Tutti sanno che la storia la scrivono i vincitori e ciò che si nasconde dietro ogni vicenda storica non emerge sempre o emerge dopo anni, a volte secoli. Comunque non va a modificare la storiella che insegnano a scuola, fin dalle elementari. Più che di liberazione del sud Italia, infatti, bisogna parlare di invasione e conquista. Il Meridione non fu liberato ma invaso da Garibaldi, un mercenario al soldo della monarchia sabauda, che di sicuro non andò a combattere contro i Borboni perché aveva a cuore l’interesse dei Meridionali. Recentemente, infatti, abbiamo appreso che, mentre “l’eroe dei due mondi” conquistava le terre meridionali, vi instaurava una sorta di dittatura militare e chi non vi ubbidiva veniva ucciso nel più brutale dei modi dai suoi uomini, le famose camicie rosse.
Ma le atrocità non furono portate a “buon fine” solo da Garibaldi, ma anche e soprattutto dai Savoia che, senza scrupoli e in nome di una falsa civilizzazione, repressero qualsiasi movimento ribelle. La storia dei vincitori diede loro l’appellativo di “briganti”, facendoli passare come dei furfanti e degli assassini.
5212 condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, circa 1 milione di morti: questi si stimano essere i numeri del genocidio che i Savoia hanno perpetrato per “unificare l’Italia”. La legge Pica, promulgata dal governo Minghetti nel 1863, diede inizio a questa sorta di pulizia etnica per contrastare il fenomeno del brigantaggio nel Meridione. Tramite appositi tribunali di guerra i soldati ebbero carta bianca e le fucilazioni divennero all’ordine del giorno. E i soldati dell’esercito borbonico furono deportati in questi lager istituiti per rieducarli al servizio militare.
La “cura” fu durissima e molti morirono per fame o per trattamenti disumani. Si stima che ne siano stati catturati oltre 40000. Uno di questi luoghi di detenzione fu la fortezza, o meglio l’insieme di forti in alta quota sulle montagne piemontesi di Fenestrelle, dove furono reclusi i soldati borbonici che non vollero rinnegare il loro ex re.
I cadaveri inoltre venivano immersi nella calce viva in modo da non lasciare tracce. Uno scenario che si è ripetuto poi in Germania durante la seconda guerra mondiale con i forni crematori.
Il genocidio, dunque, non è un fenomeno che caratterizza solo la storia del Novecento, ma anche ai secoli passati. Basti pensare all’invasione europea sul continente americano!
In Calabria, tornava comodo agli uomini “d'onore”, alla continua ricerca del consenso, dare una toccatina chirurgica alle loro origini e presentarsi come gli eredi dei briganti che nell'immaginario popolare continuano ancora oggi a godere di una rappresentazione ben diversa da quella che si trova nelle carte dei processi o di polizia dell'epoca.
I briganti sono riusciti a venirne fuori come uomini tutti d'un pezzo, coraggiosi, Robin Hood che sanno vendicare le ingiustizie e che sanno andare alla macchia per vivere una vita libera e senza padroni. Alla fine di quel periodo il brigantaggio era pressoché scomparso, mentre la Ndrangheta spiccava il salto nel nuovo millennio dove sarebbe cresciuta con la complicità delle classi dominanti per giungere sino a noi. I briganti sono stati confinati nei libri di storia e nei musei, gli ndranghetisti hanno invaso l'Italia e il mondo.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik,in collegamento dall’infernale mondo della coscienza meridionale!