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Redazione TirrenoNews

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Assolto perché incapace di intendere e di volere.

E’ il verdetto emesso dal gup del tribunale di Brescia Alessandra Di Fazio nei confronti di Abderrhaim El Mouckhtari, marocchino di 54 anni, che a febbraio di un anno fa uccise con dieci coltellate - colpendola alle gambe e all’addome - la sua terapista per la riabilitazione psichiatrica Nadia Pulvirenti, 25 anni.

Il delitto è avvenuto all’interno della Cascina Clarabella di Iseo, nel bresciano, dove lo straniero era ospite da cinque anni in uno degli appartamenti della struttura per la riabilitazione di persone con disabilità fisica e psichica.

Ma quel tragico 24 febbraio qualcosa è scattato nella sua mente: l’uomo afferra un coltello da cucina e colpisce ripetutamente l’educatrice, lei tenta disperatamente di difendersi proteggendosi con le mani, gridando a squarciagola per attirare l’attenzione, ma non c’è nulla da fare, non riesce a sottrarsi alla furia omicida del suo paziente. Mentre il personale della struttura soccorre la giovane terapista, Abderrhaim El Mouckhtari fugge a piedi nei campi.

Viene fermato poco dopo dai carabinieri, in stato confusionale, con i vestiti ancora sporchi di sangue.

Portato in caserma e interrogato dagli inquirenti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Durante il processo le perizie hanno confermato le sue condizioni di alterazione mentale.

Del resto, nel suo primo interrogatorio, ha chiesto di Nadia per poterle porgere le sue scuse e già questo rappresentava un sintomo evidente di come l’uomo in realtà non si fosse mai reso conto di avere massacrato Nadia a coltellate(belli cxxxi!)

Abderrhaim El Mouckhtari andrà ora in una Rems - le strutture che hanno sostituito i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari - per la durata di dieci anni poiché, per lo stesso giudice, si tratta comunque di una persona socialmente pericolosa.

La vicenda processuale non è comunque finita qui.

I genitori della giovane aspettano infatti l’esito di un’inchiesta parallela: quella che coinvolge i responsabili della cooperativa Diogene, alla quale sono affidati i servizi svolti all’interno della Cascina Clarabella di Iseo, e dei vertici dell’Asst di Chiari.

In tutto sono una decina le persone indagate per omicidio doloso, un delitto che forse si sarebbe potuto evitare se all’interno della struttura fossero state adottate adeguate misure di sicurezza e prevenzione: è questa l’ipotesi al vaglio del sostituto procuratore Enrica Battaglia, che ha avviato il secondo filone d’inchiesta.

Quando venne assunta alla cascia Clarabella, Nadia Pulvirenti si era laureata da poco all’Università di Verona in tecnica della riabilitazione psichiatrica e aveva fatto una breve esperienza a Trento. «La scelsi per l’entusiasmo.

Perché condivideva il progetto di accompagnare le persone con disagio psichico all’autonomia.

Per il modo in cui si era presentata, così, senza appuntamento, portando a mano le sue credenziali. Riconobbi subito in lei quello che fa la differenza nei lavori come il nostro: passione e dedizione», la ricorda il responsabile della cooperativa Diogene

A Rocco Gatto ( l’onesto mugnaio )

Domenica, 27 Maggio 2018 22:04 Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo una poesia di FABIO STRINATI(* vedi biografia in fondo all’articolo)

Grazie a questo giovane poeta abbiamo l’occasione di ricordare uno sconosciuto eroe calabrese.

 

 

“Onesto fino in fondo

come la primavera che arriva lesta

e nei campi pronti e dormono intorno,

ancora gli eleganti gigli

come grilli ai confini di una notte pesta

che arriva in fretta come serpenti

viscidi, nell’ombra del peggior inganno...,

come la morte maligna che lavora sempre,

senza riposo nemmeno quando il sole presta

quel suo raggio alla domenica in festa,

e le campane, che rintoccano il tuo nome buono

senza chiederti nemmeno

un soldo di mazzetta!”

Ecco chi è Rocco Gatto:

“L’Omicidio.

Il 6 novembre 1976 il capoclan Vincenzo Ursini rimane ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri e la 'ndrina pensa ad un'esecuzione quindi reagisce violentemente e impone il coprifuoco in tutto il paese in onore del boss defunto. Vennero rispediti a casa i commercianti ambulanti giunti fino a Gioiosa Ionica per il mercato e venne imposta la chiusura di tutti gli esercizi commerciali, ma Rocco Gatto non ci sta e si ribella nuovamente denunciando il tutto con nomi e cognomi ai carabinieri e alla magistratura. La 'ndrangheta però non tollera il suo operato e il 12 marzo 1977 si muove violentemente. Rocco era alla guida del suo furgone di lavoro lungo la strada provinciale per Roccella Ionica; i killer lo attendono sotto un ponticello e al suo passaggio gli sparano tre colpi di lupara uccidendolo.

Il sostegno della società

All'omicidio seguirono numerose manifestazioni di piazza contro la 'ndrangheta, il padre di Rocco portò avanti la sua battaglia di civiltà e nel 1978 venne creato un murale a Gioiosa Ionica in piazza Vittorio Veneto da militanti del PCI di Milano e da artisti locali in onore di Gatto e di tutte le vittime delle cosche. Il murale è stato restaurato nel 2008 grazie al contributo finanziario della Provincia di Reggio Calabria su proposta del consigliere provinciale di Rifondazione Comunista Omar Minniti, in risposta ad un appello lanciato dal Comitato pro-murales di Gioiosa Ionica e dall'Associazione daSud. In questa occasione si sono ritrovati gli stessi artisti che lo realizzarono a dar gli stessi colori sull'angolo del Cinema di allora e "Teatro Gioiosa" oggi.

« Alto è l'esempio che ha dato questo cittadino contro questo male che serpeggia nell'Italia meridionale. Il coraggio di questo calabrese deve essere d'esempio per tutti, per resistere alla mafia che rappresenta un affronto per il popolo calabrese. »

(Il Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini alla consegna della medaglia d'oro al valore civile a Rocco Gatto

Il processo

Per l'omicidio di Rocco Gatto vengono indagati e rinviati a giudizio Mario Simonetta e Luigi Ursini ('ndrina Ursini) accusati di omicidio ed estorsione aggravata ma il 22 luglio del 1979 vengono assolti per insufficienza di prove dalla Corte d'assise di Locri, in Appello il 6 maggio 1986 vengono nuovamente assolti dall'accusa di omicidio per insufficienza di prove ma condannati per Estorsione aggravata Mario Simonetta a sette anni di reclusione e Luigi Ursini a Dieci anni di reclusione più due milioni di lire di multa, sentenza che viene confermata dalla Corte Suprema di Cassazione il 14 aprile 1988.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Pur consapevole dei pericoli cui andava incontro, non esitava a collaborare ai fini di giustizia nella lotta contro la mafia e a reagire con audacia alle intimidazioni di cui era fatto oggetto. Cadeva sotto i colpi d'arma da fuoco in un vile e proditorio agguato tesogli da due appartenenti alla suddetta organizzazione. Mirabile esempio di spirito civico e di non comune coraggio.»
— Contrada Armo di Gioiosa Jonica, 12 marzo 1977

(*)Biografia di Fabio Strinati ( Esanatoglia 1983 ) Poeta, artista, e compositore.

Sue poesie sono state tradotte in romeno e in spagnolo.

È inoltre il direttore della collana poesia per Il Foglio Letterario e cura una rubrica poetica dal nome Retroscena, proprio sulla Rivista mensile del Foglio Letterario, dove ogni mese, ospita poeti di fama nazionale ed internazionale.

Strinati è uno studioso dell’olismo, della patafisica, della poesia visiva, sonora, elettronica e concreta.

Gizzeria – I carabinieri ieri sera hanno fatto un blitz all’interno della discoteca del litorale lametino “Cool Bay” mentre era in corso una serata con ospite il celebre cantante Cristiano Malgioglio, evento al quale hanno preso parte circa mille ragazzi, provenienti da tutte le province della regione.

Durante lo spettacolo all’interno della pista da ballo, i carabinieri di Lamezia guidati dal capitano Tribuzio sono intervenuti per sospendere la serata.

Il locale, infatti, secondo quanto si apprende, risultava sprovvisto delle certificazioni necessarie per lo svolgimento di attività di pubblico spettacolo, ed aveva anche ricevuto una diffida da parte del comune di Gizzeria proprio nei giorni scorsi.

La serata  è stata infine sospesa e l'area adibita a pista da ballo posta sotto sequestro.

Nella circostanza, numerose sono state le contravvenzioni elevate dai carabinieri per guida in stato d'ebbrezza e diverse le patenti ritirate lungo quel tratto di SS 18 spesso tristemente noto per gli incidenti stradali in cui rimangono coinvolti proprio i ragazzi durante il weekend.

E poi perché solo a Gizzeria e non anche altrove?

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