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papaManifesti irriverenti affissi sui muri delle case contro i politici ci sono sempre stati.

Ultimamente sono comparsi a Roma dopo che l’On. Fedele ha assunto la carica di Ministro della Pubblica Istruzione.

La valanga di polemiche furono scatenate contro il Ministro il quale sul suo curriculum aveva scritto “Laureata in Scienze Sociali”, mentre in realtà ha conseguito il diploma di assistente sociale.

Chi non ricorda quelli del vecchio Partito Comunista Italiano nelle elezioni politiche del 1948 e 1953 contro il Presidente del Consiglio e leader indiscusso della Democrazia Cristiana?

 

Ma contro un Pontefice mai. Uno sfregio senza precedenti.

Fino ad oggi però. Infatti Roma si è svegliata tappezzata di manifesti di contestazione a Papa Francesco.

Il manifesto riporta l'immagine del Santo Padre molto corrucciata e rabbuiata e in basso la scritta con venature romanesche:

- A Francè, n’do sta la tua misericordia?

- Nessuno sa chi ha affisso nottetempo i manifesti, la Digos romana sta indagando.

Sui manifesti non ci sono simboli né sigle di partiti politici. Sono al vaglio le registrazioni delle varie telecamere che inquadrano le strade e le vie di Roma, dal quartiere Prati, a Trastevere, al Vaticano,dove sono comparsi i manifesti, immediatamente fatti ricoprire dai Vigili con l’applicazione della scritta “Affissione abusiva”. Chi ha potuto affiggere i manifesti? Certamente chi non vuole bene a Papa Francesco e chi è contro la sua politica e il suo operato.

 

Il Papa è stato immediatamente informato dai suoi più stretti collaboratori della comparsa dei manifesti ed ha reagito con serenità e distacco.

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La storia che manettesto per raccontarvi è davvero strana e faccio tanta fatica a credere che possa essere vera. Fino ad ieri sapevo che la gente potesse finire in galera e mangiare il rancio dello Stato se avesse compiuto alcuni reati come uccidere, rubare, causare disastri e reati per mafia, ‘ndrangheta, camorra, spaccio di droga.

No, niente di tutto questo. Si può oggi finire in gattabuia senza commettere reati. Anche chi non vuole lasciare la sua terra, chi non vuole abbandonare i luoghi in cui è nato e cresciuto, può finire in galera con le manette ai polsi come un delinquente incallito.

 

Ad Arquata del Tronto, luogo colpito e devastato dal terribile terremoto, vive un uomo di 58 anni il quale non vuole abbandonare il paesello natio.

Soffre di una fobia, causa il terremoto, verso i luoghi chiusi.

Infatti, fino ad ieri, è vissuto in una tenda della Protezione Civile. Non vuole lasciarla e per questo è stato arrestato e subito processato. E il Giudice ha pure convalidato il suo arresto. Ma andiamo in ordine.

L’uomo si chiama Enzo Rendina che ha cercato di rimanere nel suo paese natale completamente distrutto dal sisma, accanto alla sua casa diroccata, dormendo prima all’aperto sotto le stelle, poi in una tenda in un luogo indicato dalla Protezione Civile. Non ne vuole sapere di abbandonare la sua casetta anche se è ridotta ad un cumulo di macerie, perché sotto quelle macerie ci sono ancora tutte le cose belle che lui ha sempre amato e sognato.

Molti hanno cercato di convincerlo ad abbandonare il paesello distrutto.

Niente da fare. Ci ha provato il Sindaco, ci ha provato finanche Vasco Errani il Commissario per la ricostruzione. Gli hanno offerto un alloggio in un comodo albergo della costa adriatica,niente.

Enzo ha paura del terremoto, ha paura di dormire in un luogo chiuso e ostinatamente si rifiuta di lasciare la sua tanto amata terra di Arquata. Quando è arrivata la seconda scossa di terremoto è costretto a spostarsi a Borgo Arquata, paese vicino.

E’ arrivato il crudo inverno, è arrivato il freddo e il gelo, è arrivata finanche la neve in grande quantità e il nostro amico è ancora là sotto una tenda al freddo e al gelo, neppure riscaldato la notte da un bue e da un asinello come Gesù Bambino. Viene minacciato dalla Procura di Ascoli Piceno e viene accusato di intralcio ai lavori dei soccorritori e minaccia a pubblici ufficiali.

 

Ma se dormiva la notte in una tenda che la Protezione Civile aveva sistemato in luogo sicuro quali difficoltà ha potuto creare ai Vigili del Fuoco?

Gli avvocati lo hanno tirato fuori dal carcere ed ora, forse, passerà gli arresti domiciliari in un camper messo a disposizione da una associazione francese “Io non crollo”, perché in una stanza in muratura, per adesso e solo per adesso, non vuole più starci.

 

L’arresto?

E’ semplicemente un arresto assurdo di un uomo, amante del suo paese anche se distrutto dal sisma che non vuole abbandonare. Ma la cosa che lo ha infastidito e turbato di più non sono state le manette ai polsi, è stato vedere che qualcuno aveva preso il suo zainetto con i pochi effetti personali che era riuscito a recuperare dopo il crollo della sua casetta.

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Questa la nota di Francesco Gagliardi

Vasto. Il primo luglio del 2016 un ragazzo di appena 21 anni che viaggiava ad alta velocità e che non si era neppure fermato al semaforo rosso aveva investito una giovane donna che si era da poco sposata uccidendola quasi sul colpo.

Inutile il soccorso e il trasporto all’ospedale.

L’investitore non fece neppure un giorno di galera.

Era ancora libero di circolare liberamente, di andare al bar, di andare al cinema e al campo sportivo, di godersi la vita, in attesa del processo.

Il marito della donna, una bellissima ragazza di nome Roberta, non ha retto al dolore causatogli e vedendo il ragazzo scorazzare felice e contento per le vie del paese, senza alcun rimorso per aver causato la morte di una fanciulla, gli ha fatto perdere la testa.

E così l’altro giorno ha aspettato che il ragazzo uscisse da un bar e gli ha esploso alcuni colpi di pistola uccidendolo.

Ha voluto così vendicarsi senza aspettare il giudizio finale della Magistratura italiana, troppo lenta anche in questi tristi casi.

Dopo aver commesso l’omicidio l’uomo si è recato a visitare per l’ultima volta, cosa che faceva immancabilmente ogni santo giorno, la tomba della moglie deponendo sul marmo la pistola e dandole l’ultimo saluto:- Giustizia è fatta -.

Non voglio minimamente giustificare l’atto compiuto dall’uomo che evidentemente non ha saputo vincere il dolore per la grave perdita della cara mogliettina.

Non si uccide per vendetta.

Si viene sempre meno al 5° comandamento che dice:- Non uccidere -.

Però lasciare ancora impunito e completamente libero uno che ha ucciso e che a distanza di 7 mesi è rimasto ancora a piede libero non è una bella cosa.

Il ritardo dei processi a volte porta a questi tristi episodi .

I danneggiati si fanno giustizia da soli, sbagliando.

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