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A fronte di una situazione gravissima ed inaccettabile per la sicurezza degli utenti, il sindaco di Aiello Calabro, Franco Iacucci, con ordinanza contingibile ed urgente n 27 del 1.7.2015 ha affidato alla ditta Barone Giovanna il taglio urgente dell’erba e la pulitura delle scarpate delle strade comunali delle seguenti località Stragolera, Persico, Buda, Coschi, Casaline, Vote, Castagneti, Borgile, Seminali e Giani al fine di assicurare la transitabilità ed evitare pericoli per la pubblica incolumità, nonché il propagarsi di incendi boschivi.

 

Con la medesima ordinanza il sindaco ha affidato all’Ufficio tecnico la redazione di un preventivo di massima che dovrà essere confermato o modificato ad ultimazione dei lavori ed il cui costo dovrà essere comunicato immediatamente all’ufficio di ragioneria per l’accantonamento dei relativi fondi necessari.

Con estrema efficacia il Sindaco di Aiello Calabro ha così risposto alla somma urgenza di un paese che ha oltre 50 km di strade interpoderali che occorre tenere in sicurezza

Proprio per questa urgenza si è fatto ricorso ad una ditta Privata di fiducia del comune che è in possesso di idonei mezzi e che pertanto può effettuare i lavori necessari in tempi ristretti donde la convenienza dell’ente comunale all’affidamento diretto.

Pubblicato in Campora San Giovanni

Con ordinanza n 3/2015 la ragioniera Antonietta Settembre, nella qualità di responsabile del servizio Attività Produttive, ha disposto la chiusura dello studio dentistico sito in Diamante alla Via Benedetto Croce e gestito da Dietrich Hans Cristoph Josef nato in Germania e residente in Diamante.

 

A fronte la nota della Guardia di Finanza di Scalea n 13578/15 dalla quale si rileva che, a seguito di accertamenti effettuati unitamente alla responsabile del Settore igiene pubblica del distretto Praia e Scalea d.ssa Colesanti Annunziata, è emerso che l’ambulatorio è ubicato al primo piano di un edificio sprovvisto di abbattimento di barriere architettoniche e che l’ingresso dell’ambulatorio funge da sala d’attesa con cinque sedie e da segreteria.

Dal verbale si rileva anche che:
- alla sinistra della sala d’attesa è presente l’ambulatorio dentistico ove opera il professionista, dove sono presenti due locali, uno a destra dove, di fatto, opera il dentista e l’altro adiacente,

-al momento del sopralluogo, risultava occupato da materiale vario ed alcuni asciugamani in cotone; nello stesso locale era presente, sul pavimento, materiale di varia natura ed un autoclave al momento non funzionante;

-le due sale operative risultano separate da una tenda di colore verde non idonea al luogo per 1’utilizzo;

-inoltre, le due sale operative non presentano adeguata chiusura con porte idonee a garantire la privacy e la sicurezza dei pazienti e degli operatori. Infatti, risultano presenti due tende tipo zanzariere in sostituzione delle porte, che risultano divelte ed abbandonate in un locale di sgombero in fondo a destra del corridoio;

-i piani di lavoro all’interno delle sale operative risultano, al momento dell’ispezione, ricoperti di materiale vario ed attrezzatura odontoiatrica inutilizzata.

Il locale adibito a sala radiografica non sembrerebbe conforme alle vigenti disposizioni in tema di radioprotezione.

E’ presente un apparecchio radiologico odontoiatrico alquanto obsoleto e, pertanto, è stata richiesta la conformità di tale locale in base alla normativa vigente, nonché la copia della nomina di esperto qualificato e l’applicazione di quanto previsto dalle normative vigenti in materia di sorveglianza sanitaria.

In fondo al corridoio, vi è un unico bagno utilizzato destinato sia agli utenti che agli operatori.

Gli accertamenti esperiti hanno fatto emergere, inoltre, che il professionista è sprovvisto -dell'autorizzazione sanitaria,

-della planimetria,

-del certificato di agibilità,

-del certificato dell’abbattimento delle barriere architettoniche;

-verifica impianto elettrico e idraulico e allaccio alle rete idrica e fognaria;

-elenco delle attrezzature con caratteristiche tecniche a norma CE;

-conformità del locale di radiologia con nomina di esperto qualificato per la sorveglianza sanitaria degli apparecchi radiologi;

-contratto per lo smaltimento dei rifiuti speciali con ditta autorizzata.

Pubblicato in Alto Tirreno

Non sbagliavamo  quando parlavamo di Amantea che cade.

Era vero ed è ancora più vero oggi.

Cade il  castello, la torre civica, la stessa roccia del castello, la chiesetta di San Giuseppe, il collegio dei gesuiti, mezza Catocastro (chiusa in ben 4 punti), le Case sciullate, la Casa della carità, la salita di San Pantaleo, la vecchia Traianea, la ss 18 ( ora strada nova), la ex strada per San Pietro in Amantea, la collina di Coreca, la strada per Serra d’Aiello.

 

E potremmo continuare a lungo.

Ed oggi il sindaco è costretta ad intimare  a 10 persone ( una giuridica) di mettere in sicurezza, a propria cura e spese, un loro immobile rimuovendo tutte le parti pericolanti  ( cornicioni, intonaci, canalette, infissi) con avvertenza che in caso di inottemperanza si provvederà d’ufficio con spese da addebitarsi al proprietario “ e si darà avviso alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Paola per la trasmissione della notizia di reato all’Autorità Giudiziaria. ( cosa avranno voluto dire ??????????????????????????????)

Si tratta dell’immobile in via Margherita di proprietà dei sigg : Abbate Mario Raul, Abbate Antonio, Pantusa Grazia Maria, Samà Luca, Samà Claudio, Samà Benedetto, Samà Carlo, Porco Silvana, Massali Giovanni, Massali Giovanni & c.

Abbiamo segnalato il rovinoso crollo di un fabbricato nel centro storico ed i danni alla struttura metallica che sostiene l’antico collegio dei Gesuiti

Una segnalazione preziosa, visto che con celerità i tecnici comunali si sono recati sul posto riportando nella ordinanza n 28 a firma del sindaco, la “manifesta evidente situazione di precarietà” da cui “ la grave situazione di pericolo per la incolumità delle persone” e rilevando anche “danni alle strutture in ferro dell’impalcatura di proprietà comunale a protezione della struttura denominata “Carceri”.

Tanto è vero che alcuni abitanti del centro storico hanno segnalato di avere trascorso una notte insonne per via del vento che faceva vibrare le travi precariamente sospese e cigolare la struttura tubolare.

La risposta dell’Amministrazione comunale si è orientata come in passato con la emissione della usuale ordinanza di inibizione all’accesso sui luoghi e con la solita ( salvo il caso specifico delle Case sciullate ) intimazione della messa in sicurezza, con avvertenza che in caso di inottemperanza provvederà direttamente l’ente con aggravio delle spese ai proprietari.

Non può sfuggire la riflessione relativa alla disposizione che “la messa in sicurezza consiste nella demolizione di tutte le parti pericolanti dell’immobile”

Basta una minima osservazione per capire che si tratta di demolire tutto quello che resta dell’antichissimo manufatto seicentesco ma che in tal modo si può creare una ulteriore condizione di pericolo per i manufatti laterali che mancherebbero del supporto di quanto da demolire.

Ma osservano i locali un problema sottovalutato è la mancata regimazione dell’acqua piovana che inibita dai crolli potrebbe trovare altri percorsi con emergenti condizioni di pericolo

Non solo ma resta sempre da chiarire come intervenire sulla struttura di sostegno del fabbricato seicentesco del collegio dei Gesuiti, ed il cui collasso potrebbe portare alla distruzione di una intera area del centro storico

Pubblicato in Politica

Pochi giorni fa nella principale via Vittorio Emanuele il crollo di un vecchio fabbricato, un crollo che, per fortuna, è andato bene almeno nel senso che non ci sono state vittime, né feriti.

Ed ecco la prima ordinanza a tutela della pubblica incolumità.

È la numero 13 del 13 febbraio 2015 ed è stata assunta dal sindaco a carico di un fabbricato a tre piani fuori terra ubicato all’inizio di via Roberto Mirabelli , un’altra delle strade principali della città, ed identificato catastalmente al foglio di mappa 7, particella 413.

Il fabbricato costituisce un potenziale pericolo per la pubblica e privata incolumità per il rischio di caduta di porzioni di cornicioni e di intonaci, e per la possibile caduta di elementi della copertura ed infissi vetusti.

Per queste ragioni la intimazione al proprietario Nicola N. di mettere in sicurezza il fabbricato a propria cura e spese con avvio immediato delle operazioni e conclusione delle stesse entro e non oltre 20 giorni dalla notifica della ordinanza

Dovranno in sostanza essere rimosse tutte le parti prricolanti dell’immobile al fine di evitare il pericolo per la pubblica e privata incolumità.

La parte è stata intimata che in caso di inottemperanza si provvederà d’ufficio con addebito delle spese e contemporanea denuncia della parte inadempiente alla competente procura della repubblica presso il Tribunale di Paola

Sempre la parte è stata avvertita che eventuali danni a persone e cose conseguenti alla mancata esecuzione della ordinanza saranno posti a carico del proprietario che ne risponderà in via civile, penale ed amministrativa

L’unico problema è che il comune interviene solo dopo la specifica segnalazione da parte, nel caso , della signora Maria Francesca R. preoccupata di quanto successo proprio di fronte a lei in via Vittorio Emanuale

La gente in sostanza ora ha capito la lezione

Insomma il comune interviene a tutela della pubblica e privata incolumità solo quando la gente si allarma e scrive.

E nemmeno sempre.

Vedi ad esempio le “Case Sciollate” ( vedi foto)e le inutili denunce della signora Santa Gallo!

Pubblicato in Primo Piano

Ci scrive Giovanni Liscotti:

“Pur non essendo un chimico o un medico del settore, in riferimento all’interpellanza inerente l’uso del “cloro” nell’acqua pubblica, (ma anche imbottigliata) vorrei dare un mio personale contributo, al fine di distogliere cattivi pensieri per l’utilizzo dell’acqua che scorre dai nostri rubinetti di casa.

A fuor di dubbio, l'acqua del rubinetto è controllata e sicura. Ovvio che, l’eccessivo uso di cloro potrebbe essere all’olfatto non gradevole e pertanto, essendo questi una sostanza c.d. “volatile”, sarà sufficiente lasciare l'acqua presa dal rubinetto “a riposo” per circa 10/15 minuti in modo tale che il cloro possa dissolversi e non sentire più eventuali odori non gradevoli. (anche se questi si avvertono qualora avviene un eccessivo uso della sostanza).

L'acqua potabile è certamente sicura, perché deve esaudire una serie di normative sanitarie. La garanzia della potabilità dell’acqua è certa e se questa scende dai nostri rubinetti è il risultato della sua potabilità. Caso contrario, se viene superato un solo parametro stabilito dalle Leggi vigenti, obbligano i Sindaci e chi per essi, ad emanare un'Ordinanza di non potabilità dell’acqua e quindi, da ciò si può evincere anche, da un certo punto di vista la garanzia per la salute dei cittadini.

L’acqua, compresa quella che deriva dalle sorgenti, in natura è sempre stata a rischio di contaminazioni batteriologiche e credo che in passato, tale motivo abbia contribuito al diffondersi di epidemie che oggi sono quasi del tutto scomparse. Gli impianti di trattamento di acqua e di acqua reflua usano il cloro per ridurre il livello nell'acqua dei microorganismi che possono trasmettere malattie agli esseri umani (disinfezione).

Quindi, e aggiungerei giustamente, il Cloro negli acquedotti moderni è utilizzato per sterilizzare l’acqua che ivi si deposita o transita. Tale tecnica di sterilizzazione (se pur da tenere sempre sotto controllo) ha garantito certamente la sicurezza a milioni di abitanti.

Sarebbe magari opportuno chiedere agli amministratori pro-tempore, un maggiore impegno ed attenzione alle risorse idriche, cercando il più possibile di salvaguardare le sorgenti e tutto ciò che ne consegue (acquedotti-pozzi- ecc) per migliorare la qualità delle acque che vengono utilizzate in ambito del proprio paese/città, senza escludere l’impegno fattivo e reale a mantenere in assoluta efficienza la rete idrica, non solo ai fini della salute ma anche per il fine di una minore dispersione e un maggior risparmio in denaro.

Cav. Giovanni LISCOTTI

NdR Cavaliere, se fosse così come dici dovremo informarci e denunciare tutti i sindaci che non clorano l’acqua perché la mancanza di cloro significa rischi per la potabilità dell’acqua e quindi per la salute.

In realtà il nostro articolo mira a sapere:

  1. Se è vero che l’acqua che beviamo è clorata.
  2. Perché
  3. Chi lo ha deciso
  4. Con quale ordinanza
  5. Se si tratta di una ordinanza eterna
  6. Se il costante uso del cloro crea problemi alla salute umana.

E’ facile clorare l’acqua come risposta a deficienze del sistema idrico. Molto facile, ma perché non si pone rimedio a queste deficienze?

Siamo già intervenuti sulla vicenda dei giochini sul lungomare

Ed abbiamo ricordato che sono giochini datati, anzi vecchi, logorati dall’età oltre che dall’uso.

Una struttura di pochi euro ma che ha un uso notevole da parte dei bambini.

Praticamente quel poco che resta di una antica dotazione.

Non dimentichiamo che ogni volta che è stato necessario il personale del comune ha provveduto a manutenzionarli, facendo quello che è stato possibile e perfino colorandoli.

Ora sono fatti così vecchi che è necessario sostituirli. Anzi obbligatorio sostituirli.

Gli interventi manutentivi non ci appaiono sufficienti.

Nella prima delle foto in basso potrete notare una tavola orizzontale che nelle intenzioni dovrebbe essere la soluzione di sicurezza.

Non solo ma avrete modo di notare nuove tavole verticali che sostituiscono quelle deteriorate.

Ma andiamo al problema principale

L’uso dei giochini viene inibito circuitandoli con le strisce colorate Polizia Municipale, le stesse strisce che durane carnevale delimitano la zona per gli spettatori da quella dei carristi. Meramente teorici ed in realtà afunzionali

Ed afunzionali sono anche in questo caso.

Nella foto iniziale e nella seconda in basso vedrete i bambini che bypassano le strisce ed usano i giochini al punto da rendere necessario l’intervento di una pattuglia di Vigili Urbani che sono costretti a ricordare ai genitori di non far usare i giochini stessi

Un genitore interviene e chiede perché mai non sia stata emanata ed affissa la ordinanza di divieto di uso un vigile risponde che non si tratta di sequestro e che quindi non può essere emessa una ordinanza.

Ad Amantea diciamo “ trictapè” per dire “ci risiamo”

Lo sappiamo tutti che non è così, almeno altrove, nelle altre parti dell’Italia.

Ma ad Amantea la sottrazione all’uso pubblico, la inibizione alla frequenza , si fa con una striscia bicolore senza bisogno di alcuna ordinanza che ne vieti l’uso.

In sostanza siamo al paradosso!

La striscia che dovrebbe soltanto indicare la zona inibita ad Amantea diventa ordinatoria .

Ma allora perché quando si appone la striscia a carnevale si appone anche il testo dell’ordinanza?

Forse perché a Carnevale si scherza?

Se qualcuno si fa male di chi è la responsabilità?

Con recente atto monocratico, il sindaco ha rimosso Zucco dal suo incarico e lo ha assegnato temporaneamente e fino al 30 settembre 2013, ad un incarico di studio presso la struttura burocratica dell'Ente , senza dipendenti e senza funzioni dirigenziali di Settore.

Zucco ha inteso spiega le sue ragioni precisando di aver incontrato personalmente il Sindaco “al momento dell'informativa avvenuta un’ora e mezzo prima della formale notifica del provvedimento” ed in quella occasione di aver esternato al sindaco Gianni Speranza “la propria perplessità in ordine alla disposizione, evidentemente, senza esito”.

Zucco non ha condiviso la scelta, ma pur tuttavia e pur vincitore del concorso a tempo indeterminato egli opererà con intensità anche nel nuovo incarico affidatogli

Zucco sollecita ci di dovere a “rilevare profili d’illegittimità nell'atto sindacale”.

Infine l’ex comandate ha augurato buon lavoro “al nuovo dirigente, ai vice comandanti ed a tutto il personale del Corpo”

Ed ha anche ringraziato quanti lo hanno avvicinato in questi giorni con attestazioni di solidarietà, in particolare “ la gente comune, quella estranea a determinate logiche lobbiste, che nel manifestare vicinanza e solidarietà, ha dimostrato di aver compreso in pieno il senso di quanto accaduto”.

Pubblicato in Lamezia Terme

Pago, non pago, pago, non pago. Non si sa mai prima se i petali della margherita siano pari o dispari e cioè se i comuni alla fine pagheranno i propri debiti. Di fronte a questo dubbio il sindaco di Cassano ha tratto la spada ed a reciso il cordone ombelicale che lo legava al commissario straordinario per la emergenza ambientale ed ha emanato una ordinanza incredibile che vi proponiamo per intero.

Il sindaco di Cassano, cioè, intende vietare l’uso di una discarica realizzata con fondi pubblici ed a servizio dei comuni dell’alto Ionio e questo perché il commissario per la emergenza ambientale prima, la regione ora, non gli pagano quanto anticipato dal comune stesso per la gestione della discarica.

Ovviamente il commissario prima e la regione adesso non pagano perché i comuni conferenti non pagano.

Molto strano comunque che il comune di Cassano debba anticipare i costi di gestione di una discarica consortile per quanto allocata sul suo territorio.

E’ ne più né meno quello che succede con le altre discariche calabresi e che ha trasformato la regione in una pattumiera a cielo aperto

Ecco l’ordinanza che ci sembra palesemente un abuso ripetuto emessa senza il supporto di alcuna norma giuridica

 

COMUNE DI CASSANO ALL’IONIO (PROVINCIA DI COSENZA)

Ordinanza n. 43 del 17/5/2013

Oggetto: Discarica per rifiuti non pericolosi sita in loc.tà La Silva del Comune di Cassano All’Ionio – IV° buca. Divieto conferimento rifiuti da parte di altri Comuni.

IL SINDACO Premesso:

-che questo Comune è sede di una discarica per rifiuti non pericolosi, in loc.tà La Silva;

-che nella stessa insistono n. 4 buche, di cui tre esaurite e la quarta in esercizio;

-che l’esercizio della quarta buca è stato autorizzato il 6 aprile 2011, con O.C.D. n. 981, in via provvisoria;

-che la capacità d’abbanco è di 120.000,00 tonnellate;

-che con O.C.D. n. 11061 del 3 luglio 2012 è stato autorizzato l’esercizio definitivo;

-che con la stessa O.C.D. è stato ratificato il protocollo d’intesa del 26/06/2012 sottoscritto tra l’Ufficio del Commissario delegato ed il Comune di Cassano All’Ionio, rendendolo efficace;

-che con il citato protocollo d’intesa, il Comune di Cassano All’Ionio si era impegnato ad accettare i rifiuti urbani provenienti dai Comuni dell’Alto Ionio Cosentino e fino alla concorrenza di 15.000 t/annue;

-che al 30 aprile c.a. sono state conferite 56.708,59 tonnellate di rifiuti, di cui 17.569,32 provenienti da questo Comune e 39.139,27, da quelli indicati nel protocollo d’intesa e da altri autorizzati di volta in volta dal Commissario Delegato;

-che gli oneri di gestione della discarica sono puntualmente anticipati da questo Ente, posto che sia l’Ufficio del Commissario Delegato che la Regione Calabria non sono mai stati puntuali nell’accreditare quanto dovuto;

-che al 30 aprile 2013, le somme che il Comune accredita dalla Regione Calabria ammontano ad Euro 928.838,04;

-che questo Ente accredita dalla stessa Regione altre somme, pari a più di 2.000.000,00 di Euro per Opere Pubbliche finanziate e non liquidate;

-che il Comune di Cassano All’Ionio non è nelle condizioni economiche tali da poter anticipare altre somme per la gestione della discarica;

-che non è più tollerabile che un Comune virtuoso, qual è Cassano All’Ionio, che dal 1996 ha sempre dimostrato sensibilità per la grave problematica dell’emergenza ambientale in Calabria e non solo (vedi conferimenti provenienti anche dalla Campania), nonché solidarietà nei confronti di numerosi Comuni calabresi, sia costretto a distrarre risorse proprie di bilancio per inadempienze di altri;

-che con lettera del 18 marzo 2013, questo Ente sollecitava al Commissario Delegato la liquidazione del credito maturato per i conferimenti in discarica al 28 febbraio 2013, pari ad Euro 825.513,33;

-che la richiesta non è mai stata riscontrata;

-che con lettera del 3 maggio 2013, prot. n. 8606, si chiedeva al Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, subentrato all’Ufficio del Commissario, l’accredito di quanto dovuto a questo Ente per gli oneri di gestione e di post-gestione della discarica per i conferimenti fino al 30 aprile 2013, importo pari ad Euro 928.838,04;

-che, ad oggi, dalla Regione Calabria nessun riscontro è pervenuto;

Ritenuto, quindi, al fine di evitare ulteriori obbligazioni nei confronti della ditta che gestisce la discarica per compensi non dovuti dal Comune di Cassano All’Ionio, ma che sono a carico della Regione Calabria;

Tanto premesso, al fine di non aggravare ulteriormente la situazione finanziaria dell’Ente, con l’anticipazione di oneri riguardanti altri Comuni;

il sottoscritto Giovanni Papasso, Sindaco pro-tempore di questo Comune,

ORDINA

Il divieto di conferimento, per le motivazioni di cui in narrativa e con decorrenza 22 Maggio 2013, nella discarica comunale di localita’ La Silva, dei rifiuti dei Comuni di Mormanno, Laino Borgo, Laino Castello, Trebisacce e dei Comuni conferenti tramite la stazione di trasferenza BSV di Villapiana, ovvero dei comuni di Nocara, Albidona,Amendolara, Cerchiara di Cal., Plataci, Villapiana, Canna, Montegiordano, Roseto C.S., Oriolo, Castroregio, San. Lorenzo B.,Rocca Imperiale, Alessandria del Carretto e Francavilla.

ORDINA, altresì,

1. Alla ditta Femotet S.p.A., con sede in Castrovillari, Via Civita, che gestisce la discarica, di vietare l’ingresso all’impianto ai mezzi dei suddetti Comuni e della stazione di trasferenza BSV di Villapiana, per il successivo conferimento dei rsu.

2. Alla Polizia Municipale di non consentire l’accesso alla discarica dei mezzi adibiti al trasporto di rsu non autorizzati.

3. Di dare atto che il presente provvedimento è immediatamente esecutivo e di demandarne l’esecuzione al Comando di Polizia Municipale ed alla Tenenza dei Carabinieri di Cassano All’Ionio.

4. Di disporre la pubblicazione della presente ordinanza all’Albo Pretorio Comunale e la sua trasmissione alla ditta Femotet S.p.A., al Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, alla Presidenza della Giunta Regionale della Calabria, al Sig. Prefetto di Cosenza, alla Tenenza dei Carabinieri di Cassano All’Ionio, ai Comuni di Mormanno, Laino Borgo, Laino Castello, Trebisacce, Nocara, Albidona, Amendolara, Cerchiara di Cal., Plataci, Villapiana, Canna, Montegiordano, Roseto C.S., Oriolo, Castroregio, San. Lorenzo B., Rocca Imperiale, Alessandria del Carretto, Francavilla e alla BSV di Villapiana

Avverso il presente provvedimento è ammesso ricorso, entro 60 giorni, dinanzi al TAR Calabria o, in alternativa, entro 120 giorni, ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

IL SINDACO -Giovanni PAPASSO-

Pubblicato in Cosenza
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