Ei fu, sono le prime due parole dell’ode “Il 5 maggio” scritta da Alessandro Manzoni alla notizia della morte di Napoleone Bonaparte avvenuta il 5 maggio del 1821. Per me oggi 22 gennaio 2020 Ei è riferito a Gigino Di Maio e fu al fatto che egli non è più il Capo del Movimento politico 5 Stelle, perché ha dato le dimissioni. E mentre al tempo di Manzoni “stette la terra attonita orba di tanto spiro”, ( con attonito stupore la terra accolse la notizia della morte del potente personaggio che ha tenuto in pugno per diversi anni i destini d’Europa), ora l’Italia ha accolto le dimissioni del potente di turno che nel bene e nel male ha tenuto in pugno i destini dell’Italia repubblicana dal marzo 2018 a gennaio 2020 con beffardo sarcasmo.
Di Maio ha lasciato la guida politica del Movimento 5 Stelle e nel suo discorso d’addio ha lanciato un j’accuse livoroso contro i traditori che si annidano nel partito, promettendo già il suo ritorno a marzo quando ci saranno gli Stati Generali. Di Maio non ha mollato e alla fine del suo intervento che ha letto e che ha preparato da più di un mese, alla fine si è tolta perfino la cravatta che ha voluto sancire simbolicamente la fine di un’era. Appariva ferito il personaggio, arrabbiato, deluso, stanco, affaticato. Non ha gradito le pugnalate ricevute alle spalle dai compagni che lui ha portato in Parlamento e che per un piatto di lenticchie lo hanno prima criticato e poi abbandonato. Ora tutti si domandano: Ci saranno ripercussioni nel Governo Conte bis? Staremo a vedere, forse tutto dipenderà dall’esito delle votazioni regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna. Dentro il Movimento 5 Stelle le ripercussioni saranno parecchie. Di Maio ha attaccato con voce tremante quelli che lo hanno tradito e per lui sono i peggiori perché sono all’interno del suo partito che hanno lavorato di proprio tornaconto. Molti dei presenti in sala avevano gli occhi lucidi e si sono spellate le mani ad applaudire. Qualcuno ha osservato, ha ascoltato, ma poi è rimasto in silenzio.
Qual è stata la reazione in casa del Pd, il partito che col Movimento governa l’Italia? Preoccupazione o soddisfazione? Qualcuno sorride ed è soddisfatto che Di Maio ha lasciato il Movimento allo sbando e che sta esplodendo perdendo ogni giorno pezzi, mentre il Pd ancora è vivo e vegeto. E come la mettiamo se il Pd in Emilia Romagna e in Calabria dovesse prendere una bella scoppola? Non ci saranno contraccolpi perché, secondo loro, il voto regionale è diverso dal voto nazionale e le forze che sono ora in Parlamento rimarranno immutate. Il voto delle regionali per Zingaretti e Co. e lo stanno ripetendo ogni qual volta appaiono in televisione, influisce sulla vita di chi vive in quelle regioni. Il voto del 26 gennaio influisce solo e solamente in Emilia Romagna e in Calabria. Salvini stia “zitto e mosca”, il Governo Conte bis non cadrà, non ci sarà lo scioglimento delle Camere e non si andrà alle elezioni politiche anticipate. Caro Salvini, sei stanco, è vero, stanco di aspettare. Ma forse non è assolutamente vero e sono sicuro che se si registrasse per la prima volta nella storia repubblicana una debacle clamorosa nella Regione più rossa d’Italia, ci sarebbe senz’altro una grave crisi di Governo e addio sogni di gloria di Conte, Zingaretti, Franceschini, Picierno, Ascani, etc. Tutti a casa dunque. Bisogna sapere che il Governo giallo verde, Movimento 5 Stelle- Lega, non è crollato ad agosto del 2019 quando Matteo Salvini presentò le dimissioni da Ministro, ma è morto la sera di domenica del 26 maggio quando si votò per le elezioni europee, quando i rapporti di forza tra Movimento e Lega si capovolsero. Così crollerà il Governo Conte bis la sera di domenica 26 gennaio se il Pd dovesse perdere le elezioni subendo una immane catastrofe. Anche il Quirinale si troverebbe questa volta in gravi difficoltà. Non potrebbe far finta di niente. Il botto arriverebbe senz’altro nelle stanze del Palazzo e Mattarella a questo punto dovrebbe prendere la più drastica e difficile soluzione:- Al voto-