-E’ cambiato il vento. Avvertite Giorgia Meloni-. Così ripeteva come un mantra Elly Schlein dopo la risicata vittoria della Todde in Sardegna. E si accodava Conte:-La vittoria di Todde è il segno di un nuovo vento-. Vedevano vento, pioggia, grandine e neve dappertutto. Invece in Abbruzzo splendeva un tiepido sole, ma non era quello dell’avvenire. Si è votato domenica scorsa alle elezioni regionali in Abruzzo e le parole di Schlein e di Conte il vento se le è portate via. I 1600 voti di vantaggio in Sardegna avevano fatto intravvedere anche in Abruzzo alla coalizione del centro sinistra, questa volta allargata con Calenda e Renzi, un’altra vittoria anche se striminzita. Purtroppo, i 1600 voti di vantaggio non sono riusciti a cambiare il corso degli eventi e la spallata al Governo Meloni non c’è stata. E così il campolongo si è trasformato in un camposanto come del resto i politologi seri e non schierati avevano pronosticato. Sono fallite tutte le aspettative. E il risveglio, dopo l’euforia sarda, è stato davvero duro. Il crollo elettorale del Movimento 5 Stelle ne ha decretato la morte. E i tanti malumori interni al Pd per l’intesa con i grillini che erano stati messi a tacere dopo la vittoria in Sardegna, sono venuti inesorabilmente a galla. Il campo larghissimo non ha raccolto i frutti sperati. Ma Schlein si consola perché il suo partito ha ottenuto il 20% dei voti ed è risultato il primo partito dell’opposizione. Magra consolazione. Soddisfatta perché la Lega di Salvini è franata. Il risultato della votazione è stato finanche commentato da Romano Prodi. Ogni tanto si fa vedere e rilascia qualche intervista ai giornali compiacenti, per non farsi dimenticare e perché anche lui vuole essere al centro dell’attenzione. E’ stato l’unico che è riuscito a riunire tutte le opposizioni e a sconfiggere per due volte il centro destra. Ma per due volte ha dovuto abbandonare il campo. E’ stato defenestrato dalla sua stessa coalizione di Governo. Bella soddisfazione. Commentando i risultati abruzzesi, utilizzando la metafora del campo da coltivare, così disse:- Per coltivare un campo largo ci vogliono tanti contadini. Sono aumentati, parecchio i nostri, ma non sono ancora abbastanza-. E’ vero, non sono ancora abbastanza per poter coltivare la terra e per poter entrare a Palazzo Chigi. Di contadini ce ne vorrebbero ancora parecchi. Tutti quelli che c’erano compresi Calenda, Renzi, Bonelli e Fratoianni, in Abruzzo c’erano, eccome. A chi pensa da accalappiare? Al Santo Padre, ai Cardinali, ai Vescovi? Non sono candidabili e non coltivano la terra. A me, leggendo, quello che ha detto Romano Prodi, ha fatto venire in mente un passo del Vangelo di Luca:- La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate, dunque, il Signore delle messe, perché mandi operai nella sua messe-. Schlein, Conte, Prodi, Calenda, Renzi, Fratoianni, possono dire tutto quello che vogliono e fare apparire una cocente e bruciante sconfitta in una striminzita vittoria. A me, e a tutte le persone che ragionano con la propria testa e non hanno dato il proprio cervello all’ammasso, il risultato delle regionali abruzzesi ha dato questo responso: La svolta politica non c’è stata e che il cosiddetto campo largo è stato sonoramente bocciato. Il minestrone che Schlein e Conte avevano preparato è risultato indigesto a molti elettori ed elettrici della stessa area politica. In politica 1 + 1 non fa mai 2. Vi ricordate, amici lettori, il risultato ottenuto dal PSDI di Saragat e dal PSI di Nenni dopo l’unificazione dei due partiti nelle elezioni nazionali di tantissimi anni fa? Fu un flop. E flop è stato il risultato del campo larghissimo voluto da Schlein e da Conte. Ma Conte va avanti, ha un suo progetto in testa. Vuole diventare il capo indiscusso, il leader di tutta l’opposizione, per poi mirare alla riconquista di Palazzo Chigi. Questo è il suo unico desiderio, questo è il suo unico progetto. Le altre cose non gli interessano. Ha in mente solo Palazzo Chigi e basta. Come raggiungerlo? Anche con l’aiuto degli stupidi idioti che poi sono in tanti che albergano nei vari partitini. Apre gli occhi e ha in mente Palazzo Chigi. Cammina per le strade e ha in mente Palazzo Chigi. Va in televisione e rilascia interviste e ha in mente Palazzo Chigi. Ogni mattina, ogni sera, ogni giorno ha in mente Palazzo Chigi. E Schlein e il Pd, per non scomparire, gli faranno la ruota di scorta. E Gramsci. Togliatti, Berlinguer, ora si stanno rivoltando nelle tombe.
Era il 2009 e il Presidente della Repubblica scriveva, come altri avevano scritto 100 anni prima: “ Ho seguito con particolare interesse, il Convegno su ‘il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia’ indetto dalla nostra Banca centrale, non solo per l’impegno da me rivolto nel passato a quella tematica e per la convinzione che il prestarvi la massima attenzione sia parte non trascurabile del mio attuale mandato istituzionale, ma anche perché si è trattato di un Convegno molto diverso da altri.”
In Italia abbiamo sempre avuto qualche ‘protettore’ che ha sentito un irrefrenabile impulso di trattare i suoi simili come animali domestici. Così ha continuato a scrivere: “Non è certo mancato il libero dibattito o il confronto delle opinioni, ma l’elemento caratterizzante è stato costituito dalla presentazione dei risultati delle ricerche condotte, con grande competenza e serietà, e in modo non frettoloso e sbrigativo, dall’interno della Banca d’Italia.”
Qualunque giovane, oggi, nato e cresciuto al Sud, e che abbia un'età compresa tra i 24 e i 35 anni, una laurea in tasca e tanta speranza di farne buon uso, potrebbe essere un potenziale migrante intellettuale. Abbandonate le valigie di cartone, dunque, via le coppole sformate e i lunghi cappotti di flanella: a restare immutata è solo la destinazione. Da Roma in su, e in fuga principalmente dalla Calabria: ai laureati meridionali non resta che sperare di poter ricominciare da zero, o almeno da tre, come si augurava l’ottimista Massimo Troisi.
Attualmente, per un giovane meridionale ogni meta porta un po' più a Nord rispetto al proprio punto di partenza, nella speranza che qualcosa della propria vita migliori, si stravolga o, semplicemente, possa essere presa in considerazione. Nel 1980 solo il 5% dei migranti meridionali partiva alla volta del Nord con una laurea in tasca, dal 2015 in poi, il fuggifuggi di laureati sono diventati circa il 25% e, ovviamente, sono destinati ad aumentare turbinosamente.
La Calabria si sta trasformando rapidamente in un guscio vuoto, una culla di giovani talentuosi prima cresciuti, poi formati e, alla fine, abbandonati al proprio destino. Il pensiero di poter vivere nel meridione sembra essere, ormai, alla stregua di un’assurdità, un'irriverenza, una presunzione o, ancor peggio, un anacronistico sogno di vita e di rivalsa. Chi decide di restare, insomma, in diverse occasioni viene deriso, umiliato, sottoposto ad ingaggi di lavoro ai limiti dell'umano e, almeno nella maggior parte dei casi, tacciato di mancanza di ambizione o, peggio ancora, di determinazione e volontà.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
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I primi passi del consulente SEO: analisi del sito e parole chiave
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