Il progetto Piazze romane è un esperimento che va incentivato e rafforzato nel tempo. Per la prima volta, da molti anni a questa parte, Roma ed in particolare il Municipio I Roma Centro, ha deciso di aprirsi alla giovane arte contemporanea, non rivolgendo l’attenzione ad artisti affermati e conclamati che, proprio per questa ragione nessuno avrebbe attaccato, ma chiedendo agli studenti, ai futuri artisti in formazione, di pensare ad una Roma beffarda, partigiana e solidale.
Le otto opere di Piazze romane rispondono perfettamente a questo contesto. Gli autori non si sono risparmiati, nella consapevolezza di prestare il fianco al plauso e alla critica in egual misura. Fa riflettere che una città che si professa inclusiva e accogliente come Roma, prenda di mira una scultura sul cui gusto estetico ognuno può determinarsi come crede, chiedendone la sostituzione o la rimozione, quando la libertà di espressione degli artisti è uno degli elementi portanti della democrazia.
“Dal panino si va in piazza” intende celebrare il momento di convivialità che lo stare all’aria aperta, il vivere insieme, lo scambiarsi idee e sorrisi porta con sé. Il periodo di pandemia vissuto fino a ora ha fatto perdere di vista quando sia necessario confrontarsi, anche vivacemente, su temi e argomenti. Le otto piazze del progetto hanno ricominciato a vivere, ad affollarsi nel rispetto delle normative vigenti, a ri-popolarsi di contenuti e gioia di vivere, anche grazie alle attività commerciali e gli esercenti presenti in loco, che consentono una rigenerazione non solo sociale, ma anche economica.
Tutto ciò avviene nel rispetto delle posizioni. In una lettura che va intesa dal duplice punto di vista non solo della condanna, ma anche della riflessione. Molti hanno inteso giudicare solo guardando dallo schermo di un pc o leggendo i post sui social. Pochissimi avranno compiuto il tour delle otto piazze che restituisce una Roma che mantiene aperte le sue porte, grazie al progetto “Door Stop” in piazza Poli, che rende merito alla lotta antifascista in piazza Cardelli, che onora il vernacolo di Giuseppe Gioacchino Belli e che trasforma le “pasquinate” in un fenomeno globale. Questa nuova generazione di artisti che ha saputo mettersi in gioco, che ha saputo costruire in pochissime settimane un percorso diverso e differente dal passato, non si tira indietro di fronte alle critiche, le assimila, le elabora, ma difende ciò che ha creato. In questo divenire questi ragazzi, ed è un dato su cui occorrerebbe ben più di una riflessione, hanno avuto il coraggio di non farsi filtrare dal pubblico sentire, di pensare in maniera originale, di generare opinioni. Piazze romane e le polemiche generate rappresentano dunque un testo non scritto da studiare e approfondire, alla ricerca di un futuro che non può essere quello dello stereotipo e dell’abitudine che a nulla porta.