Lo ha deciso la Cassazione dirimendo il guazzabuglio giuridico che vedeva da un lato la Procura di Cosenza che si era dichiarata incompetente atteso che la competenza esclusiva per i reati informatici si appartiene a Catanzaro e dall’altro proprio Catanzaro il cui GIP aveva riconosciuto la propria incompetenza territoriale.
Allora il pm della Procura di Cosenza Antonio Tridico sollevò la questione e chiese che fossero i giudici della Corte suprema a dirimerla.
E la Cassazione ha deciso proprio ieri 6 giugno statuendo come nel testo
La storia era partita a seguito di un esposto presentato alla magistratura dall’ateneo di Arcavacata su presunte irregolarità nella tenuta dei registri che certificano il sostenimento degli esami universitari.
Il processo vede coinvolti sessantuno imputati accusati di aver falsificato alcuni esami all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria tra il 2004 e il 2011.
La questione in verità era stata già scoperta fin dal 2007 ma “ci si sarebbe limitati a spostare i segretari “infedeli”, evitando l’imbarazzo di rivolgersi direttamente alla Procura di Cosenza, informata della cosa solo quattro anni dopo”
Segretari e tutor avrebbero cioè falsificato gli statini a vantaggio degli studenti, alcuni dei quali sarebbero giunti alla laurea senza di fatto sostenere più della metà degli esami inseriti nel piano di studi.
Il tutto all’insaputa dei docenti, che non hanno riconosciuto come proprie le firme apposte sugli statini.