Caro Gesù Bambino.
Buon giorno, amico mio carissimo, nato povero in una mangiatoia riscaldato soltanto dal bue e dall’asinello. Anch’io sono nato povero circa 12 anni fa in un paese molto lontano, martoriato dalla guerra. I miei genitori per sfuggire alle atrocità ed alla fame si sono rifugiati in Italia, in questa meravigliosa terra che da subito ho incominciato ad amare. Sono, dunque, un extracomunitario come mi chiama la gente e sono musulmano. Frequento le scuole elementari. In classe siamo in venticinque, sei non sono italiani, appartengono ad altre etnie e non sono cristiani.
Mio padre fa il manovale con una ditta di costruzione regolarmente assicurato e ben retribuito. Mia madre, invece, è a servizio presso alcune famiglie. Abitiamo in un appartamento piccolo e sebbene modesto siamo molto felici. C’è la luce, il gas e papà con i soldi della tredicesima ha comprato perfino un piccolo televisore.
Fino a pochi giorni fa tutti mi volevano bene, ora mi odiano, mi disprezzano, eppure io non ho fatto nulla di male. Mi accusano che per colpa mia, perché sono musulmano, la maestra quest’anno si è rifiutata di costruire il presepe e preparare l’albero di Natale. E io che c’entro? E’ colpa mia se la maestra si è rifiutata di festeggiare il Natale in classe come fanno tutti i bambini del mondo? Le mamme italiane hanno protestato, sono andate finanche dal Signor Direttore Didattico, hanno scritto finanche una lettera al giornale locale. La maestra si è difesa dicendo loro che lo ha fatto per rispetto nei miei confronti e degli altri bambini musulmani e buddisti non italiani che frequentano la classe. La grotta, la mangiatoia dove sei stato deposto, la Madonna, San Giuseppe, gli zampognari, i pastori, secondo la maestra, avrebbero offeso il mio credo religioso. Ma a me il presepe piace. Alcuni amici cinesi addirittura lo hanno esposto nelle vetrine dei loro negozi e pure loro non sono cristiani.
Ma chi l’ha detto che il presepe avrebbe offeso il mio credo religioso? Mi fai tanta tenerezza, caro Gesù Bambino, vederti in quella misera stalla in mezzo agli animali. Come sono belli gli zampognari che col suono delle loro zampogne ti cullano e portano tanta allegria! E che dire dei pastorelli, dei cammelli, dei Re Magi, che guidati da una stella si recano in quella misera grotta per adorarti.
Ogni anno in classe abbiamo preparato il presepe e allestito un bellissimo albero di Natale sfavillante di luce e di colori. Quest’anno, invece, per colpa di una maestra politicizzata, non solo non abbiamo preparato il presepe e l’albero, ma non abbiamo neppure cantato le canzoncine e scritto la letterina ai genitori e a Te, caro Gesù Bambino. Non Ti dico la rabbia che mi ha preso quando la maestra ci ha detto che per rispetto di noi islamici che frequentiamo le scuole italiane non ci sarebbe stata festa e non si sarebbero mangiati i panettoni, i turdilli, le scalille, la pitta mpigliata che le mamme dei miei compagni di classe avevano preparato. La maestra ci ha tolto una bellissima giornata di festa e per colpa sua ora sono odiato da tutti i miei compagni italiani che prima mi volevano tanto bene e che mi invitavano persino nelle loro case. Ora mi odiano. Odiano perfino i miei genitori e i genitori degli altri cinque compagni di scuola perché dicono che per colpa nostra a scuola non si festeggia più il Santo Natale.
Niente panettoni, niente turdilli, niente canti, niente festa. Mi odiano perché provengo da un altro paese e come Te, caro Gesù Bambino, sono un emigrante, e dicono che noi musulmani siamo contrari alle feste, a tutte le feste, perché offendono il mio credo religioso. Non è vero niente. A me il panettone piace e piacciono tutte le leccornie che le mamme dei miei compagni ogni anno portavano in classe. Mi odiano perché ho guastato loro la festa. Mi accusano ora di appartenere addirittura a una famiglia di terroristi.
Questa storia terribile che si è venuta a creare intorno a me e ai miei amici islamici mi ha stufato. A me è dispiaciuto moltissimo che quest’anno non solo non abbiamo festeggiato il Natale, ma anche perché la maestra una mattina ha tolto il piccolo crocifisso che era appeso alla parete. Che fastidio le dava? A me non ha dato alcun fastidio. Non l’avevo neppure notato. Mio padre e mia madre parlano sempre bene di quell’uomo appeso ad una croce. Dicono che era un uomo giusto, bravo e buono e che ha fatto del bene quando era in vita. Ha dato, finanche, la vista ai ciechi, l’udito ai sordi e la parola ai muti. A me è dispiaciuto vedere quell’uomo appeso ad una croce, sofferente, pieno di sangue, con una corona di spine in testa, con quei lunghi chiodi conficcati nelle mani e nei piedi, finire in una busta di plastica del supermercato G.S. ed essere buttato in un cassetto.
I miei ex amici mi hanno detto: - Ma cosa ti ha fatto Gesù? - Non ho saputo rispondere perché Gesù a me non ha fatto niente. Non ho paura di Gesù, anzi lo amo. Adesso che non c’è più appeso al muro dietro la cattedra della maestra spesso il mio sguardo è rivolto verso quel punto dove era appeso.
La maestra si è giustificata prendendo a pretesto una sentenza della Corte di Strasburgo che ha invitato l’Italia a togliere i crocifissi dalle aule scolastiche.
Oggi, caro Gesù Bambino, ci hanno tolto i crocifissi, ci hanno privato di festeggiare il Natale, ci hanno impedito di preparare il presepe e l’albero, domani non so cosa si inventeranno. Per non offendere noi musulmani ci priveranno della Befana, del carnevale, della Pasqua, e di tutte le feste. Ci toglieranno perfino delle vacanze estive e diranno che a noi musulmani non piace il mare perché abituati a vivere nel deserto. E’ una grossa bugia. A me il mare piace. E piacciono le feste e tutte le cose che gli italiani fanno. E anche gli spaghetti mi piacciono e pure la pizza. Ah!, la pizza! Ne vado matto. Sono sicuro che alla maestra non piacciono le feste perché è una zitella, è una racchia e vive da sola. Non ama la compagnia, non ama fare festa, non sopporta le grida gioiose dei bambini e i canti festosi del Natale. Forse perché le ricordano giorni tristi vissuti nella miseria e nel dolore o forse perché, da bambina non ha ricevuto regali da Babbo Natale e dalla Befana. La mia maestra non l’ho ancora capita e non ho capito neppure le altre maestre che per sodalizzare con lei si sono rifiutate di festeggiare il Natale.
Caro Gesù Bambino, nessuno ora mi invita a giocare insieme a pallone. Perciò, ora che sono rimasto solo e non ho più compagni con cui giocare, Ti prego, fammi un grande favore, lascia l'umile grotta e vieni a giocare qualche volta con me. Vieni a giocare allo strigliu e allostrumbulu. Vedrai che con i tappi della birra faremo insieme un bellissimo Giro d'Italia. Il percorso lo disegnerò io sul sagrato della chiesa di Loreto. Ci divertiremo a percorrere in lungo e in largo le strade italiane. Io sarò Nibali e Tu il Campione del mondo Julian Alaphilippe.
Ho paura che qualcuno possa fare del male alla mia mamma e al mio papà, ma non abbiamo nessuna colpa. A noi piacciono le vostre feste, i vostri usi, i vostri costumi, le vostre tradizioni, anche se sono molto diverse dalle nostre. Sono diverse dalle nostre, ma noi le rispettiamo. E gli adulti la smettano una buona volta di dire che per rispetto dei bambini islamici che frequentano le scuole italiane hanno abolito le feste.
Non hanno capito che a forza di rispettarci, stanno calpestando le mie e le tradizioni degli italiani, il credo religioso e ci stanno escludendo da ogni festa.
Ora son solo in casa e ho avuto la forza, il coraggio e l’ardire di scriverTi questa letterina, caro Gesù. La maestra non mi vede e non mi sente, perciò, voglio anch’io augurare a tutti i bambini italiani buone feste pronunciando la parolaccia: - Buon Natale! -