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I nostri complimenti alla amministrazione comunale che rileva un proprio errore e si corregge.

E’ successo oggi 30 settembre.

Al quarto punto all’ordine del giorno si leggeva “ Revoca delibera consiglio comunale n 33/2016”.

 

Letto così non si capisce niente.

In realtà con la delibera n 33 del 28 luglio 2016 il consiglio comunale ha approvato una delibera di “Modifica della delibera del consiglio comunale n 03 del 27.02.2016”.

Nemmeno così si capisce qualcosa

Vediamo di spiegarlo ai nostri lettori.

Con la delibera n 33 del 28.7.2016 si approvava la relazione del geometra Clemente in base alla quale si riduceva del 30% il prezzo finale di cessione per la trasformazione del diritto di proprietà superficiaria in proprietà piena, calcolato come a criterio di cui alla delibera di consiglio comunale n 33 del 27.02.2016.

Votava contro la consigliera comunale Francesca Menichino del M5s la quale ricordava in consiglio che le sembrava vi fosse una inesatta interpretazione della norma e sosteneva che la percentuale del 60% potesse essere ridotta al 50% e non del 50% con determinazione di risultati diversi.

Ebbene pur con ritardo l’amministrazione comunale ha dovuto prendere atto della propria cattiva interpretazione e delle ragioni della consigliera Menichino.

Ovvia la riflessione sulla insufficienza della relazione tecnica del geometra Clemente.

Altrettanto ovvia la riflessione sulla insufficienza del parere favorevole del revisore dei conti dr Currò.

Ancora più ovvia la riflessione sull’insufficiente controllo di legittimità da parte della segretaria comunale.

Insomma un pasticciaccio al quale si pensa di aver dato rimedio annullando la delibera del 28 luglio e mantenendo in vita quella del 27 febbraio.

In realtà sembra che anche la prima delibera che si pensa sia rimasta efficace abbia gravissime lacune trattandosi, infatti, di una mera affermazione di principio senza il calcolo effettivo delle somme che il comune andrebbe ad incassare.

Ne discende che non è stata prevista alcuna previsione di variazione di bilancio.

In tutti i comuni nei quali si è operata la stessa scelta politica troviamo l’elenco dei debitori, le loro quote millesimali, le somme dovute individualmente, il totale.

Ma dimentichiamo che Amantea è un regno a parte.

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Può essere questa in estrema sintesi il senso della risposta della amministrazione comunale alla sveglia che il PD ha suggerito alla giunta Sabatino.

 

Toni, comunque, sempre formalmente ineccepibili, ma distanze mantenute, anzi ampliate.

Giacco viene, infatti, contestato per “il modo superficiale” con il quale analizza la situazione amanteana.

Sempre a Giacco viene contestato di non essere concreto ma di poggiare la “sua” politica non già su “confronti ed iniziative” , quanto su “lettere aperte e post”.

Per questo la Giunta “ribalta al mittente l’accusa di immobilismo”.

E di seguito l’elenco di quanto fatto.

Certo, afferma il sindaco, “Siamo concordi nel dire che si può fare meglio e di più”, ma non dimentica di ricordare “le grosse difficoltà di liquidità del comune”.

Comunque sia, conclude l’amministrazione comunale, “ha fatto tesoro dei suggerimenti di Giacco” , e” lo ringraziamo per aver suonato la sveglia”.

Ma ed è qui che scatta la reazione della Giunta “ daremo le risposte non al Partito democratico, ma alla società civile”.

In sostanza il PD nulla c’entra con la Giunta.

Poi il temibile suggerimento “all’amico Enzo” ,una specie di “sfida all’OK corral”, “pensi ad affrontare la campagna referendaria per iniziare a cambiare questo paese offrendo il nostro contributo attraverso iniziative che diano la possibilità di confrontarsi guardandosi negli occhi”.

 

Ed ecco la nota sindacale:

“Amantea, la risposta del sindaco Monica Sabatino alle accuse del segretario del Pd Enzo Giacco.

«Non si può confondere – evidenzia il sindaco Monica Sabatino – l’analisi per una valutazione coerente e corretta della situazione con l’immobilismo paventato in modo piuttosto superficiale dal segretario del Partito democratico Enzo Giacco.

Con molta onestà non solo io, ma anche i componenti della giunta abbiamo serie difficoltà nel capire l’azione politica di Giacco che non passa da atti concreti, da confronti o da iniziative, ma si basa sul “lancio” di lettere aperte alla comunità e di post sulle reti sociali.

Se c’è un’accusa che rispediamo al mittente è propria quella dell’immobilismo.

 

Siamo l’amministrazione che, almeno negli ultimi anni, ha valorizzato i servizi sociali in favore della cittadinanza.

Abbiamo avviato la ricomposizione degli uffici comunali, in primis quello dei tributi.

Ciò ha consentito di individuare e colpire evasori totali e parziali che fino ad ora hanno campato sulle spalle del comune.

Abbiamo investito sulla scuola, inaugurando nuovi asili, ma soprattutto intervenendo sugli aspetti strutturali ove necessario.

Abbiamo aperto la pista ciclabile e avviato l’allargamento di via Neto.

L’apertura dell’antica chiesa di San Francesco e l’intervento di urgenza al parco della Grotta sono segni tangibili del nostro impegno verso il patrimonio culturale ed artistico del territorio.

Come dimenticare poi la conclusione dei lavori in piazza San Francesco a Campora San Giovanni e gli interventi di manutenzione su tutto il territorio.

Abbiamo creato sinergie con i privati per la gestione degli impianti sportivi e attendiamo dalla Provincia di Cosenza l’uso del palazzetto dello sport.

Siamo concordi nel dire che si può fare meglio e di più.

 

Stiamo lavorando per la ristrutturazione del lungomare per il quale abbiamo acquisito il parere della sovrintendenza e dove siamo intervenuti ricaricando le barriere a mare a protezione delle opere che andremo a realizzare.

Tutto questo senza dimenticare le grosse difficoltà di liquidità del comune e sottolineando quello che è un dato nazionale che vede gli enti ingessati dal nuovo codice degli appalti che ha rivoluzionato l'approccio e le regole determinando uno smarrimento dei funzionari che sono rallentati dall'incertezza dell'affrontare nuove regole.

Abbiamo fatto tesoro dei suggerimenti di Giacco, lo ringraziamo per aver suonato la sveglia e daremo le risposte non al Partito democratico, ma alla società civile alla quale rivolgiamo quotidianamente la nostra attenzione.

All'amico Enzo dico di rivolgere l’attenzione più alla sostanza che all'apparenza, di pensare ad affrontare la campagna referendaria per iniziare a cambiare questo paese offrendo il nostro contributo attraverso iniziative che diano la possibilità di confrontarsi guardandosi negli occhi».

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Se occorreva una ennesima dimostrazione della incapacità della gestione della sanità calabrese, eccola.

Ce la riferisce nientemeno che il professor Franco Pacenza scelto dal professor Mario Oliverio

per le sue alte capacità politiche e gestionali della sanità calabrese.

Ed infatti il professor Pacenza ha partecipato ai lavori della Commissione Salute della Conferenza Stato-Regione, che, come previsto, ha preso oggi in esame i saldi di mobilità sanitaria per gli anni 2014 e 2015, ponendo a base i dati consolidati e già erogati dell'anno 2013.

E la commissione ha scoperto che la regione Calabria ha speso 19 milioni di euro in più rispetto al 2013.

In sostanza aumenta, quindi, il trend negativo della mobilità sanitaria calabrese.

Niente di strano considerata la in efficienza ed insufficienza della sanità in Calabria.

Il problema è che il professor Pacenza sembra non averlo capito.

Non ha capito che se per ricoverarsi in ospedale , spesso, se non sempre, occorre almeno una forte raccomandazione da parte del medico pubblico che prima effettua una visita a pagamento occorre andare fuori dalla Calabria.

Non ha capito che se per fare una mammografia occorrono 6 mesi i Calabresi DEVONO andare fuori dalla Calabria.

Non ha capito che se per fare una colonscopia occorre aspettare 8 mesi i Calabresi non possono che andare fuori dalla Calabria.

Non ha capito che l’alternativa in Calabria in queste condizioni è quella di rivolgersi al sistema sanitario privato a pagamento e che se bisogna pagare 200-300 euro per un esame di cui si ha bisogno urgentemente è più facile telefonare ad un parente nel centro nord Italia e fissare un esame entro pochi giorni od al massimo un mese in strutture pubbliche o private convenzionate e spendere 100 al massimo 100 euro di viaggio.

Ma la cosa assurda è che invece di dotare di medici pubblici gli ospedali ed i poliambulatori i grandi ed incommensurabili gestori della sanità calabrese pensano di adottare vergognosi palliativi.

Ve ne anticipiamo qualcuno.

Per esempio invece di crescere le ore degli specialisti si sta pensando di ridurre il tempo delle visite ripetendo, cioè, la storia di Guido Tersilli ( da Il medico della mutua) che con 3000 mutuati non potendo dedicare agli stessi più di 5 minuti collassa e finisce in ospedale per essere curato dai medici i quali ha fregato i mutuati.

Per non morire, Allora scappa.

Ed i calabresi fanno lo stesso.

Per non morire scappano.

D’altro canto , nessuno si illuda, prima o dopo capiterà anche al Professor Pacenza , al professor Oliverio ed agli altri politici calabresi responsabili di questo disastro.

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