Oggi, amici carissimi, vi voglio raccontare una incredibile e triste storia. Un clochard è stato trovato morto nella stazione di Porta Garibaldi di Milano per il freddo di questi ultimi giorni. Viveva di elemosina e ha sempre rifiutato gli aiuti dalle associazioni caritatevoli di Milano. Ma sono emerse circostanze incredibili. L’uomo poteva vivere tranquillamente in una casa di sua proprietà in Calabria come fanno del resto tante centinaia di persone, di pensionati che percepiscono una pensione di 750 euro al mese. Non sono tanti, ma in un paesino si può vivere tranquillamente pur facendo alcuni sacrifici. L’uomo ha scelto, però, la strada. Abbandonando tutto e tutti, il paese che gli aveva dato i natali, la famiglia, gli amici e gli affetti più cari. L’uomo si chiamava Umberto Quintino Diaco, di anni 75, nato a Paludi, paesino alle pendici della Sila in provincia di Cosenza, abbandonando paese e famiglia quando aveva appena 17 anni. Emigrò e lavorò in Germania e non è mai ritornato nel paesello natio dove vive ancora una sorella. L’uomo, trovato morto dalle Forze dell’Ordine, era coperto di stracci ma nelle tasche aveva più di mille euro e viveva in un capanno improvvisato con tela e cartoni presso la stazione di Porta Garibaldi. Non era povero. Non solo percepiva una pensione dalla Germania ma aveva anche un bel gruzzoletto depositato in una banca, oltre 100 mila euro e 19 mila euro di titoli azionari. Era proprietario della casa a Paludi e di due furgoni. Ma perché l’uomo ha voluto vivere la sua vita in strada? I motivi non li sapremo mai. Certamente non hanno a che fare con la povertà. Non era povero. E’ stata una sua libera scelta vivere come un senzatetto in un capanno improvvisato con tela e cartoni rifiutando sempre gli aiuti delle associazioni caritatevoli di Milano.
