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CAPRO ESPIATORIO

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pecoraCol tempo la violenza si stempera. Dapprima si cercano dei sostituti. I sacrifici umani rituali di prigionieri di guerra sono dei sostituti del linciaggio rituale del re, che a sua volta aveva sostituito il linciaggio spontaneo. Si dirà che come passo avanti non sia granché, sempre sangue è. Vero, ma tuttavia è un passo avanti.

Dai ricordi di una mia ex donna ebrea affiorano alcune chicche che non vorrei sottovalutare. Nel giorno dello Yom Kippur, il giorno dell’espiazione, il popolo israelita sacrificava due capri identici tra loro nel Tempio di Gerusalemme per espiare i propri peccati. Il sommo sacerdote estraeva a sorte il capro da immolare sull’altare dei sacrifici, situato all’ingresso dell’edificio del Tempio, per purificare il luogo sacro dai peccati del popolo.Subito dopo poneva le mani sulla testa del secondo animale e confessava i peccati del popolo di Israele. L’animale veniva poi gettato da una rupe in un’area desertica situata a circa 12 km dalla città.

Durante gli anni universitari mi sono interessato alla figura del capro espiatorio per analizzare i meccanismi nascosti e inconsci che entrano in gioco quando in un gruppo si identifica una “vittima designata”. Secondo Gustave Jung nel capro espiatorio viene proiettata, psicanaliticamente, "l'ombra” di un gruppo: cioè quegli aspetti, quelle caratteristiche comportamentali che uno o più membri di un gruppo non accettano di sé e che vogliono cancellare e negare e da cui si sentono minacciati. Così li proiettano, attraverso la modalità detta del “transfert”, su uno dei componenti, quello che più degli altri rappresenta e porta in sé queste caratteristiche non conformi al resto del gruppo. In un transfert la persona trasferisce appunto il senso del negativo sul capro espiatorio e se ne libera. Attraverso questa tipica modalità di “Pensiero Magico”, ovvero irrazionale e priva di basi razionali, la crescita è quindi garantita dall’allontanamento, spesso dall’eliminazione effettiva, di quella che è percepita quale fonte di energia negativa e “disturbante. La persona designata una volta linciata, viene divinizzata. È come se l’oggetto dell’odio, dopo che è stato letteralmente fatto a pezzi e mangiato. Spesso avveniva proprio questo. Si veda la morte del principe tebano alla fine delle Baccanti di Euripide fatto a pezzi e mangiato nell’orgia dionisiaca. Questa “operazione” generava un massiccio senso di colpa collettivo che portava alla divinizzazione dell’eroe odiatissimo fino a un momento prima.

Il capro espiatorio è sempre quello che è destinato ad essere il responsabile di qualsiasi evento anche un banalissimo evento quale girarsi in un luogo qualsiasi e non vedere l’altro viene immediatamente visto dall’altro come un atto voluto e dunque non volerlo vedere. In Totem e Tabù Sigmund Freud parla di “pasto totemico” in cui l’elemento considerato “impuro” di una comunità viene divorato dai suoi membri, che ne assimilano l’energia e lo “spirito”, salvo poi pentirsi del gesto compiuto, e essere colpiti dal “ressentiment” (risentimento, senso di colpa).

Non è sufficiente che il malcapitato sia diverso dalla massa, deve essere considerato malvagio o comunque portatore di caratteristiche negative. Essendo appartenente ad una minoranza, questi faticherà a difendersi dalle accuse o a trovare degli alleati che possano difenderlo. Le tattiche per trasformare una persona in un nemico perfetto le conosciamo tutti, le più comuni sono la caratterizzazione di un intero gruppo di individui per la condotta scorretta di pochi membri di tale cerchia (se alcuni zingari rubano, tutti gli zingari sono ladri).

Nel caso di singoli individui, le caratteristiche psicologiche del soggetto sono determinanti nella scelta di una vittima. Tale agnello sacrificale non è mai casuale: nelle scienze criminologiche e forensi esiste persino una scienza a tale riguardo, denominata “vittimologia”, per individuare chi tra noi è più facilmente perseguitabile.

Gigino Adriano Pellegrini

 

 

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