Uno stranissimo ed ingombrante silenzio incombe su Amantea.
Non parlano( ut more solito) né la politica, né l’amministrazione comunale, né le varie associazioni che da tempo hanno assunto il ruolo di tutor della città, da un lato.
Non parlano le Forze dell’ordine , per quanto il loro parlare è come si dice “un parlare pesato”, cioè corrisponde ad azioni.
Non parlano, almeno per ora, i clan con le ordinarie azioni delittuose dietro le quali si nascondono sempre messaggi trasversali, non di auguri.
Parla, soltanto, qualche quotidiano locale che ospita ipotesi che muovono nell’alveo di intrecci che sposano in qualche modo anche la politica.
Una ipotesi che ascrive l’attentato alla cooperativa APA ad un “gran rifiuto” ; il rifiuto della assunzione di due persone legate ai clan.
In una economia “moribonda”, se non “morta” quale è quella di Amantea, città nella quale quasi tutte le grandi imprese hanno posto decine e decine di dipendenti in cassa integrazione e nella quale soffrono perfino i supermercati che non riescono ad assumere più, pronti, come sono, anzi, a mettere in cassa integrazione gli stessi attuali dipendenti, resistono solo le cooperative alle quali il comune graziosamente offre lavoro.
Ed oggi chi offre lavoro è colui che comanda.
Ed è a chi comanda che un popolo fragile si rivolge.
E chi comanda sotto le elezioni può influire sulle stesse; oggi come ieri.
Ed appariva logico attendersi la attenzione verso chi può offrire lavoro, cooperative in primis.
Quello che non si comprende( o si comprende bene) è la cooperativa verso la quale è stato diretto l’attentato.
E, proprio per questo, continua la attenzione degli investigatori sul sistema delle cooperative e dei loro rapporti con il comune di Amantea
Un’attenzione che si avvia verso eventuali contatti anche storici con i clan ed i loro uomini , con i partiti ed i loro uomini, con i garanti ed i loro uomini
Per ora è silenzio. Ma fino a quando durerà?