Oggi parliamo della pulitrice a ultrasuoni: uno strumento da laboratorio che viene usato in molti ambiti diversi, eppure rimane ancora sconosciuto ai non addetti ai lavori.
La pulizia è una fase importante per le apparecchiature mediche e di laboratorio; senza un’accurata pulizia i successivi processi di disinfezione e sterilizzazione non possono essere eseguiti efficacemente. Conosciuta anche con il nome di “lavatrice a ultrasuoni” o “vasca di pulizia”, la pulitrice a ultrasuoni sfrutta una serie di fenomeni che permettono di raggiungere un livello di pulizia senza eguali.
Qui di seguito potrai scoprire come funziona questo strumento e in quali ambiti viene impiegato.
Come funziona una pulitrice a ultrasuoni?
Durante il processo di pulizia, la pulitrice ultrasuoni usa delle vibrazioni meccaniche per mescolare la soluzione che si trova al suo interno e rimuovere lo sporco dalle superfici e, in alcuni casi, all'interno degli oggetti, dove sarebbe impossibile arrivare con attrezzi manuali.
Gli ultrasuoni che si propagano nel liquido creano bolle microscopiche che si rompono a contatto con le superfici, spostando lo sporco. Questo processo di pulizia viene comunemente chiamato “cavitazione”.
L’efficienza e l’efficacia della pulizia con ultrasuoni dipende dalla corretta combinazione di tre fattori: la cavitazione, appunto, il flusso di ultrasuoni della frequenza e della potenza adatte e, infine, il liquido detergente unito all’acqua a formare la soluzione che viene versata nella vasca.
Come si usa
Poiché gli ultrasuoni vengono prodotti sul fondo della pulitrice e si muovono verso l’alto, la cavitazione sarà più efficace sulle superfici degli strumenti posizionati sul primo vassoio, quello più in basso. Proprio lì devono essere posizionati gli oggetti per cui è richiesta una pulizia più minuziosa.
Questo non vale per le pulitrici a ultrasuoni di grandi dimensioni: spesso presentano sensori ai lati del serbatoio che consentono di ottenere un’ottima pulizia uniforme su tutti i vassoi.
L'aria e altri gas contenuti nella vasca della pulitrice a ultrasuoni appena riempita interferiscono con la pulizia. Proprio per questo, si consiglia di eseguire un processo di degasaggio prima di passare alla pulizia con ultrasuoni. Il degasaggio accelera la rimozione del gas contenuto nelle soluzioni di trattamento pulsando o introducendo brevi interruzioni nel ciclo di lavoro ultrasonico, consentendo alle bolle di gas intrappolate di salire in superficie e scoppiare.
Se lo strumento non è dotato della funzione di degasaggio, ogni volta che il serbatoio viene riempito con una soluzione fresca, il ciclo di pulizia può richiedere fino a 30 minuti in più.
Bisogna riscaldare la soluzione?
Una pulitrice a ultrasuoni con funzione di riscaldamento è consigliata solamente per lo svolgimento di lavori pesanti, cioè pulizie che comportano la rimozione di grasso, sporco, residui negli stampi ad iniezione di plastica, depositi di carbonio pesanti sulle parti di motori e simili.
Proprio come l'acqua calda è migliore per lavare piatti, pentole e padelle con residui di grasso, una soluzione riscaldata spesso “funziona meglio” con gli sporchi grassi e ostinati.
In che ambiti si usa la pulitrice a ultrasuoni?
Come specificato all’inizio dell’articolo, la lavatrice a ultrasuoni è uno strumento molto versatile che trova un impiego in tantissimi settori, anche molto diversi.
Prima di tutto, le pulitrici a ultrasuoni sono essenziali in laboratori e ospedali: solo un processo di pulizia del genere, infatti, permette di assicurarsi di aver eliminato ogni residuo di sporco e di poter disinfettare gli strumenti prima di riusarli.
I modelli di pulitrice a ultrasuoni più conosciuti sono forse quelli piccoli destinati a orologi e gioielli usati. Il processo di pulizia è talmente interessante e bello da vedere che è diventato virale sui social media.
Infine, le pulitrici a ultrasuoni di grandi dimensioni possono essere trovate nelle officine e addirittura nelle fabbriche.