Una realtà in cui a 40 anni si sente sulla pelle la paura della folla, in cui non è permesso di perdersi nel gomitolo di persone che quotidianamente affollanole strade di una piccola città del meridione d’Italia.
Rivedere quante volte una persona abbia pensatoal fatto che tra quelle strade ci fosse sempre troppa gente, a quante volte in cittàuno ci è andato con la scusa di osservare ma poi ha passato l’intera giornata al tavolinoin piazza commercio o a fare la fila per un caffè al bar, quando poteva ancora farsi una risata perché il barista si era dimenticato per l’ennesima volta di versare il latte nel suo caffè macchiato e lo aveva poggiato con fretta sul piattino, perché nel frattempo altre dieci persone gli avevano chiesto un caffè normale, uno lungo, uno schiumato, uno in vetro e uno da portar via.
In questo scritto, quel bar ha la serranda chiusa, non c’è fila e non si sbagliano i caffè. Una persona senza un motivo valido non può entrarci, non può sperare di incontrare qualche persona impacciata a cui dare consigli su qualche metodo di pesca o dare un’occhiata veloce ai banchetti pieni di volantini e ragazzi di tutte le età a sfoggiare con orgoglio le magliette di qualche associazione o qualche giornale. Lui se le ricordabene tutte quelle giornate passate con un libro, rigorosamente chiuso, davanti agli occhi e un via vai di nuove persone con cui chiacchierare.
Ora, a 40 anni, nella folla vede il pericolo, non vede più la romantica e remota possibilità di incrociare la propria anima gemella o la nuova migliore amica, non può più smezzarsi qualche sigaretta o scambiarsi un drink. Quando si è sconosciuti si è nemici silenziosi. Si ha paura, anche se si dissimula, anche se si dice che vuole continuare a vivere, deve continuare a vivere. Ha comunque paura.
Ha paura edè arrabbiato, arrabbiatoperchéqualcuno gli impedisce di vivere con la romantica convinzione di potersi svegliare il giorno dopo e avere il mondo a portata di mano. Lui, a 40 anni, non può svegliarsi e pensare di poter fare tutto e sente il peso dei confini come barricate.
E gli si dirà che non è una vera guerra, che non ci sono le bombe ad aspettarlo fuori la porta. Ma cosa lo aspetta fuori da quella porta?
Lo aspetta un mondo in cui la persona umana è privato dei sorrisi e degli abbracci. Un mondo con ancora meno possibilità di prima, in cui sarà sempre più scoraggiato a sognare, un’attività per illusi in una realtà di grezzo pragmatismo.
Un essere umano ha fatto un sogno e questo sogno purtroppo è la realtà. Eppure prima o poi ne uscirà, e se riuscirà a non rimanere incastrato nella trappola illusoria dei social e del virtuale, se riuscirà a preservare il calore dei rapporti umani, forse sarà più forte di prima. Nel frattempo non gli resta che mettere i paraocchi nei confronti di tutta quella società vecchia che cercherà di scoraggiarlo, che gli dirà che non sarà mai bravo abbastanza, che non ci sono posti disponibili in questo mondo.
Lo si vedrà fuori la porta, con ilgiornale sotto braccio e il pacchetto di sigarette a portata di mano, pronto a chiedere l’ennesimo caffè macchiato che arriverà senza latte per la fretta e la folla.
Gigino A Pellegrini senza G el Tarik