
Abusava di una ragazza disabile con la consapevo lezza della madre della vittima, sua convivente.
Un uomo di 63 anni è stato arrestato a Lamezia Terme, assieme alla convivente di 55 dai carabinieri per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.
La ragazza, affetta dalla nascita da ritardo mentale, era oggetto di insulti da parte dei due che ritenevano non denunciasse mai gli abusi.
La violenza è stata scoperta grazie al lavoro di un'equipe di esperti.Ansa.
“I Carabinieri della Nucleo Operativo della Compagnia di Lamezia Terme hanno arrestato Elena Rubino, 55 anni e il convivente Emilio Giovanni Scalercio, 63 anni, responsabili in concorso tra loro dei reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale aggravata nei confronti della figlia della donna, affetta sin dalla nascita da ritardo mentale grave. "Non ce la faccio più”, avrebbe detto la ragazza con un filo di voce e tra le lacrime mentre era chiusa nella sua stanza nel silenzio, frase che ha fermato il cuore di tutti gli addetti ai lavori.
L’attività dell’Arma è stata condotta sotto la direzione della Procura della Repubblica di Lamezia Terme, mediante l’impiego di un’equipe composta “ad hoc” che ha lavorato in sordina con attività non intrusive nei confronti della vittima e l’obiettivo unico di proteggere la ragazza e liberarla dalla sua terribile situazione.
Dalle indagini è emerso che giornalmente la donna subiva ripetutamente insulti e mortificazioni da parte dei due, consapevoli che la vittima non sarebbe stata creduta e certi che non avrebbe parlato. L’attività svolta dagli investigatori ha consentito di scoprire come la vittima, venisse giornalmente e ripetutamente anche abusata sessualmente dall’uomo e con la piena consapevolezza della madre. Sempre nel corso dell’attività sono stati riscontrati altri abusi che sono al vaglio di ulteriori approfondimenti.
Le richieste e i riscontri raccolti nel corso del tempo sono stati pienamente condivisi ed accolti dall’Autorità Giudiziaria che con apposita ordinanza ha disposto per entrambi l’arresto e la conseguente traduzione presso le case circondariali di Castrovillari e Vibo Valentia."
Fonte: Il Lametino
Del fatto si è resa conto la competente Guardia di Finanza probabilmente a seguito di accurate indagini indotte da clienti dell’istituto bancario.
In sostanza un dipendente bancario “approfittando della sua mansione di cassiere, per oltre un anno, all’insaputa di ignari correntisti, ha effettuato abusivamente piccole operazioni di prelievo e/o di bonifico dai loro conti, trasferendo illecitamente il denaro così ottenuto - dopo vari “giri” e falsificando documenti - su conti intestati a se stesso o a suoi prestanome”.
Il magistrato titolare delle indagini ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini, con contestuale avviso di garanzia, notificato dai militari.
E’ stato contestato all’indagato il reato di furto aggravato e falso, per aver sottratto denaro di correntisti per alcune decine di migliaia di euro.
L’intervento delle fiamme gialle ha consentito che nessuno dei correntisti sia rimasto sostanzialmente danneggiato dai furti, in quanto la banca ha restituito subito ai legittimi titolari le somme sottratte dal proprio dipendente.
Il fatto è successo in una Banca di Lamezia terme
La banca è risultata assolutamente estranea ai fatti.
Rocco Mangiardi è noto in Calabria per essersi ribellato alla ‘ndrangheta
Oggi con la stessa forza e determinazio ne ha detto no al premio anti ‘ndrangheta “Il pacchero d’argento”.
Scrive Mangiardi:
“Ci sono premi che per scelta di vita e per coerenza bisogna rifiutare. Grazie, no!
Qui di seguito, le motivazioni del mio “No” al signor Magarò come candidato al premio “Il pacchero d’argento”.
Gentilissimo signor Magarò,
Nel ringraziarla anticipatamente per avere pensato, tra gli altri, anche alla mia persona, come candidato al premio denominato “Il Pacchero d’argento” le voglio comunicare, le motivazioni per le quali non intendo accettare tale conferimento.
Ritengo doveroso informarla sul perché di questa mia scelta, e poiché io non sono abituato ad inventare scuse, le descrivo qui di seguito dettagliatamente le motivazioni della mia rinuncia.
Un premio per la legalità, e Lei essendo stato presidente della precedente commissione antimafia regionale, mi insegna, è una cosa molto importante e, proprio perché importante, per i contenuti forti che dovrebbe avere da parte di chi la rappresenta, io ritengo orgogliosamente di non accettarla.
Sia bene inteso, io ritengo che lei abbia agito nel periodo del suo impegno istituzionale in buona fede e io e tanti altri come me (familiari delle vittime innocenti In primis), speravamo, non di avere riconoscimenti, non di avere “targhe”, ma semplicemente la vicinanza delle autorità preposte. Autorità come in quel momento era la sua, che facesse davvero un vero sparti acqua tra le vittime e carnefici, fra la legalità e l’illegalità.
Speranza disillusa fin dal primo momento, quando, invece di fare la scelta di vicinanza alle vittime che avrebbero certamente dato un contributo appassionato e proficuo contro la ‘ndrangheta, si è ritenuto opportuno invece, fare la lotta alle mafie con le “caramelline anti-‘ndrine” e quant’altro, tra le quali le installazioni delle targhe davanti ai portoni dei municipi calabresi con su scritto “Qui, la ‘ndrangheta non entra!”, mentre in quel preciso momento (vedi una per tante, Gioia Tauro), aveva bisogno di una insegna con la dicitura ben diversa e di questo tipo: “Da qui la ‘ndrangheta se ne deve andare!”.
Sottolineo che lei, da presidente della commissione regionale antimafia, non si è mai disdegnato del “comportamento poco etico” dei suoi “onorevoli” colleghi che giorno dopo giorno finivano ne libro degli indagati.
Gentilissimo signor Magarò, dopo la prima telefonata intercorsa tra noi nella quale lei mi parlava della premiazione, ho ricevuto anche il suo sms, dove lei mi chiede di inviarle tramite indirizzo e-mail testualmente questa cosa: ”Mi mandi una tua nota con le tue battaglie contro le mafie”, pensavo la scelta di un candidato al premio fosse una scelta dettata dalle motivazioni di una giuria, e non del premiato prescelto, le consiglio di conservare il premio e di attestarlo a qualcuno che lei senza altro userà l’accortezza di conosce meglio.
Le auguro una buona vita e che sia di vero cambiamento.
Rocco Mangiardi