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Pd e M5Stelle come i ladri di Pisa

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pd-5-stelle-604652.largeI ladri di Pisa facevano finta di litigarsi durante il giorno, ma poi la notte andavano a rubare insieme. Il Pd e il M5Stelle oggi si comportano effettivamente come i ladri di Pisa. Osservate attentamente quello che da alcuni giorni sta accadendo a Bari, e poi a Torino e oggi ad Avellino. C’è stato davvero un terremoto politico giudiziario, uno tsunami di vaste proporzioni che ha scombussolato i piani dei due maggiori partiti dell’opposizione e che ha provocato numerosi arresti e dimissioni nel Comune di Bari, nella giunta regionale pugliese. E tanti candidati eccellenti scelti per partecipare alle elezioni hanno declinato l’invito. Ci sono stati arresti, voti comprati con 50 euro, corruzioni, voti di scambio, turbative d’asta, truffe e truffe aggravate, elezioni truccate. E poi il leader grillino Giuseppe Conte che cavalca gli scandali per accusare il Pd, suo ex alleato, di corruzione elettorale. L’ex Premier che giorno e notte sogna di ritornare a Palazzo Chigi, che non ha dimenticato la comoda poltrona, non offre alcuna sponda al suo ex alleato e alla segretaria del Pd e manda in tilt il campo largo. Dietro le schermaglie dell’ex Premier non ci sono solo le votazioni di Bari, della Basilicata, di Torino, delle Marche e di tanti comuni italiani. Dietro le schermaglie che hanno lasciato il segno e provocato gravi ferite ci sono le ambizioni di Conte. Boicotta, è vero, le primarie di Bari dove si doveva scegliere il candidato sindaco del campo largo. Attacca continuamente il Pd e dice pesta e corna dell’ex alleato che insieme dovrebbero sconfiggere il candidato del centro destra. Litiga ogni santo giorno. Fanno schermaglie. Conte e Schlein non si guardano neppure in faccia quando insieme partecipano ad un convegno. La rottura sembra inevitabile. Ognuno va per la sua strada. Ci sono, ma nessuno dei due lo dice, interessi di bottega. Il prossimo mese di giugno ci saranno le elezioni europee e lì si voterà col sistema proporzionale e non ci saranno alleanze. Qui Conte e il M5Stelle vogliono essere competitivi, vogliono guadagnare voti, cercano di superarsi a vicenda. Il vincitore della competizione sarà il leader indiscusso della coalizione di sinistra che poi nelle prossime elezioni politiche sarà il candidato premier in contrapposizione a Giorgia Meloni. E così la sinistra si danneggia da sola e il Pd e il M5Stelle rischiano di pagare il pegno non solo alle elezioni europee, ma nelle Puglie, nella Basilicata, nelle Marche e infine in Piemonte.

Ora a Bari, fanno finta di litigare, ma poi alla fine troveranno un accordo. Divisi su tutto, al primo turno elettorale presenteranno due candidati, Leccese e La Forgia, ma poi nell’eventuale ballottaggio si riuniranno, perché i due candidati appartengono allo stesso schieramento di sinistra. Ora nemici per finta per prendere per fessi gli elettori, domani amici integerrimi. Ma gli elettori non sono poi tanto fessi. Non andranno a votare e così l’astensione al voto aumenterà a dismisura. E a scrutini ultimati andranno in televisione e accuseranno l’elettorato che ha disertato le urne e che è stato causa della loro sconfitta. Ora fanno finta di litigare, ma domani andranno d’amore e d’accordo. Il campo largo morto e seppellito prima delle elezioni, risorgerà come un fungo nel ballottaggio. Il dialogo tra il Pd e il M5Stelle non si è mai interrotto. Al ballottaggio troveranno la quadra, e qualora, uno tra Leccese e Laforgia venisse eletto sindaco, si sono impegnati a costruire una squadra di governo che valorizzi le esperienze e le competenze di entrambi gli schieramenti. Come volevasi dimostrare, il campo largo o campo giusto non è finito. E così si ritroveranno i due partiti ancora una volta insieme alle prossime elezioni politiche, che però sono lontanissime e Giorgia Meloni difficilmente vuole lasciare la poltrona di Palazzo Chigi alla Schlein o a Conte. Ride l’altro campo, quello del centro destra, perché dopo la batosta in Sardegna, sa come vincere le elezioni. Non mancano, però, le schermaglie tra Salvini e la Premier Meloni. Ma poi marciano insieme e insieme governeranno a lungo il Bel Paese.

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