
Speriamo che sia l’ultima per questo 2015. Ma non disperiamo che possano essercene altre.
D’altro canto è noto che il comune di Amantea punta al Guinnes numerico dei primati dei refusi dopo aver vinto quello qualitativo ( ricordate i voucher per lo spazzamento della neve?)
Questa volta l’occasione è l’avviso diretto alla ricerca di “numero 2 prestatori di lavoro occasionale da impiegare nella rappresentazione in costume delle figure di Babbo Natale e della Befana” e 2che saranno remunerate attraverso il sistema dei buoni lavoro (voucher)".
Babbo Natale e la Befana dovranno intrattenere ed animare i bambini durante le feste natalizie ed inoltre distribuire materiale pubblicitario e divulgativo di eventi sportivi, musicali, teatrali e culturali delle feste natalizie, di inizio d’anno e della Epifania.
Il progetto è rivolto agli inoccupati, ai disoccupati con indennità, ai disoccupati senza indennità, di età non inferiore ad anni 18 e residenti non comune di Amantea aventi un reddito familiare ISEE non superiore a 10.000,00 euro annui.( nb nel modello di domanda non viene chiesto tutto quanto precede)
Ovviamente si dovrà presentare domanda a pena di esclusione entro le ore 12.00 di domani 7 dicembre.
Il punteggio sarà assegnato per i redditi, per i figli a carico , per i figli con handicap a carico.
Una apposita commissione interna procederà all’istruttoria delle domande pervenute verificando la completezza e la regolarità delle stesse .
La prima domanda è : chi procederà a formulare la graduatoria ?. Sorpresa non c’è scritto!
La seconda domanda è: chi farà eseguire ai candidati la prova pratica ? . Sorpresa non c’è scritto!
La terza domanda è : come si svolgerà la prova pratica? . Sorpresa non c’è scritto!
Ma non finisce qui.
La quarta domanda è: quanti giorni di lavoro presteranno ? Sorpresa non c’è scritto!
La quinta domanda : quale impegno di spesa è stato assunto? Sorpresa non c’è scritto!
E non finisce qui!
La sesta domanda è: visto che Babbo Natale e la Befana saranno chiamati a distribuire materiale pubblicitario e divulgativo di eventi sportivi, musicali, teatrali e culturali delle feste natalizie, di inizio d’anno e della Epifania , è possibile gravare le casse comunali di oneri connessi ad eventi privati? .
Ve lo diciamo noi . NO!
“Quel che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: ‘è naturale’ in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanita’, cosi che nulla valga come cosa immutabile”. Bertolt brecht.
Nell’attuale regime capitalistico e militaristico non esiste ancora l’uomo libero ma lo schiavo salariato. Non si può pretendere che lo schiavo divenga uomo per virtù di mistiche elucubrazioni. In questo periodo convulso e di nuove tecnologie l’uomo dovrà fare un solo passo - un passo grandioso e fecondo: trasformarsi in ribelle. In parecchie epoche storiche, l'uomo si è dibattuto contro le catene che lo imprigionavano. E spesso si è avviato fiducioso verso le promesse di nuove e grandi ideali. Ma il lavoratore, l'ultimo e più grande dei ribelli, avrà il compito di riscattare tutte le delusioni del passato, perché non dipenderà più da un altro Messia ma dalla propria forza e la propria coscienza. La libertà presente è concessa, dunque negata e questo ne preclude una sua realizzazione futura. Infatti, una libertà non conquistata è in realtà una ulteriore espressione repressiva del regime liberal democratico. È spaventoso il modo in cui si permette al sistema di potere di distruggere la pace ovunque vi sia ancora pace e silenzio, di essere immondo e rendere laide le cose, di lordare l’intimità, di offendere l’umanità. È spaventoso perché rivela lo sforzo legittimo e persino organizzato di conculcare l’Altro nel suo proprio diritto, di prevenire l’autonomia anche in una piccola, riservata sfera dell’esistenza. Nei paesi altamente sviluppati, una parte sempre più ampia della popolazione è diventata una immensa platea di prigionieri, catturati non da un regime totalitario ma dalle “libertà” dei concittadini i cui media di divertimento e di elevazione costringono l’Altro a condividere ciò che essi sentono, vedono e odorano. Il vecchio detto americano "sediamoci a ragionare" è irrimediabilmente diventato una battuta. Ma è possibile ragionare con il Pentagono di qualcosa che non sia l’efficienza relativa delle macchine per uccidere e il loro prezzo? Il ministro degli Interni può ragionare con i suoi consiglieri, e tutti insieme con i membri del consiglio delle grandi industrie. Ma è un ragionare incestuoso, perché sono tutti d’accordo sul punto fondamentale: il rafforzamento della struttura del potere costituito. Pensare di modificare questa Struttura dal di dentro è ingenuo. Oggi sembra un crimine il solo parlare di cambiamenti, mentre la società si sta trasformando in un’istituzione di violenza. Il semplice potere di questa brutalità non è forse invulnerabile alle parole, pronunciate o scritte, che lo mettono sotto accusa? Il sistema ha in sé il meccanismo dell’escalation e non si intravvede ancora come renderlo innocuo. Il 1968 fu l'anno della contestazione in tutto il mondo occidentale e al riguardo un importante ruolo fu svolto dagli studenti. La ribellione giovanile che ebbe origine negli USA per poi dilagare nell'Europa occidentale e in alcuni paesi dell'est europeo fu l'effetto di una crisi che si era andata preparando negli anni precedenti. L'intervento dell'URSS in Cecoslovacchia con il crollo del mito dell'Unione Sovietica, guida del socialismo reale, l'aspro conflitto tra l'URSS e Cina, la guerra USA nel Vietnam, le dubbie prospettive di uno sviluppo indefinito anche delle economie più ricche, i movimenti di liberazione dell'Africa nera, le lotte contro i regimi dittatoriali dell'America latina furono altrettanti detonatori della protesta, e nella particolare situazione italiana, la disoccupazione giovanile, la burocratizzazione del sistema universitario, l'affermazione di un potere studentesco. In Italia e all'estero l'irrequietezza degli studenti, il rigetto dell'ordine costituito, lo smarrimento intellettuale assunsero una carica che può essere definita di carattere rivoluzionario e la loro contestazione, attraverso vari stadi, diventò globale. Dalla scuola la contestazione si era estesa all'intera società, una società da cui tutto discendeva, non solo la scuola stessa, vecchia, corrotta, inutile, ma tutto quanto di male esisteva nel mondo, secondo la mentalità di ogni rivoluzionario che attribuisce all'ordinamento vigente ogni ingiustizia dell'Universo. Si voleva, quindi, trasformare il mondo del futuro, cambiare il sistema nel suo insieme. Comprendere a fondo la portata di una rivoluzione, in qualunque sfera essa occorra, proprio mentre essa è in pieno svolgimento, è impresa ardua, se non impossibile. E quante volte ciò che sembrava una rivoluzione al momento, si è poi rivelata una semplice correzione di rotta, o una superficiale agitazione? E tuttavia in nessun momento previsioni, attese, speranze, certezze si manifestano come nel corso di una rivoluzione. La globalizzazione delle economie pone oggi, come in passato, una serie di quesiti. Polarizza ancor più il pianeta tra Paesi ricchi e Paesi poveri o ne favorisce invece il ravvicinamento? Siamo di fronte a fenomeni nuovi o a forme nuove di problemi antichi e reversibili nel tempo, come avvenne dopo la grande crisi del 1929? La distinzione, la netta separazione tra chi domina e usa internet, i computer e i media digitali, tra chi è inserito nella nuova economia della rete e chi non può per ragioni di reddito, di infrastrutture, di livello di sviluppo o di limiti fisici costituisce il cosiddetto “ digital divide ”, la frattura tra chi è agganciato al futuro e alle sue opportunità e chi ne è, o rischia di esserne, escluso per sempre. È questa la situazione in cui l’umanità si trova oggi: la rivoluzione digitale promette, attraverso i suoi sostenitori e i suoi protagonisti, di cambiare radicalmente e in meglio sia il funzionamento globale della società sia la vita degli individui. E naturalmente genera simmetriche paure tra quanti temono invece che tali cambiamenti si possano rivelare involuzioni e regressioni. Le tensioni ideologiche sono tanto più acute in quanto alla base del cambiamento si pone una pervasiva diffusione della tecnologia nella vita sociale. Le conquiste della tecnica hanno in questi anni rivoluzionato il modo di pensare e la convivenza umana. E' in atto una rivoluzione epocale, se è vero che le grandi tappe della storia sono segnate dal passaggio dal nomadismo alla stanzialità, quando le tribù nomadi di pastori si sono convertiti all'agricoltura; dall'affermarsi della macchina a vapore che ha sostituito la fatica muscolare umana; dalla comunicazione di massa e ora dall'informatizzazione interattiva, resa possibile dalla combinazione informativa elettronica e telematica, la quale ha aumentato a dismisura l'informazione, modificata la stessa logica razionale e resa possibile la fruizione di mondi virtuali. L’emergere delle nanotecnologie è stata accompagnata fin dai suoi esordi da discorsi divulgativi e promozionali improntati a evidenziare il carattere “rivoluzionario” di questo nuovo campo di ricerca scientifica, tecnologica, produttiva e industriale. Il suo arrivo, i possibili impatti o problemi derivanti dalle applicazioni prospettate sono stati anticipati molto prima delle realizzazioni come “minaccia”, di un cambiamento radicale delle condizioni e degli stili di vita è un motivo ricorrente delle visioni che si proiettano in un mondo che procede alla cieca. Alcuni entusiasti della rivoluzione digitale sostengono che l’umanità è in procinto di sviluppare un nuovo modello di rapporto tra cittadini e istituzioni, un nuovo modello di “democrazia”. In realtà si stanno preparando a gestirla. Ma non sono in pochi a far notare i rischi impliciti in diversi aspetti di questo cambiamento, soprattutto se esso è governato in modo autoritario. Le premesse ci sono tutte. E tali rischi si concentrano soprattutto sul timore di una società iper-controllata, in cui un prevedibile potere centrale, grazie alle possibilità delle nuove tecnologie, potrebbe divenire assai simile a quel Grande Fratello immaginato da George Orwell. Non certo quello di Canile 5.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
E’ il titolo trionfale del comunicato ema nato da France sca Menichino del M5s. Ed ecco il testo:
Finalmente ci prestano ascolto. E la consideriamo una vittoria non nostra ma dei cittadini di Amantea. Purché ovviamente seguano scelte concrete.
E’ da inizio consiliatura che facciamo proposte di revisione della spesa, ben consapevoli che ci sono enormi sprechi, e che l’unica politica seria è quella della riduzione dei costi, prima e in alternativa all’indebitamento. Dopo l’ennesima proposta in tal senso fatta nell’ultimo consiglio comunale del 18 novembre scorso ecco che viene convocata una commissione bilancio con la revisione della spesa come primo punto all’ordine del giorno. Siamo soddisfatti e lavoreremo chiedendo innanzitutto la trasparenza della gestione: un’amministrazione trasparente si caratterizza soprattutto nella possibilità data ai cittadini di sapere come vengono spesi i soldi, cosa che al comune di Amantea non risulta in modo chiaro, non essendo il bilancio facilmente leggibile per i cittadini.
Con tempestività l’assessore Tempo ha convocato per domani 27 novembre alle ore 18:30 la Commissione che si occuperà di revisione della spesa e dello sgravio degli oneri per l’installazione dei ponteggi per chi intenda rimuovere coperture in amianto (punto proposto dal consigliere Ruggiero).
Come sempre invitiamo i cittadini alla partecipazione e non solo, li invitiamo a farci proposte e darci suggerimenti di cui ci faremo portavoce in Consiglio. Riteniamo che si possa risparmiare in tutti i settori della gestione dell’ente, purché ce ne sia la concreta volontà e si lavori in modo serio e determinato, tagliando insieme ai costi anche i diffusi “privilegi”. Puntando ad una politica che faccia davvero gli interessi della collettività dei cittadini e si ispiri al buon andamento dell’amministrazione, che non sia solo un’affermazione di principio.
Già da domani protocolleremo una prima proposta concreta che riguarda l’acquisto per la riparazione dell’autoscala ferma da più di un mese e per cui l’ingegnere Pileggi ha firmato un impegno di spesa di 9.883, 59 a favore di un fornitore di fiducia, somma che ci appare elevata anche in mancanza di preventivi alternativi che chiediamo vengano effettuati secondo il principio della economicità della spesa.