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"Delle 13 persone visitate al poliambulatorio di Lampedusa, solo una giovane donna era in condizioni critiche per una brutta otite.

Aspettiamo la visita dell'otorino prevista per lunedì.

Gli altri sono stati dimessi tutti e sono stati portati all'hotspot".

 

 

A parlare con l'Adnkronos è Francesco Cascio che da qualche mese è il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa e coordina le visite mediche dei migranti a bordo della Open Arms.

"Siamo stati avvertiti dalla Guardia costiera - racconta Cascio - che a bordo della nave ci fossero una ventina di persone affette da varie patologie.

Così ho chiesto di poterle visitare.

Però poi i miei medici che li hanno visitati, perché io non ero presente, hanno detto che solo una ragazza era affetta da otite".

"Mi era stato detto che un'altra donna era affetta da emorragia vaginale - aggiunge - ma poi abbiamo potuto constatare che era un falso allarme perché aveva l'emoglobina a 11,3".

"Mi hanno segnalato venti casi di scabbia sulla nave Open Arms con croste purulente" senza che a “bordo ci sia la permetrina per il trattamento della parossistosi”.

Adnkronos Pubblicato il: 16/08/2019 19:34

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Madrid risponde picche all'appello di Open Arms ad accogliere almeno i 31 minorenni a bordo della nave della ong.

E insieme a Malta chiede una soluzione comune europea.

Ma nessuno Stato membro ha fatto formale richiesta a Bruxelles per trovarla

 

Ben 507 migranti, di cui 150 minori, bloccati da giorni nel Mediterraneo, mentre continuano gli sbarchi sulle coste italiane (e non solo) di donne, uomini e bambini in fuga da fame e guerre.

La differenza tra i primi e i secondi?

Il fatto che coloro che sono fermi in alto mare sono stati soccorsi dalle navi delle ong, per la precisione Open arms e Ocean Viking. 

Le due imbarcazioni, la prima guidata dall'omonima ong spagnola, la seconda da Medici senza frontiere e Sos Mediterranée, continuano a chiedere invano un porto sicuro per far sbarcare i rispettivi migranti soccorsi al largo della Libia.

I responsabili della Ocean Viking si sono rivolti alle autorità maltesi e italiane affinché assumano il coordinamento e aiutino a individuare un porto sicuro dove sbarcare le persone soccorse.

Malta e Italia sono infatti i centri di coordinamento più vicini in grado di fornire assistenza, in mancanza di risposte dalle autorità libiche alla richiesta di un porto sicuro.

"Tra i sopravvissuti ci sono persone che portano i segni strazianti delle violenze fisiche e psicologiche subite durante il loro viaggio attraverso la Libia.

La cruda realtà è che c'è un conflitto in corso in Libia, dove molti migranti e rifugiati vulnerabili sono intrappolati in centri di detenzione sulla linea del fronte", dice Jay Berger, capo progetto di Msf sulla Ocean Viking. "Chiediamo ora un porto sicuro dove sbarcare tempestivamente queste persone vulnerabili. Hanno sofferto abbastanza", ha aggiunto.

Open Arms, invece, si è rivolta alla Spagna del premier socialista Pedro Sanchez, con una richiesta di asilo d'urgenza per i 31 minorenni che si trovano sulla nave.

Il ministro spagnolo per lo Sviluppo, José Luis Ábalos, in un'intervista televisiva ha detto che il capitano della nave non ha l'autorità di fare questa richiesta, ma ha sottolineato che questo può essere "un elemento per mantenere viva la questione".

Parole che hanno fatto scattare la dura replica di Oscar Camps, il presidente della ong: "Non si tratta di mantenere viva la questione, ma di mantenere vive le 507 persone che oggi stanno subendo un sequestro in mezzo al mare", ha affermato riferendosi anche ai migranti bloccati a bordo della Ocean Viking. 

Malta e Spagna hanno rilanciato il mantra: "Serve una soluzione comune europea".

Peccato che nessuno Stato membro, stando a quanto rivelato dalla Commissione Ue, abbia formalmente chiesto a Bruxelles di avviare "il coordinamento" delle operazioni di sbarco e ricollocamento.

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La nave della ong spagnola si trova da sette giorni in mare con 121 persone a bordo: Spagna Malta e Italia,non vogliono accoglierla

La nave Open Arms, della ong spagnola ProActiva Open Arms, è in mare da sette giorni con a bordo 121 persone salvate nel Mediterraneo tra l’1 e il 2 agosto.

 

Come successo in casi simili negli ultimi mesi, il governo italiano si è rifiutato di fare entrare la nave nelle sue acque territoriali e di fare sbarcare le persone a bordo; in base al “decreto sicurezza bis”, se la Open Arms dovesse violare il divieto rischierebbe l’arresto del suo equipaggio, la confisca della nave e una multa fino a 1 milione di euro.

Per ora nessun altro governo si è fatto avanti offrendo aiuto.

La Open Arms quindi si trova in attesa al largo di Lampedusa.

L’1 agosto, pochi giorni dopo aver ripreso la navigazione dopo una sosta per un problema tecnico, la Open Arms aveva recuperato 52 persone alla deriva su un piccolo gommone a largo della Libia. Il giorno seguente, in piena notte, erano state salvate in circostanze simili altre 72 persone. In tutto a bordo della Open Arms c’erano quindi 124 persone, tutti migranti partiti dalla Libia: tra loro c’erano anche due donne all’ottavo e nono mese di gravidanza e due bambini molto piccoli.

Open Arms aveva scritto inoltre che molte delle persone salvate avevano «evidenti segni di tortura».

Già dopo il primo salvataggio, la Open Arms aveva chiesto un “porto sicuro” per poter attraccare e fare sbarcare i naufraghi salvati.

L’Italia si era rifiutata e il governo aveva fatto sapere che era stato firmato un decreto che vietava all’imbarcazione l’ingresso e il transito nelle acque territoriali italiane.

Le due donne in gravidanza e la sorella di una di loro erano state fatte sbarcare per ragioni mediche, ma a bordo, ha spiegato il Manifesto, sono rimasti 32 minori, tra cui due bambini di 9 mesi.

Negli stessi giorni il governo italiano aveva firmato un decreto simile relativo alla nave Alan Kurdi, che aveva salvato 40 migranti e cercava un porto sicuro per sbarcare.

I migranti sulla Alan Kurdi, gestita dalla ong tedesca Sea Eye, sono sbarcati domenica a Malta dopo un accordo tra il governo maltese e quello tedesco per la loro ricollocazione in Europa.

La ong ProActiva Open Arms si trova però in una condizione più complicata, e non ha il sostegno del governo spagnolo.

La Open Arms ha detto di aver ricevuto minaccia di una multa fino a 900.000 euro anche da parte della Spagna, che vuole vietare la prosecuzione delle attività di soccorso tra la Libia e l’Italia e si è detta indisponibile ad accogliere altri migranti salvati.

Al momento non è chiaro cosa succederà alla Open Arms. Il governo italiano non sembra intenzionato a cedere e accogliere i 121 migranti a bordo, così come il governo maltese e quello spagnolo.

La situazione, come in altri casi recenti, potrebbe sbloccarsi grazie a un accordo tra i governi europei per il ricollocamento dei migranti o se la Open Arms decidesse di violare il divieto italiano, con tutti i rischi conseguenti. ProActiva Open Arms ha fatto intanto sapere di aver presentato ricorso al Tribunale dei minori di Palermo per chiedere che venga stabilito lo sbarco dei minorenni a bordo della sua nave.

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