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ZEFIRO UNCHAINED

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“Ah dolente partita, ah fin de la mia vitagiggggggg

E pur io provo la pena de la morte

E sento nel partire un vivace morire che da vita al dolore

Per far che moiaimmortalment'il core.”

Questo nostro tempo è il tempo della trasformazione del mondo a pura risorsa da sfruttare senza limite alcuno. In questo senso la nostra depressione rivela la verità sulla vita stessa del mondo occidentale.

La vita è sfinita, spossata, afflitta da una stanchezza reattiva al richiamo dell’iper-edonismo che, è meglio ricordarlo, produce anche la precarietà sociale ed economica che è il vero volto dell’Occidente sotto la maschera della sua giostra maniacale. Eppure questa ultima grande crisi pandemica che non avrà una fine, mostra tutti i segni della gravissima patologia che affligge l’Occidente, insieme alla stanchezza e la disillusione delle false promesse di contentezza da parte del capitalismo.

Ebbene, la stanchezza che ci affligge oggi non mostra forse il limite di questo mito antropologico? Non mostra la corda del sogno narcisistico di diventare padroni di noi stessi, a prescindere degli interessi altrui? Facciamo due soli esempi. Il primo è quello del disagio giovanile che non si caratterizza più per il conflitto vitale tra le generazioni, ma per uno spegnimento del sentimento della vita. Al centro non è più il disagio tra la giovinezza che avanza le sue esigenze di trasformazione del mondo e l’ordine granitico dell’esistente, ma il disagio di una vita spenta, stanca, lontana dal desiderio. I sintomi attuali degli adolescenti che si rivolgono allo psicoanalista (violenza, alcoolismo, tossicomanie, dipendenza dall’oggetto tecnologico, anoressia, bulimia, isolamento, ecc.) hanno questa radice in comune: non scaturiscono più dalla dissonanza tra il desiderio e la realtà, ma da una specie di affaticamento del desiderio stesso. 

“Se desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera
Nera e gelida, quando, nell'ora del crepuscolo,
Un bimbo malinconico abbandona, in ginocchio,
Un battello leggero come farfalla a maggio.” Rimbaud

Qualcuno nel recente passato aveva già messo in luce come il capitalismo avesse trasfigurato il principio freudiano di realtà nel principio di prestazione. Una nuova forma di alienazione si è rivelata non solo quella relativa allo sfruttamento della forza lavoro – secondo lo schema marxista –, ma quella di una nuova forma di oppressione della vita, costretta ad essere necessariamente produttiva, liberata dai vincoli conservatori della tradizione, ma asservita ad un nuovo padrone: la necessità dell’affermazione ad ogni costo della propria individualità. Certamente l’affaticamento che affligge l’umanità in questo momento mostra il limite di questo mito antropologico.

L’affaticamento mostra il filo conduttore del sogno narcisistico di diventare padroni di noi stessi, di realizzare la nostra persona. Un sogno che si è infranto su di uno specchio, il giorno che siamo stati svegliati da un virus che ci ha costretti a vedere una realtà che falsamente abbiamo realizzato per conto terzi e che dobbiamo provare a leggere nel tentativo di non esserneannientati. . A tale proposito mi torna in mente lo scrittore algerino Albert Camus, che rifiutava l’etichetta di filosofo esistenzialista e difendeva la libertà dell’uomo con l’espressione, unicamente finalizzata a narrare e ad analizzare con la massima sincerità la propria esperienza di uomo, che non si rassegnava né all’ipocrisia di chi fingeva e finge di ignorare i mali della vita, né alla disperazione di chi teorizzava la falsa soluzione dell’autodistruzione umana.

È pressoché impossibile disegnare uno scenario futuro univoco. Tante, troppe, sono le variabili culturali e sociali capaci di incidere su uno sviluppo di cui la tecnologia rappresenta solo la dorsale più appariscente. Una rondine non fa primavera, né un sol giorno: così un sol giorno o poco tempo non fanno nessuno beato o felice. Bisogna, dunque, sforzarsi di tener dietro a ciascun tipo di principio in conformità con la sua natura, e impegnarsi a definirlo adeguatamente. I principi, infatti, hanno un gran peso sugli sviluppi successivi: si ammette comunemente che il principio costituisce più che la metà del tutto, cioè che per suo mezzo diventano chiare molte delle cose che si vanno cercando di realizzare.” A noi resterà solo il sogno di una notte di mezz’estate, lungo una vita.

“Zefiro torna, e'l bel tempo rimena,

Ei fiori e l'erbe, sua dolce famiglia

E garrir Progne, e pianger Filomena,

E primavera candida e vermiglia.

Ridono i prati e'l ciel si rasserena;

Giove s'allegra di mirar sua figlia;

L'aria e l'acqua, e la terra e d'amor piena;

Ogni animal d'amar si riconsiglia.”Claudio Monteverdi                         

 

“Zephyrus returns and brings fair weather,

and flowers and grass, his gentle companions,

and warbling Procne and weeping Philomela,

and the fresh and ruddy spring.

The meadows smile and the sky grows calm;

Jove rejoices to behold his daughter.

Air, water and earth are full of love;

every living thing falls in love again.”

 

Gigino A Pellegrini & G elTarik in collegamento dal buio pesto dell’Universo.

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