Il silenzio della casa non faceva che ampliare il vuoto che sentiva. L’uomo l’aveva smarrito e gli erano rimasti appiccicati addosso pezzi di quel vuoto.
Vagava per le strade senza una meta e nuotava nel mare di Ulisse, come se fosse un oceano di proprie lacrime e sangue. di lei Quel suo sangue calabrese, distillato e mortale. Insonne, si mise a cercare in casa senza un oggetto in mente.
In uno dei cassetti della scrivania trovò una busta che conteneva tre brevi bigliettini battuti a macchina e una foto di luna donna conosciuta qualche anno prima. La foto, scattata negli anni 80, la ritraeva pensierosa in campagna. Lui le scriveva molte lettere, pur vivendo nello stesso luogo.
Lettere e note colme di amore, L’amore ai tempi dell’amore. Una tenera fantasia così reale da essere accompagnata a parole dal suono di una poesia del grande Menestrello inglese: “Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si consumano al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l’amore che dura fa così”.
Lui non era un artista. Si era dimesso dal calcio e giocava a squash, tennis e a golf nella terra che lo ospitava. Lasciava all’immaginazione degli altri le parole che potevano sgorgare dal suo cuore traboccante e dalla passione travolgente.
Si conobbero per le strade di una cittadina bagnata dal Mare di Ulisse. La loro storia, che fu d’amore, passione e scambio intellettuale e artistico, rimarrà in lui fino alla fine dei tempi.
Lui le scriveva le cose più appassionate che siano mai state scritte, documenti incredibilmente affascinanti a testimonianza di una passione reale, sconfinata ed eterna, che non le aveva mai spedito. Scritti che mettevano a nudo, oltre ogni pudore, un rapporto sentimentale che si rivelava ben più carnale e terreno di quanto si potesse immaginare.
Non si troveranno altrove simili parole. Lettere nelle quali, oltre a dirle che l’amava pazzamente, le confessava che era diventata una parte così vitale di lui, che si ritrovava completamente sottosopra, posto che questo significasse qualcosa. Non sapeva cosa scrivesse, sapeva solo che l’amava esclusivamente, furiosamente infinitamente.
Lui, non sapeva bene cosa volesse dall’esistenza. Forse aveva avuto già tanto da una vita vissuta in maniera disordinata sulle splendide spiagge del Pacifico. Si sentiva travolto e viziato da lei e continuava a chiederle cose sempre più difficili. Si aspettava che lei compisse prodigi. Confessandole quanto gli mancavano quelle sere trascorse insieme davanti ad un film e una tazza di tisana.
In poche occasioni le apparve come un fantasma. Uno spettro. Altre volte lo faceva ammalare di desiderio, brama di averla, di averla sempre vicina e parlarle con naturalezza e muoversi come se fosse una parte di lei. Non riusciva ad essere sensato davanti a lei. Gambe serrate. Fragilità. Dolce, ingannevole arrendevolezza.
La docilità di un uccello. Rieccolo di ritorno, ancora bruciante di passione, come caffè fumante. Non più di una passione di carne, ma assoluta fame di lei, fame divorante. A Ponza c’è stata una unione. Sono venuto via con pezzi di te incollati sulla mia pelle; camminavo, nuotavo, nel sacro Mare di Odisseo.
Che tutto questo sia stato così meraviglioso solo perché rubato a valori non condivisi? Stavano recitando l’uno per l’altra? L’uno all’altro? Era lui meno sé stesso o più di sé stesso, e lei meno o più di sé stessa? Era follia credere che quell’incredibile intesa potesse durare in eterno?
Lui la studiava attentamente per scoprire le possibili crepe, i punti deboli, le zone di pericolo. Ma non ne trovò – neppure una. E ciò poteva significare solo che ne era innamorato, ciecamente, ciecamente. Restando cieco per sempre!
Una voluttuosa schiavitù e una tirannica necessità. Più crudele adesso di prima – consapevolmente, cocciutamente, crudele. L’insaziabiledeliziadell’amarla.
“Come closer to me, come closer. I promise you ittwill be wonderful.” AnaisNin.
Una sera lei scomparve. Lui rimase a casa con il frutto di quell’amore. Era così pieno di lei, che aveva paura di mostrare il suo volto. Nessun altro addio lo aveva mai lasciato così sconvolto. Non sapeva cosa gli stesse succedendo, cos’era lei per lui, tanto da volerla sempre accanto a sè. Di svegliarsi con lei, di tenerla stretta… una folle, spaventosa tenerezza… il desiderio di prendersi cura di lei… Poi il grande dolore.
Non essere più al suo fianco. Il dolore di dirle che era traboccante, disperatamente innamorato di lei. Non potere più ritrovarsi tra le braccia di un’altra, proprio non poteva. Da allora ha solo la voglia di correre, correre via per restare solo con i ricordi di ciò che Lei fu!
“Y queyo me la llevè al rìo
Creyendoque era mozuela
Pero tenìamarido.” F. G. Lorca
Gigino A Pellegrini & G el Tarik