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LA TOSSICITA’ DEL MERIDIONE

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bbbbHo sempre diffidato degli unti dal Signore, dei salvatori della patria, dei santoni e dei taumaturghi. Mi rimane ancora un po’ di fiducia nei collettivi raziocinanti e nel frutto del loro pensiero. Purtroppo, invece, la politica italiana e in particolare quella meridionale, da parecchi anni si basa su pochi singoli leader “portatori” di tutto e su platee di yes-men e yes-women, pronti a cliccare like (online e offline). Mentre quei, collettivi in grado di mettere in movimento i neuroni, sono quasi estinti.

Voglio restare nel mio giro – quello della cultura di sinistra, che frequento da 60 anni – per farmi capire. Ammettiamolo: una volta – almeno fino agli anni Ottanta – la sinistra era logorroica. Si discuteva continuamente: in riunioni immerse nel fumo, sezioni, direttivi, riviste, circoli, assemblee, volantini, tazebao, feste e collettivi (a colpi di “Nella misura in cui” e “Nell’ottica”).

I lunghissimi e densissimi resoconti sull’Unità dei dibattiti nel comitato centrale del Pci erano in grado di far perdere i sensi, ma almeno si capiva decentemente quali erano le opinioni di ciascuno. La pubblicazione e la diffusione delle tesi precongressuali del partito offrivano a chiunque l’occasione per capire quale fosse la posta in gioco.

La lettura di periodici come Rinascita, Mondoperaio, Critica marxista, Critica sociale e altri era un po’ pallosa ma apriva orizzonti. C’erano decine di pubblicazioni leggibili e, soprattutto, lette: dall’Avanti all’Unità (500mila copie vendute in media ancora all’inizio degli anni Ottanta), dal Manifesto (che ha mantenuto una sua coerenza) fino a mensili come Linus, per citarne alcuni.

Oggi il web offre spazi infiniti, però sono pieni di fuffa e frasi fatte, super banali (magari con insulto e incitamento alla rissa o all’odio inclusi) o comprensibili da pochi eletti (in questo caso, non è un modo di dire). L’Unità, dopo tante disavventure, qualche anno fa è stata trasformata da tal Matteo Renzi in uno zerbino, cosicché non la leggeva neppure lui; infatti non c’è più.

E ora la maggior parte dei dirigenti politici si stressa se deve esprimere un concetto più lungo delle 140 stitiche battute offerte da Twitter.

Sminuire e tentare di denigrare qualcuno è il punto forte del “politico meridionale” contaminato. Il tono di voce è soltanto uno degli strumenti in suo possesso. Il sarcasmo può essere una via comunicativa divertente quando entrambe le parti sono d’accordo, ma i narcisisti agresti lo usano costantemente come metodo per manipolare la realtà e denigrare chiunque si dovesse azzardare a criticare il loro operato.

Se si prova a reagire in qualsivoglia modo, infatti, è evidentemente perché “si è troppo sensibile”. Venendo costantemente trattato come un ingenuo e preso di mira quando osa esprimere se stesso. In una situazione del genere, il semplice cittadino dovrà stare particolarmente attento rispetto all’esprimere i propri pensieri e opinioni al fine di non venir rimproverato e punito. Questa autocensura permette all’abusatore di zittire le persone con sempre meno sforzo, perché purtroppo il cittadino comincerà a farlo, in autonomia.

I “political narcisi” tendono a ingigantire precauzionalmente qualsiasi cosa percepiscano come una minaccia alla propria superiorità e al proprio ruolo ricattatorio (un esempio su tutti: l’utilizzo delle cooperative). Nel loro piccolo mondo, i politici calabresi sono gli unici a poter avere sempre ragione e chiunque osi dire il contrario crea una ferita narcisistica che spesso sfocia in rabbia.

Nei casi peggiori queste persone scelgono di esprimere la propria rabbia narcisistica attraverso gli insulti quando non riescono a trovare un modo migliore di manipolare l’opinione altrui o gestire le altrui emozioni. Gli insulti sono il loro metodo più semplice per buttare giù, umiliare e offendere l’altrui intelligenza, l’altrui aspetto e comportamento, invalidando allo stesso tempo l’altrui diritto ad essere un individuo con un proprio punto di vista e con una propria dignità.

Narcisisti, sociopatici ed altre personalità tossiche tentano continuamente di testare i limiti delle persone per capire quali possono oltrepassare. Più violazioni riescono a commettere senza conseguenze, più porteranno le cose agli estremi.

Il politico narcisista patologico si sente attaccato quando la sua percezione di avere diritto a tutto, il senso di superiorità e la sua autostima vengono messi in discussione in qualche modo, e piuttosto di affrontare i disaccordi attuando dei compromessi, preferisce negare il diritto di avere un punto di vista, tentando di instillare paura negli altri rispetto alle conseguenze dell’essere in disaccordo con lui e del non rispettare le sue richieste. Per lui, la risposta a qualsiasi sfida è un ultimatum, e la formula “devi fare questo o io farò quest’altro” diventa un tormentone quotidiano.

Un segno chiaro di miseria è l’incapacità del piccolo politico calabrese di rendersi conto delle proprie mancanze, e l’atteggiamento di usare ogni potere in suo possesso per evitare di esserne ritenuto responsabile. Questo comportamento è come una proiezione che è un meccanismo di difesa utilizzato per deviare la responsabilità di un comportamento o un tratto negativo, attribuendolo a qualcun altro. Agisce come una digressione che porta a evitare le proprie responsabilità.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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