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B.S., tunisino di 24 anni, di stanza a Ventimiglia e richiedente asilo, dopo aver forzato nel tardo pomeriggio di venerdì un posto di blocco presso il casello autostradale A8 a bordo di una Volkswagen Golf con targa svizzera, si dirigeva in Italia a velocità sostenuta.

Dell’accaduto la Dogana francese informava la Polizia di Frontiera dell’inseguimento in atto, in virtù degli Accordi bilaterali in materia di inseguimento oltre frontiera, cosiddetto “Piano d’Allerta”.

Nel contempo, la pattuglia della Polizia di Frontiera, tempestivamente allertata dalla Sala Radio, si dirigeva immediatamente presso la barriera autostradale ed una volta raggiunta la stessa, predisponeva un posto di blocco attivando tutti i dispositivi di sicurezza, ivi compresi i giubbotti antiproiettile.

Alla vista della vettura, che sopraggiungeva a grande velocità, i Poliziotti intimavano l’ “ALT”; ciò nonostante, l’autista, incurante sia della Polizia che del pericolo a cui sottoponeva anche gli altri automobilisti, proseguiva la fuga a folle velocità in direzione Ventimiglia, forzando la sbarra del casello.

Immediatamente inseguita dagli uomini del dirigente la Polizia di Frontiera, dr Martino Santacroce, la vettura con lo straniero a bordo, correndo in modo tale da porre in serio pericolo l’incolumità dei numerosi passanti, poiché giorno di mercato, dopo aver anche urtato una vettura durante la corsa, andava ad impattare violentemente contro le recinzioni di un cantiere presso il passaggio a livello in via Tenda, danneggiandolo vistosamente.

Lo straniero, inseguito a piedi dalla Polizia, scappava lungo i binari riuscendosi a nascondere nella folta vegetazione presente in quel punto e facendo perdere le proprie tracce.

Venivano diramate le ricerche dello straniero, riconosciuto dagli Agenti della frontiera durante l’inseguimento, ricerche alle quali prendevano parte poliziotti del locale Commissariato, dei Carabinieri e della Polizia ferroviaria, proseguite durante tutta la notte.

Per quanto concerne la vettura, una Golf con targa svizzera, i successivi accertamenti effettuati anche presso il Centro di Cooperazione di Ponte Chiasso, permettevano di scoprire che le targhe risultavano totalmente false e che il telaio non risultava censito nei veicoli immatricolati in Svizzera. Il mezzo veniva posto sotto sequestro.

L’attività info investigativa del personale della squadra di Polizia Giudiziaria della Polizia di Frontiera permetteva di individuare il mattino seguente, il soggetto ricercato , che veniva fermato e condotto in Ufficio per ulteriori accertamenti nonché per il riconoscimento con i colleghi che il giorno prima lo avevano inseguito.

Il confronto con i poliziotti non lasciava spazio ai dubbi sull’autore del rocambolesco inseguimento.. peraltro privo di patente. Veniva quindi applicata la misura del Fermo di indiziato di delitto per ricettazione, resistenza a P.U. e danneggiamento aggravato e condotto al Carcere di Imperia a disposizione della A.G. competente.

Sono comunque in corso indagini al fine di individuare le motivazioni della fuga.

Ndr Ringraziate il PD

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"Nelle ultime ore la Guardia di Finanza ha sottoposto a sequestro la Mare Jonio, al momento alla fonda all’isola di Lampedusa".

E' quanto si apprende da fonti del Viminale.

"Questo sequestro amministrativo della nave è veramente surreale, noi siamo stati autorizzati a entrare in acque territoriali, è un dispetto fatto a noi per non tornare in mare a salvare vite umane.

 

 

Ma tanto ci torneremo, perché la giustizia ci darà ragione.

Qui siamo davanti a un conflitto istituzionale enorme".

A parlare con l'AdnKronos è Alessandra Sciurba, portavoce di 'Mediterranea', che commenta il sequestro della GdF.

Lunedì sera la nave è entrata in acque territoriali dopo avere fatto sbarcare i 31 migranti rimasti a bordo.

"Ci è stato consegnato nella notte il provvedimento di sequestro amministrativo e una multa di 300.000 per avere violato il decreto sicurezza - spiega Sciurba che si trova ancora a Lampedusa - è un conflitto istituzionale: siamo entrati dopo l'autorizzazione della Guardia Costiera, dopo avere avviato le pratiche di sbarco.

L'approdo doveva essere stamattina ma per la concomitanza dell'arrivo del traghetto ci hanno detto di potere attraccare solo alle 10".

"Invece - aggiunge Sciurba - invece poco dopo, a mezzanotte, ci è stato consegnato il provvedimento e hanno preso l'armatore e il comandante e li hanno portato in caserma per la verbalizzazione.

L'averci contestata di aver violato il decreto Salvini con un'autorizzazione formale di un'autorità di questo Stato crea una situazione davvero surreale che sembra rinviare più a una sana 'vendetta' da parte di chi non sopporta che qualche vola la giustizia prevalga come è successo ieri".

"Per noi - aggiunge Sciurba - la cosa importante è avere portato le persone a terra in sicurezza. E torneremo presto in mare, non ci fermerà nessuno.

E' una situazione davvero surreale.

Ma la giustizia sarà ripristinata come è accaduto altre volte.

Solo che questo dispetto rischia di tenere lontana dal mare per un po' una nave e mentre ci sono bambini, come i 22 salvati da noi, che ci lasciano la pelle in mare".

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Il bilancio il giorno dopo l’aggressione a Villeurbane, nella banlieue di Lione, in Francia, è di 1 morto, un uomo di 19 anni, e otto feriti di cui tre gravi “ma non sono in pericolo di vita”.

A riferirlo è il procuratore di Lione, Nicolas Jacquet nel corso di una conferenza stampa. L’agressore, sottolinea, “era sprovvisto di documenti di identità nel momento del suo arresto.

Dai documenti poi rinvenuti emergono tre date di nascita per l’aggressore, di nazionalità afgana, che quindi avrebbe 27, 31 o 33 anni.

 

E’ entrato in Francia una prima volta nel 2009 da minorenne.

Poi è stato localizzato in Italia nel 2014, in Germania nel 2015 e infine in Norvegia nel 2016.

E’ tornato in Francia nuovamente a giugno del 2016.

E’ titolare di un permesso di soggiorno temporaneo con una domanda di rinnovo valida fino al 31 gennaio 2021″.

Dai primi elementi dell’indagine non si riscontrano elementi da lasciare pensare ad una sua radicalizzazione.

L’aggressore, rileva il Procuratore, “è un musulmano.

Non aveva antecedenti giudiziari e non era conosciuto dai servizi su una sua eventuale radicalizzazione”.

L’aggressore, sottolinea ancora Jacquet, nel corso dei primi interrogatori “ha riconosciuto parzialmente i fatti” ma ha rilasciato dichiarazioni “incoerenti e confuse”. In particolare “dice di aver sentito delle voci insultare Dio (Allah) e che gli davano l’ordine di uccidere. Ha indicato anche di aver creduto riconoscere la sua prima vittima: un uomo con il quale avrebbe avuto un contenzioso“.

L’aggressore “ha riconosciuto di avere consumato una quantità notevole di cannabis” prima di passare all’azione, sottolinea ancora il Procuratore.

“Le analisi tossicologiche lo hanno poi confermato”.

Una prima valutazione psichiatrica è stata effettuata.

La Procura antiterroristica francese non si occupa al momento della vicenda “visto e considerata la personalità” dell’aggressore.

“Sarà la Procura di Lione a seguire la vicenda”, aggiunge Jacquet. ADNKRONOS

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