente del delitto e perché vedevano dietro il fanatismo religioso storie di mafia, ‘ndrangheta, camorra, droga, rapimenti, riciclaggio di denaro sporco, etc. Per loro il fanatismo religioso era una copertura, dietro ci sarebbero dovuti essere altri collegamenti, altri traffici illeciti, rapine e sequestri di persona. Niente di tutto questo. Il Gruppo dei fanatici di Muschicella non era coinvolto nelle azioni criminose: rapimento del piccolo Marco Fiora e rapina in banca a Cosenza. Scrissero che furono rinvenuti tantissimi soldi, forse provenienti da rapine e sequestri di persona. Balle. Niente di tutto questo. Gli abitanti del luogo furono sbattuti in prima pagina e furono additati come mafiosi e delinquenti. La gente del luogo, invece, è gente onesta e laboriosa, sempre ospitale, generosa, cordiale, come del resto tutta la gente dei paesi vicini. Chi è stato in San Pietro in Amantea e chi ha frequentato i sampietresi lo può liberamente e francamente confermare. I delitti, i riti satanici, le sette religiose sono estranei alla tradizione, alla cultura del piccolo borgo. Il tempo avrebbe dovuto cancellare ogni cosa e della setta nessuno ne avrebbe dovuto più parlare. Da tempo è calato il mistero della setta, da tempo è calato il silenzio sulla piazza di San Pietro in Amantea, i ricordi si sono affievoliti e zio Antonio, il fondatore del “Gruppo del Rosario” non potrà mai più risuscitare perché le preghiere si sono bruscamente interrotte.

Pubblicato in Amantea Futura

Sì, davvero la musica è finita e gli amici se ne vanno. Così cantava Ornella Vanoni tanti anni addietro. Arrivederci, meglio sarebbe dire addio. Siamo in piena crisi di Governo e la situazione che si è venuta a creare in questi ultimi giorni tra i due maggiori partiti M5S e Lega è peggiorata.

 

Conte non ha ancora presentato le dimissioni al Capo dello Stato perché confida nel rinsavimento dei due maggiori contendenti e antagonisti Di Maio e Salvini. Per Salvini è l’inizio della fine. E’ venuta meno la fiducia tra gli alleati. E anche quella personale. Si è fidato per mesi e mesi di Conte e di Di Maio, invece le polemiche e le scaramucce sono continuate anche dopo il voto del 26 maggio scorso. Ma lui non vuole ancora staccare la spina per primo. Il Governo è in agonia e, malgrado i pesci in faccia che riceve ogni giorno Salvini, questi tiene la finestra ancora aperta. E con i cronisti che lo interrogano ha pure il tempo di scherzare:- La finestra è ancora aperta. Guardate che bel cielo -. Ma Luigi di Maio non molla la presa. Lo attacca e lo invita ad andare in Parlamento a riferire sul losco affare Russo. Salvini invoca la crisi di Governo, lo accusa, perché vuole coprire il caso sui presunti finanziamenti. Ma Salvini non ingoia la pillola e a sua volta contrattacca gli alleati traditori. Difficile governare con chi insulta. Stando a tutte queste dichiarazioni il Governo dovrebbe avere breve durata. L’aria che tira non è brutta, è bruttissima. I presunti rubli che la Lega ha ricevuto per la campagna europea dello scorso maggio e il sostegno mancato della Lega nel Parlamento Europeo alla tedesca Ursula Van der Leyen potrebbero essere le due gocce che fanno traboccare il vaso. Anche perché Salvini ha il sospetto che sotto sotto ci sia lo zampino del Pd e che ci sia in atto una nuova alleanza Pd-M5S per mandare definitivamente all’opposizione la Lega. E per questi motivi Salvini ha deciso di disertare addirittura il prossimo Consiglio dei Ministri ( cosa mai successa prima) e il vertice di Governo. Vista l’aria che tira e le tensioni dell’ultima ora è intervenuto finanche il redivivo Renzi il quale ha invitato Salvini ad aprire la crisi e di non avere paura perché non ci sarà nessuno inciucio tra Pd e M5Stelle. Attento Salvini. Non ti fidare di Renzi. Ricordati quello che taggava quando era Presidente del Consiglio ad Enrico Letta:- Enrico, stai sereno -. E poi lo ha pugnalato alle spalle prendendo il suo posto senza essere votato da nessuno. Le trame di Palazzo sono in corso e un ribaltone è probabile. Un Governo Conte bis avrebbe non solo il sostegno dei parlamentari grillini e piddini, ma anche di alcuni parlamentari di altri partiti che non vogliono far terminare la legislatura e perdere così anticipatamente la comoda poltrona che occupano. Come è già successo in passato, anche questa volta ci saranno dei cosiddetti responsabili pronti a dare non una ma due mani pur di non andare a casa. Per loro, senza arte né parte, ci sarebbe il centro per l’impiego e il reddito di cittadinanza. Attento Salvini che potresti restare col cerino in mano. Ma forse non sarebbe poi davvero un male se avessimo alla fine un Governo rosso e giallo. Un Governo comunista grillino spianerebbe la strada ad un Governo di centro destra stabile e duraturo e noi saremmo liberati definitivamente dagli uni e dagli altri. Il Governo Lega Movimento 5 Stelle è durato un anno, un Governo Pd penta stellato durerebbe forse sei mesi anche se avesse l’appoggio incondizionato della Magistratura, dei poteri forti, del Capo dello Stato, della Francia e della Germania.

P.S. Contrordine compagni. La crisi di Governo c’è, ma per il momento è rinviato. Apprendo mentre scrivo che Di Maio ha abbassato i toni e ha chiesto a Salvini un incontro. Vediamoci e parliamo. Bisogna ancora andare avanti, abbiamo tante cose da fare.

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100-anniIl 4 giugno 1919 nasce nel Riminese il Signor Probo Vaccarini. Il 4 giugno 2019 Don Vaccarini compie 100 anni. E’ un sacerdote. Ma la sua storia che vi racconterò ha dello straordinario ed è molto bella. Sono passati 100 lunghi anni dal giorno della sua nascita e oggi nella Cattedrale di Rimini festeggia il suo compleanno concelebrando la Santa Messa insieme al Vescovo Mons. Francesco Lambiasi e ai suoi quattro figli anche loro sacerdoti. Già questo vi lascia un po’ perplessi. Ma come, qualcuno forse dirà, un uomo che ha quattro figli è diventato sacerdote? Sì, è diventato sacerdote, celebra la Santa Messa, i Battesimi, i Matrimoni, i Funerali, confessa ogni giorno. Don Vaccarini, prima di essere ordinato sacerdote, ha conosciuto come tanti suoi coetanei l’orrore della guerra. Durante la seconda guerra mondiale fu mandato in Russia. Tornato dalla prigionia si diploma, esercita il mestiere di geometra, si sposa e mette al mondo una bella famiglia numerosa come ai vecchi tempi, 4 figli maschi e 3 figlie femmine. Non vi scandalizzate se vi dico che i 4 figli maschi sono diventati tutte e quattro sacerdoti ed oggi insieme al papà, anche lui sacerdote, festeggiano, felici e contenti, il compleanno centenario del loro amatissimo papà. Rimase don Vaccarini vedovo all’età di 51 anni. Perse la sua adorata moglie quando ancora lui e la sua numerosa prole ne avevano maggiormente bisogno. Però ebbe sempre fede in Dio. E così, quando ebbe sistemato la sua famigliola, all’età di 69 anni, ottenuto il nulla osta del Vaticano, il Sig. Vaccarini è diventato Sacerdote di Santa Romana Chiesa. Don Probo è un devoto di Padre Pio che ha conosciuto e frequentato diverse volte e proprio durante una Santa Messa celebrata da Padre Pio nella chiesetta di San Giovanni Rotondo ha raccontato in una sua intervista ad un giornale Riminese di aver sentito la chiamata del Signore. Don Vaccarini, malgrado l’età avanzata, dice di sentirsi come un prete fresco di ordinazione. Questa storia che vi ho voluto raccontare oggi al posto delle storielle dei giorni scorsi, delle beghe e degli intrallazzi politici, delle liti tra Di Maio e Salvini, della farsa minaccia delle dimissioni del Presidente Conte, sono sicuro che vi è molto piaciuta. Non capita tutti i giorni, ha davvero dello straordinario. Non tutti sentono la chiamata del Signore e se la sentono il più delle volte la ignorano. In questi ultimi anni, forse anche per mancanza di ordinazioni sacerdotali giovanili, si sono moltiplicate le storie di uomini anziani, sposati, vedovi con figli già grandi e autonomi, che hanno deciso di diventare sacerdoti. Anche nella nostra Calabria e precisamente a Catanzaro abbiamo avuto un caso simile. Don Nicola Pacetta, di anni 73, rimasto vedovo e avendo dei figli già grandi, ha deciso di diventare sacerdote

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studente-peruOggi, amici di Tirreno News, non vi voglio parlare di politica o di Di Maio e di Salvini che vanno al Quirinale accompagnati dalle nuove fidanzatine. Vi voglio parlare di una storia di un bambino povero del Perù che ha commosso il mondo del Web, e, grazie al Web, ha cambiato la vita di questo bambino che ha tanta voglia di studiare e che da grande vuole fare il poliziotto. Ora Victor, 11 anni, frequentante la scuola locale, potrà tranquillamente studiare in casa e non sotto la luce di un lampione perché un filantropo del Bahrein , appresa la triste e commovente storia, ha pagato di tasca propria le bollette della luce, ha ripristinato la luce nel piccolo paese di Moche nel Perù, dove vive il bambino con la madre, ha pagato la ristrutturazione della scuola che frequenta, ha finanche aiutato la madre a trovare un lavoro. La storia di Victor ha fatto il giro del mondo e il video che lo ritrae sotto la luce di un lampione accucciato su un marciapiede mentre fa i compiti, ha commosso tutti. Ora non dovrà più uscire di casa. Tranquillamente potrà studiare perché la luce elettrica è stata ripristinata. Il ragazzo commosso ha così ringraziato il filantropo:- Grazie per l’aiuto che ci stai dando, grazie mille per aiutarci a ricostruire la nostra scuola, per permetterci di continuare a studiare. Siamo grati per la sua gentilezza. E per il tempo che ha trovato per venire nella nostra casa, perché nessuno lo fa -. Non voglio aggiungere altro. Dico soltanto che qualcosa di buono ancora esiste in questo mondo e che esistono davvero persone generose.

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