
Il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani con riferimento al provvedimento di perquisizione e sequestro emesso in data 1° marzo 2017 dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle associazioni criminali, anche straniere, a firma della Presidente On.le Rosy Bindi ed eseguito lo stesso giorno dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza, in danno del Grande Oriente d’Italia, rende noto che è stata inviata il 17 marzo scorso tramite posta certificata un’istanza di revisione in autotutela finalizzata alla richiesta di annullamento e/o di revoca del provvedimento medesimo.
Con tale richiesta il Grande Oriente d’Italia ha assegnato alla Commissione un termine perentorio di 10 giorni, spirato il quale si è riservato il diritto di adire l’Autorità giudiziaria, in tutte le competenti sedi, al fine di ottenere, anche nei confronti dei singoli parlamentari membri della Commissione, il ripristino della propria onorabilità e reputazione e di quelle dei soggetti aderenti, nonché il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti a causa dell’illiceità del decreto 1 marzo 2017.
Tale istanza si fonda anche sui principi consolidati nelle due sentenze che gli estensori ed i firmatari del provvedimento necessariamente conoscono senza averle volute osservare, una delle Sezioni Unite penali della Corte di Cassazione (4/1983) l’altra della Corte Costituzionale 379/1996): principi, a parere del GOI, traditi nella formulazione del provvedimento anche alla luce del presidio Costituzionale costituito dalle norme poste a tutela della libertà di associazione (art. 18) del diritto inviolabile di difesa (art. 24 Cost.), e del principio del contraddittorio (art. 111 Cost.).
E’ stato contestato alla Commissione che le operazioni affidate allo SCICO risultano illecite in quanto anche esorbitanti rispetto ai poteri stessi, come configurati della legge istitutiva della Commissione con ogni conseguenza anche a carico dei singoli commissari e di chiunque abbia concorso ad adottare il provvedimento.
A seguito delle valutazioni da parte dei giuristi del Grande Oriente d’Italia, è stato costituito un Collegio “aperto” alle proposte sia del mondo del libero pensiero sia di coloro che hanno avvertito l’iniziativa della Commissione (interpretabile anche alla luce delle dichiarazioni ai media da parte dei singoli commissari), come preludio di una deriva populista ed autoritaria ora scaturita anche dalle proposte di legge contro la massoneria annunciate dal deputato Pd Davide Mattiello e dall’On. Claudio Fava, entrambi componenti della stessa Commissione Antimafia, su un modello sul quale già il fascismo si era cimentato con la “nota e sciagurata” Legge “Sulla regolarizzazione dell’attività delle associazioni e dell’appartenenza alle medesime del personale dipendente dello Stato”, promulgata il 26 novembre 1925, alla vigilia delle leggi speciali di abolizione dello Stato liberale e di instaurazione della dittatura .
Il Grande Oriente d’Italia intende agire inflessibilmente, nel solco dei duecento anni della propria storia e del rispetto e difesa dei principi costituzionali e delle leggi che ad essa si conformano, con la certezza della integrità e rispettabilità dell’Ordine ed anche delle azioni che le figure apicali degli organi amministrativi, abbiano intraprese o intendono intraprendere.
A differenza dei classici capannoni, quelli in ferro vantano grandissime qualità di resistenza e affidabilità.
Queste strutture vengono utilizzate principalmente con la funzione di stoccaggio e protezione materiali, senza dimenticare l’utilizzo come zona di lavoro coperta dalle intemperie che non necessiti però un lavoro in muratura o di tipo specifico.
I capannoni in ferro sono incredibilmente resistenti, impermeabili e sicuri. Questo tipo di struttura infatti è studiata appositamente per resistere alle più varie tipologie ti stress fisico e ambientale.
Un capannone di questo tipo, sarà per esempio in grado di sopportare forti raffiche di vento, precipitazioni di ogni genere, dalla pioggia alla grandine, senza dimenticare la neve e il peso di quest’ultima.
Durante una forte nevicata infatti, la neve si deposita sul tetto del capannone, una struttura poco resistente potrebbe così diventare molto pericolosa e rischiare di crollare per lo stress fisico che subisce. Un capannone in ferro realizzato con cura e precisione invece è capace di resistere e di garantire totale sicurezza, senza dimenticare il tranquillo svolgimento della sua funzione, sia questa contenitiva che lavorativa.
Capannoni in ferro e vento
Altro elemento che caratterizza i capannoni in ferro è la resistenza a forti raffiche di vento continue. Il vento infatti è un altro elemento che può danneggiare fino a dirittura ad abbattere un capannone. Tramite la sua struttura in ferro studiata per avere una certa elasticità e realizzata attraverso materiali appositi, il capannone in ferro riesce a resistere al vento, ammortizzando l’impatto e mantenendo la struttura stabile e sicura.
Sia che parliamo di stoccaggio, ma soprattutto quando il capannone è utilizzato per svolgere delle operazioni, la sicurezza di quest’ultimo è assolutamente fondamentale. È in questo modo che le costruzioni in ferro si guadagnano la loro fama e diventano un elemento portante del sistema lavorativo.
Perché scegliere i capannoni in ferro
Studiati per resistere a terremoti, neve, agenti atmosferici di vario genere e vento anche estremamente forte, i capannoni in ferro diventano una scelta obbligatoria per chiunque abbia intenzione di allestire un’area di stoccaggio esterna o di ampliare la propria zona di lavoro con aree che necessitano questo tipo di struttura.
I capannoni realizzati in ferro con le loro caratteristiche uniche diventano un elemento di sicurezza, una garanzia di corretto svolgimento di lavoro e sicuramente una cosa in meno a cui pensare, durante le già impegnate e complesse ore lavorative della propria attività.
«All’inizio mi fidavo di loro, pensavo potessero aiutarmi».
Poi«Quei due mi hanno drogata e poi violentata»
E’ quanto ha detto la minorenne al consultorio comunale di Torino e scritto al quotidiano La Stampa dopo essere stata violentata.
Stupri di gruppo che avvenivano a Torino, città dalla tradizione esoterica secolare.
Stupri che avvenivano durante sedute spiritiche.
E tutto veniva filmato.
Sono stati arrestati Paolo Meraglia, 69 anni, professore di matematica a riposo, il suo vice, Biagino Viotti, di 73, già candidato alle elezioni politiche per la lista dei Pensionati, e M.F., un ragazzo di 22 anni, fidanzato della giovane violentata.
Il ragazzo non ha avuto esitazione alcuna a consegnare nelle mani dei due santoni la propria ragazza.
Oltre ai tre arrestati anche venti indagati perché inducevano le loro vittime, donne, qualche uomo e molte ragazzine, a partecipare a riti magici che si concludevano con stupri di gruppo e violenze sessuali.
Tra questi anche la madre del fidanzato che vestiva le parti della ancella.
I dirigenti della Squadra mobile Marco Martino e Fulvia Morsaniga hanno spiegato che «Nel gruppo ognuno ricopriva un ruolo. C’erano i maestri, gli apostoli, le vestali, i catalizzatori e le ancelle».
Ogni volta come documentato nei video girati in due appartamenti della città, la seduta spiritica terminava con rapporti sessuali di gruppo, con tanto di candele e fumi d’incenso.
E Meraglia pronunciava le sue formule magiche:«Per il potere di questi angeli io indosso questa potente missione e grazie ad essi porterò al successo le cose che ardo dal desiderio di compiere»