Era il 2009 e il Presidente della Repubblica scriveva, come altri avevano scritto 100 anni prima: “ Ho seguito con particolare interesse, il Convegno su ‘il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia’ indetto dalla nostra Banca centrale, non solo per l’impegno da me rivolto nel passato a quella tematica e per la convinzione che il prestarvi la massima attenzione sia parte non trascurabile del mio attuale mandato istituzionale, ma anche perché si è trattato di un Convegno molto diverso da altri.”
In Italia abbiamo sempre avuto qualche ‘protettore’ che ha sentito un irrefrenabile impulso di trattare i suoi simili come animali domestici. Così ha continuato a scrivere: “Non è certo mancato il libero dibattito o il confronto delle opinioni, ma l’elemento caratterizzante è stato costituito dalla presentazione dei risultati delle ricerche condotte, con grande competenza e serietà, e in modo non frettoloso e sbrigativo, dall’interno della Banca d’Italia.”
Qualunque giovane, oggi, nato e cresciuto al Sud, e che abbia un'età compresa tra i 24 e i 35 anni, una laurea in tasca e tanta speranza di farne buon uso, potrebbe essere un potenziale migrante intellettuale. Abbandonate le valigie di cartone, dunque, via le coppole sformate e i lunghi cappotti di flanella: a restare immutata è solo la destinazione. Da Roma in su, e in fuga principalmente dalla Calabria: ai laureati meridionali non resta che sperare di poter ricominciare da zero, o almeno da tre, come si augurava l’ottimista Massimo Troisi.
Attualmente, per un giovane meridionale ogni meta porta un po' più a Nord rispetto al proprio punto di partenza, nella speranza che qualcosa della propria vita migliori, si stravolga o, semplicemente, possa essere presa in considerazione. Nel 1980 solo il 5% dei migranti meridionali partiva alla volta del Nord con una laurea in tasca, dal 2015 in poi, il fuggifuggi di laureati sono diventati circa il 25% e, ovviamente, sono destinati ad aumentare turbinosamente.
La Calabria si sta trasformando rapidamente in un guscio vuoto, una culla di giovani talentuosi prima cresciuti, poi formati e, alla fine, abbandonati al proprio destino. Il pensiero di poter vivere nel meridione sembra essere, ormai, alla stregua di un’assurdità, un'irriverenza, una presunzione o, ancor peggio, un anacronistico sogno di vita e di rivalsa. Chi decide di restare, insomma, in diverse occasioni viene deriso, umiliato, sottoposto ad ingaggi di lavoro ai limiti dell'umano e, almeno nella maggior parte dei casi, tacciato di mancanza di ambizione o, peggio ancora, di determinazione e volontà.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik