
Redazione TirrenoNews
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Amantea. Si stende sui binari e grida: “Voglio morire”, ma i carabinieri lo salvano
Martedì, 10 Aprile 2018 00:17 Pubblicato in Primo PianoSiamo alla stazione ferroviaria dove arrivano e da dove partono molti treni
E tanti altri transitano senza fermarsi.
Un uomo si stende per terra poggiando la testa su uno dei binari.
Grida “Voglio morire”
Qualcuno sente le grida e chiama i carabinieri
Ne subito arrivano due .
Realizzano immediatamente che si tratta di un uomo ubriaco che vuole comunque attirare su di sé la loro attenzione.
Lo invitano ad alzarsi e ad uscire dai binari.
Non ubbidisce e così i carabinieri della stazione di Amantea sono costretti a prelevarlo di peso ed a toglierlo da quella delicata situazione.
E’ un peso morto ed oppone resistenza passiva.
I Carabinieri hanno avuto il loro bel da fare per trascinarlo al sicuro sul marciapiede
Non è in sé e potrebbe buttarsi sotto uno dei treni che man mano arrivano.
Ha con sé solo una coperta che è poggiata su uno dei sedili sul marciapiede centrale della stazione ferroviaria .
Parla correntemente l’ italiano ma è un marocchino.
Proviene da Fiumefreddo di Sicilia ed è un girovago.
Più tardi racconta di essere in Italia da trent’anni.
Racconta anche di essere andato presso la Chiesa matrice, di avere incontrato padre Rocco che gli ha donato del riso: “ E dove me lo cucino? “Dice sfottente.
Racconta anche di avere preso un caffè al bar della stazione e di averlo pagato.
aIntanto arriva il 118 ed i medici gli prestano soccorso.
Non ci sono ragioni per ricoverarlo anche se qualche flebo non potrebbe che fargli bene.
Intanto si fa sera.
E così si chiama la guardia medica per vedere se può fare un TSO.
I vigili urbani sono già li sin dall’inizio della vicenda per un eventuale accompagnamento.
Più tardi arrivano anche due marescialli tra cui il comandante della stazione Tommaso Cerza.
Una vicenda strana, inusuale, emblematica della gravità della situazione di tanti, anche profughi, che vivono soli, che non hanno famiglia, che sono costretti a girovagare per il mondo, che campano di elemosine, per compagna una logora coperta, che si ubriacano e che nel delirio dell’alcool tentano davvero di uccidersi od inscenano storie che assomigliano a tentati suicidi
Intanto i commenti della gente presente sono terribili.
“ E’ un vergogna. Si ubriaca , grida “Allah” e 10 persone , tra carabinieri e medici, devono assisterlo!”
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Ad Oliverio ora si aggiunge anche la Ferro. La sanità calabrese è senza speranza!
Lunedì, 09 Aprile 2018 18:03 Pubblicato in Politica“Due anni di attesa per un esame cardiologico a un 83enne!”
Così dice Wanda Ferro (FdI) «Sono sconcertata per quanto avvenuto all’ospedale di Serra San Bruno, dove ad un 83enne è stato fissato un esame cardiologico per il maggio del 2020, cioè tra oltre due anni.
Un vero e proprio insulto nei confronti di una persona che necessita di accertamenti sul proprio stato di salute, ma soprattutto una imbarazzante ammissione di resa della sanità pubblica di fronte ai bisogni dei cittadini»
«Prenotare un esame diagnostico a distanza di due anni significa costringere un paziente a rivolgersi ad una struttura privata o, come purtroppo spesso avviene, a rinunciare all’esame, considerato che soprattutto in territori montani come quelli delle Serre, gravemente penalizzati nei collegamenti e da una viabilità disastrata, non è facile per un anziano recarsi presso altre strutture sanitarie».
«Spero non siano questi i progressi nel settore della specialistica ambulatoriale pubblica sbandierati dal commissario Scura per giustificare i tagli alle strutture private.
Credo che della vicenda, ma più in generale dei lunghi tempi di attesa per la diagnostica che quotidianamente vengono denunciati in tutte le aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria, a causa di carenze strutturali e organizzative i cui effetti vengono arginati soltanto dall’abnegazione di medici e personale sanitario, debba occuparsi il Consiglio regionale e in particolare la commissione Sanità».
«Auspico inoltre che il nuovo governo ponga fine una volta per tutte ad un Commissariamento della sanità calabrese, che oltre a non avere ottenuto i risultati prefissati sta fornendo al governo regionale un comodo pretesto per assolversi dalle proprie responsabilità, mentre proprio oggi il presidente Oliverio ammette di non essere riuscito ad interloquire con il governo nazionale guidato dal suo stesso partito, e di avere sbagliato a minacciare di incatenarsi a Roma per poi non fare nulla»
Una imbarazzante ammissione di resa della sanità pubblica di fronte ai bisogni dei cittadini»
Possibile che nemmeno LEI, signora Ferro abbia compreso che il problema della sanità calabrese non lo crea Scura che finora ha obbedito al ministro e che è venuto in Calabria per problemi espressi dalla storica e perdurante evasione sanitaria che è figlia anche se non soprattutto delle lunghe attese per una visita.
Non è un problema di sanità pubblica e sanità privata : se quest’ultima funzionasse ( ed in alcuni casi funziona) chi se ne fregherebbe se nella sanità pubblica si creano lunghe file di attesa!
Il problema è la staticità del sistema, la approssimazione del sistema sanitario calabrese.
Come non segnalare, per esempio il fatto che per una visita gastroenterologia gli amanteani devono andare a Praia a mare!
Non può venire una volta ogni tanto il gastroenterologo ad Amantea?
Certo che può, ma deve deciderlo la regione! Ed allora perché non lo fa?
‘Ndrandgheta, imprenditori fermati a Reggio Calabria
Lunedì, 09 Aprile 2018 08:42 Pubblicato in Reggio CalabriaÈ in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione dell’Arma dei Carabinieri, che sta impiegando oltre 100 uomini del Comando Provinciale di Reggio Calabria per dare esecuzione ad un provvedimento di fermo disposto dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia.
Destinatari sono noti imprenditori del capoluogo reggino, ritenuti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta del capoluogo calabrese e accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, fittizia intestazione di beni e autoriciclaggio.
Avrebbero contato sull’appoggio delle più pericolose cosche cittadine per accumulare enormi profitti illeciti, riciclati in fiorenti attività commerciali.
L’operazione del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina, ha fatto luce su un reticolato di cointeressenze criminali coltivate da spregiudicati imprenditori edili e immobiliari.
Sono 4 le persone colpite da provvedimento di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
In corso anche il sequestro di numerose aziende, centinaia di appartamenti e decine di terreni edificabili nel capoluogo, per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro
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