Un oppioide sintetico fino a 100 volte più potente della morfina rappresenta un pericolo reale per chi ne abusa, ma anche per medici e poliziotti: l'inalazione di poche particelle può risultare letale.
L'epidemia di abuso di oppiacei che da qualche tempo preoccupa gli Stati Uniti non accenna a placarsi: secondo alcuni dati preliminari diffusi qualche giorno fa dalla US Drug Enforcement Administration, nel 2016 i casi di overdose sarebbero aumentati del 20% rispetto all'anno precedente, con oltre 59 mila decessi dovuti all'abuso di stupefacenti.
L'ultima e più grave minaccia nella famiglia degli analgesici è un oppioide sintetico chiamato Fentanyl, da 50 a 100 volte più potente della morfina: inizialmente sviluppato negli anni '60 per uso clinico, si sta ora diffondendo tra le droghe di strada dove spesso è mischiato e spacciato con eroina o altre sostanze.
In ambito clinico è impiegato in cerotti transdermici, lecca-lecca o pastiglie per la terapia del dolore cronico dei malati di tumore; in ambito criminale viene sintetizzato dai cartelli della droga messicani a un costo più basso di quello necessario per produrre eroina, con cui spesso viene mischiato per renderla più potente.
Il cantante americano Prince sarebbe morto il 21 aprile 2016 proprio per un'overdose di Fentanyl, farmaco che assumeva per alleviare il dolore causato da un operazione alla gamba.
Il Fentanyl, infatti, è così potente che è facile andare in overdose, anche inavvertitamente ed è molto difficile dosarne la quantità giusta: quella in grado di uccidere una persona potrebbe essere giusta per alleviare il dolore di un’altra.
Uno dei partecipanti a uno studio australiano sul Fentanyl commentò l’efficacia del farmaco dicendo che una volta provata «non si può tornare indietro», perché gli altri oppiacei, a confronto «sono merda».
Prince, una delle più grandi rockstar di sempre, è morto per un’overdose accidentale di Fentanyl, il potente antidolorifico oppioide sintetico, che stava assumendo per alleviare un dolore cronico all’anca.