Riccardo Clemente
Collaboratore dal 2009, da tempo ormai realizza insieme alla redazione articoli su Amantea, ma di fondamentale importanza è il ruolo di "informatore".
Splendidamente, infatti, raccoglie informazioni preziose su vicende locali ed in numerose occasioni ha permesso la realizzazione di veri e propri scoop di cronaca locale realizzati dallo Staff del portale TirrenoNews.Info
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Giulio Carlo Argan, non molto tempo fa acutamente scriveva: “Non si può separare il giudizio sull’arte contemporanea dal giudizio globale sul pensiero, sulla cultura, sulla concezione del mondo e della vita della civiltà moderna; infatti, o il giudizio è totalmente negativo, e non rimarrà che maledire il destino che ci ha fatti nascere in un epoca di oscura barbarie; o è positivo, e non rimarrà che cercare anche nell’arte un segno o un carattere della coscienza moderna”.
Come si potrebbe infatti giudicare sana e completa una cultura alla quale mancasse la componente estetica? Detto ciò, bisognerebbe porsi la domanda su cosa sia l’oggetto di questa difesa e da chi bisogna difenderla, ebbene le risposte sembrano abbastanza chiare: l’oggetto è la libertà dell’uomo e la libertà di essere creativo, il soggetto accusatore consta in tutti coloro che negano questo diritto nel fare artistico, in questo caso ci si riferisce alla condanna che l’arte ha subito da parte delle "libere" democrazie occidentali e all’idea che lo strano, il diverso è comunque un atto creativo.
Trovo questo assolutamente inaccettabile e frutto del degrado culturale ed estetico che sta attraversando il mondo intero e in particolare l’Italia. Manufatti inusuali, diversi, un po' freak non sono, per questa loro natura, opere d'arte. L'opera d'arte è un'altra cosa. La vera forza e profondità dell'evocazione artistica è diretta innanzitutto verso l'interno della persona umana, e cioè vengono suscitate in essa nuove esperienze interiori, che espandono e approfondiscono immagini che la stessa persona ha di se stessa, e del mondo con il quale ha a che fare.
Questo mi ha portato ad una riflessione che voglio condividere con voi ed è l’esistenza del rapporto fra l’essere umano e l’umanità. Questo rapporto, lo sappiamo o faremmo bene a saperlo, è sempre esistito, e quindi dovrebbe essere sempre rintracciabile, in un modo o nell’altro nelle forme di “rispecchiamento della realtà”. Ma, in una società di classe come la nostra, l’oggettività esiste più in sé che per la “massa” (termine molto caro a tanti benpensanti che lo usano in maniera spregiativa), la sua espressione diretta doveva essere ed è per forza distorta, “involontariamente” equivoca.
Mai come oggi sono portato a pensare che solo la nascita di un nuovo mondo e la possibilità reale di contribuire ad una società senza classi questo problema si innalzerebbe oggettivamente ad uno stadio superiore, mostrando una umanità “nei lineamenti del suo concreto essere e divenire, la prospettiva concreta di una umanità unitaria”. Una società dove non ci sarà spazio per sfruttatori, millantatori, sedicenti artisti, protettori di animali domestici e truffatori.
La fantasia è quella capacità che abbiamo tutti, fin da bambini, di immaginare cose che ancora non esistono. Una caratteristica non solo dei poeti ma anche degli scienziati. […] Fantasia è anche cercare il modo di sperimentare ordini politici, economici e sociali, diversi da quello attuale, e coincide a volte con l’utopia, ciò che non sta, ancora, da nessuna parte. Vanessa Roghi
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
Carlo Collodi scriveva: “Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò: ‘Come si chiama tuo padre?’. ‘Geppetto’. ‘E che mestiere fa?’. ‘Il povero’. ‘Guadagna molto?’. ‘Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca’”.
Geppetto lavorava, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la miseria: allora come oggi lavorare non libera dalla fame.
Collettivamente i poveri sono inafferrabili. Oltre a essere la maggioranza del pianeta, sono dappertutto e anche il più piccolo evento parla di loro. Ecco perché oggi l’attività fondamentale dei ricchi è costruire muri: muri di cemento, sorveglianza elettronica, sbarramenti di missili, campi minati, controlli di frontiera, e gli schermi opachi dei mezzi d’informazione.
I luminosi vecchi tempi, son tornati a splendere di nuovo; mentre le lacrime inondano il Paese. Si avranno briciole di pane per il suddito umano. Mentre il potente sfodererà la spada "Se son ricco ho paura di diventare povero perché non voglio provare quella inaccettabile sofferenza". Questa frase, sentita in una sala cinematografica canadese, mi ha riportato a qualche anno fa mentre ero a Venezia col direttore di Rai Tre per seguire il festival del cinema.
Stavo giocando a golf con un ricco signore, che indossava pantaloni alla zuava, calzettoni di raffinato filo scozzese, maglioncino di cashmere e scarpe da golf personalizzate e il ponpon sulle mazze di radica di legno. Il distinto signore aveva deciso di erudirmi dicendomi: "Carissimo giovane amico, ragionare su una percezione tattile ha finalmente fornito la vera forma della ricchezza e della povertà, intesa esattamente come segno.
Esistono, infatti, tessuti che universalmente sono riconoscibili come “ricchi”, preziosi, associati alle situazioni di agiatezza economica. In essi l’elemento decorativo è riconoscibile e similare agli ornamenti dei palazzi, delle ville, delle cornici, dei gioielli. Con un rovesciamento della medaglia anche la povertà ha i suoi tessuti e i suoi motivi decorativi, molto diversi, generalmente lineari e geometrici, a volte narrativi, ma sempre estremamente riconoscibili.
Dunque, facile sotterrare la dignità di esseri umani anonimi e invisibili, sui quali nessuno ha interesse a investire. Bisogna isolarli, sempre più, con salari bassi, senza protezione, facilmente ricattabili, diventando diffidenti e risentiti, si la guerra tra poveri, impauriti, indifesi, disperati, abbruttiti, Dovranno consegnarsi a mani alzate a quello sviluppo senza regole così come è richiesto dal sistema finanziario internazionale.
La manipolazione di specie animali, quali scimmie e soprattutto scimpanzé ed oranghi è cosa già nota, se non al grande pubblico, alla cerchia degli scienziati dello specifico ambito. Fin qui, sorvolando ed eliminando qualsiasi considerazione etica e morale, tutto bene, sorge però un problema circa il ruolo dell’essere umano all’interno di questa nuova società, evidentemente non sarebbe possibile mantenere gli assetti sociali odierni.
Con l’introduzione di una nuova specie è il crescente disimpegno degli esseri umani dalle mansioni ordinarie e di più basso livello, a favore della nuova specie, inevitabilmente implica la necessità di diminuire il numero degli umani, in particolar modo quelli appartenenti alle fasce sociali più basse in quanto e soprattutto, per una questione economica ma anche politica, risulterebbero in surplus rispetto ai nuovi assetti sociali.
Dunque, il sistema di potere sta sperimentando nuove vie per sbarazzarsi di un po' di umanità in eccesso." Mi raccontava tutto questo, osservando il mio blu jeans e la Tshirt di "fruit of the loom" come abbigliamento stravagante di qualche suo simile e non come un semplice programmista regista di Rai salariato che, non facendo colazione nel lussuoso albergo, riusciva a pagarsi, con quei soldi, il taxi, il costo del campo da golf e la colazione presso la Club House.
Al ritorno verso l'albergo ripensavo a tutto ciò che mi era stato raccontato. Il mio pensiero andò a l’effetto serra alla sovrappopolazione della Terra e ad un detective newyorchese che investigava su alcuni omicidi strettamente legati alla carenza di cibo nel film “Soylent Green” con Charlton Heston e Edward G Robinson, e al genere umano che veniva “sfoltito” e sostituito da docili, obbedienti, ciecamente fedeli schiavi, avulsi da qualsivoglia aspirazione, con qualche piccolo desiderio, fatto da un prato verde proiettato su di uno schermo con sullo sfondo le note di Beethoven, in cambio di diventare pasticca di cibo verde per quelli che rimanevano sulla Terra.
Con il passare degli anni l’immagine del meridionale povero, pericoloso e portatore di malattie è stata sostituita da quella dell’immigrato magrebino: sempre povero, sempre pericoloso e sempre portatore di malattie. Così una bella fetta degli “italiani” descrive il nordafricano.
Gigino A Pellegrini & G elTarik
Quel fiore all’occhiello, un po’ sgualcito, della Sanita' cosentina
Sabato, 12 Agosto 2023 17:30 Pubblicato in Primo PianoConosciuto da tutti come il punto di riferimento del comprensorio Esaro-Pollino e di tutta l’area nord della provincia di Cosenza; facile immaginarne il bacino di utenza.Distintosi nel tempo per servizi di eccellenza, quali la telecardiologia, tanto da meritarsi la medaglia d’oro dalla Società Italiana di Telecardiologia durante il Congresso Internazionale di Bologna del 2022. Oppure si pensi alle avanguardie del servizio di Radiologia ed ancora, un Pronto Soccorso attivo h24, il servizio di Emodinamica, ed ancora, l’Unità Operativa di Ostetricia, la Rianimazione – ad oggi, questi ultimi, sempre più una rarità per gli ospedali di periferia – la Pneumologia, la Medicina, si potrebbero elencare all’infinito le qualità di questa struttura; bastino le cronache quotidiane.Un ulteriore aspetto da sottolineare, è l’attivissima rete associazionistica a supporto dell’utenza e a sostegno dei pazienti ricoverati.
Nel corso degli ultimi anni,nomenomen, tanto si è fatto per rendere l’ospedale “Ferrari” di Castrovillari, una “macchina da competizione”: nuove strutture, nuove sale operatorie; di recente, solo dopo martellanti proteste, l’arrivo dei medici cubani.
Ma cosa bisogna fare per poter andare oltre? Come si può far capire al mondo politico, alle direzioni generali delle aziende sanitarie, ma anche all’immaginario comune che, all’interno delle strutture, a portare avanti i servizi, ad attuare le prescrizioni, a sostegno dei pazienti, ci sono e ci saranno sempre una schiera di professionisti della Sanità di cui ne sono la colonna portante. Senza Infermieri, Ostetriche, Operatori Socio Sanitari, Tecnici, Fisioterapisti ed altre figure del comparto, i tanto sbandierati servizi di eccellenza sarebbero soltanto dei contenitori vuoti.
La verità è che oggi si assiste ad una gravissima carenza di personale sanitario all’interno dell’ospedale di Castrovillari. Quei pochi in prima linea nelle unità operative riescono con grande sacrificio a coprire i turni. Si pensi a realtà quali la Pneumologia, lo stesso laboratorio analisi, oppure la Cardiologia, fra salti di riposo, difficoltà a programmare le ferie, trasferimenti stagionali di unità in altri reparti, turnazioni con un solo operatore a fronte di posti letto saturi, il personale opera ai limiti dell’umano, spinto da un forte senso di abnegazione e di umanità. Ma, come ormai noto e dimostrato dalla letteratura scientifica, questo stato di cose rappresenta un pericolo sia per l’operatore, sia per il paziente. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
Ci si domanda se la dirigenza dell’Azienda Sanitaria sia al corrente di questa situazione; se ha verificato che vi sia corrispondenza nel rapporto fra personale e posti letto, soprattutto se questi siano veramente quelli dichiarati. Ci piacerebbe pensare che, a seguito delle ultime stabilizzazioni, vi sia una razionalizzazione del personale impiegato per il Covid, in servizi ormai non più utilizzati, e che questo venga impiegato per potenziare le Unità Operative in affanno.
Giunge al Nursind l’urlo degli operatori sanitari affinché si faccia portavoce di questo problema, in quanto loro stessi, viste le condizioni, non riescono neanche a poter esercitare il diritto di sciopero, per non interrompere la continuità dei servizi alla cittadinanza.Alla luce di tutto ciò il Nursind è pronto ad attivare tutte quelle iniziative che possano aprire il dialogo con l’azienda e che possano contribuire all’immediata risoluzione del problema.
Cosenza, 12 Agosto 2023 |
La Segreteria Provinciale NursindCosenza |