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In una settimana 2 tragedie del mare In una hanno perso la vita i ricchi, nell’altra i poveri

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titaCari amici. Anche io come del resto milioni di telespettatori ha seguito con la massima attenzione e interesse le due tragedie che si sono consumate negli abissi marini. Una al largo dell’isola greca di Pylos nella notte del 15 e 16 giugno, l’altra nell’Oceano Atlantico. Nel barcone viaggiavano centinaia e centinaia di poveri migranti che volevano raggiungere la libertà e le coste italiane. Il barcone si rovesciò e non raggiunse le coste italiane. Molti perirono in mare, oltre 600 risultano dispersi. Nel sottomarino Titan c’erano 5 persone a bordo, uomini miliardari, uomini d’affari, studiosi e un giovanotto. Due tragedie che si potevano evitare. Come dirà qualcuno. Al barcone e ai migranti a bordo dare l’assistenza necessaria, al sottomarino vietare l’immersione a oltre 3500 metri perché molto pericolosa. Per salvare la vita a 5 persone si è mobilitato il mondo, giornalisti televisivi e della carta stampata ci hanno inondato di notizie per una settimana. Gli esperti hanno cercato di salvare la vita a quei avventurieri del Titan, purtroppo non c’è stato nulla da fare. Il sottomarino a quella profondità è esploso e sono stati recuperati soltanto alcuni resti che galleggiavano in mare. Il piccolo sommergibile è stato inghiottito dall’oceano Atlantico come ha inghiottito il Transatlantico Titanic dopo aver urtato un iceberg. Le impressionanti forze messe in campo non sono servite a niente, il mare è stato più forte e così le 5 vittime riposeranno per sempre negli abissi marini. Come riposeranno per sempre quei poveri disgraziati che avevano abbandonato la loro terra e i loro affetti non per andare in cerca di avventura o di divertimento, ma alcuni per fame, per evitare le persecuzioni e le guerre, altri per raggiungere un familiare sull’altra sponda del Mare Mediterraneo o per un avvenire migliore. Le due tragedie negli abissi mi hanno sconvolto e mi hanno fatto meditare a lungo. I 5 dispersi in fondo all’Atlantico hanno un nome, un cognome, un volto, una storia. Conosciamo tutto di loro, cosa facevano, come vivevano, quanti anni avevano, cosa volevano dalla vita. Dei poveri disgraziati che erano a bordo della carretta del mare non sappiamo nulla, non avevano nulla. Non hanno un nome ed un cognome. Sappiamo però che su quel barcone c’erano centinaia di donne e di bambini che non vedranno mai le coste italiane e la libertà. Che destino crudele! Per salvare 5 persone si era mobilitato il mondo intero, ci hanno rotto i timpani facendoci sapere che per la loro sopravvivenza mancavano poche ore di ossigeno. Per salvare i naufraghi migranti, i poveri, solo poche parole per un giorno dopo la immane tragedia e qualche preghiera da parte degli uomini di buona volontà. E del Santo Padre in particolare che li ha voluti ricordare all’Angelus domenicale. Poi il silenzio. Il piccolo sommergibile, invece, ha tenuto l’opinione mondiale   col fiato sospeso per oltre una settimana e ancora oggi si parla della tragedia. L’angoscia, il dolore per la perdita anche di sole 5 vite umane sono legittimi. Ci mancherebbe. Per noi cristiani quando anche un solo uomo, tragicamente, perde la vita, è un dispiacere immenso. Ogni vita è preziosa. Però che contrasto tra la perdita di 5 persone del sommergibile Titan e tra le 600 del barcone. Per 5 naufraghi ricchi in cerca di avventura perché volevano ammirare da vicino il relitto del Transatlantico Titanic inabissatosi oltre 100 anni fa dopo aver urtato un enorme iceberg, il mondo si è mobilitato. Per i morti davanti alle coste greche il mondo si è girato dall’altra parte. I morti davanti all’isola Pylos non erano naufraghi, erano soltanto poveri. Per i ricchi una croce dorata, per i poveri una croce di legno. Così nel mio paese un centinaio di anni fa. Io la penso così, carissimi, non so voi. Comunque siamo in democrazia e viviamo in piena libertà e ognuno è libero di pensare come crede.

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